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Autore: _Schwarz    26/10/2013    1 recensioni
Poi, un giorno, due piedi si fermarono davanti ai suoi occhi bassi, che si alzarono lentamente, osservando la figura forte del giovane uomo di fronte a lui. Poi arrivò al viso, gli occhi dell’uomo lo guardano, e Haku, per la prima volta dopo mesi, esistette. E per quell’uomo, Haku lo capì immediatamente, sarebbe esistito sempre. Fino alla fine.
[Questa storia ha partecipato al Matrioska Multicontest indetto da Deidaradanna93 sul forum di EFP, qualificandosi sesta.]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Haku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Non c’era davvero nessun altro?





Naruto era infuriato. Perché quel ragazzo doveva per forza stare dalla sua parte?
<< E’ davvero quel bastardo l’unica persona importante per te? Non c’è davvero nessun altro? >>.
Haku, di fronte a lui, rimase a fissarlo e disse << Avevo delle persone veramente importanti per me… Molto tempo fa… I miei genitori. >>.



Il bimbo con i lunghi capelli neri alzò gli occhi dalla neve per guardare verso i genitori. Sua madre e suo padre lo osservavano sorridendo vicini. Il piccolo tese le mani verso lei, con una sola, pressante richiesta nello sguardo: avvicinati mamma.
Lei comprese subito il messaggio e, lasciando la mano del marito, si avvicinò al suo bambino, il suo Haku: lo abbracciò e rabbrividì per le mani fredde del piccolo.
<< Ti voglio tanto bene, mamma. >> sussurrò lui, e la giovane sorrise radiosa << Anch’io Haku, tantissimo. >>.
Poi entrambi sentirono delle braccia calde e protettive avvolgerli e, voltandosi, videro il sorriso luminoso del padre. << Vi voglio bene. >>.




<< Una volta c’erano loro. Ora non ci sono più. >>



Non era stata una bella giornata. La mamma lo aveva sgridato per aver giocato col ghiaccio e il papà non era ancora tornato. Il bambino sentiva i singhiozzi strozzati della madre dall’altra stanza e ricordava le sue parole << Mi dispiace, è colpa mia. E’ tutta colpa mia. >>.
La porta d’ingresso sbatté e il ragazzino sussultò, mentre i singhiozzi si fermavano all’improvviso. << Oh caro, sei tornato tardi oggi. >> disse la donna. Dopo un breve silenzio Haku si alzò da terra e socchiuse la porta della sua stanza.
I suoi genitori erano uno di fronte all’altra, sua madre teneva un piatto appena lavato in mano, mentre suo padre aveva uno strano sguardo opaco. Improvvisamente, il padre afferrò un coltello dal ripiano della cucina: i suoi occhi pieni di rabbia, odio e paura si spostarono sulla moglie e, mentre quella urlava terrorizzata e lasciava cadere il piatto, l’uomo la colpì con il coltello una, due, tre, tante volte, fino a che le urla non si spenserò del tutto e lei cadde a terra con un tonfo sordo.
Haku smise di  respirare, sua madre era a terra, coperta dal sangue. Quello stesso sangue che usciva anche a lui quando cadeva e si faceva male. Ma a fare male alla mamma era stato suo padre. L’uomo, dopo aver fissato per alcuni secondi il corpo della moglie, si voltò verso la stanza del figlio, lacrime calde e lucenti scorrevano sul suo volto mentre si avvicinava e apriva la porta.
Il ragazzino strisciò sul pavimento, ma l’uomo lo afferrò per un braccio e, voltandosi, Haku vide il coltello che calava verso di lui. La sua mente si svuotò completamente e fu l’istinto l’unica cosa che lo guidò mentre il ghiaccio formava uno scudo tra lui e il coltello.
Poi lo scudo si spezzò in tanti spilli acuminati, che volarono verso il padre: l’uomo cadde a terra grondante di sangue. Ed era stato Haku a fargli male, come lui l’aveva fatto alla mamma.




<< Dopo la loro morte, ho capito la cosa più dolorosa. >> disse Haku.
<< La più dolorosa? >> chiese Naruto in un sussurro e l’altro rispose << Ho capito che in questo mondo io sono indesiderato. >>



La fame era l’unica cosa che lo mandava avanti, ormai solo l’istinto lo salvava dalla morte.
Era solo un bambino, che tra i volti delle persone che gli passavano accanto senza guardarlo, cercava i volti dei suoi genitori. Nessuno, però, lo guardava, come se fosse invisibile, come se non esistesse. Passarono i giorni, le settimane e, infine, i mesi. Il bambino crebbe, i suoi capelli si allungarono e la fame e il freddo deperirono il suo corpo.
La gente continuava a non guardarlo, e anche lui si convinse di non esistere.
Poi, un giorno, due piedi si fermarono davanti ai suoi occhi bassi, che si alzarono lentamente, osservando la figura forte del giovane uomo di fronte a lui. Poi arrivò al viso, gli occhi dell’uomo lo guardavano e Haku, per la prima volta dopo mesi, esistette. E per quell’uomo, Haku lo capì immediatamente, sarebbe esistito sempre. Fino alla fine.




<< Ma perché segui Zabuza? Perché proprio lui? >> chiese Naruto irato.
<< Perché lui mi ha fatto scoprire che ero una persona con un’abilità innata. Quell’abilità che tutti odiavano, lui la desiderava… >> disse Haku, e dai suoi occhi sgorgarono lacrime.



<< Da oggi la tua abilità è mia, seguimi. >>.



<< Ero così felice. >>.



Fissavano il villaggio della Nebbia, Haku e Zabuza, ormai era da un anno che vivevano assieme, e Haku era vivo dopo mesi di non esistenza, di fame e dolore.
<< Haku, ora dobbiamo andarcene, ma alla fine torneremo e conquisteremo il villaggio. Però io ora non ho bisogno di consolazione ma… >> Haku alzò lo sguardo verso il suo padrone, la sua ragione di vita << Lo so, non si preoccupi. Io sono l’arma del signor Zabuza. Per favore, tenetemi al vostro fianco come vostro strumento. >>.
Zabuza sorrise sotto le bende << Bravo, ragazzo. >>.




Haku alzò lo sguardo impassibile e sussurrò << Naruto, ti prego, uccidimi. >> e, contemporaneamente, pensò “No non c’è nessun altro.”.
   
 
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