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Autore: nothing but a shadow    24/10/2013    3 recensioni
Quella notte non riusciva a trovare una posizione che lo soddisfacesse abbastanza da riuscire a dormire, e per quanto cercasse di sforzarsi a pensare che fosse semplicemente l'agitazione pre concerto, Alex sapeva benissimo cosa fosse, almeno in parte, a turbarlo. “E' solo una stupida proposta, non sei costretto ad accettare. Perché ti fai tutte queste seghe mentali per qualcosa di così stupido?”
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Altri, Jack Barakat, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Tonight's like a knife, would you cut me with your kiss?


«Buonanotte!»
Si alzò un ultimo boato dalla folla, e i quattro ragazzi sparirono nel backstage. Alex si passò un asciugamano sulla fronte per asciugarsi il sudore. Il concerto era andato alla grande e le urla dei loro fan riuscivano sempre a fargli tremare il cuore. Si era sentito vivo quella sera, vivo come non gli succedeva da un po' di tempo ormai.
Erano passati due giorni da quando aveva avuto quella conversazione con Zack, ma ancora non era riuscito a scambiare nemmeno una parola con Jack e, anzi, i due si evitavano più che potevano. Guardò il chitarrista con la coda dell'occhio, avvertendo il suo sguardo su di lui, tradito dalle sue braccia che invece stringevano Noah così dolcemente.
Sospirò.
Jack gli mancava. Gli mancava il rapporto che avevano, quel rapporto che tutti invidiavano e che erano sicuri nessuno avrebbe mai distrutto. Ma tra quel “nessuno” non si erano inclusi loro due, come potevano immaginare che sarebbero stati proprio loro i colpevoli del loro stesso diritto?
I cinque si rinchiusero nel backstage poco dopo la fine dello spettacolo, adottando le postazioni che ormai erano diventate pressoché automatiche. Era strano per Rian e Zack vedere i due sedersi così distanti, quasi ci fosse un mare a dividerli, ma quello che non sapevano era che, tra gli sguardi che si scambiavano senza farsi notare reciprocamente, si nascondeva lo stesso sentimento.
Ad Alex mancava stringere Jack al suo petto e a Jack mancava sentire le sue braccia avvolte intorno alla sua vita, come se volessero proteggerlo dal Mondo intero.
Jack passava decisamente troppo tempo a fissare Alex, e Alex passava troppo tempo a bearsi di quelle attenzioni sussurrate, impercettibili al tatto, ma abbastanza da doverlo far nascondere per asciugarsi le lacrime che nascevano ai suoi occhi nonostante quanto cercasse di combatterle.
E Zack era arcistufo di vederli soffrire così stupidamente, per un motivo davvero inesistente, per dei problemi che si erano creati da soli e che erano come un muro invisibile, che non gli permetteva di raggiungersi.
«Jack?»
Lo stanco sguardo del chitarrista si posò sul ragazzo tra le sue braccia, che lo guardava con l'aria di chi stava per fare qualcosa che davvero non voleva fare, ma sapeva era la cosa giusta.
Una volta guadagnata l'attenzione di Jack, il minore sospirò lievemente, chiudendo gli occhi.
«Possiamo allontanarci? Ho bisogno di dirti delle cose.»
L'altro si limitò ad annuire, lasciando andare la sua presa sull'altro che cercò di godersi quel momento a pieno, sapendo che era probabilmente l'ultimo.
Alex dall'altro lato della stanza guardò i due allontanarsi e sentì il peso del suo cuore dolorante scendergli dritto nello stomaco. Da lì a poco, avrebbe sentito i palesi rumori dell'amore di Jack donato a qualcun altro, a qualcuno che non era lui e non gli assomigliava nemmeno vagamente. E a quel punto non riuscì a trattenere quella lacrima solitaria che gli scivolò lungo la guancia, bruciando come acido che gli consumava la pelle.

«Cosa succede?»
Noah percepiva da giorni che lo sguardo negli occhi del suo ragazzo non era più lo stesso di quando tutto era cominciato, che era spento, era diverso, e quegli occhi che lo guardavano non erano più contraddistinti da quella scintilla di desiderio.
«Jack, credo che tu debba smetterla.»
Il chitarrista aggrottò le sopracciglia. «Smetterla di fare cosa?»
«Di fingere. Smetterla di prendere in giro le persone, e non parlo poi tanto di me, ma di te stesso.»
«Continuo a non capire.»
«E' proprio questo quello che intendo.» Il moro fece una pausa, sospirando e abbassando lo sguardo. «Ti stai prendendo in giro anche adesso.» Jack stette in silenzio, invitando l'altro a continuare. Questo alzò di nuovo lo sguardo, incastrando i loro occhi, e Jack notò la dolcezza e la comprensione in essi, nonostante la sottile linea di dolore. «Sai Jack, non ce la faccio più a vederti così. Non ce la faccio più a vederti scappare dai tuoi sentimenti, non ce la faccio più a sentirti singhiozzare durante la notte quando pensi io non ti senta. Non puoi continuare a evitarlo per sempre e io non voglio essere l'ostacolo che divide la vostra felicità.» Il ragazzo accarezzò dolcemente il braccio dell'altro, in un gesto inconsapevole. «Sai, tutto questo mi sembra ancora un sogno, e con te e i ragazzi ho passato i momenti più belli della mia vita. Non potrò mai dimenticare tutto questo, e le cose tra noi sarebbero state difficili in ogni caso; ma ora che non sono più io quello che vuoi, tra noi non può davvero continuare. Non ce l'ho con te, non fraintendermi. Mi dispiace davvero per come si siano evolute le cose, ma sai come si dice? Se ami qualcuno, lascialo andare. Ed è ciò che sto facendo.» si asciugò una lacrima sul nascere, sorridendo leggermente. «Sei libero Jack. Per favore, smettila di prenderti in giro. Smettila di soffocare i tuoi sentimenti per paura.»
Jack aveva ascoltato tutto il suo discorso quasi trattenendo il fiato. Forse doveva sentirsi in colpa per ciò che aveva appena sentito, ma quello sguardo così soffice negli occhi dell'altro lo faceva sentire estremamente calmo e a casa.
Gli sorrise dolcemente, abbassandosi a baciarlo dolcemente. «Grazie.» sussurrò sulle sue labbra.
L'altro si limitò a ricambiare il sorriso. «Ora va da Alex.»
Jack annuì quasi impercettibilmente, camminando lentamente via.
Noah rimase ancora un po' lì, fermo, combattuto tra la tristezza e il senso di fierezza che aveva dentro.

Alex non aveva più visto Jack da quel momento nel backstage, quando era andato via con Noah. Nonostante si trovassero nello stesso minuscolo bus, il biondo si era rinchiuso nella sua cuccetta e non ne era più uscito.
Zack gli aveva proposto di andare a festeggiare con lui e gli altri, ma lui si era rifiutato. L'amico aveva semplicemente sospirato e annuito, e Alex era grato del fatto che non avesse insistito.
Sentì i ragazzi salutarlo e chiudere lo sportello del tourbus, e il silenzio calò cupo nel mezzo.
E quello era il motivo in cui poteva dare sfogo a tutto il suo dolore.
Le lacrime non mancarono ad arrivare, i singhiozzi non mancarono a togliergli il respiro.
Pianse pensando a tutto ciò che era successo, pensando a tutti i momenti che avevano avuto lui e Jack prima che tutto precipitasse. Avrebbe dato tutto per riavere quell'intimità, per riportare le cose alla normalità, per eliminare tutti quegli stupidi sentimenti che nutriva per Jack, per riavere il suo migliore amico.
Era seduto sul suo letto con la schiena appoggiata alla parete, quando sentì un rumore provenire dalla zona giorno. D'un tratto smise di piangere, e facendo silenzio. Il rumore si ripeté a distanza di pochi minuti e Alex era decisamente abbastanza scosso di suo e non aveva davvero bisogno di avere a che fare con qualche male intenzionato. Decise comunque di andare a controllare, prendendo in mano il primo oggetto che poteva essere usato come arma che gli capitò sotto mano – il caso volle che si trattasse della sua acustica, ma meglio sacrificare essa che la sua vita, pensò.
Cautamente si diresse verso la zona giorno, stringendo la stretta sul collo dello strumento e alzandolo in aria appena addentrato nella zona, pronto a colpire.
Ma, a sua sorpresa, non c'era nessuno. Il tourbus era avvolto nel buio, illuminato lievemente solo dalla luce di una candela rossa sul tavolo. Appoggiò la chitarra alla parete e aggrottò le sopracciglia, avvicinandosi alla fonte di luce e trovando un biglietto infilato sotto la candela.
Lo prese tra le dita, aprendolo e leggendo la calligrafia corsiva.
Esci.
Alex era decisamente confuso. Se era uno stupido scherzo di uno dei ragazzi non era decisamente divertente. Decise comunque di essere prudente, e imbracciò di nuovo la chitarra.
Si avvicinò allo sportello del tourbus e fece un respiro profondo prima di aprirla.

I suoi occhi si spalancarono così come la sua bocca, e la chitarra cadde provocando un boato.
Doveva avere le allucinazioni, probabilmente stava sognando.
Jack era seduto a gambe incrociate su un telo poco più in la, con una coperta piegata alla sua destra e una fila circolare di candele dietro di lui.
Il chitarrista gli sorrise dolcemente, facendogli segno di sedersi vicino a lui. Alex ubbidì, sistemandosi alla sinistra di Jack, che si girò così da fronteggiarlo. Lo guardò guardarsi intorno, la luce delle candele si rifletteva nei suoi occhi stupiti, illuminandoli. Sentì il suo cuore tremare alla visione di Alex, visibilmente debole, gli occhi rossi di pianto e circondati da delle tremende occhiaie. E tutto per colpa sua.
«Cosa significa tutto questo?» Chiese il maggiore, incastrando i loro occhi. Il moro cercò la mano dell'altro muovendo la sua sul telo sotto di loro, trovandola e stringendola dolcemente, gesto che fece abbassare lo sguardo di Alex per un secondo.
«Lex, ultimamente sono successe tante cose. L'arrivo di Noah, la mia cotta per lui, le volte che io e te ci siamo quasi baciati, l'incidente nel bagno.» Alex arrossì leggermente, stringendo a sua volta la mano di Jack, facendolo sorridere. «E' stata una settimana intensa a dir poco, e ho odiato ogni momento in cui ti ho sentito piangere e non ho fatto nulla. Ma credimi quando ti dico che io ho cercato di essere forte solo davanti a te, e davanti agli altri, ma quando arrivava la notte, tutti i miei demoni riaffioravano e ho davvero perso il conto di tutte le volte che mi sono ritrovato a piangere quando nessuno poteva vedermi. Ho cercato di negare tutto, ma oggi una persona speciale mi ha fatto capire che devo smetterla di mentire a me stesso. E quindi sono qui,» il moro accarezzò la mano dell'altro con il pollice. «sta sera, per chiederti scusa di tutto quello che è successo. Per dirti che, Alex, sei tu la persona che voglio al mio fianco. Sei tu la persona che voglio trovarmi vicino al mio risveglio, sei tu la persona che voglio avere tra le mie braccia e la persona che voglio coccolare. E so che sono cose che già facevamo, ma voglio farle sotto un'altra luce. Voglio farle sapendo che posso baciarti quando voglio, sapendo che posso assaporarti ogni volta che mi manchi, sapendo che sei solo mio. Voglio te, e non Noah, e non posso più tenermi queste cose dentro solo per la paura che tu non possa provare le stesse cose.»
Alex lo guardava immobile. Lasciò andare la sua mano e abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore.
«Oh Jack...» scosse la testa e il moro si rabbuiò, sentendo le lacrime già premere per uscire. «Sei proprio uno stupido.»
Il biondo si avvicinò velocemente all'altro, attaccando le loro labbra insieme. Il moro spalancò gli occhi, colto impreparato e preparato al peggio, ma li richiuse subito dopo, ricambiando il bacio. Le loro labbra si muovevano insieme come gli accordi di una loro canzone, la lingua di Alex aveva chiesto il permesso con la remota sicurezza di entrare, proprio come faceva la loro musica con le persone là fuori. E Jack gli aveva dato quel permesso, e aveva sentito il piacevole sapore della bocca dell'altro, che sapeva ancora di tutte le lacrime salate che ci erano entrate. Scacciò via quel pensiero accogliendone un altro; anche Alex gli aveva dato un permesso: il permesso di amarlo, il permesso di prendergli il cuore e ripulirlo di tutto il dolore, di prendere l'anima e di purificarla da tutti i suoi demoni.
E Jack non poteva chiedere di più.
Il biondo fu il primo ad allontanarsi, sorridendo con le labbra ancora appoggiate su quelle del moro, e non poté fare a meno di pensare che quel bacio era valso tutte le notti insonni passate a piangere, tutte le paure e tutte le sofferenze che lo avevano angosciato in quei giorni. Era valso tutte le volte che aveva sentito il suo cuore spezzarsi alla vista di Jack, il suo Jack, con Noah, era valso tutte le volte che gli era mancato il corpo di Jack premuto sul suo durante la notte, quel taglio che si era fatto sul fianco.
Jack prese la coperta al suo fianco, appoggiandola sulle spalle di Alex e sulle proprie, avvolgendo il fianco del ragazzo con un braccio e avvicinandolo più a sé, ospitando ben volentieri la sua testa sulla propria spalla. Gli baciò i capelli, prima di alzare lo sguardo al cielo, seguito da Alex. Da quel punto, le stelle si vedevano benissimo e il moro non poté fare a meno di sorridere al pensiero che la Luna aveva finalmente ritrovato il suo Sole.

Note: ebbene, eccomi qui, lo so che vi sono mancata! *diveggiaH*
Ok, sul serio. ho scritto questo capitolo tutto oggi ed è un traguardo per me, visto ciò che vi ho spiegato l'altro giorno.
E sì, finalmente i due zucconi si sono decisi! Un applauso a Noah. 
Hope you enjoy it.

  
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