Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Kastel    26/10/2013    2 recensioni
Ovvero, il percorso di Akashi e Kuroko che faranno insieme, tra insegnamenti vecchi e scoperte nuove.
Perché non è solo il passato, quello che conta.
E che spirito, si poteva osservare! Non solo così vanitoso da abbellirsi di kimoni di primissima qualità, ma anche così sottilmente furbo nel comprendere che basta l'etichetta per poter dimostrare la propria potenza! Così dannatamente attaccato ai giovani da rendere le vite di due di loro un mezzo inferno!
Né Akashi né Kuroko potevano comprendere, prima del loro incontro che è il punto di partenza di questa storia, quanti e quali danni avessero fatto due donne troppo simili nell'essere state cresciute come portatrici di una tradizione ferrea.

[Coppia: AkaKuro]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Non esiste virtù nella curiosità. Anzi, c'è caso che sia addirittura la voglia più immorale che un uomo può racchiudere in sé.
Yukio Mishima, Confessioni di una maschera 


Mia madre aveva una bambola bellissima.
Sembra assurdo pensare che una donna adulta potesse giocare ancora con dei balocchi, eppure nei pochi ricordi che ho di lei la vedo sempre alle prese con questo bambolotto dai capelli rossi e gli occhi ambrati, divertendosi a metterlo in tutte le posizioni possibili ed immaginabili.
Eppure, nonostante sarebbe dovuta essere una cosa divertente, non ho mai visto mia madre sorridere, neanche una volta. Ripensandoci adesso, la vedevo spesso piangere in camera, con accanto quella meraviglia che pareva la copia perfetta di un bambino. E non uno qualunque. Doveva avere proprio dei gusti strani per voler replicare il proprio figlio con la plastica e la porcellana.
Ogni tanto anch'io andavo a giocare con quel bambino che non era tale, anche se spesso ci rinunciavo perché ovviamente un oggetto inanimato non può reagire. Immaginate cosa ciò possa significare per un bambino se non possiede una fantasia così smisurata da tramutare quell'immobilità in un vantaggio. E, se devo essere sincero, non è una dote che mi appartenga. Preferisco essere coerente con la realtà e spaziare solo su ciò che posso controllare.
Ancora oggi ricordo il nome con cui mia madre chiamava quella bambola senza vita.

 

 

“Hibiki...”
La sveglia, nonostante il tono allegro e alto con cui avvertiva il giovane che era ora di alzarsi, non riuscì a coprire quel nome, che rimbombò nelle orecchie del giovane con forza e insistenza.
Chissà perché aveva ripensato a quella vecchia bambola. E chissà dov'era finita, tra l'altro. Probabilmente buttata insieme ad altri ricordi e oggetti della madre.
Si mise seduto stiracchiandosi, facendo mentalmente una lista delle cose che avrebbe dovuto fare durante la giornata.
Alzarsi. Andare a salutare la madre. Fare colazione. La scuola. Andare al club. Tornare a casa. Studiare. Dormire.
Di tutto quel programma solo una cosa era di suo reale interesse, almeno per il risultato che avrebbe portato.
Sbadigliò alzandosi definitivamente, dando il via a quella giornata che si preannunciava parecchio lunga.

 

 

 

E ancora non aveva avuto l'occasione di parlare con Akashi.
Kuroko sospirò silenziosamente, fissando il paesaggio che stava fuori dalla finestra, sapendo che tanto l'insegnante non avrebbe notato nulla. Uno dei pochi vantaggi dell'essere invisibile a chiunque.
Voleva discutere con il ragazzo dei suoi sospetti. Non era piacevole convivere con un dubbio del genere, poiché non riusciva a comprendere la ragione di tale comportamento. Perché studiare le sue origini? Perché andare a scoperchiare un tale vaso di Pandora, con tutto ciò che comportava?
Non era semplice convivere con il perenne peso di una tradizione famigliare simile. Non era facile sapere che qualcuno aspettava solo di usarlo per far tornare i Kuroko al loro splendore. Ed era proprio per questo che non aveva mai detto a nessuno delle sue origini. Le aveva chiuse in un cassetto, nella speranza di poter almeno dimenticare a scuola che non aveva le forze per opporsi a quella presenza opprimente che era sua nonna.
Tornò a concentrarsi sulla lezione, preferendo rimandare ogni tipo di ragionamento.

 

 

 

“... Shinta.”
Kuroko ascoltò i vari nomi, aspettando il suo in trepidante attesa.
Era andato ottimamente il test, no? La terza squadra aveva vinto, soprattutto grazie a lui e ai suoi passaggi. Quindi non c'erano motivi per non farlo avanzare, no?
“Questi erano i ragazzi promossi in seconda squadra.”
A quelle parole abbassò lo sguardo, sentendosi deluso. Akashi... Gli aveva mentito? Sarebbe rimasto per sempre lì, senza aver la possibilità di dimostrare quanto poteva impegnarsi per il basket?
“Infine... Kuroko Tetsuya.”
Alzò lo sguardo sentendosi chiamare, gli occhi che si spalancavano man mano per la consapevolezza di ciò che stava succedendo.
“Da oggi ti unirai alla prima squadra.”
Alla fine, Akashi Seijūrō non gli aveva mentito. E, come avrebbe scoperto più avanti, mai lo avrebbe fatto, per quanto la verità avrebbe potuto fargli male.
Avrebbe ripagato a dovere tale sincerità.
“Kuroko.”
Si riscosse dai suoi pensieri quando sentì il professore chiamarlo. Gli si avvicinò, fissandolo in viso.
“Il coach mi ha raccontato tutto. Hai lavorato duramente e ciò è stato ripagato a dovere. Proprio per questo non ho nessuna obiezione. Fai del tuo meglio, Kuroko.”
Il ragazzo gli sorrise un poco, riuscendo solo a dire un sì come risposta. Sapeva bene che l'uomo era stato il primo a preoccuparsi per lui, capendo che non sarebbe mai stato abbastanza per la forte e potente Teikou. Eppure non si era voluto arrendere, anche per dimostrargli che si sbagliava.
Perfino un piccoletto come lui poteva fare la differenza se sfruttato nella maniera giusta.
“Scusatemi, è qui Kuroko-kun?”
Si girò al suono di quella voce femminile che lo cercava, alzando una mano per attirare la sua attenzione.
“Ehm... sono io.”
“Eh? Aspetta... CHE COSA?”
Il ragazzo non fu affatto stupito di vedere la giovane osservarlo in maniera confusa, cercando di capire se la stesse prendendo in giro o meno. Chissà cosa si era immaginata. Sicuramente non una persona così invisibile e anonima come lui, che pareva in procinto di spezzarsi da un momento all'altro.
Ma nessuno si fece avanti per dichiarare concluso quello scherzo durato anche troppo a lungo. Nessuna mano si alzò per indicare che il vero Kuroko Tetsuya era un ragazzo alto e forte. Momoi dovette arrendersi all'evidenza: il nuovo membro della prima squadra era quel ragazzino anonimo e quasi
insulso.

“O-Ok... Come ti dicevo da oggi ti allenerai insieme agli altri giocatori della prima squadra. Vieni, ti porto in palestra.”
In assoluto silenzio camminarono fino a giungere a un edificio più grande e, apparentemente, tenuto meglio rispetto a dove si era allenato fino ad allora. Fissò la grigia facciata, che dava quasi l'idea di un carcere piuttosto di un luogo dove si preparavano dei giovani studenti delle medie.
Appena entrati Momoi richiamò l'attenzione di tutti i ragazzi sul nuovo arrivato, suscitando diverse reazioni.
Nijimura si limitò ad osservare il giovane con uno sguardo non particolarmente convinto, ringraziando la ragazza per averlo portato da loro.
Aomine sorrise felice, come se non stesse aspettando altro che vederselo apparire davanti.
Akashi, dal canto suo, gli sorrise gentilmente, salutandolo.
Come un unico sguardo i ragazzi della prima squadra fissarono Kuroko, pronti ad accoglierlo fra di loro.
“Benvenuto nella prima squadra del Teikou. Vedi di ricordarti bene il nostro motto, Cento battaglie cento vittorie, perché è il tuo scopo qui è uno solo.
Vincere.”

 

 

Se Kuroko pensava di essersi abituato con Aomine ad allenarsi duramente, bastò una sola mezz'ora dentro quella palestra per spazzare via ogni minima
speranza di essere alla loro altezza.

Fu costretto a fermarsi senza fiato, quasi tremante. Veramente si stava parlando di una squadra delle medie? Gli sembrava quasi impossibile da credere.
“Aomine-kun... Gli allenamenti sono sempre così pesanti?”
“Eh? Lo sono? Beh, abbiamo parecchi esercizi da fare e visto che siamo in pochi non ci si ferma mai...”
“È molto più difficile che in terz...”
Un conato di vomito interruppe il suo discorso, facendo comprendere quanto scarto ci fosse fra lui e gli altri ragazzi.
“Tetsu! Non vomitare qui!”
Si appoggiò per terra, tremando per lo sforzo fisico di trattenersi dal dare di stomaco nuovamente.
Alzò lo sguardo sui ragazzi che stavano continuando l'allenamento, incuranti del fatto che il nuovo non riuscisse a reggere quei pochi esercizi a loro famigliari. In particolare si concentrò su Akashi, in quel momento a riposo per riprendere un poco il fiato. Nonostante fosse quello a lui più vicino fisicamente (essendoci fra loro una differenza di pochi centimetri di altezza) sembrava diverso, come se quel corpicino in realtà nascondesse una forza e volontà superiori a tutti i presenti in quella palestra. Non era fisicamente più forte di Murasakibara né amava maggiormente il basket rispetto ad Aomine, solo, possedeva quella scintilla in più che gli permetteva di essere al loro stesso livello nonostante tutto.
Kuroko lo osservò mentre riprendeva ad allenarsi con Haizaki (punendolo nel contempo perché non arrivava mai puntuale), ignorando la voce di Momoi che gli chiedeva come si sentiva.
Non riusciva a togliersi dalla testa che in tutto quello c'era qualcosa di malsano, una sensazione che gli dava i brividi lungo la schiena nonostante fosse grondante di sudore.
A questo mondo solo i vincitori hanno ragione.
“Quindi ci credi seriamente... Akashi-kun?”

 

 

“Bene, per oggi abbiamo finito! Ottimo lavoro!”
Un sospiro di sollievo si diffuse in tutta la palestra mentre tutti si fermavano come un unico corpo.
“Ehi Tetsu, oggi ti fermi a fare qualche canestro, vero?”
Bastò una sola occhiata al viso di Kuroko per far comprendere ad Aomine che forse no, quel giorno non si sarebbe fermato affatto ad allenarsi con lui. Anzi, era palese che si stesse domandando dove diavolo le trovava le forze per esercitarsi ancora.
“C-Come non detto Tetsu, vai a casa a riposarti.”
Kuroko non disse niente, avviandosi agli spogliatoi. Aomine sospirò un poco, lasciando rimbalzare la palla a terra.
“Secondo te resisterà?”
La voce di Momoi espresse il dubbio di tutti i presenti, anche se lei era realmente preoccupata per le condizioni di Kuroko.
“Massì, si abituerà presto, vedrai.”
“Nah, non è buono invece.”
A parlare era stato Murasakibara, il centro, che pareva più un gigante che un semplice studente delle medie a causa dei suoi 186 centimetri di altezza.
“Poco importa se era il suo primo giorno, è stato comunque patetico. Continuo a pensare che dovrei distruggerlo.”
“Pure io. Al solo vederlo mi viene l'incazzatura.”
Haizaki, l'ala piccola, si inserì nel discorso con il solito modo di fare strafottente, ben felice di dire la sua su un qualcosa che detestava tanto.
“Mica stavo parlando con te.”
“AAAH? Vuoi botte, per caso?!?”
E si sarebbero picchiati se non si fosse messo in mezzo Midorima, che zittì entrambi con un semplice “Smettetela”.
“Comunque sia... Akashi, per quanto riguarda ciò io sono perfettamente d'accordo con loro. Sei sicuro che sia la scelta migliore?”
Il ragazzo, che stava aiutando a mettere via i palloni, si fermò.
“Bé, avevo messo in conto che sarebbe potuto succedere. Certo, se non riesce a tenere il passo con gli allenamenti è un bel problema, ma direi di lasciarlo lavorare per ora. Tanto la sua utilità la vedremo presto in partita.”
“In partita...?”
“Ma come Akashi, non glielo avevi ancora detto?”
Nijimura interruppe Midorima avvicinandosi, fissando il vice-capitano in maniera sospetta.
“In questo periodo dell'anno si svolge un piccolo torneo tra le dieci migliori scuole del distretto. Non è una competizione vera e propria, però le partite sono parecchio accese, molto di più di quanto sarebbe in una semplice amichevole.”
“Non è la settimana prossima?”
“Esatto. Di norma la nostra scuola impedisce a due giocatori forti di partecipare per rendere la sfida più interessante e agguerrita. Quest'anno, eccezionalmente, sarete voi matricole a giocare. Certo, noi giocatori più grandi saremmo in panchina per ogni evenienza, ma pregate che ciò non accada. Non credo che nessuno di voi voglia essere retrocesso.”
Nijimura lanciò una palla ad Akashi, facendogli segno di metterla via. Dopodiché si avviò agli spogliatoi, parlando per un'ultima volta a tutti loro.
“Ovviamente, essendo Kuroko stesso una matricola, parteciperà come sesto uomo. Se non potremmo usarlo, però, sarà retrocesso all'istante.”
E se ne andò alzando la mano in segno di saluto.
Rimasero un poco in silenzio prima di decidersi ad andarsi a cambiare, tranne Aomine che se ne andò ad allenarsi in un'altra palestra. Mentre camminavano per raggiungere gli spogliatoi Midorima affiancò Akashi, girando un poco il viso per poterlo osservare.
“Secondo te è una buona idea usarlo così presto?”
Akashi lo guardò sottecchi, sorridendo con il suo modo di fare tipico, sicuro di sé.
“E quanto dovremmo aspettare? Meglio capire subito se vale la pena tenerlo o meno. Anche perché...”
Midorima lo guardò negli occhi, spalancando i propri sorpreso. Non aveva mai visto quella espressione nello sguardo di Akashi. E non riusciva a capire come mai, improvvisamente, si fosse fatto così freddo da sembrare la lama di una forbice fin troppo affilata.
È meglio smetterla di illudersi per tempo, prima di restare delusi. No?”

 

 

 

From: Ogiwara
Sub: Cellulare!

 

Kuroko, ma ti hanno regalato un cellulare? Pure a me, così possiamo scriverci più spesso!

 

 

To: Ogiwara
Sub: Re: Cellulare!

 

Si, pochi giorni fa.
Finalmente sono stato promosso in prima squadra. Anche se gli allenamenti sono più duri di quanto avevo immaginato mi impegnerò per arrivare a giocare in partita.

 

 

“Sei ancora qui?”
Kuroko chiuse il telefono con un semplice movimento delle dita, girandosi a fissare Akashi che usciva dagli spogliatoi.
“Ti stavo aspettando, Akashi-kun.”
A quelle parole il ragazzo lo fissò incuriosito.
“Per quale ragione?”
“Volevo parlarti a quattrocchi su un paio di argomenti.”
Akashi rimase un attimo in silenzio, prendendo intanto il telefono per controllare l'orario.
“Va bene, ma non ho molto tempo a disposizione. Andiamo verso la stazione nel frattempo.”
Camminarono fianco a fianco, nel più completo silenzio. Se qualcuno li avesse visti da lontano si sarebbe domandato che strana amicizia potesse essere la loro, dove nessuno dei due parlava all'altro.
“Allora, cosa volevi dirmi?”
Fu Akashi a rompere il ghiaccio, fin troppo curioso di sapere l'argomento di quella chiacchierata.
“Ecco... volevo ringraziarti, Akashi-kun.”
Lo osservò senza pronunciare una parola, aspettando che il ragazzo continuasse il suo discorso.
“Senza di te non avrei mai avuto questa opportunità. E per questo ti sarò eternamente grato.”
Akashi sorrise, pronto a rispondergli che in realtà la maggior parte del lavoro l'aveva fatta lui stesso, anche se indubbiamente aveva avuto il merito di aiutarlo a far sbocciare il suo talento. Soprattutto era ancora tutto da decidere. Quindi no, non era il caso di ringraziarlo.
“Però... Ciò non ti autorizza a studiare la mia famiglia.”
Ecco, questo non era assolutamente previsto.
Akashi si fermò, forse per la prima volta in vita sua sinceramente sorpreso della piega che aveva assunto quel discorso. Osservò Kuroko, anch'egli immobile davanti a lui, con uno sguardo che ad Akashi piaceva ben poco.
Non era furioso, ma poco ci mancava.
“Non provarci neanche a mentirmi: è palese che lo hai fatto.”
Chiuse gli occhi per riordinare le idee, optando poi per la verità. Oramai era inutile nasconderlo.
“No, non ne vedo la ragione. Anche perché ti ho lasciato parecchi indizi per fartelo intuire.”
Lo sguardo di Kuroko si fece più duro.
“Perché lo hai fatto?”
E Akashi sostenne lo sguardo, pronto a far valere le sue motivazioni, per quanto sottili e fumose fossero.
“Perché io e te siamo uguali.”
Kuroko ricordò subito le parole pronunciate in biblioteca.
Tu... Dovresti capirmi meglio di chiunque altro.
“Non siamo uguali, Akashi-kun. Siamo diversi.”
Tutto si sarebbe aspettato da Akashi, tranne sentire le sue risate. Forti, decise, quasi a prenderlo in giro in maniera crudele.
“Chi lo sa... Forse hai ragione tu. O forse no.”
Quella immobilità causata dalle loro parole si ruppe non appena Akashi mosse il primo passo verso di lui, affiancandoglisi e fissandolo in viso. Kuroko rimase invece con il suo rivolto verso la penombra della strada deserta, incapace di affrontarlo.
“Puoi sempre agire come me e trovare la risposta di persona. Sempre che tu ne abbia il coraggio.”
Rimase immobile, deglutendo rumorosamente.
Sai, ad indagare su certe cose rischi solo di restarne scottato. Sono sicuro che non è quello che vuoi... Vero?”
Akashi si allontanò sorridendo, fissandolo un'ultima volta prima di salutarlo definitivamente.
Ci vediamo domani, Kuroko.”
E sparì dietro l'angolo, correndo per prendere il treno.
Solo una volta che i passi di Akashi smisero di sentirsi nella via Kuroko trovò la forza di muoversi, girandosi per guardare dov'era sparito il ragazzo.
Non era riuscito ancora a rispondergli. Ma quella volta non c’entrava niente il non sapere cosa dire.
Si strinse le mani intorno alle braccia, dandosi un abbraccio per calmare se stesso, cercando di regolare il respiro.
Era stato come essere rinchiusi in una stanza al buio sapendo che c'è qualcosa dentro a quell'oscurità.
Era quasi terrore quello che aveva provato.
Perché, adesso, c'era solo una domanda che gli ronzava in testa, che martellava il suo cuore e gli aumentava quella sottile paura che provava.
Io... Con chi diavolo ho a che fare?

 

 

 

 

 

Note.

Finalmente ci addentriamo nella vicenda (e, me lo dico da sola, era pure ora).
Qui non ho niente da aggiungere, a parte un grazie a La strega di Ilse per avermi sistemato la storia. 

   
 
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