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Autore: PinkyCCh    24/10/2013    6 recensioni
Cosa può accadere se un contratto stipulato anni prima da due nonni un po' pazzi, venisse fuori?
E se questo contratto implicasse un matrimonio combinato tra due ragazzi?
E se il ragazzo fosse uno stronzo cuore di ghiaccio ?
E se la ragazza invece fosse dolce e tranquilla, innamorata dello stereotipo del principe azzurro?
E se una fidanzata gelosa mettesse il proprio zampino?
Riusciranno Shin e Yamashita ad amarsi? O il destino vincerà?
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ice heart - cuore di ghiaccio'
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- Ricordi e situazioni pericolose - 





Pensavo di essere al sicuro in quella camera, in quelle quattro mura che sapevano di rose.
Volevo solo staccare la spina da tutto quello schifo. Volevo poter tornare a vivere come una ragazza normale. Frequentare amici, studiare, uscire, divertirmi e perché no? Trovare qualcuno che mi amasse per davvero. Cosa c’era di così sbagliato in me?
Mi avvicinai alla scrivania e mi sedetti sulla poltrona. Accesi il pc ed iniziai a cercare offerte di appartamenti. Il mio sguardo, però, si posò su quella fotografia accanto al monitor.
Fu come un fulmine a ciel sereno. Un flashback si insinuò nella mia testa.
 
 


 
 
Stavamo passeggiando sul lungomare, mano nella mano, come due perfetti fidanzatini.

“Yamashita - pronunciò il mio nome con una tale dolcezza- sai, dovremmo parlare.” Disse il ragazzo moro che camminava al mio fianco.

Forse, presagendo ciò che sarebbe capitato, il mio cuore iniziò a battere all’impazzata.

“D-dimmi Mark”cercai di sorridere con naturalezza.
“Ti voglio.” Lui si fermò di colpo e con fare serio, avvicinò il suo volto al mio.
“C-come?” Sgranai gli occhi incredula.
“Sì. Voglio che tu sia mia. Ti amo.” Disse risoluto il ragazzo, non staccando i suoi occhi dai miei.
“M-mark…” balbettavo peggio di una bambina.

Dio, ero al settimo cielo. Finalmente lui sarebbe stato mio!
Un bacio, il suo. Le sue labbra posate sulle. Com’erano morbide.
 


Ecco, ero ritornata alla realtà. Feci un lungo respiro per poi riperdermi nei miei pensieri.
 
 
Io e Mark. Mark ed Io. Sempre insieme, affiatati. Sembravano indistruttibili. Io mi sentivo indistruttibile.
La mia vita era perfetta.
Avevo amici, bei voti a scuola, una vita sociale niente male ed un fidanzato da mozzare il fiato.
Ma come ben si sa, ogni cosa bella presto deve finire e così anche il mio bel paradiso.
Eravamo seduti in un bar al centro. Sempre io e lui.
Lo guardavo incantata, come fossi una ragazzina in preda agli ormoni.

“Yamashita” questa volta il tono in cui mi aveva chiamata, era tutt’altro che dolce.
“D-dimmi amore…” Sobbalzai e lo guardai perplessa.
“Dobbiamo prendere strade diverse.” Disse voltando lo sguardo altrove.
“Eh?”lo guardai sbigottita. Che voleva dire?

Sospirò, quasi esausto dal mio non capire, difatti si alzò di scatto tirando un pugno sul tavolo del bar.
Mi limitai a guardarlo sorpresa. Che diavolo gli era preso?

“NON TI AMO Più CAZZO! COME DEVO FARTELO CAPIRE? PORCA PUTTANA. HO UN’ALTRA YAMASHITA. STO CON ASHLEY!”

Boom.
Mi sembrò di morire. Potevo sentire tranquillamente il mio cuore infrangersi in mille assurdi pezzetti. Non riuscii a controbattere, mi limitai ad alzarmi come in trance, prendere le mie cose e scappare via. Scappare, certo, come se avesse potuto aggiustare le cose. Ero sempre stata una vigliacca.
 



Il rombo di una moto mi ridestò dai miei tristi pensieri, così asciugando le lacrime che ormai avevano preso a fare il loro percorso, mi affacciai dalla finestra e vidi Shin. Sembrava davvero incazzato.
Un’agghiacciante brivido mi percorse la schiena. Sembrava davvero arrabbiato, dannazione. Che Ayumi gli avesse già raccontato tutto?
No, non potevo pensare che lei fosse così strega da riferire tutto a Shin.
I miei pensieri, però furono smorzati dalla furiosa entrata di Shin nelle mie stanze.
Fu un attimo. Lui,le sue mani, il muro ed io.
Era entrato come una furia e senza lasciarmi spiegare, mi aveva afferrata dai polsi e sbattuta contro il muro affianco alla finestra. Lo guardavo come se avessi visto un fantasma. Mi terrorizzava. Non riuscivo a parlare ne a guardarlo.
Deglutii a fatica, cercavo di parlare ma niente.

“Pensavo di essere stato chiaro con te!” sbraitò a due centimetri dal mio viso.

Ecco. Quella stronza gli aveva detto tutto.

“Shin, io posso..” cercai di parlare, di spiegargli come fosse andate veramente le cose.
“Non voglio sentire nulla cazzo! Mi hai davvero rotto il cazzo!” Continuava ad urlare, ma non lo sentivo più. Volevo piangere. Ah no, già lo stavo facendo.  Esausta da quella situazione, decisi di rispondergli a tono.
“FOTTITI SHIN! Io non ho fatto nulla, non sapevo che fosse dietro di me, e sinceramente non me ne fotte nulla! Ma sta tranquillo! Ho deciso di trasferirmi.
Almeno fino al matrimonio, così non ti vedo più!” Ecco, ora sì che mi sentivo soddisfatta. O almeno credevo. Solo in quel momento feci mente capace e mi accorsi della vicinanza di Shin. Era troppo vicino. Fin troppo per i miei gusti. Ad un tratto, mentre fissavo le sue labbra, mi venne in mente il nostro primo bacio e le parole che ne seguirono.


“Come vedi..sei solo una bambola con cui giocare e passare il tempo.”
 


Alzai lo sguardo fino ad incrociare i suoi occhi color cioccolato. Avrei voluto saltargli letteralmente addosso. Ma…ma un momento! Che diavolo andavo a pensare?
E Shin, con mio rammarico, sembrò accorgersene, infatti mi sorrise con fare malizioso.

“Che c’è? Vuoi un altro bacio?”sorrise ammiccando.

Ma che stava dicendo? Quel ragazzo sembrava soffrire di bipolarismo. Un attimo prima era stronzo e freddo e l’attimo dopo, giocava come niente fosse.

“M-ma..ma che diamine dici imbecille! “ cercai di difendermi, ma la realtà era ben diversa. Desideravo quelle sue labbra. Troppo morbide, troppo gustose, troppo carnali.
“Sta tranquilla, ti capisco. So bene di essere un gran figo!” sempre il solito sbruffone pieno di se.
“Sei il solito montato.” Ecco, la mia mente e la mia bocca erano fin troppo collegate.
“Forse. Eppure da ciò che percepisco, ti piaccio. E tanto anche.” Concluse sospirando ed assottigliando gli occhi.

Colpita e affondata. Da quando ero lì, giorno dopo giorno, avevo contratto una malattia. La malattia portavo il nome di SHIN. Ero completamente drogata da lui. Dal suo modo di fare. Ma forse fino a quel momento avevo solo negato a me stessa la realtà. D’altronde io chi ero? Nessuno.

“Shin, ti prego vattene.” dissi abbassando il viso per cercare di nascondere il rossore che ormai caratterizzava la mia faccia.
“Altrimenti?”disse lui alzando un sopracciglio.

Cosa voleva fare? Provocarmi?

“Shin ti prego vattene.” Supplicai con le lacrime agli occhi.
“No.” No? Ma che cavolo voleva?
“Sì.” Dissi, cercando di sembrare più autoritaria.
“No.” Andammo avanti così per non so neanche quanto tempo, finché non mi stancai ed urlandogli contro lo spinsi fuori dalla mia camera.

Quel ragazzo era in grado di urtare i miei nervi.
Porca zozzona.
 
 
 
 
 
 
 
Dei caldi raggi solari penetravano attraverso la finestra accanto al mio letto facendomi risvegliare dal mio profondo sonno.

“Uhmmm-uhmm…” mugugnai, siracchiandomi.

Un altro giorno era sorto.
Bene era giunto il momento di alzarmi ed affrontare quella faccia di bronzo di Shin.
Dopo la bisticciata della sera prima non ero neanche scesa per cenare, avevo una gran fame.
Mi infilai le mie pantofolone a forma di cagnolino e mi diressi verso il bagno che avevo in camera, mi infilai sotto  la doccia e ci rimasi per almeno 15 minuti. Mi asciugai per bene corpo e capelli mi vestii. Mi diressi verso le scale che portavano al salone principale, per poi entrare nella sala da pranzo. Una volta entrara in sala, ritrovai al tavolo Hiroshi totalmente assonnato. Era proprio tenero a prima mattina. Senza che me ne rendessi conto, lo stavo guardavo,sorridendo come un ebete.

“Buongiorno piccola.” Disse, regalandomi uno dei suoi meravigliosi sorrisi ed io mi sciolsi come neve al sole.
“B-buongiorno Hiroshi-kun!” esordì come una tipica gallina.
“Vieni, siediti!” m’invitò con un gesto della mano, a sedermi accanto a lui.

Iniziammo a mangiare ma di Shin neanche l’ombra. Feci un sospiro con aria sconsolata ed Hiroshi sembrò accorgersene.

“Non c’è. E’ già uscito.” Disse guardandomi di sottecchi.

Con un cornetto in bocca, lo guardai esterrefatta.

“Andiamo  Yama-chan. So che sei giù di morale perché Shin non c’è.” Si fece scappare un risolino divertito.
“No! MA CHE DICI! Ho dormito male stanotte, tutto qui!” tentai di difendermi.

Finimmo la colazione in un silenzio quasi tombale, gli unici rumori udibili, erano le nostre bocche che sminuzzavano il cibo e le forchette con i bicchieri. Era davvero imbarazzante.
Come ogni mattina, finita la colazione, ci dirigemmo verso l’università. La strada ormai la conoscevo a memoria, i miei piedi camminavano di comando. La mia mente, tuttavia, continuava a pensare a Shin. Dove sarebbe potuto essere a quell’ora? E con chi? Con lei?
Toh, che bello. Di nuovo quel groviglio all’altezza dello stomaco.
Odiavo la mia gelosia. Lui non mi apparteneva. Per niente.

“Smettila di dannare la tua anima per mio fratello. “ disse Hiroshi, continuando a camminare senza guardarmi.
“Ma che dici! - sentii le mie guancie andare letteralmente in fiamme- Non è così, sono solo preoccupata. Non è da lui uscire così presto!” tentai di giusti fare il mio stato pietoso.
“Tu dici? Non lo conosci per niente piccola.” Sembrava piuttosto divertito.
“Eh?” non riuscivo a capire dove volesse arrivare con quelle sue parole.
“Niente, lascia perdere. Su entriamo! “ disse indicandomi il cancello d’ingresso dell’università.

Annuii e lo seguii dentro l’edificio. Una volta giunti al parco centrale che faceva un po’ da centro tra i vari padiglioni, io ed Hiroshi ci salutammo, ognuno diretto nella propria facoltà.
Mentre camminavo sovrappensiero, ad un tratto vidi un uragano scagliarsi addosso.

“BUOOOOOOOOOOOOOOOONGIOOOOOOOOOOOORNOOOOOO YAMAAAAAAAAA!” Cavolo, Kaname, mi aveva stonato un orecchio!
“Ma dico sei impazzita? Che ti prende?” squittii con faccia sbigottita.
“Sono felice! Sono felice! Settimana prossima c’è l’escursione alle terme Hoki. Tu non sei contenta? Eh? Eh? Eh?” Mi guardò con quegli occhioni da cucciolotta che tanto mi facevano tenerezza.
“A dire il vero non sapevo nulla di questa novità!” le risposi con non curanza.

Tuttavia, mentre Kaname stava per rispondermi, la vidi irrigidirsi e così colta dalla mia curiosità mi girai.

La Rosa.

Erano i famosi cinque ragazzi bulletti, ed erano tutti pieni di lividi.
Al centro c’era Shin. Il mio Shin. Aveva un occhio nero e del sangue raggrumato  all’angolo destro della bocca.
Istintivamente mi posai la mano destra sulla bocca.

Paura.
Che cosa hanno combinato?  La mia mente continuava a viaggiare e creare possibili ipotesi.

Appena mossi un passo nella sua direzione, vidi Shin incenerirmi con lo sguardo. Aveva capito le mie intenzioni, quindi mi ritrassi. Mi limitai a guardarlo ammutolita.
Ma dannazione, volevo sapere cosa gli era successo! Ne avevo tutti i diritti!
Vero?
Vero?
VERO?
Dio, come mi sentivo frustrata. Non sapevo neanche io cosa volevo fare. Era giusti impicciarsi dei suoi affari?
Era il mio fidanzato!
Cioè, si, no..in un certo senso lo era.
Lo sentivo davvero mio, o almeno lo speravo.
Presi il coraggio a 4 anzi no a 20 mani e decisi di seguire Shin ed i suoi amici.
I ragazzi proseguirono lungo il corridoio, per poi salire delle scale e ritrovarsi sulla terrazza della scuola.
Mi nascosi dietro la porta appena socchiusa. Aguzzai l’udito e rimasi lì, attenta ad ogni loro spostamento o mutamento della mimica facciale.

“Allora Shin? Come dobbiamo comportarci ora con Shooter? “ a parlare fu Kyle. Il ragazzo che frequentava la mia stessa classe.
“Shin? “ a parlare fu un ragazzo alto su per giù 1.85, spalle larghe, quasi quanto Shin. Occhi colore della pece, così come i suoi capelli. Tutto sommato era un bel bocconcino.
“Deve morire quel bastardo.”ad intervenire fu un terzo ragazzo. 1.70, muscoli ben definiti e simile agli altri due ragazzi.
“Shane- disse il ragazzo dagli occhi color pece(ok una cosa l’avevo capita, occhi color pece si chiamava SHANE!)- non possiamo fare nulla se Shin non si decide ad aprire quella boccaccia!”
“Lo so Mark, ma se non si decide a parlare.” Rispose di rimando Shane.
“Mi avete stancato” intervenne finalmente Shin.
“Shin, ma scusa hanno osato mettere piede nel nostro territorio e poi…” intervenne nuovamente Mark.
“E poi un cazzo. Questa sera andremo nel loro covo e li facciamo fuori.” Controbatté Shin, molto duramente.

Un brivido percorse la mia schiena. Farli fuori? Ma cavolo stava scherzando, vero? Ma, forse mi sbagliavo.

“Perfetto!” esordì Kyle.
“Oh-oh ragazzi – prese la parola Shane - avete visto la nuova arrivata? Massì l’occidentale!” si stava riferendo forse a me?
“Ammazza che bocconcino. Una botta gliela darei!”Mark pronunciò quelle parole che mi fecero gelare il sangue, con una naturalezza disarmante.
“Calma i bollenti, credo che quella sia una preda di Shin già.” questa volta fu Kyle a parlare, girandosi a guardare Shin.
“Non me ne fotte un cazzo. Potete scoparvela anche tutti e tre per quanto mi riguarda.” Sputò velenoso quel bastardo di Shin.

Boom.
Una lama aveva appena trafitto il mio povero cuore. Lo odiavo a quell’ebete! Se la meritava proprio una stregaccia come Ayumi.

“Quando poi la smetti di spiarci, avvisaci mocciosa.” Riprese a palare il bastardo, scostando los guardo nella direzione del mio pseudo-nascondiglio.

Scoperta.

Shin  mi aveva scoperta. Ormai priva del mio nascondiglio, decisi di uscire allo scoperto.

“S-scusatemi... “pronunciai con un filo di voce tremante e torturandomi le dita delle mani.
“Oh!- esordì Shane - parli del diavolo e spuntano le corna!” Lo vidi avvicinarsi a me. Inizia a deglutire ricordando il discorso che stavano facendo su di me fino a poco fa.

Fu un attimo, una mano bloccò l’avanzata di Shane verso di me.

“Lasciala perdere, abbiamo cose più importanti a cui pensare ora.” intervenne Shin. La sua espressione fredda e dura, le sue labbra perfettamente assottigliate ed il suo sguardo di ghiaccio. Non potetti fare a meno di constatare quanto fosse sempre più bello.

I miei pensieri furono interrotti proprio da lui.

“Dopo, sai dove, dobbiamo parlare. E vedi di tenere chiusa quella boccaccia almeno stavolta.” Detto questo, fece un cenno con la testa ai ragazzi e se ne andò, lasciando chiudere la porta che portava alla terrazza, alle mie spalle.

Tirai un sospiro di sollievo e lasciai cadere le mie spalle lungo la porta.

“Devo scoprire dove andranno stasera! Devo seguirli.”
 
 
 
 
 
 


 
   
 
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