«How I found my own way»
Pura
luce.
Creati dalla perfezione magnificente di Dio.
Ricolmi di un amore così profondo, da trascorrere
l’esistenza nell’aiuto degli
altri.
Di loro. Gli esseri creati in immagine e
somiglianza.
Fatti di carne e sangue, fatti di mente e spirito;
così forti eppure così fragili.
[Cos’hanno
in più rispetto a noi?]
Il mondo. Degli uomini.
Un’intera realtà, immersa nello splendore della
natura, l’acqua limpida e
sfuggente che lambisce terre pervase da misteri
indefinibili… un universo. Solo
ed esclusivamente per loro.
Cosa ha
spinto Lui a creare esseri così imperfetti e radicati nel
male?
Noi tutti li osserviamo spesso, quando siamo costretti ad aiutarli
perché
troppo superbi, troppo pigri per rendersi conto dei propri errori,
e… giungiamo
ogni volta stupiti:
il ricco che ignora il povero,
il padrone che frusta lo schiavo,
l’uomo che perde la propria vita, la getta al vento, con la
trasgressione.
[Eppure egli ama ognuno di loro].
[Eppure, egli ha donato loro un mondo].
E noi lo conosciamo bene, quel
mondo.
Oh! Ampie vallate coperte da manto verdeggiante, distese desertiche -
cangianti
al sole -, perdenti nell’immensità
dell’orizzonte, oceani infiniti traboccanti
di tanti misteri, che anche la mente d loro più folle non
può osare meditare.
Eppure… quanti di loro si sono mai veramente fermati ad osservare?
Un cielo stellato, un animale intento a vivere, delle onde modulare la
propria,
dolce melodia…
No. Ogni cosa è dovuta
loro: il male…
il male è un segno del destino.
[Loro non
ne hanno colpa].
Non è la loro superbia, la loro pigrizia, la loro ira a
creare il Male.
No: è Dio.
Lo stesso essere che ha creato loro la vita,
Lo stesso essere che ha creato loro il denaro, o le comodità,
Lo stesso essere che ha creato per il primo di tutti loro, una
compagna, affinché
non si sentisse solo.
Quello stesso Dio, diviene all’occasione un demonio.
E tutto questo, per il loro egoismo.
E noi?
Esseri di pura luce. Perfetti.
Intoniamo
cantiche, versi, preghiere al nostro Dio -
al loro Dio -, in questo tempo
senza
fine.
Nessuna notte o giorno a scandire il nostro sacrifico. Nessun premio
per noi
che lo omaggiamo senza posa.
Forse, gli siamo ormai
di abitudine.
Quegl’esseri imperfetti, con i loro litigi, con i loro amori,
i tradimenti, le
gioie, i dolori…
stupiscono e ammaliano e divertono ed emozionano.
Ma noi siamo stati creati senza
stupore.
Siamo esseri di luce e amore,
e l’amore smisurato,
l’amore senza
condizioni, questo nostro sentimento che non
ha eguali in nessun altro luogo che sia terreno, che sia
divino,
è privo di oscillazioni.
Non può modificarsi e in intensità e in
modalità.
E ciò da luogo ad un solo sentimento, [la noia].
Ho osservato quegl’uomini. Ed è così:
ti rapiscono con i loro affari, con le loro gioie o passioni.
Come un incantesimo, una magia.
Ma
oltre a questo non
hanno nulla.
Se sono in pericolo, reclamano per loro il nostro aiuto, o di
chissà quali
altri esseri divini inesistenti.
Ci
siamo solo noi quassù.
Nell’eterna, noiosa, inutile immobilità divina.
Amo intonare a lui quei canti, amo pregare per lui fino allo
sfinimento, amo le
immense distese del Divino.
Ma odio loro. E odio Lui che non ci ama,
[non mi
ama].
Perché?
Perché ha donato loro ogni particella del suo grande affetto?
Se davvero aveva cognizione del nostro fallimento, perché
non ci ha corretti?
Perché l’essere divino, possedente dell’immortalità,
pregno della più illimitata
delle
pazienze,
ha ritenuto insignificante portare noi ad essere la sua gioia?
Sembra quasi beffardo.
Un
svago crudele, che l’unica idea capace di renderlo felice,
sia… l’imperfezione.
Noi
esseri creati dall’immensità del suo spirito.
Esseri buoni, divini, celestiali, assoluti.
Lo portiamo alla repulsione.
Forse, forse l’unico modo per essere amati è
divenire come loro.
Quasi fossero una sorta di sfida: essi sono ciò in cui ha
fallito, e vuole
poter rimediare all’errore. Vuole renderli perfetti,
forse?
O magari, è la Parola a
parlare:
«Colui che più erra, che
più si smarrisce,
dev’essere inondato d’amore.
Colui che maggiormente si allontanerà dalla Via, tanto
più verrà accolto a
braccia spalancate.
In colui che maggiormente ha intravisto il fondo, tanto più
splendente e magnificente
sarà la risalita».
E noi?
Che
siamo sempre rimasti fedeli?
Noi, che dall’inizio dei tempi, gli sediamo accanto?
Noi, che abbiamo seguito ogni suo procedere, compresa la nascita degli
uomini?
Che abbiamo visto la sua sofferenza, durante le prime avvisaglie del
Male?
Siamo
essere già inclini al Bene.
Che non hanno perso mai la strada,
che non hanno mia smarrito se stessi.
E pertanto non abbiamo bisogno delle sue cure.
[Ma forse non è così].
Anche
gli angeli, così come ci chiamano loro,
possono soffrire.
E anche per noi, la sofferenza può diventare profonda,
talmente profonda da
trasformarsi in incontinenza, poi in rabbia, poi in
Ira.
Il nostro amore, può divenire talmente sfrenato da
trasformarsi in brama, poi
in desiderio incontrollato.
Il nostro risentimento verso di Lui, può trasformarsi tanto
più in invidia
verso di loro e la loro fortuna immeritata.
Invidia per ciò che
possiedono, per
ciò che sono.
La sua persistente sordità per i nostri inni, può
spingere noi
all’impassibilità e al desiderio di tacere
nell’assoluta Indolenza.
[E
anche noi possiamo diventare uomini].
N/A
Non mi giustifico che è meglio.
Adoro questo scritto, sì mi imbrodo da sola,
perché è
un getto nato alle 00:32 di un freddo inverno.
Più spontaneità di così, si muore.
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