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Autore: Yuna Shinoda    13/04/2008    6 recensioni
Edward mi tirò su di peso, sempre agile e veloce.
- Sei sempre la solita. – Mi disse, sogghignando divertito.
Quando mi fece riemergere, gli feci un’occhiataccia piena d’astio che mi fece sentire un po’ meglio.
- Anche tu. – Gli risposi. – Ridi sempre delle mie disavventure. -
- Ed è questo uno dei motivi perchè ti amo così tanto. Bella Swan senza disavventure non è lei. –
Eccolo di nuovo. Ecco il sorriso sghembo che tutto fa tacere e che tutto fa incantare.
Ecco perché non smetto mai di amarlo.
Mi prende con delicatezza la testa con la mano destra e l’avvicina a sé… Lentamente, molto lentamente, finché le nostre labbra non s’incontrano in un bacio pudico e casto che si trasforma velocemente in veemente e passionale.
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Come da titolo, il compleanno di Edward. Che sorpresa gli avrà perparato la nostra Bella? Spesso la cosa meno ovvia è quella giusta.
Dedicata a tutti coloro che mi seguono, è un modo per ringraziarvi del vostro appoggio, sperando che sia di vostro gradimento.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Forks, giugno 2008.

Edward Cullen e Bella Swan.

La perfezione e il difetto.

Il nero e il bianco.

Lo scuro e il chiaro.

Il Dio e la semplice.

Il freddo e la congelata.

Ebbene sì, mi ha cambiata. Adesso non sono più Bella Swan, sono Bella Cullen.

Vivo con mio marito e i suoi fratelli in Alaska; un luogo tanto freddo dove possiamo mimetizzarci con la natura e passare inosservati.

Anche se è giugno, fa un freddo inverosimile, tanto inverosimile che mi sembra di provarlo anche se adesso sono come lui.

E’ da circa tre anni che lo conosco ed è da circa uno e mezzo che viviamo insieme.

Sono sposata. Sono vampira. Sono diversa.

Diversa si, ma ciò non significa che non mi siano rimasti dei comportamenti umani.

Alcuni sono cambiati, altri sono sempre gli stessi.

Ad esempio, quando cammino rischio sempre di finire con il sedere per terra perché non mi accorgo di una pozzanghera o di un fosso, o addirittura inciampo nella neve.

Non potevamo andare alle Hawaii, no? No.

Edward ha insistito a venire qui, un luogo oscuro e buio che mi fa sentire in gabbia.

E’ sempre bianco. E’ sempre tutto così congelato. Mai un po’ di colore…

Così mi trovai ogni tanto, tra una caccia e l’altra, ad inventare qualcosa di nuovo da fare.

Un giorno creavo qualcosa di nuovo con i cartoni avanzati, o cercavo di leggere quanto più potevo, oppure Edward mi insegnava a suonare il piano e a cantare o anche a ballare.

Avete capito bene. Mi insegnava a ballare.

Da quando sono diventata come lui, è cresciuta in me una grande voglia di muovermi, di muovermi e non rischiare di cadere, s’intende.

Edward è sempre così paziente, caro, e cerca di non farmi inciampare tra i suoi piedi mentre balliamo il walzer, il tango o il charleston.

Ma alla fine tutto va a rotoli.

Come potete immaginare, cado una decina di volte perché sbaglio a mettere i piedi e perdo l’equilibrio.

Edward prontamente mi rialza con le sue mani forti, e si fa costantemente una risata.

- Perché ridi? – Gli ripeto puntualmente.

- Perché sei così carina quando cadi… Mi ricorda di quando eri umana. – Continua a sogghignare.

- Ah. Edward, i tuoi canini sono mal funzionanti, allora. Il tuo veleno è compromesso. –

- Eh? Veramente i miei canini non hanno mai fallito. E il mio veleno è sempre ottimo. – Mi dice, con il suo solito sorriso sghembo a trentadue denti.

- Ti sbagli. Se non avessero fallito, io sarei nel pieno delle mie possibilità, adesso. –

- E’ per questo? Se davvero il veleno ti avesse cambiata così bene, senza imperfezioni nei movimenti, probabilmente la mia attrazione per te sarebbe di sicuro diminuita. –

Fece un sorriso di sfida, un po’ dolce, un po’ furbo.

- Ah,bene. Allora meglio un fallimento. –

- Notevolmente. –

Era sempre così.

Le nostre conversazioni erano fatte di provocazioni innocenti e di giochi di parole.

Tutto si concludeva ironicamente, tra un bacio e l’altro e tra effusioni carnali e lussuriose, io e Edward eravamo più felici che mai.

Vi ho detto, però, che Bella Swan è un po’ cambiata.

Udite, udite… Bella Swan adesso sta iniziando ad apprezzare le feste.

Perché, vi chiderete.

Bhè, con il poco che c’è da fare in queste condizioni di totale clausura, visto che non sono ancora in grado di controllarmi in mezzo alla folla, una cosa che ho trovato molto piacevole da fare sono le feste.

Alice si è tanto meravigliata quando l’ha saputo.

E’ accaduto tutto due anni fa, durante l’ennesima festa di compleanno che mi aveva organizzato.

Era tutto addobbato ed arredato a modo, c’era la musica, non c’era il cibo.

Sulle pareti c’erano decine e decine di palloncini colorati con scritto “buon compleanno, Bella” e festoni di tutte le forme più svariate; ricordo che fu un orrore vederle.

Poi ci pensai.

E se questo era un buon modo per passare il tempo in questa pesante routine? Perché no.

Non avevo fatto notare a nessuno la mia neonata passione, seppur flebile, per il divertimento, per le feste, fino all’anno scorso, quando l’ennesima festa che Alice si fissò di organizzarmi per il mio diciannovesimo compleanno, diciannovesimo solo in teoria, da vampira.

Mostrai grande piacere nel ballare, mi illudevo che adesso, essendo diversa, potessi riuscire a muovermi senza perdere l’equilibrio, ma sapete che non è così.

Allora, conscia che mi rimaneva un’eternità da vivere, decisi di provare.

Mi spinsi a fare ciò che da umana non avevo mai fatto, sapendo che semmai fossi caduta non mi sarei fatta male. Ed era così. Era una sensazione magnifica non sentire il dolore.

Così, per uno scherzo del destino o altro, decisi di organizzare feste ad ogni Cullen nel giorno del loro compleanno.

Ne feci anche una per Rosalie, che però mi sembrò alquanto disinteressata.

Alice, al contrario, quando le feci questa sorpresa ne fu felice.

- Adesso mi capisci, eh? Non senti una sensazione di realizzazione quando fai queste cose per gli altri? -

- No, Alice. Non sento nulla. So solo che faccio questo perché non c’è altro da fare qui. –

Ed era così che mi giustificavo.

Nemmeno Edward sapeva la verità, lui pensava solo che lo facessi perché ormai non sapevo più cosa inventare per passare il tempo.

E, intanto, arrivò anche il suo di compleanno.

Edward è nato il 20 giugno, il giorno precedente all’inizio dell’estate.

Guarda caso, che stranezza, che oggi sia il 19.

Non intendevo riservarmi dall’organizzare qualcosa anche per lui, qualcosa di speciale con cui, tra le tante cose, gli avrei dimostrato quanto ci tenevo al suo amore.

Iniziai a preparare qualcosa.

Prima di tutto, avvisai tutti di tenersi pronti per questa sera alle 21, ora in cui speravo il mio piano astruso sarebbe giunto al termine.

Cercai, prima di tutto, di far uscire Edward a prendere un po’ d’aria con me, così che Alice poteva addobbare la sala nel migliore dei modi.

- Amore, ho fame. – Dissi, mentre eravamo davanti alla tv a guardare un noioso film di guerra.

- Ho capito. Alice! Noi usciamo, se hai bisogno di qualcosa sai dove trovarmi! –

- Va bene! – disse lei, che improvvisamente arrivò dalla porta della cucina e mi fece un occhiolino impercettibile.

- Dove vuoi andare? – Mi chiese Edward, mentre ci dirigevamo a piedi al limitare della foresta innevata.

- Non so tu, ma penso che se andiamo lontano riusciamo a trovarne di più di prede. –

- Hai ragione. L’inverno qui è rigido, dubito che troveremo qualcosa di commestibile all’ entrata del bosco. –

- Tu conosci qualche luogo carino? – Gli sorrisi, cercando di nascondere l’impazienza che celavo.

Se avesse potuto leggermi nel pensiero, dubito che sarebbe stato così tranquillo.

Presi la sua fredda mano, lo guardai negli occhi e gli sorrisi intensamente.

Poi iniziammo a correre.

Attraverso uno sguardo, comunicavamo.

Edward mi guidava lontano, verso un luogo che magari non conoscevo, ed io cercavo di non togliere gli occhi dalla strada per evitare di cadere; è difficile correre tra le neve, sapete.

Mio marito riusciva sempre e in ogni modo a farmi schivare i possibili ostacoli tirandomi ora di qua, ora di là con la sua mano possente.

Dopo un’ora di corsa, al che dedussi che aveva scelto apposta un luogo lontano non per trovare selvaggina, ma per stare con me, arrivammo in una gran radura.

Quel luogo assomigliava tanto alla nostra radura di Forks, grande e perfetta come quella, ma più oscurata dai rami degli alberi che permettevano appena alla luce del sole di filtrare e disegnare chiazze brillanti sulla candida neve gelata.

- E’ bellissimo. -

- Sapevo che ti sarebbe piaciuto. Ci ho messo mesi per trovarla… L’ho cercata perché volevo che anche qui ci fosse qualcosa che ti avrebbe fatto ricordare Forks. – Disse lui, con tono compiaciuto.

- Edward, ma è… Eccezionale. Non trovo altre parole per esprimere la mia felicità.

- Mi fa piacere. – Sorrise. Un sorriso che come al solito mi fece restare senza respiro. Anche se, nelle mie condizioni attuali non mi serviva più a nulla.

Cercai di controllare le gambe ma queste cedettero, e mi lasciai sopraffare dalla mia voglia di essere leggera, rinvigorita delle sue parole dolci.

Mi dissi “C’è la neve che attutisce il colpo, Bella”, ma era troppo tardi.

La mia ingenuità non mi fece ragionare, e, a causa di ciò che mi avevano provocato le sue parole leggere e significative, caddi con la testa per terra.

Persa nei miei pensieri, nelle sue affermazioni, riuscì ad ascoltare solo “Ricordati che la neve non è come il materasso…”.

Parole sante, Edward, parole sante.

E fu così che sprofondai nella neve, che mi ricoprì presto tutto il viso.

Meno male che non avevo bisogno di respirare per vivere, altrimenti sarei soffocata.

Edward mi tirò su di peso, sempre agile e veloce.

- Sei sempre la solita. – Mi disse, sogghignando divertito.

Quando mi fece riemergere, gli feci un’occhiataccia piena d’astio che mi fece sentire un po’ meglio.

- Anche tu. – Gli risposi. – Ridi sempre delle mie disavventure. -

- Ed è questo uno dei motivi perchè ti amo così tanto. Bella Swan senza disavventure non è lei. –

Eccolo di nuovo. Ecco il sorriso sghembo che tutto fa tacere e che tutto fa incantare.

Ecco perché non smetto mai di amarlo.

Mi prende con delicatezza la testa con la mano destra e l’avvicina a sé… Lentamente, molto lentamente, finché le nostre labbra non s’incontrano in un bacio pudico e casto che si trasforma velocemente in veemente e passionale.

Le nostre lingue si cercano e si trovano velocemente, assetate l’un l’altra di sentire le proprie risposte reciproche, di percepire nell’altra l’amore e l’intensità che fin dal primo istante ci hanno fatto innamorare.

Le nostre mani sono in confidenza, ed avvinghiate al collo di entrambe carezzano la pelle in modo quasi impercettibile ma caloroso.

- Ti amo. – Gli dissi, quando ritorniamo composti.

- Anche io, Bella Swan. Non cambiare mai. – Di nuovo quel sorriso.

Per alcune ore, penso due o tre, restammo accoccolati sulla neve a parlare e a goderci la giornata, che, tuttavia, non era poi tanto fredda.

Mancavano circa tre ore alla festa.

- Vorresti fare qualcosa in particolare, Bella? -

- Per me potremmo restare anche qui fino a stasera. –

- Ah. E se tornassimo a casa, invece? –

- No, ma che scherzi? Alice vorrà di sicuro farmi fare qualcosa che io sarò restia ad applicare. Restiamo qui, per favore. –

- Sissignora. –

Passarono in un batter d’occhio le ore successive.

Dopo circa un’ora, chiesi ad Edward di tornare a casa.

L’avevo visto strano per tutto il tragitto, aveva il volto incerto e lo sguardo pensieroso.

Non osavo chiedergli cosa avesse, ma potevo sospettarlo.

Quasi sicuramente, aveva visto nel pensiero di sua sorella e aveva scoperto le mie intenzioni di quella sera. Sembrava quasi inquieto.

Quando arrivammo fuori casa Cullen, Edward mi bloccò quasi facendomi cadere.

Mi guardò negli occhi, quasi adirato.

- Non è da te questo. –

- Lo so. Ma ogni tanto si può provare qualcosa di nuovo. –

- Sai che non mi piace tanto. Potrei scatenare l’inferno per questo. -

- Ricordati che sono tua moglie. –

- E tu che sono tuo marito. –

- Che centra, io sono più fragile. –

- Lo so. –

- E sono anche più imbranata e che ho voglia di svagarmi, ultimamente. –

- Ne sono a conoscenza. –

- Per piacere… Ricordati della festa che mi avete organizzato per il mio diciottesimo compleanno. –

- Oh, signore! Quella dove ti ho scaraventata nella vetrata. Potevi rievocarmi un ricordo più allegro. – Sogghignò, ricordando l’evento.

- Ricordati che ti ho quasi odiato per aver permesso ad Alice di organizzarla. Ricordati che mi sono anche arrabbiata quando ho scoperto che mi avevano fatto dei regali. –

- Lo ricordo, si. –

- Allora fallo per me, Edward. Fai finta di essere felice. E’ il tuo compleanno, dopotutto! –

- Complemorte, direi. –

Scoppiammo a ridere entrambi.

Edward mi prese la mano e insieme ci dirigemmo verso la porta della villa.

Alice aveva esagerato come al solito.

Appena ci aprirono, tutti i Cullen – c’era anche Rosalie, non ci crederete – hanno gridato un “Auguri!” sonoro che di sicuro è echeggiato anche nella vicina foresta.

- Forse non ti perdonerò mai per questo. – Mi disse Edward, dopo che Alice mise un lento e che cercavo di ballare correttamente.

- Io non ti ho mai perdonato per l’anello che mi hai regalato quando ci siamo sposati. –

- Esiste sempre il divorzio se non mi vuoi più – fece, sorridendomi a mò di sfida.

- Chi l’ha detto che non ti voglio più? Non ho mica detto che non ho gradito il presente… Mi ha solo dimostrato materialmente quanto ci tieni a me… Anche tu dovresti accettare questa festicciola come la dimostrazione del mio amore.

- A proposito… e il mio regalo? –

- Ricordati che è ancora il 19. A mezzanotte lo scarterai. –

- Ah. Speriamo non solo sia una fregatura. – Disse, lo sguardo più acuto e curioso che mai.

- Nah, non lo sarà. Stai tranquillo che manca ancora un’ora alla mezzanotte… Non te ne pentirai. –

Sapesse qual’era la sorpresa…

E così passò anche quell’ultima, piena ora in cui vedevo Edward sempre più curioso e voglioso di sapere il mio regalo.

Pregai Alice di finire un po’ prima di mezzanotte, così che potevo essere precisa con i tempi.

Presi Edward per mano, lo condussi nella nostra camera e gli chiesi di aspettare lì, sul letto.

- Tornerò presto. – Dissi.

Poi mi andai a preparare.

Alice mi aveva procurato una camicia da notte blu di seta, della lingerie di pizzo e delle calze a rete.

Questo a che pro?

Desideravo festeggiare il suo compleanno così, nel modo più istintivo che esista al mondo.

Fu così che mi infilai la biancheria accattivante, mi truccai debolmente e staccai la corrente nella nostra camera da letto.

Entrai piano nella stanza buia, sentivo Edward ancora seduto dov’era, calmo e posato come sempre.

- Dove sei? – Chiese.

- Shhh… Sto arrivando. –

Camminai lenta per cercare di non inciampare nella moquette, finchè non raggiunsi il letto.

Gli toccai la spalla e lo spinsi forte sul materasso che accusò il colpo insensibilmente.

Poi salì su di lui, quasi come se salissi su un cavallo, e lui mi trovò subito.

Accarezzò la mie gambe, il mio ventre, e si mise nuovamente a sedere.

Le nostre labbra, avide di incontrarsi di nuovo come nel pomeriggio, si scontrarono più lussuriose che mai.

Edward mi passò una mano tra i capelli che mi fece sobbalzare, e poi si alzò con me in braccio, che mi avvinghiai stretta per non cadere per terra.

Mi fece poggiare dolcemente i piedi in terra, mentre lui si sbottonava la camicia veloce, quasi non vedeva l’ora che i nostri corpi stessero vicini più in fretta.

Poi fu la volta dei pantaloni, che tolse con velocità e maestria assieme ai boxer, restando in pratica nudo.

Mi aiutò a liberarmi della poca stoffa che avevo addosso, e i nostri corpi si avvicinarono impercettibilmente, desiderosi di riunirsi dopo tanto tempo.

Ebbene si, avevo rinunciato a lui in quel senso profondo perché spesso non essendo abituata ai questi riti frenetici, non riuscivo quasi a riprendermi.

Erano sei mesi che non facevamo l’amore, i sei mesi più agonici di questa mia vita da vampira.

Quando ero umana avevo così tanto desiderato farlo, e adesso?

Adesso mi blocco perché non riesco a sostenere i ritmi? No.

E mi sono decisa.

Mi sono detta “se non provi facendoci il callo, non riuscirai mai ad abituarti”.

E così… ci ho riprovato.

Ed è assolutamente la cosa più bella che possa esistere al mondo.

Nel caldo delle nostre coperte, Edward improvvisamente ferma la sua furia passionale.

- Spero che… Non sia stata come l’altra volta. -

- No. Questa è stata molto meglio. Ho cercato di trovare il modo per stare bene e l’ho trovato. –

- E quale sarebbe? –

- Pensarti. Pensare al piacere che mi provoca un tuo sguardo, un tuo tocco, un tuo bacio. Questo mi fa dimenticare il dolore. –

- Ah. E comunque… ho gradito il tuo regalo. – Disse, baciandomi la fronte.

- Te l’avevo detto che non te ne saresti pentito di aspettare. –

- Già. Adesso mi sento a casa. –

Restammo tutta la notte e tutta la mattinata seguente abbracciati nel nostro letto.

Ero felice. Il mio regalo non materiale era stato gradito.

E questo, più di qualunque altro gesto, l’aveva reso felice e aveva fatto si che per la prima volta nella vita, fui contenta più del dovuto di averlo scelto come compagno dell’eternità.



Notina a piè di pagina: Bhè, ecco una one shot un po' OOC... ma che avevo voglia di scrivere.
Dedico questa storia a tutte le persone che hanno commentato le mie storie durante tutta la mia permanenza qui, specialmente coloro che stanno seguendo dall'inizio la mia ultima fanfic, "Non posso resisterti", voglio dedicarvi questa one-shot sperando che vi sia gradita. Vi ringrazio del vostro appoggio!
Yuna

  
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