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Autore: DanzaNelFuoco    24/10/2013    1 recensioni
Questa ff ha partecipato al contest "Poesie in prosa" indetto da AmahyP sul forum di efp e si è classificata ottava.
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. (...)
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Giochi di sguardi e gradini di scale. E troppo poco tempo per capire veramente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin | Coppie: Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Lettere sulle lapidi'
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Milioni di scale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue. 

 (Eugenio Montale)
 
Tu ed io siamo sempre stati insieme, amico.
Ricordo la prima volta che ci siamo incontrati. O meglio scontrati. Non credo di aver mai usato parole tanto dure con te come quel giorno. Il motivo non lo ricordo nemmeno, è passato così tanto tempo.
Avevamo già capito di non essere destinati a essere amici. C’è mancato così poco. Ci sarebbe bastato così poco tempo. 
Ma che dico! Sembro un vecchio rancoroso e non è certo colpa tua se te ne sei andato proprio mentre il nostro cammino stava per finire, per arrivare alla meta. Quegli sguardi, a Grimmauld Place, io so che significavano qualcosa. I nostri sguardi hanno sempre significato qualcosa.
Quanto tempo ci siamo guardati in cagnesco dopo il nostro primo incontro sul treno? Quanto hai incrociato le dita durante lo smistamento perché non finissi a Grifondoro? Quanto hai imprecato quando hai scoperto che saremo stati compagni di stanza?
Non so quante volte ho sceso e risalito le scale del dormitorio perché mi nascondevi le cose e dovevo cercarle. Tre mesi. Tre mesi in cui tutte le sere ti mandavo degli accidenti scendendo quelle scale che poi ho finito per amare. Tre mesi culminati nella più grande sfuriata nella storia dei dormitori di Grifondoro e nella più grande caccia al tesoro alla ricerca di non mi ricordo più cosa. Ma ricordo che eravamo fianco a fianco a rivoltare i cuscini di ogni poltrona della Sala Comune. Ricordo che mi hai messo in mano con sgarbo il quaderno – o era una agenda?- dicendomi che non l’avevi nascosto tu.
In fondo se siamo diventati amici è stato merito di Peter. Peter che mi nascondeva le cose per poter copiare i miei temi. Peter che alla fine ci ha traditi tutti. Senza che io me ne accorgessi. Tu, invece. Tu hai capito tutto.
Come ho potuto essere così cieco?
Se mi fossi accorto, forse saresti al mio fianco. Abbracciato a me, come sempre sarebbe dovuto essere e come non abbiamo potuto.
Come dico al mio migliore amico che lo amo? Ci vuole tempo. Forse me ne sono preso troppo.
Tutti quegli anni ridendo e scherzando, senza accorgerci di essere così vicini. Non ci abbiamo mai fatto caso, non ce n’era motivo. Mi spiace di non essermene accorto prima. Tutto il tempo che abbiamo passato insieme rimarrà solo nella mia memoria, ora che sono rimasto solo.
Ricordo gli scherzi che organizzavamo noi quattro, tu e James eravate impossibili. Quanti punti abbiamo fatto perdere a Grifondoro? Quella volta che la McGranitt ci beccò fuori dalle camere perché ti eri incastrato in quel gradino maledetto mentre io e James cercavamo di tirarti fuori in vano.
Ora che ci penso tutta la nostra vita, tutti i nostri momenti migliori, tutto di noi è legato a una rampa di scale.  
Scale che abbiamo salito e sceso tra una lezione e l’altra, ridendo sguaiatamente.
Scale che abbiamo percorso nel mezzo della notte in religioso silenzio per non farci vedere dal custode.
Le stesse scale su cui mi hai bisbigliato che sapevate del mio problema. Del mio piccolo problema peloso.
Scale percorse di notte sotto il mantello dell’invisibilità, scale per salire alla Stamberga Strillante, scale a Grimmauld Place.
Scale ovunque.
Adesso salgo al piano di sopra ed entro nella tua camera. E salgo da solo ed entro in una stanza vuota.
Ripenso all’ultima volta che ho toccato questo corrimano, correndo al piano di sotto, mentre tu mi raggiungevi. Quelle parole non dette, mentre mi lasciavi il braccio e tornavi sui tuoi passi, dicevano tutto.
Entrambi sapevamo e siamo stati ciechi. Non abbiamo voluto vedere quanto sarebbe potuto essere facile. Abbiamo preferito soffrire da soli che essere felici insieme, forse perché ci siamo abituati a patire in solitudine.
Tu ci hai provato, non hai avuto il coraggio, ma io sarei dovuto venirti incontro. E invece ho proseguito nella mia cecità.
Hai sempre visto più di me, Sirius, e adesso non vedi più.
 


 
  
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