Forks,
giugno 2008.
Edward
Cullen e Bella Swan.
La
perfezione e il difetto.
Il nero e
il bianco.
Lo scuro
e il chiaro.
Il Dio e
la semplice.
Il freddo
e la congelata.
Ebbene
sì, mi ha cambiata. Adesso non sono più Bella
Swan, sono Bella Cullen.
Vivo con mio
marito e i suoi fratelli in Alaska; un luogo tanto freddo dove possiamo
mimetizzarci con la natura e passare inosservati.
Anche se
è giugno, fa un freddo inverosimile, tanto inverosimile che
mi sembra di
provarlo anche se adesso sono come lui.
E’
da circa
tre anni che lo conosco ed è da circa uno e mezzo che
viviamo insieme.
Sono
sposata. Sono vampira. Sono diversa.
Diversa
si, ma ciò non significa che non mi siano rimasti dei
comportamenti umani.
Alcuni
sono cambiati, altri sono sempre gli stessi.
Ad
esempio, quando cammino rischio sempre di finire con il sedere per
terra perché
non mi accorgo di una pozzanghera o di un fosso, o addirittura inciampo
nella
neve.
Non
potevamo andare alle Hawaii, no? No.
Edward ha
insistito a venire qui, un luogo oscuro e buio che mi fa sentire in
gabbia.
E’
sempre
bianco. E’ sempre tutto così congelato.
Mai un po’ di colore…
Così
mi
trovai ogni tanto, tra una caccia e l’altra, ad inventare
qualcosa di nuovo da
fare.
Un giorno
creavo qualcosa di nuovo con i cartoni avanzati, o cercavo di leggere
quanto
più potevo, oppure Edward mi insegnava a suonare il piano e
a cantare o anche a
ballare.
Avete
capito bene. Mi insegnava a ballare.
Da quando
sono diventata come lui, è cresciuta in me una grande voglia
di muovermi, di
muovermi e non rischiare di cadere, s’intende.
Edward
è
sempre così paziente, caro, e cerca di non farmi inciampare
tra i suoi piedi
mentre balliamo il walzer, il tango o il charleston.
Ma alla
fine tutto va a rotoli.
Come
potete immaginare, cado una decina di volte perché sbaglio a
mettere i piedi e
perdo l’equilibrio.
Edward
prontamente mi rialza con le sue mani forti, e si fa costantemente una
risata.
-
Perché
ridi? – Gli ripeto puntualmente.
-
Perché
sei così carina quando cadi… Mi ricorda di quando
eri umana. – Continua a
sogghignare.
- Ah.
Edward, i tuoi canini sono mal funzionanti, allora. Il tuo veleno
è
compromesso. –
- Eh?
Veramente i miei canini non hanno mai fallito. E il mio veleno
è sempre ottimo.
– Mi dice, con il suo solito sorriso sghembo a trentadue
denti.
- Ti
sbagli. Se non avessero fallito, io sarei nel pieno delle mie
possibilità, adesso.
–
-
E’ per
questo? Se davvero il veleno ti avesse cambiata così bene,
senza imperfezioni
nei movimenti, probabilmente la mia attrazione per te sarebbe di sicuro
diminuita. –
Fece un
sorriso di sfida, un po’ dolce, un po’ furbo.
- Ah,bene.
Allora meglio un fallimento. –
-
Notevolmente. –
Era
sempre così.
Le nostre
conversazioni erano fatte di provocazioni innocenti e di giochi di
parole.
Tutto si
concludeva ironicamente, tra un bacio e l’altro e tra
effusioni carnali e
lussuriose, io e Edward eravamo più felici che mai.
Vi ho
detto, però, che Bella Swan è un po’
cambiata.
Udite,
udite… Bella Swan adesso sta iniziando ad apprezzare le
feste.
Perché,
vi chiderete.
Bhè,
con
il poco che c’è da fare in queste condizioni di
totale clausura, visto che non
sono ancora in grado di controllarmi in mezzo alla folla, una cosa che
ho
trovato molto piacevole da fare sono le feste.
Alice si
è tanto meravigliata quando l’ha saputo.
E’
accaduto tutto due anni fa, durante l’ennesima festa di
compleanno che mi aveva
organizzato.
Era tutto
addobbato ed arredato a modo, c’era la musica, non
c’era il cibo.
Sulle
pareti c’erano decine e decine di palloncini colorati con
scritto “buon
compleanno, Bella” e festoni di tutte le forme più
svariate; ricordo che fu un
orrore vederle.
Poi ci
pensai.
E se
questo era un buon modo per passare il tempo in questa pesante routine?
Perché
no.
Non avevo
fatto notare a nessuno la mia neonata passione, seppur flebile, per il
divertimento, per le feste, fino all’anno scorso, quando
l’ennesima festa che
Alice si fissò di organizzarmi per il mio diciannovesimo
compleanno,
diciannovesimo solo in teoria, da vampira.
Mostrai
grande piacere nel ballare, mi illudevo che adesso, essendo diversa,
potessi
riuscire a muovermi senza perdere l’equilibrio, ma sapete che
non è così.
Allora,
conscia che mi rimaneva un’eternità da vivere,
decisi di provare.
Mi spinsi
a fare ciò che da umana non avevo mai fatto, sapendo che
semmai fossi caduta
non mi sarei fatta male. Ed era così. Era una sensazione
magnifica non sentire
il dolore.
Così,
per
uno scherzo del destino o altro, decisi di organizzare feste ad ogni
Cullen nel
giorno del loro compleanno.
Ne feci
anche una per Rosalie, che però mi sembrò
alquanto disinteressata.
Alice, al
contrario, quando le feci questa sorpresa ne fu felice.
- Adesso
mi capisci, eh? Non senti una sensazione di realizzazione quando fai
queste
cose per gli altri? -
- No,
Alice. Non sento nulla. So solo che faccio questo perché non
c’è altro da fare
qui. –
Ed era
così che mi giustificavo.
Nemmeno
Edward sapeva la verità, lui pensava solo che lo facessi
perché ormai non
sapevo più cosa inventare per passare il tempo.
E,
intanto, arrivò anche il suo di compleanno.
Edward
è
nato il 20 giugno, il giorno precedente all’inizio
dell’estate.
Guarda
caso, che stranezza, che oggi sia il 19.
Non
intendevo riservarmi dall’organizzare qualcosa anche per lui,
qualcosa di
speciale con cui, tra le tante cose, gli avrei dimostrato quanto ci
tenevo al
suo amore.
Iniziai a
preparare qualcosa.
Prima di
tutto, avvisai tutti di tenersi pronti per questa sera alle 21, ora in
cui
speravo il mio piano astruso sarebbe giunto al termine.
Cercai,
prima di tutto, di far uscire Edward a prendere un po’
d’aria con me, così che
Alice poteva addobbare la sala nel migliore dei modi.
- Amore,
ho fame. – Dissi, mentre eravamo davanti alla tv a guardare
un noioso film di
guerra.
- Ho
capito. Alice! Noi usciamo, se hai bisogno di qualcosa sai dove
trovarmi! –
- Va
bene! – disse lei, che improvvisamente arrivò
dalla porta della cucina e mi
fece un occhiolino impercettibile.
- Dove
vuoi andare? – Mi chiese Edward, mentre ci dirigevamo a piedi
al limitare della
foresta innevata.
- Non so
tu, ma penso che se andiamo lontano riusciamo a trovarne di
più di prede. –
- Hai
ragione. L’inverno qui è rigido, dubito che
troveremo qualcosa di commestibile
all’ entrata del bosco. –
- Tu
conosci qualche luogo carino? – Gli sorrisi, cercando di
nascondere
l’impazienza che celavo.
Se avesse
potuto leggermi nel pensiero, dubito che sarebbe stato così
tranquillo.
Presi la
sua fredda mano, lo guardai negli occhi e gli sorrisi intensamente.
Poi
iniziammo a correre.
Attraverso
uno sguardo, comunicavamo.
Edward mi
guidava lontano, verso un luogo che magari non conoscevo, ed io cercavo
di non
togliere gli occhi dalla strada per evitare di cadere; è
difficile correre tra
le neve, sapete.
Mio
marito riusciva sempre e in ogni modo a farmi schivare i possibili
ostacoli
tirandomi ora di qua, ora di là con la sua mano possente.
Dopo
un’ora di corsa, al che dedussi che aveva scelto apposta un
luogo lontano non
per trovare selvaggina, ma per stare con me, arrivammo in una gran
radura.
Quel
luogo assomigliava tanto alla nostra radura di Forks, grande e perfetta
come
quella, ma più oscurata dai rami degli alberi che
permettevano appena alla luce
del sole di filtrare e disegnare chiazze brillanti sulla candida neve
gelata.
-
E’
bellissimo. -
- Sapevo
che ti sarebbe piaciuto. Ci ho messo mesi per trovarla…
L’ho cercata perché
volevo che anche qui ci fosse qualcosa che ti avrebbe fatto ricordare
Forks. –
Disse lui, con tono
compiaciuto.
- Edward,
ma è… Eccezionale. Non trovo altre parole per
esprimere la mia felicità.
–
- Mi fa
piacere. – Sorrise. Un sorriso che come al solito mi fece
restare senza
respiro. Anche se, nelle mie condizioni attuali non mi serviva
più a nulla.
Cercai di
controllare le gambe ma queste cedettero, e mi lasciai sopraffare dalla
mia
voglia di essere leggera, rinvigorita delle sue parole dolci.
Mi dissi
“C’è la neve che attutisce il colpo,
Bella”,
ma era troppo tardi.
La mia
ingenuità non mi fece ragionare, e, a causa di
ciò che mi avevano provocato le
sue parole leggere e significative, caddi con la testa per terra.
Persa nei
miei pensieri, nelle sue affermazioni, riuscì ad ascoltare
solo “Ricordati che
la neve non è come il materasso…”.
Parole
sante, Edward, parole sante.
E fu
così
che sprofondai nella neve, che mi ricoprì presto tutto il
viso.
Meno male
che non avevo bisogno di respirare per vivere, altrimenti sarei
soffocata.
Edward mi
tirò su di peso, sempre agile e veloce.
- Sei
sempre la solita. – Mi disse, sogghignando divertito.
Quando mi
fece riemergere, gli feci un’occhiataccia piena
d’astio che mi fece sentire un
po’ meglio.
- Anche
tu. – Gli risposi. – Ridi sempre delle mie
disavventure. -
- Ed
è
questo uno dei motivi perchè ti amo così tanto.
Bella Swan senza disavventure
non è lei. –
Eccolo di
nuovo. Ecco il sorriso sghembo che tutto fa tacere e che tutto fa
incantare.
Ecco
perché non smetto mai di amarlo.
Mi prende
con delicatezza la testa con la mano destra e l’avvicina a
sé… Lentamente,
molto lentamente, finché le nostre labbra non
s’incontrano in un bacio pudico e
casto che si trasforma velocemente in veemente e passionale.
Le nostre
lingue si cercano e si trovano velocemente, assetate l’un
l’altra di sentire le
proprie risposte reciproche, di percepire nell’altra
l’amore e l’intensità che
fin dal primo istante ci hanno fatto innamorare.
Le nostre
mani sono in confidenza, ed avvinghiate al collo di entrambe carezzano
la pelle
in modo quasi impercettibile ma caloroso.
- Ti amo.
– Gli dissi, quando ritorniamo composti.
- Anche
io, Bella Swan. Non cambiare mai. – Di nuovo quel sorriso.
Per
alcune ore, penso due o tre, restammo accoccolati sulla neve a parlare
e a
goderci la giornata, che, tuttavia, non era poi tanto fredda.
Mancavano
circa tre ore alla festa.
-
Vorresti fare qualcosa in particolare, Bella? -
- Per me
potremmo restare anche qui fino a stasera. –
- Ah. E
se tornassimo a casa, invece? –
- No, ma
che scherzi? Alice vorrà di sicuro farmi fare qualcosa che
io sarò restia ad
applicare. Restiamo qui, per favore. –
-
Sissignora. –
Passarono
in un batter d’occhio le ore successive.
Dopo
circa un’ora, chiesi ad Edward di tornare a casa.
L’avevo
visto strano per tutto il tragitto, aveva il volto incerto e lo sguardo
pensieroso.
Non osavo
chiedergli cosa avesse, ma potevo sospettarlo.
Quasi
sicuramente, aveva visto nel pensiero di sua sorella e aveva scoperto
le mie
intenzioni di quella sera. Sembrava quasi inquieto.
Quando
arrivammo fuori casa Cullen, Edward mi bloccò quasi
facendomi cadere.
Mi
guardò
negli occhi, quasi adirato.
- Non
è
da te questo. –
- Lo so.
Ma ogni tanto si può provare qualcosa di nuovo. –
- Sai che
non mi piace tanto. Potrei scatenare l’inferno per questo. -
-
Ricordati che sono tua moglie. –
- E tu
che sono tuo marito. –
- Che
centra, io sono più fragile. –
- Lo so.
–
- E sono
anche più imbranata e che ho voglia di svagarmi,
ultimamente. –
- Ne sono
a conoscenza. –
- Per
piacere… Ricordati della festa che mi avete organizzato per
il mio diciottesimo
compleanno. –
- Oh,
signore! Quella dove ti ho scaraventata nella vetrata. Potevi
rievocarmi un
ricordo più allegro. – Sogghignò,
ricordando l’evento.
-
Ricordati che ti ho quasi odiato per aver permesso ad Alice di
organizzarla.
Ricordati che mi sono anche arrabbiata quando ho scoperto che mi
avevano fatto
dei regali. –
- Lo
ricordo, si. –
- Allora
fallo per me, Edward. Fai finta di essere felice. E’ il tuo
compleanno,
dopotutto! –
-
Complemorte, direi. –
Scoppiammo
a ridere entrambi.
Edward mi
prese la mano e insieme ci dirigemmo verso la porta della villa.
Alice
aveva esagerato come al solito.
Appena ci
aprirono, tutti i Cullen – c’era anche Rosalie, non
ci crederete – hanno
gridato un “Auguri!” sonoro che di sicuro
è echeggiato anche nella vicina
foresta.
- Forse
non ti perdonerò mai per questo. – Mi disse
Edward, dopo che Alice mise un
lento e che cercavo di ballare
correttamente.
- Io non
ti ho mai perdonato per l’anello che mi hai regalato quando
ci siamo sposati. –
- Esiste
sempre il divorzio se non mi vuoi più – fece,
sorridendomi a mò di sfida.
- Chi
l’ha detto che non ti voglio più? Non ho mica
detto che non ho gradito il
presente… Mi ha solo dimostrato materialmente quanto ci
tieni a me… Anche tu
dovresti accettare questa festicciola come la dimostrazione del mio
amore. –
- A
proposito… e il mio regalo? –
-
Ricordati che è ancora il
- Ah.
Speriamo non solo sia una fregatura. – Disse, lo sguardo
più acuto e curioso
che mai.
- Nah,
non lo sarà. Stai tranquillo che manca ancora
un’ora alla mezzanotte… Non te ne
pentirai. –
Sapesse
qual’era la sorpresa…
E
così
passò anche quell’ultima, piena ora in cui vedevo
Edward sempre più curioso e
voglioso di sapere il mio regalo.
Pregai
Alice di finire un po’ prima di mezzanotte, così
che potevo essere precisa con
i tempi.
Presi
Edward per mano, lo condussi nella nostra camera e gli chiesi di
aspettare lì,
sul letto.
-
Tornerò
presto. – Dissi.
Poi mi
andai a preparare.
Alice mi
aveva procurato una camicia da notte blu di seta, della lingerie di
pizzo e
delle calze a rete.
Questo a
che pro?
Desideravo
festeggiare il suo compleanno così, nel modo più
istintivo che esista al mondo.
Fu
così
che mi infilai la biancheria accattivante, mi truccai debolmente e
staccai la
corrente nella nostra camera da letto.
Entrai
piano nella stanza buia, sentivo Edward ancora seduto
dov’era, calmo e posato
come sempre.
- Dove
sei? – Chiese.
-
Shhh…
Sto arrivando. –
Camminai
lenta per cercare di non inciampare nella moquette, finchè
non raggiunsi il
letto.
Gli toccai
la spalla e lo spinsi forte sul materasso che accusò il
colpo insensibilmente.
Poi
salì
su di lui, quasi come se salissi su un cavallo, e lui mi
trovò subito.
Accarezzò
la mie gambe, il mio ventre, e si mise nuovamente a sedere.
Le nostre
labbra, avide di incontrarsi di nuovo come nel pomeriggio, si
scontrarono più
lussuriose che mai.
Edward mi
passò una mano tra i capelli che mi fece sobbalzare, e poi
si alzò con me in
braccio, che mi avvinghiai stretta per non cadere per terra.
Mi fece
poggiare dolcemente i piedi in terra, mentre lui si sbottonava la
camicia
veloce, quasi non vedeva l’ora che i nostri corpi stessero
vicini più in
fretta.
Poi fu la
volta dei pantaloni, che tolse con velocità e maestria
assieme ai boxer,
restando in pratica nudo.
Mi
aiutò
a liberarmi della poca stoffa che avevo addosso, e i nostri corpi si
avvicinarono impercettibilmente, desiderosi di riunirsi dopo tanto
tempo.
Ebbene
si, avevo rinunciato a lui in quel senso profondo perché
spesso non essendo
abituata ai questi riti frenetici, non riuscivo quasi a riprendermi.
Erano sei
mesi che non facevamo l’amore, i sei mesi più
agonici di questa mia vita da
vampira.
Quando
ero umana avevo così tanto desiderato farlo, e adesso?
Adesso mi
blocco perché non riesco a sostenere i ritmi? No.
E mi sono
decisa.
Mi sono
detta “se non provi facendoci il callo, non riuscirai mai ad
abituarti”.
E
così…
ci ho riprovato.
Ed
è
assolutamente la cosa più bella che possa esistere al mondo.
Nel caldo
delle nostre coperte, Edward improvvisamente ferma la sua furia
passionale.
- Spero
che… Non sia stata come l’altra volta. -
- No. Questa
è stata molto meglio. Ho cercato di trovare il modo per
stare bene e l’ho
trovato. –
- E quale
sarebbe? –
-
Pensarti. Pensare al piacere che mi provoca un tuo sguardo, un tuo
tocco, un
tuo bacio. Questo mi fa dimenticare il dolore. –
- Ah. E
comunque… ho gradito il tuo regalo. – Disse,
baciandomi la fronte.
- Te
l’avevo detto che non te ne saresti pentito di aspettare.
–
-
Già.
Adesso mi sento a casa. –
Restammo
tutta la notte e tutta la mattinata seguente abbracciati nel nostro
letto.
Ero
felice. Il mio regalo non materiale era stato gradito.
E questo, più di qualunque altro gesto, l’aveva reso felice e aveva fatto si che per la prima volta nella vita, fui contenta più del dovuto di averlo scelto come compagno dell’eternità.
Notina a piè di pagina: Bhè, ecco una one shot un po' OOC... ma che avevo voglia di scrivere.
Dedico questa storia a tutte le persone che hanno commentato le mie storie durante tutta la mia permanenza qui, specialmente coloro che stanno seguendo dall'inizio la mia ultima fanfic, "Non posso resisterti", voglio dedicarvi questa one-shot sperando che vi sia gradita. Vi ringrazio del vostro appoggio!
Yuna