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Autore: lauramelzi    24/10/2013    4 recensioni
"I-io non penso sia una buona idea.." lei sussurrò piano.
La dolcezza del suo smarrimento era quasi tangibile. Stefano le sorrise, bastardo.
L'alito del fascista le accarezzava le labbra, e Gaia sentiva il suo cuore batterle come impazzito nelle orecchie.
Annegò nei suoi occhi, oltre che nella vergogna, e come ogni volta in cui i loro sguardi si incatenavano, si creò un'elettricità che pregava di essere liberata.
Perché non voleva ascoltarla ora? Perché la stava ... perché si comportava così?
Confusamente Gaia si rese conto dell'inevitabile fine che le sue labbra avrebbero fatto di lì a poco.
Doveva fermarlo, pensò sconcertata.
... faceva così con tutte, era un montato, inafferrabile e irresponsabile.
lui, lui..
Lui la guardò.
La guardò e vide sotto la fievole luce della bajour quegli occhi nocciola, così sinceri, e con essi tutte le difese che la ragazza avrebbe voluto erigere contro di lui se avesse potuto, e le fece capire immediatamente che le avrebbe annientate se mai ci fossero state, che le avrebbe fatto ciò che era inevitabile, ciò che spingeva entrambi a stuzzicarsi ogni giorno, a essere così suscettibili, vulnerabili e ... duri.
"Non è mai una buona idea a fare la differenza."
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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Un forte dolore alle tempie, solo questo.
 
Provai a muovere le dita dei piedi, non sentivo il resto del mio corpo. Dio, quanto odiavo avere le gambe addormentate!
 
Schiusi finalmente gli occhi e mi guardai in giro senza muovermi di un solo millimetro, avevo tanto paura di un "crack" al collo dopo essermi addormentata così.
 
Un attimo! Così come?
 
Perché sto in salotto, sul parquet appoggiata con la schiena al divano con addosso i vestiti di ieri pomeriggio?
 
All'improvviso immagini  e ricordi si sovrappongono nella mia mente, e ne rabbrividisco. Troppo spaventata per pensarci, troppo spaventata di andare allo specchio e vedere il bel Picasso che ho in faccia.
 
Chiudo gli occhi e sospiro. Almeno ho una coperta indosso.
 
-Coperta?-
 
A bho, evidentemente i pochi attimi di coscienza pre-semidecesso sono stati utili.
 
Vabbé, fatto sta che mi devo muovere perché devo andare a scuola. 
 
Mi tiro su con calma, senza muovere qualcosa all'improvviso con l'ansia di sentire suoni indesiderati, già mi sento a pezzi, manca solo che mi auto-distrugga.
 
istintivamente mi porto la mano alla schiena, nel punto dove ricordavo avere male, trovandolo appiccicoso e .. sa di.. Odora di Fastum Gel?
 
Inebetita mi dirigo verso il bagno strascicando i piedi, accendo la luce di lato per vederci qualcosa e .. Specchio.. specchio?? Ah, specchio! Intravedendo il cattivo di Batman davanti a me lancio un Urlo così forte che sono convinta di aver svegliato il quartiere intero.
 
Mi caccio una mano sulla bocca, ma credo sia troppo tardi, serve solo a trattenere il respiro che mi è venuto a mancare.
 
Orribile.
 
Questa è l'unica parola che mi viene in mente. Davvero, davvero orribile.
 
Con passi esitanti mi avvicino al riflesso, sfioro con il palmo della mano lo zigomo alto che mi ritrovo tutto blu o nero e viola, mi guardo allo specchio. Ho gli occhi persi nel vuoto.
 
Non sento di dover piangere, percepisco di non avere più lacrime, anzi ho gli occhi secchi e rossi.
 
Apro l'armadietto di lato.
 
Noto tutti i miei smalti di colori primaverili e freschi e mi sale un coniato in gola, basta colori, basta per un po' soprattutto sulla mia faccia o sul mio corpo.
 
Non oso guardarmi allo specchio intero. Non mi interessa neanche, penso francamente che farò finta di niente.
 
Prendo il correttore, diciamo una tonnellata, e me lo spalmo in faccia facendo attenzione a non premere accidentalmente sul livido che mi pulsa.
 
Sarò quella di prima  -mi ripeto mettendo il fondotinta-  meno spavalda forse, anzi... ma che dico? Quelli meritano di bruciare al rogo! Minchia ti pare?Guarda qui, sembro una giraffa con macchie nere un po' dappertutto.
 
.. Potevano almeno evitare la faccia? No, ovviamente no, "Facciamo capire a tutti di che pasta siamo fatti, mua-ah-ah" già me li immagino scimmiottarsi tra loro per aver riuscito nell'impresa "Creiamo-panda-ebrei" mentre io accantonavo le preoccupazioni degli altri con una scusa banale. a proposito... sono caduta dai gradini.
 
Eh si, una vera scema. incapace di guardare dove va, impedita nel mettere i piedi in equilibrio e molto, molto propensa alle cadute, ma con stile.
 
Cadute con stile.
 
Finito di pettinarmi la chioma scompigliata che mi ritrovavo, mi lavo i denti e mi metto un filo di matita nera per accentuare lievemente gli occhi da cerbiatta, nella speranza di far passare inosservato il viola ormai marrone scuro-beige un po' più sotto.
 
E poi mica avevo detto niente, cioè forse un piccolo particolare di famiglia mi era scappato, ma di certo non avevo.. 
 
-Insultato?- si, fatto.
 
-Preso in giro? -si, fatto anche quello.
 
-Fatto i cavoli altrui?- .. dobbiamo seriamente continuare?
 
Oh, basta. Avevano torto marcio e io stavo perdendo la scuola per colpa di un gruppo di mentecatti.
 
Prendo la tuta nera visto che oggi abbiamo ginnastica alla prima e seconda, poi cambiando idea la indosso subito per non essere costretta a mostrare il mio corpo alle altre ragazze negli spogliatoi. Già sento i pettegolezzi  infondati,  e gli sguardi di sottecchi incuriositi delle galline di turno.
 
Afferro chiavi, cellulare, borsa con dentro l'occorrente, mi infilo le scarpe da corsa e scendo in strada con sguardo basso.
 
L'aria fredda mattutina entra subito nei miei polmoni, facendomi rinsavire completamente. altro che casa, dolce calda casa, qui si gela.
 
Mi affretto per la via che ormai riconosco senza difficoltà e giungo all'entrata. Senza guardarmi indietro o attorno alla ricerca delle mie amiche, procedo verso il portone e subito dopo le classi.
 
Passando per un corridoio alzo lo sguardo dai miei piedi, posandolo per pura coincidenza su due figure attaccate, diciamo spalmate, al muro che sembrano intrattenersi come fosse l'ultimo giorno prima dell'apocalisse.
 
Non c'è più dignità.
 
Poi lo riconosco, e mi si blocca il respiro. Ste' smette di slinguazzare ( o come minchia si chiama) con quella che deduco sia la sua fidanzatina di turno, e allaccia i suoi occhi ai miei. Sembra.. non lo so, prima sorpreso e poi mi pare piuttosto soddisfatto di vedermi lì a fissarlo senza un minimo di pudore. Io? Ma lo sai che esistono i bagni, i cespugli, e altro che ora non mi viene in mente per fare certe cose??! Brutto scemo.
 
Alzando un sopracciglio dopo aver notato l'aria delusa dell'oca bionda platino (manco fosse un copione) per la poca improvvisa partecipazione del mentecatto, mi impongo di continuare e far finta di niente.
 
Fatti suoi.
 
Irrompo nel bar con la grazia di un rinoceronte senza pensarci due volte visto che sento un qualcosa di indefinito allo stomaco, eh si, la rivincita della fame!
 
Non ho fatto colazione e per quanto riguarda la cena.. i ricordi sono abbastanza confusi. Non ricordo manco come ci sono arrivata a terra vicino al divano. Rendiamoci conto.
 
Entro in classe e senza esitare mi metto in un angolo in ultima fila vicino al termosifone, almeno oggi vorrei farmi notare il meno possibile.
 
E stare al calduccio.
 
Suona la campanella e mentre sgranocchio l'ultimo avanzo di cornetto, e la classe pian pianino si riempe. Pure quei due amici di Tizio. 
 
Mi ritrovo qualcuno che mi si para difronte stile superman e noto che Elle ha una faccia seriamente preoccupata. Senza far domande mi si siede accanto aspettando, ne sono certa, un momento opportuno per farmi il terzo grado.
 
Adoro questa parte riservata di lei, non ti mette in soggezione e non urla parlando di cose private. Forse perché dopo tutti sa come mi sento...
 
Questo pensiero mi rattrista, facendomi ricordare che non sono l'unica a ritrovarmi la mattina con un bufera in faccia.
 
La guardo di striscio, tanto per vedere il suo sguardo, peccato che i miei occhi vadano al di là del suo profilo e si puntino sulla porta che è appena stata varcata dal mentecatto numero uno. Tizio non è in questa classe, continuo a ripetermelo ma sembra non funzionare visto che si siede davanti a noi tra i due suoi amici dopo aver fatto un occhiolino alla cheerleader in prima fila.
 
Niente sosia quindi, è proprio lo stupido di sempre.
 
Mi viene da piangere, è quasi come se il mondo mi fosse crollato addosso.
 
E in faccia.
 
Pure vicino di banco deve stare??!Non poteva semplicemente andare a sedersi dalla parte opposta, come avrei fatto io a situazioni invertite?
 
Dopo un veloce appello, sento la voce della professoressa di ginnastica ordinare di scendere in palestra.
 
Non aspettando altro, balzo in piedi con uno scatto felino senza badare troppo alla mia posizione, finendo così a sbattere contro il sottobanco. Che.Minchia.Di.Dolore.
 
Chiudo gli occhi e mi adagio nuovamente sulla sedia, massaggiandomi la coscia, che evidentemente non è rose e fiori dopo ieri.
 
Sento ridacchiare qualcuno davanti a me, così imprecando tra i denti, mi alzo (stavolta lentamente) e facendo finta di niente ignoro la mano apprensiva di Elle, e procedo come se niente fosse successo ( ma a denti ben stretti per non mostrare le fitte che sento diramarsi dalla coscia su ogni centimetro di pelle circostante)
 
Notando di essere stata sgarbata mi guardo indietro, cercando con lo sguardo quello di Elle che forse ci è rimasta male, beccando invece l'amico di Ste' che mi guarda il didietro sorridendo beffardamente dando colpi di gomito a Ste', che rimane impassibile. 
 
Li fulmino con lo sguardo e li faccio passare, meglio averceli davanti che dietro.
 
Purtroppo non riesco a frenare la lingua e appena passano mi lascio sfuggire un "stronzo maniaco"
 
Che scema, proprio ora che la professoressa è uscita ve'?
 
Vedo Ste' irrigidirsi alla vista dell'amico che si arresta di spalle.
 
Il ragazzo in questione si gira e alza la mano con il palmo ben aperto, pronto a lasciarmi la testimonianza della sua effettiva esistenza sulla mia faccia.
 
Non abbasso gli occhi e continuo a guardarlo, che lo faccia.
 
So anche strillare caro. e la professoressa vabbé che è vecchia, ma ci sente benissimo.
 
Ste' mi osserva con sguardo penetrante poi forse avendo percepito il mio pensiero poggia la propria mano sulla zampa dell'elefante e poi fa un segno con la testa verso la porta.
 
Uff, salva.
 
 
 
 
 
Siamo in fila davanti a questa vecchietta, insomma.. la proffe.
 
Con i suoi occhietti vispi e freddi ci scruta uno per uno da sotto un paio di sopracciglia folte.
 
"Di corsa finché non dico stop" esordisce. Io, che non sento niente dal collo in giù se non un forte pulsare alla gamba, sono seriamente preoccupata.
 
Sento una gomitata che mi scrollo, mi giro e Elle mi fa segno di incominciare a stare al passo con lei.
 
Sta correndo piano, lo capisco dal primo momento che non è la sua andatura.
 
Bhe certo, slanciata com'è un suo passo sono due falcate mie!
 
Bella cosa l'altezza...
 
Muovo i primi passi e non sembra farmi troppo male, diciamo che il dolore è tollerabile.
 
Mi sento sorridere come una scema al fatto che riesco, anche se non velocemente, a correre.
 
Dopo 3 giri sono distrutta, penso di essermi persa la milza per strada.
 
In questo momento vorrei tanto essere un cane, così da poter cacciar fuori la lingua e respirare meglio e più profondamente.
 
Rendiamoci conto.
 
In più ho il morale a terra avendo visto sorpassarci almeno due volte quei cafoni. Che poi sembravano farlo leggiadramente! Il loro modo di muoversi... Ok, non loro, suo.
 
L'altro si muoveva da ippopotamo. Lui sembrava un ghepardo, veloce e leggero.
 
Sembrava non toccasse il terreno. L'unica cosa da cui si percepiva era il ciuffo sbarazzino che si muoveva. Per il resto la visione era quella di un corpo atletico che si muoveva flessuosamente in un fascio di muscoli ben definire, che purtroppo per me si intravedevano fin troppo bene da quella canottiera.
 
La professoressa finalmente urla quella benedetta parola e moribonda mi appresto ad accostarla, pensando a quale tortura ci sottoporrà ora.
 
"Distribuitevi nello spazio e preparatevi a fare stretching"
 
Oh mammina santa!Ora mi spezzo in due.
 
Esito un'attimo incerta se avvertire la professa della mia situazione ma Ste' mi rivolge un'occhiataccia, miseria, un po' di cuore!
 
Sbuffo con le guance stile cip e ciop, e mi avvicino all'ultimo spazio libero, dietro l'oca, davanti agli scemi.
 
Oh, ora si che va meglio! vi prego, solo una misera pistola.
 
"Piegati su un ginocchio con l'altra gamba distesa, il viso a 45 gradi dalla parte del ginocchio accucciato"
 
Eh?? Noto la bionda tinta davanti che si mette in posizione con il sedere sporto in fuori, ma tutto sommato la posizione deve essere giusta quindi la imito, a parte la posizione dell'anteriore. Alquanto oscena.
 
Piegando la coscia mi sento tirare tutta la pelle compresi i muscoli sottostanti.
 
Spero solo che si cambi presto posizione , perché non posso spostare il peso, sarebbe troppo evidente.
 
Straluno gli occhi ed espiro forte, per calmarmi.
 
Dopo averlo fatto anche dall'altra parte, arriva il comando che mi aspettavo. Cacchio.
 
"Gambe aperte e distanziate, piegatevi in avanti fino a che potete per un'estensione del busto più sciolta.. ah! Senza piegare le ginocchia."
 
Maledetto sport... poi uno si chiede perché la tv o il divano ( o entrambi come nel mio caso).
 
Ma dico, ci pensano qualche volte al fatto che siamo ragazzi, e che i maschi sono alquanto stupidi a quest'età?
 
Esiste una sensazione chiamata "imbarazzo" e non è quella dell'oca davanti, quella è piuttosto l'opposto...
 
Dovrebbero far andare tutti i ragazzi avanti in primissima fila, e dietro le ragazze, oh!
 
Persa nelle mie congetture sento una voce stridula che mi richiama.
 
"Signorina, vogliamo stare ferma ancora per molto?" chiede la fessa con una delle sue folte sopracciglia alzate?
 
Abbasso lo sguardo  e mi piego in avanti, pronta a mettermi in ridicolo.
 
Diventerò una donna di politica solo per promuovere questa legge, Dio santo!
 
Come avevo immagino sento i miei pantaloni stringersi man mano aderentemente alle mie gambe e soprattutto .. lì.
 
Che palle! Frustrata cerco di abbassarmi la magliettina con una mano mentre mi reggo sull'altra.
 
Sento sghignazzare qualcuno dietro, e prego sia per l'oca davanti, anche se sto già arrossendo.
 
Andiamo, la sua tutina rosa è molto più appariscente della mia tutta nera.
 
Dopo un paio di esercizi la prof ci permette di andare a giocare a calcio o pallavolo.
 
Pallavolo l'ho sempre odiata, quindi passo.
 
Mi dirigo a differenza di tutte le ragazze al campetto da calcio.
 
Vedo i ragazzi sbuffare al mio arrivo e stralunare gli occhi. Brutti scemi incompetenti. Non muovo un muscolo e faccio un sorrisetto per quanto siano prevedibili.
 
Poveri.Illusi.Maschilisti.
 
"Passami il pallone" dico perentoria a quello che deduco sia il capitano visto che ha fatto le squadre e ha il pallone sotto braccio: Ste'.
 
Tsk, e chi altrimenti?
 
Intanto il ragazzo in questione mi guarda con un sorrisino strafottente, certo che il mio mondo si possa ridurre a barbie e cose rosa.
 
Ahah.
 
Deciso a "umiliarmi" mi lancia il pallone, che prontamente afferro sul piede e che inizio a far palleggiare. Spinta da un senso di spavalderia tento di fare l'orologio, devo pur fare qualcosa che li convinca a non farmi entrare nel campetto di pallavolo. So che non resisterò molto con i palleggi perché le gambe stanno per cedermi per la corsa, quindi ora o mai più.
 
Elevo il pallone con una spinta un po' più forte e velocemente ci passo sopra il piede, facendoci poi atterrare il pallone perfettamente sopra, a quel punto può bastare e lo passo con un calcio a tizio che è rimasto imperscrutabile, caro posso ancora vedere la scintilla di sorpresa che hai negli occhi!
 
Mi guardo attorno e noto non solo i ragazzi a bocca aperta, ma anche le ragazze hanno smesso di palleggiare tra loro per guardarmi.
 
Abbasso lo sguardo in imbarazzo.
 
"Allora?" chiedo nel silenzio più totale titubante al capitano, prevedendo dal suo sguardo fisso sulla sottoscritta, il mio viaggetto verso l'altro campo.
 
Se poi aggiungiamo il fatto che io sia ebrea.. muovo il primo passo verso il campetto pieno di ragazze, sicura dell'esito finale. Che razza di deficiente, razzista, imbecille, maschilista, donnaiolo..
 
"In squadra con Marco, Leo, Thomas e Gabri" 
 
.. adorabile, dolce e profondo ragazzo!
 
lo guardo con occhi sgranati mentre mi sorride, strafottente, ma almeno mi ha permesso una mezz'ora di gioco e non di agonia.
 
 
 
A ME LO SGUARDO<3
Premettendo che è la prima volta che descrivo un'azione di calcio, se così si può chiamare, mi sono divertita un sacco a scrivere questo capitolo.
D'altronde io ODIO i momenti di imbarazzo in mezzo alla classe, è sempre così.
E capita solo a noi ragazze!! 
...per le gambe senza le ceretta, e per lo stretching, e minchia!
Soprattutto quando i proff non se ne rendono conto, come fosse la cosa più normale del mondo mettersi in estensione piegata davanti a sguardi altrui. *imbarazzoooo*
Almeno, a me è capitato..
La parte iniziale è.. bhe, pesante, il risveglio è sempre così a prescindere, ma ho cercato di sdrammatizzare il più possibile^_^
Fatemi sapere se vi è piaciuto, un beso
Lalla
  
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