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Autore: xkeepituglyx    26/10/2013    1 recensioni
Un incontro tra uno studente perennemente solo e misantropo e una persona inaspettata può dare chiarezza in una mente accecata dalla rabbia
Questa storia è vera, è accaduta qualche tempo fa, anche se può sembrare strano ;)
Vi prego di andare a vederla, è corta e non troppo pesante, spero vi piaccia :)
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È una delle solite giornate. Finita scuola, ti trascini fuori dal cancello, assonnato e con dolori ovunque, causa allenamento della sera prima, perennemente incazzato col mondo. La musica rabbiosa pompa nelle orecchie a tutto volume estraniandoti completamente da chi ti sta attorno. Ma vedere la gente intorno a te che chiacchiera allegramente - come fanno tutti, sempre- da fastidio. Parecchio. Perchè tutta quella gente è sconosciuta. Studi in questa maledetta scuola da un sacco di tempo e ancora nessuno - nessuno- ti ha chiesto come stavi, di sua spontanea volontà, nonostante tu ti sia impegnato per diverso tempo. 
Fanbagno.
E poi vedi i tuoi compagni di classe - ti conoscono bene, loro - e fanno finta di niente - tu non ci sei - e continuano a parlare tra di loro. Questo non è solo fastidio, è rabbia, rabbia contro chiunque vedi intorno a te intento a parlare o a messaggiare. Pensi solo una cosa. 
Tutte troie.
Tutti coglioni.
Ma ti senti subito in colpa. Butti lo zaino a terra sbuffando, appoggiandoti alla ringhiera, attirando così l'attenzione di chi ti circonda, che imbarazzato si gira subito dopo, ridacchiando, e aspettando che un pullman ti riporti finalmente a casa, dove la solitudine non ti può ferire. 
Di fianco a te, lei, la prof di italiano. È una tipa strana, super intellettuale, pelle e ossa e fumo, che sembra che viva unicamente sui libri, immersa in una coltre di fumo, senza nemmeno alzarsi per mangiare. Che vita. 
Però è simpatica. 
Sembra che ti capisca, quando si gira, dopo aver sentito il tuo zaino sbattere sulle sbarre di quella prigione di scuola, ti guarda con gli occhi tristi, sembra che provi pena, che sia dispiaciuta per te - tanto non può farci nulla - ma in fondo a quello sguardo trovi anche il suo sostegno, la sua fiducia nei tuoi confronti, che aveva esplicitamente rivelato il primo giorno di scuola, affibiandoti il titolo di secchione di classe. Ma in effetti in quel branco di figli di buona donna non hai mai trovato nessuno di cui l'opinione valesse qualcosa, e quei pochi a cui davvero tenevi ti guardavano allo stesso modo, qualcuno addirittura con ammirazione. 
Ma non hai mai accettato la loro stima. 
Non meriti la loro ammirazione, solo per una buona rendita a scuola, hai il terrore di deluderli, di tradire quella loro fiducia. E allora ti richiudi in te stesso e non parli, per non farti accettare - di proposito - in modo da concentrarti solo sui tuoi obiettivi. E i tuoi sogni. È tutto più facile senza il peso della fiducia. Ma è anche più insipido. Mentre la tua mente è ancora offuscata dalla rabbia cieca, quell'esile donna si avvicina, con la curiosità dipinta sul volto. 
"Ma hai un capello sul viso o me lo sono sono immaginata?"
Lei inizia a muovere le mani, e solo in quel momento tra le sue dita si materializza un  filo sottile, iridescente, che in effetti sembra un capello.
"Sarà solo una ragnatela..."
"Ma è bellissima..."
Esibisce uno dei sorrisi più sghembi, sinceri e belli che tu abbia mai visto. 
In quel momento sembra una bambina, che ha scoperto il trucco del mago, e ha trovato il filo delle sue emozioni. Lo sfiori, si muove, e inizi a spostarlo, con l'aiuto di lei, che con gesti materni, ti libera da quella rete sottile, al contempo bellissima. Le sorridi e ti volti, in attesa del pullman. 
Il suo è appena arrivato, e lei se ne è appena andata. Realizzi con cautela quello che è successo. Prima di allora una ragnatela faceva paura, schifo, ma ora che lei l'ha illuminata la vedi sotto una luce completamente diversa. È il filo che conduce dalla realtà al sogno, sottile e vulnerabile, tanto irreale che non ti accorgi della sua presenza. 
Quello stacco troppo forte dalla rabbia cieca di prima e la serenità, accentuato dal cambio di una musica melodica e triste, ti coglie di sorpresa. Ti riporta bruscamente alla realtà. Fuori da scuola non c'è più nessuno - pochi - sono saliti tutti su quel pullman. Ora nessuno chiacchiera più, i compagni sono andati via, e il silenzio regna per il vialone. 
Una tristezza incredibile ti colpisce. Le lacrime salgono agli occhi velocemente, le labbra tremano. Perchè? È una reazione assurda, l'ultima che pensavi che potesse arrivare, un po' come le poche battute di prima, mai ti saresti aspettato di parlare umanamente con un prof fuori dalla scuola. Sali sul pullman - finalmente - ancora confuso, e stordito. Ti siedi infondo, da solo, in cerca di risposte. Una donna che vedi tutti i giorni ti ha riportato un po' di sollievo da un'agonia quotidiana di rabbia cieca e solitudine. Domani tutto sarà tornato come prima, ma assaporare quei dolci minuti, cullata dalle curve del tragitto, è l'unica cosa da fare, per lenire le ferite dei giorni prima. Il cielo non è così grigio come sembrava. Dentro ci sono varie sfumature. Nero. Bianco. E un giorno, dopo la pioggia, magari ci sarà anche l'azzurro.
  
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