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Autore: Notteinfinita    24/10/2013    3 recensioni
L'ennesima missione attende Martin Mystére e la sua squadra...ma saranno capaci di affrontarne le conseguenze?
*****
Dal primo capitolo:
«Nelle ultime settimane si sono verificati diversi casi di manufatti stregati o maledetti.» spiegò la donna «Inizialmente si era pensato ad una casualità ma poi ci siamo resi conto che le coincidenze erano troppe.»
«E avete scoperto che la causa è di una super-razza di alieni che ha deciso di controllarci tramite questi manufatti!» concluse Martin che, rianimatosi, era saltato sulla scrivania di M.o.m guadagnandosi uno sguardo omicida dalla donna.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diana Lombard, Martin Mystère, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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NDA:Le prime righe riprendono il capitolo precedente

 

Preoccupato, Martin chiamò il Centro; c'era decisamente qualcosa che non andava in quel monile.

Trascorsi pochi attimi, un varco si aprì in una delle pareti e M.o.m, insieme a Billi e ad alcuni agenti del Centro, fecero il loro ingresso.

Martin si avvicinò loro per illustrargli la situazione quando un urlo lanciante attirò la loro attenzione.

Voltatisi video Diana a terra che si contorceva circondata da una strana aura di energia.

Immediatamente le si avvicinarono e , proprio in quel momento, la ragazza si rialzò in ginocchio, stringendo al petto il braccio cinto dal bracciale ed emettendo un nuovo spaventoso grido.

In un attimo l'aura che l'avvolgeva si fece spaventosamente forte e, mentre uno stridio strozzato le sfuggiva dalle labbra, due candide ali si materializzavano sulla sua schiena.

Martin si slanciò in suo soccorso ma venne trattenuto da M.o.m

«Non toccarla, non sappiamo come potrebbe reagire né se può in qualche modo contagiarci.» spiegò. «Agente Lombard, come si sente?»

La ragazza cercò di rispondere ma tutto ciò che fuoriuscì dalle sue labbra fu un suono simile al verso di un rapace. Rivolse quindi un'occhiata spaventata alla donna.

«Agente Brown, porti una gabbia contenitiva.» ordinò M.o.m ad uno degli altri agenti venuti con lei e che si erano intanto occupati dell'arresto del negoziante.

«Subito M.o.m.» rispose l'uomo sparendo nuovamente nel portale da cui erano arrivati.

«Ma la gabbia è proprio necessaria?» chiese Billi.

«Si, purtroppo.» rispose la donna «Mi dispiace Diana.» continuò, rivolta alla ragazza.

«Ecco la gabbia.» disse l'agente Brown, avvicinandosi.

«Ce la fa ad entrare da sola?» chiese.

Diana fece cenno di, consapevole di non poter più parlare, quindi, con gambe malferme, entrò nella gabbia lasciando che M.o.m la chiudesse all'interno.

Il gruppo si trasferì immediatamente al Centro dove Diana venne sistemata in una camera contenitiva che avrebbe permesso di tenere sotto controllo i parametri vitali.

«Agente Lombard faremo tutto il possibile per scoprire come farla tornare normale.» la rassicurò M.o.m, dando nel contempo un'occhiata al pannello di controllo della stanza con aria accigliata. «Adesso introdurrò nella camera uno scanner. Deve appoggiarci il polso col bracciale, così potrò analizzarlo.»

Facendo seguire le azioni alle parole, la donna fece una scansione del bracciale, estrasse il dischetto con i risultati e si avviò all'uscita.

«M.o.m, cosa possiamo fare per aiutarla?» chiese Martin, avvicinandolesi, preoccupato e fiancheggiato da Java e Billi.

«Statele accanto. Io vado ad interrogare il proprietario del negozio e ad analizzare i dati.»

Rimasti soli, i tre si avvicinarono alla gabbia.

«Non preoccuparti Diana, M.o.m risolverà tutto.» le disse Billi, cercando di sorriderle.

La ragazza si avvicinò al vetro, poggiandovi sopra la mano.

I tre, a loro volta, poggiarono le loro mani in corrispondenza della sua nel tentativo di darle forza.

Un singulto le salì alle labbra fuoriuscendo, anche stavolta, sotto forma di uno stridio. Nel sentirlo, Diana si portò le mani alle labbra e, con un battito di ali, si rifugiò in un angolo della gabbia.

«Diana no triste!» la esortò Java.

Martin, intanto, si era lasciato scivolare a terra ed aveva nascosto il volto tra le mani.

«La scatola, dobbiamo recuperare la scatola!» urlò, d'un tratto, balzando in piedi.

«Che scatola?» chiese Billi.

«Il bracciale era contenuto in una scatola. Quel disgraziato ce l'ha lanciata addosso e ha colpito Diana. La scatola si è rotta e il bracciale si è attaccato al polso di Diana.» spiegò Martin «Billi devi aprirmi un portale per tornare al negozio, magari sulla scatola c'è spiegato come farla tornare normale!»

«Subito!» rispose il piccolo alieno, eseguendo immediatamente.

«Diana vado al negozio, vedrai che si risolverà tutto!» urlò Martin in direzione dell'amica prima di saltare nel portale.

 

 

Intanto, in una cella del Centro, il proprietario del negozio veniva torchiato da una infuriatissima M.o.m.

«Signor Black, non mi costringa a rendere il suo soggiorno qui un inferno.» lo minacciò. «Dove ha preso quei manufatti? Me lo dica!»

L'uomo si limitò a volgere il capo di lato, come se la cosa non gli importasse.

«L'ha voluto lei, vuol dire che passeremmo ai metodi duri.» annunciò, tirando fuori dalla tasca del camice una siringa. «Questo è un siero della verità, il Governo non lo usa perché è altamente tossico e uccide in pochi giorni colui a cui viene iniettato ma qui nessuno dirà nulla se lo utilizzo.»

L'uomo, a quelle parole, sbiancò di colpo.

«Lei non può, è illegale!» protestò, iniziando a sudare freddo.

«Si che posso, qui la legge sono io.» lo corresse M.o.m con sguardo duro, iniziando a togliere il cappuccio all'ago.

«Le dirò tutto ma mi risparmi!» pregò l'uomo.

La donna sorrise e ripose la siringa.

«Quando aprì il mio negozio non riuscivo ad attirare molti clienti. Ero disperato. Un giorno mentre ero a caccia di funghi nel bosco vidi una grotta. Vi entrai e trovai alcuni forzieri pieni di strani oggetti. Me ne sentì stranamente attratto e così li portai al negozio. Da allora i miei affari andarono migliorando di giorno in giorno.» raccontò «Temevo, però, che qualcuno mi chiedesse dove avevo preso quegli oggetti. Così, per guadagnare il più possibile nel minor tempo, iniziai a vendere i manufatti anche ad altri negozi. Sentivo che c'era qualcosa di sinistro in quegli oggetti ma la mia fame di denaro ebbe la meglio.»

«Quindi non sa dirmi nulla degli oggetti.» dedusse.

«No. Erano nascosti in una grotta nel bosco a sud della città. Non so chi ce li abbia nascosti né perché ma la prego, non mi uccida!» supplicò l'uomo.

«Purtroppo non mi è concesso.» ringhiò lei.

«Ma il siero?» domandò lui, confuso.

«È solo cortisone, il mio cane ha bisogno di cure.» lo rassicurò «Per colpa sua un mio agente è stato colpito da una maledizione. Era necessario farla parlare, ad ogni costo.» spiegò.

M.o.m uscì dalla cella schiumando di rabbia.

«Dobbiamo tornare al negozio.» annunciò ai due agenti che erano con lei durante l'interrogatorio, quindi aprì un portale e lo attraversò.

Giunta dall'altra parte si trovò davanti Martin che portava tra le braccia dei pezzi di legno.

«Agente Mistère, che ci fa qui?»

«Il bracciale era contenuto in una scatola, ho pensato potesse essere utile, così sono venuto a recuperare i pezzi.» spiegò.

«Visto che è qui mi ci darà una mano a cercare i forzieri che contenevano gli oggetti per capirne la provenienza.»

Nonostante la baraonda presente nel retro del negozio, i forzieri furono facilmente ritrovati nascosti sotto un telo.

Dopo un'attenta analisi, M.o.m annunciò che si trattava di forzieri appartenuti a dei pirati ma che non davano nessuna indicazione sulla provenienza degli oggetti.

Sigillato il negozio, in attesa di recuperare tutti gli oggetti maledetti, M.o.m, Martin e gli agenti del Centro si recarono nel bosco, nella speranza di trovare, almeno nella grotta, qualche indizio.

Nonostante le indicazioni vaghe del signor Black, dopo circa mezz'ora riuscirono a trovare la grotta.

«Occhi aperti, non sappiamo cosa potremmo trovare.» avvisò M.o.m.

Messi gli occhiali Alfa, entrarono nella grotta.

Dopo aver camminato per un po', notarono su una parete delle strane figure.

M.o.m si avvicinò per studiarle meglio.

«Ci siamo.» annunciò. «Questi simboli fanno parte del codice segreto dei pirati. Avvisano di tenersi lontano dalla grotta perché vi sono nascosti degli oggetti maledetti.»

«E poi?» chiese Martin, ansioso.

«Non dice altro, è solo un avviso.» rispose M.o.m «Purtroppo neanche la scansione del bracciale ha dato risultati. La nostra unica speranza rimane quella scatola.»

Usciti dalla grotta, la donna aprì il portale per rientrare al Centro.

Giunti dall'altra parte, M.o.m si fece consegnare i resti della scatola.

«M.o.m?» la chiamò Martin, senza il coraggio di aggiungere altro.

«La salveremo!» assicurò la donna, anche se gli occhi lasciavano trapelare la sua preoccupazione.

Mentre M.o.m raggiungeva il laboratorio, Martin tornò da Diana.

Appena entrato, vide Java e Billi seduti in un angolo che parlottavano sottovoce. Girato lo sguardo verso la cella, poté vedere Diana rannicchiata sul letto, addormentata.

«I dottori hanno detto che la trasformazione in angelo le fa consumare tantissime energie.» spiegò Billi «Se non troviamo presto una soluzione le sue forze vitali si esauriranno.»

«Tu cosa avere trovato?» chiese Java.

«Ho trovato la scatola, l'ho già consegnata a M.o.m. La sta analizzando. Adesso possiamo solo aspettare.» spiegò Martin, avvicinandosi al vetro della cella.

“Resisti Diana, ne verremo fuori”.

 

 

  
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