Anime & Manga > D.Gray Man
Segui la storia  |       
Autore: Yu_Kanda    27/10/2013    2 recensioni
Da quanto tempo fissava quella macchia lassù, sul muro della sua prigione? Quante ore erano trascorse? Quanti giorni, da che era stato rinchiuso lì dentro? Aveva cercato di tenere il conto delle ore, ma non era servito; il dolore, i ricordi, i sogni tormentati che lo perseguitavano se si addormentava, gli avevano fatto perdere ogni riferimento temporale.
Perché non poteva semplicemente smettere di pensare? Il modo in cui li avevano arrestati, il disgusto nei loro occhi nel trovarli teneramente abbracciati, nudi sotto quelle lenzuola impregnate dell'intenso odore di sesso e sudore, l'umiliazione del processo, la disperazione della condanna.
Riviveva tutto quanto a ciclo continuo.
[YAOI, LaviYuu]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest “In Direzione Ostinata e Contraria” indetto da darllenwr sul Forum EFP]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest “Scegli il tuo Prompt” indetto da Fabi_ sul Forum EFP]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest “Everything Good” indetto da Akira Haru Potter sul Forum EFP]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest “La Tavola Periodica delle Fanfiction” indetto da Midori_chan sul ForumEFP]

[Fanfiction Classificata 2° al contest "Beating of your heart” indetto da My Pride sul ForumEFP]
[Fanfiction Classificata 2° al "Prompt's Contest” indetto da Lady Athena sul forum]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, ma ho una bella bambolina woodoo... prima o poi funzionerà!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!



Speranza Senza Redenzione



Capitolo 5 : Anime Gemelle

 

 

Dov'erano finiti, stavolta? Kanda aveva smesso persino di leggere i fascicoli delle missioni, si limitava a seguire il suo cane da guardia e combattere gli Akuma quando necessario. Adesso sedevano dietro un carro, diretti chissà dove fra le montagne vicino al confine con la Spagna. Il conducente aveva dato loro un passaggio, visto che non c'era altro modo di raggiungere il villaggio dove, secondo i rapporti, si trovava l'Innocence; così oppure a piedi.

L'Ispettore, dopo un breve tentativo d'iniziare una conversazione con lui, aveva accettato il fatto che non era in nessun modo intenzionato a parlarle e iniziato a leggere uno dei suoi libri. Kanda aveva mentalmente gioito del silenzio che gli era stato concesso, per lo meno finché l'uomo a cassetta non aveva iniziato a far domande sui motivi che li portavano a viaggiare da soli in quei luoghi.

La situazione gli riportò subito alla mente il viaggio che aveva fatto per scortare il suo maestro, il Generale Tiedoll, mentre erano diretti a Edo; si era trovato su un carro come quello, insieme all'altro allievo dell'uomo e suo compagno Esorcista, Marie.

Avevano incontrato il proprietario del carro perché Tiedoll aveva insistito per fermarsi a dipingere il paesaggio... Detestava questo suo lato poco professionale, però adesso doveva ammettere che il fatto di avere un artista per maestro alla fine gli era tornato utile.

S'infilò una mano dentro la divisa, estraendone il pendente che l'uomo gli aveva dato. Dopo essersi assicurato che l'Ispettore fosse ancora distratto l'aprì, soffermandosi a contemplare il ritratto al suo interno.

Non sapeva come la pensasse Tiedoll riguardo Lavi, però ne aveva colto a pieno la personalità in quel ritratto sorridente. Piegò le labbra in un pallido sorriso, passando il pollice sul volto di lui. Gli mancava; gli mancava così tanto che a volte temeva davvero d'impazzire.

Una mano all'improvviso coprì la sua, facendolo trasalire. Sollevò di scatto il viso, incontrando lo sguardo carico di disapprovazione e rimprovero del suo guardiano Crow.

- Quando ti ho concesso di tenerlo non intendevo questo! - sibilò in tono alterato. - Se proprio vuoi struggerti pensando a lui, fallo quando nessuno ti vede! - aggiunse, mantenendo la voce più bassa che poteva nonostante la cadenza concitata, perché il loro conducente non ascoltasse. - Ora mettilo via.

Kanda le rivolse un'occhiata carica d'odio, sul volto un'espressione amara, ma non disse nulla. Si limitò a liberare la mano da quella di lei con sdegno, riponendo poi il pendente dentro la giacca della divisa con devozione.

La donna scosse il capo, sconfortata. Kanda non avrebbe mai dimenticato, qualunque cosa lei avesse tentato per costringerlo. Alla fine, avrebbe dovuto adattarsi lei.

 

 

La stanza era avvolta nella penombra, soltanto la fioca luce proveniente da una lampada a olio appoggiata su uno dei comodini mitigava il buio della notte. Si stava sciacquando il viso in un catino; non gli importava che l'acqua fosse gelida, aveva bisogno di ripulirsi dopo l'ennesima caccia agli Akuma. Si bagnò il collo e lasciò che le gocce gli scendessero lungo il torace nudo, traendo riflessi dorati dalla luce della lampada.

Mani esitanti gli sfiorarono i capelli e lui si voltò. Lavi era di fronte a lui, lo fissava con quella luce insana nell'unico occhio. E poi, prima ancora di capire cosa stava succedendo, s'erano ritrovati uno nelle braccia dell'altro, le labbra unite in un bacio affamato, come mai gli era capitato fino a quel momento.

Avevano perso il controllo, le mani dell'uno che frementi si adoperavano per spogliare l'altro, finché non furono nudi e avvinghiati sul letto di quella camera squallida presa in una locanda qualunque.

Le mani di Lavi lo stavano esplorando in un modo nuovo e lui ricambiava, ogni carezza, ogni bacio rovente che riceveva. Avevano perso il senno, ma non gli importava. Lavi entrò in lui, lo riempì di sé e Kanda si sentì come se non avesse aspettato altro per tutto il tempo. Nell'aria si sparse il profumo del biancospino; la stanza d'improvviso gli parve così familiare, l'odore delle lenzuola stranamente noto... Che strano. Gli sembrava di essere a casa.

Lavi era su di lui, entrambi gemevano in preda all'estasi e... poi giacevano abbracciati, il suo viso posato sul torace nudo di Lavi, le labbra di lui che gli sfioravano i capelli. Quello era... il paradiso?

Invece, si scatenò l'inferno. La porta fu sfondata, mani crudeli li afferrarono e furono separati brutalmente. Legati e battuti, insultati, derisi... Lavi gridava il suo nome; lui faceva altrettanto. Il mondo iniziò a girargli intorno come risucchiato in un vortice...

- Kanda, svegliati. Hai avuto ancora quell'incubo.

Mani decise lo scossero ripetutamente, mentre la voce a lui ben nota chiamava il suo nome. Non si rese conto che il sogno o meglio, l'incubo, era terminato e reagì come se l'avessero assalito, afferrando le mani che lo toccavano con l'intenzione di ferire. Il loro proprietario però era preparato a quell'eventualità e riuscì a immobilizzarlo quel tanto che bastava finché fosse tornato alla realtà. Mise a fuoco la donna che lo bloccava, ricollegando le parole che gli aveva rivolto.

- Che ne sai di cosa sognavo? - chiese in tono accusatorio.

Lei sospirò. Di nuovo quel gioco, come se il giovane ancora non le riconoscesse il merito di aver imparato a capire piuttosto bene le sue reazioni. Dopo quasi due anni di forzata convivenza, aveva persino imparato ad apprezzarlo, seppure il suo carattere non era cambiato di una virgola dal giorno che si erano incontrati la prima volta.

- Stavi nuovamente gridando il suo nome, Kanda. Significa che sognavi la notte in cui vi hanno arrestato. - lo informò senza girarci intorno.

Il giovane le lanciò un'occhiata sospettosa. Lo prendeva in giro? Dove voleva arrivare tirando in ballo ancora una volta i suoi ricordi di Lavi? Credeva che avesse ormai rinunciato a convincerlo della necessità di abbandonare il suo Peccato e dimenticare.

- Menti! - l'accusò. - Non parlo nel sonno, tanto meno posso gridare.

Lei si tolse gli stivali e gli sedette accanto sul tatami della stanza in cui era solito andare a meditare. Solo, da quando avevano raggiunto l'accordo che gli spettasse qualche ora di tempo da dedicare a sé stesso. Kanda si guardò intorno, accorgendosi solo allora di dove fosse; doveva essersi addormentato mentre meditava, il dannato olio era fin troppo efficace, a volte.

- Quando si mormora nel sonno il nome di qualcuno, con il tono disperato che stavi usando, significa che nel sogno stiamo gridando con tutto il fiato a disposizione. - ritorse l'Ispettore, con la cadenza di chi spiega a un bambino che i fantasmi non esistono. Un'altra delle cose che Kanda detestava di lei.

- E anche se fosse? - rispose irritato, tirandosi a sedere. - Non ti riguarda cosa sogno.

- È pericoloso se ti sente qualcuno che non sono io, sai? - disse la donna, incrociando le gambe e mettendosi in posizione di meditazione. Il giovane fece spallucce. - In teoria dovresti essere stato 'redento', dopo tutto questo tempo. Non riesco a capire come tu possa continuare ad avere sentimenti tanto forti per lui.

Adesso che fra loro non c'era più tutta quell'ostilità che Kanda le aveva riservato all'inizio, a volte riusciva anche a fargli accettare la sua presenza mentre si allenava o praticava la disciplina dello spirito, come in quel momento. Molto, molto più raramente, riusciva a ottenere da lui delle risposte che si avvicinavano a confidenze.

- Credi nelle anime gemelle? - chiese Kanda dopo diversi minuti di silenzio. - Noi lo eravamo.

L'Ispettore si voltò a guardarlo con un'espressione indecifrabile sul viso. Quella sì, era una sorpresa. Come mai le stava rivelando una cosa così personale?

- Sì, ci credo. - rispose. - Non pensavo ci credessi tu, invece.

Kanda scosse la testa. No, non ci aveva mai creduto. Però adesso capiva che doveva essere così, non c'era altra spiegazione per ciò che continuava a unirli. E lui si sentiva in colpa per non aver riconosciuto con Lavi quanto profondo fosse quel sentimento.

- Lo diceva lui e gli davo dell'idiota. Sembrava sempre che scherzasse, così... - ammise, e subito si interruppe. Era una confidenza troppo grande per uno come lui da fare. Tuttavia, dopo esserselo tenuto dentro per così tanto tempo, preferiva parlarne a qualcuno cui non importava e che non avrebbe cercato di consolarlo subito dopo. Almeno lui si sarebbe sentito meglio. - Io... non gli ho mai detto che l'amavo. E adesso è tardi.

Lei dapprima non commentò, fingendo di massaggiarsi i muscoli del collo, quindi posò una mano sulla spalla di Kanda, facendo sì che lui si voltasse a guardarla. Si supponeva che fosse la sua sorvegliante, che prendesse nota di tutti i possibili comportamenti contrari alla Chiesa e li denunciasse; eppure non riusciva più a vedere il giovane davanti a sé come un abbietto sodomita. Per quanto la cosa l'avesse disgustata all'inizio, i sentimenti di Kanda erano sinceri. E così forti da trascendere la morte.

- L'hai detto ora. Vale lo stesso. - disse, guadagnandosi un'occhiata perplessa dal suo interlocutore.

- Perché mi stai coprendo? - ribatté quest'ultimo, notando infine il cambiamento che c'era stato nel suo guardiano, nell'andare a sommare tutte le concessioni ricevute.

- Rispetto, credo. Per la tua determinazione. Per il tuo dolore. Non lo so neanch'io... - confessò la donna. E forse invece la ragione poteva essere che alla fine si era innamorata di lui. Come si poteva amare qualcuno che era irrimediabilmente perso? Lasciò che una smorfia amara le attraversasse per un attimo il volto; poi si alzò, tendendo la mano a Kanda con un sorriso. - Andiamo a mangiare? - propose. - Puoi allenarti più tardi.

 

 

Con tutto il tempo che era trascorso, gli sguardi che riceveva percorrendo i corridoi dell'Ordine Oscuro non erano cambiati. Era come se sull'uniforme portasse cucita una lettera scarlatta che rivelava la sua colpa, facendo sì che chiunque incrociava si scansasse al pari che se avesse avvicinato un lebbroso. Solo, mostrando sdegno oltre al timore e al disgusto.

Non gli importava prima e continuava a non avere alcun significato adesso, ma non poteva fare a meno di notarlo. Sbuffò contrariato, proprio quando in fondo al corridoio comparve l'unica persona che sembrava non considerare affatto la sua attuale posizione di 'appestato': un irritante Finder che non sapeva stare al suo posto.

L'uomo si stava guardando intorno e l'individuò immediatamente, sbracciandosi per attirare la sua attenzione e, quando pretese di non vederlo, iniziò a correre verso di lui, accortosi di essere ignorato. Kanda cercò di scansarlo, ma il Finder riuscì ugualmente a mettergli le mani addosso in uno sfoggio di sincera adorazione.

- Oh, Kanda-sama! - esclamò raggiante. - Finalmente vi ho trovato!

L'ispettore, che si era fermato di scatto vedendo il corpulento giovane letteralmente galoppare verso di loro, sollevò un sopracciglio con aria di rimprovero. Se già i modi lasciavano a desiderare, l'aspetto non era da meno. Aveva la testa completamente rasata a eccezione di una vistosa cresta castana che gli ricadeva a mo' di ciuffo da un lato e grossi orecchini a cerchio.

Il viso di Kanda si contorse in una smorfia irata, mentre cercava di liberarsi del fastidioso abbraccio che lo bloccava in mezzo al corridoio. Stava per premiare la devozione di quel poveretto con una ginocchiata in pieno stomaco quando sentì la mano di lui infilarglisi nell'uniforme e farvi scivolare dentro qualcosa di cartaceo.

Gli occhi di Kanda si dilatarono per lo stupore a quella scoperta, ma non dette alcun segno di essersene accorto. Poteva essere pericoloso sia per il Finder che per lui, ma soprattutto, se l'Ispettore avesse messo le mani sul messaggio, non avrebbe mai saputo cosa conteneva. Doveva essere importante – e privato – se qualcuno aveva rischiato tanto per farglielo avere. Di cosa poteva trattarsi?

- Gozu! Mollami immediatamente! - ringhiò, divincolandosi con forza finché l'uomo non si staccò da lui farfugliando un miliardo di scuse.

- Sono mortificato, Kanda-sama! - disse, e s'inchinò diverse volte come se fosse imbarazzato, ma per Kanda era chiaro che fingeva; e anche molto bene. - Porto un messaggio urgente, ecco... - Gozu si frugò addosso con impegno, sotto lo sguardo severo dell'Ispettore Crow.

Quel Finder era l'unico che aveva continuato imperterrito a chiamarlo con l'onorifico Giapponese che gli competeva per rango, perché sapeva che a lui faceva piacere se gli si mostrava rispetto. Kanda l'osservò infilare le mani in ogni tasca del suo vestito color sabbia di Finder; stava prendendo tempo, ma perché? Perché voleva irritare di proposito il suo sorvegliante?

- Piantala di scusarti e riferisci il messaggio! - sbottò a un certo punto quest'ultimo. - Komui vuole vederci? - chiese, e l'uomo annuì. - Ci voleva tanto a dirlo?

A quel punto Gozu afferrò una mano della donna blaterando altre scuse e Kanda capì che stava cercando di dargli modo di nascondere ciò che gli aveva passato. Finse di rassettarsi la giacca dell'uniforme, infilando quella che ora poteva identificare con certezza come una busta per un lato dentro i suoi pantaloni, di modo che non potesse cadere in terra mentre camminava.

Gozu gli lanciò un'occhiata in tralice e incassò un pugno dall'Ispettore, restando in terra a lamentarsi mentre la donna ordinava a Kanda di seguirla in tono irato. Il messaggio era di Komui? Kanda non poteva evitare di chiedersi per quale motivo lo scienziato volesse scavalcare un membro dei Crow, se la cosa, come sembrava logico supporre, riguardava la loro prossima missione.

Ebbene, avrebbe dovuto aspettare fino a sera, quando fosse stato solo nella sua stanza, per saperlo. Frattanto gli conveniva mangiare, secondo il programma stabilito dal suo cane da guardia.

 

 

Komui aveva illustrato loro la solita, noiosa, normalissima missione. Strani fenomeni lamentati dagli abitanti della città 'tal dei tali', sospetta presenza di Innocence, conclamata presenza di un imprecisato numero di Akuma; niente di nuovo sotto il sole.

Cosa potesse essere quel messaggio, allora, era diventato un tarlo di proporzioni epiche nella mente di Kanda e lui non vedeva l'ora di poterlo leggere. Sarebbero partiti il giorno seguente, quindi aveva tutto il tempo.

Ebbe cura di far sparire la busta con circospezione nella piccola borsina attaccata alla sua cintura mentre si spogliava, prima d'iniziare ad allenarsi con Marie. Tuttavia, affatto tranquillo, di tanto in tanto si soffermava a lanciare occhiate casuali ai propri abiti per assicurarsi che il suo bigotto e sospettoso sorvegliante non curiosasse troppo da vicino.

Cercò di non sembrare impaziente di rinchiudersi nel suo piccolo rifugio, l'ultima cosa che voleva era insospettire la palla al piede che si ritrovava. Quando finalmente chiuse la porta della stanza dietro di sé, avrebbe voluto tirare un gran sospiro di sollievo, ma si trattenne: sapeva di essere ancora controllato.

- Mi spoglio. - avvisò in tono gelido. - Non spiarmi.

- Ferisci i miei sentimenti, Kanda. - gli giunse risposta dall'altro lato della porta.

Il giovane sogghignò. Ultimamente era diventato più facile trattare con lei. Forse poteva estorcerle qualche piccolo momento di libertà in più. Gettò gli abiti sulla sedia che teneva vicino al letto in modo che il rumore fosse chiaramente udibile, poi si adagiò sulle coperte e finse di avvolgersi in esse per dormire.

Attese immobile, finché anche fuori dalla stanza tutto fu silenzio, quindi allungò una mano per afferrare la sua cintura e aprì con molta attenzione la borsina che vi era appesa.

Estrasse la busta che gli aveva affidato Gozu e strisciò fino alla porta, sedendosi con la schiena contro di essa. Aveva individuato da tempo il minuscolo spioncino che era stato creato nella sua parte superiore, non voleva rischiare di essere sorpreso a leggere un qualcosa di potenzialmente compromettente. Avrebbe reso la sua esistenza ancora più miserabile.

Accese una candela e si apprestò ad aprire la busta. Il foglio di carta che conteneva era una lettera, vergata a mano con una calligrafia sottile ma nervosa. Un brivido di gelo lo percorse: conosceva quel modo di scrivere...

Iniziò a leggere con trepidazione.

 

"Non importa la distanza che ci separa, saremo sempre vicini.

Il mio cuore non si aspetta nulla di meno, perché la fiducia che ho in te è eterna.

Niente altro conta, solo tu ed io.

Non ho mai aperto me stesso allo stesso modo con nessun altro e sono pentito per tutte le cose che non ti ho detto.

La vita è solo nostra, noi soltanto possiamo decidere come viverla: e io voglio viverla con te.

Non m'era concesso un punto fermo nella mia esistenza, ma l'ho trovato in te.

Ogni giorno che abbiamo vissuto separati, l'ho trascorso pensando a te.

Quello che pensano di noi non ha alcuna importanza, solo tu ed io ne abbiamo.

La verità ha tante facce, te ne hanno mostrata solo una.

Non curarti di ciò che dicono, degli sporchi giochi di potere che ordiscono ai nostri danni.

Infischiatene di quello che fanno e soprattutto di quel che credono di sapere di noi.

Loro non hanno mai capito niente, di noi.

Non è stato facile arrivare fino a te, Yuu.

Non sarà facile incontrarti di nuovo, come non lo fu la prima volta che ti vidi.

Ma il mio cuore è tuo e niente altro ha importanza.

So che hai contato i giorni che ci hanno separato e so che continuerai dopo questa lettera, finché non ci rivedremo.

Sono sicuro che il panorama non è cambiato. Io aspetterò sotto il tuo albero preferito.

Porta la tua spada con te.”

 

A Kanda si fermò il cuore nel petto, gli occhi sbarrati che iniziavano a tremare, la vista che gli si appannava. Non era firmata, ma lui sapeva bene quale mano l'aveva scritta. C'era una sola persona al mondo capace di mettere insieme una simile accozzaglia di assurdità. Serrò le labbra per impedirsi di gridare.

Una lacrima solitaria si fece beffe del suo patetico tentativo di soffocare le emozioni che provava, scendendogli lungo la guancia. L'idiota era vivo e aveva lasciato che lui impazzisse di dolore per tutto quel tempo! Seicentotrentanove fottutissimi maledetti giorni!

- Bastardo... - si lasciò sfuggire, la voce poco più di un sussurro carico di rabbia. - Yappari... Yappari! (2) - sibilò poi col medesimo tono, sbattendo involontariamente un pugno contro il muro accanto a sé.

Avrebbe voluto ridere, ma la voce allarmata che chiamò il suo nome dall'altro lato della porta lo fece bruscamente tornare alla realtà. Le mani gli tremavano, aveva il viso bagnato di lacrime e il cuore in subbuglio, non c'era una sola possibilità al mondo che permettesse a quella donna di vederlo in un tale stato.

- Kanda! Che succede? - chiese lei, il tono preoccupato. - Stai... bene? Voglio dire, l'incubo...

Eccola che pretendeva di capire quel che provava, di nuovo. Kanda prese un profondo respiro, dette un colpo di tosse per testare la sua voce, quindi s'arrischiò a rispondere come ci si aspettava che facesse: lapidario e sgarbato. Con una punta di minaccia, che non guastava mai.

- Niente che ti riguardi. E non azzardarti ad aprire la porta.

Udì la donna sospirare; per quando gli seccasse che, nonostante non potesse vederlo, immaginasse il suo stato emotivo, fu estremamente grato che la cosa gli garantisse di essere lasciato in pace. Adesso doveva decidere cosa fare. Perché, anche se ormai aveva poca importanza come Lavi fosse riuscito a fargli giungere quel messaggio, ne aveva invece il fatto che tra le righe gli chiedeva chiaramente di scappare per riunirsi a lui.

Quando si aspettava che lo facesse, e soprattutto dove avrebbe dovuto raggiungerlo? Era certo che anche quello doveva essere scritto fra le righe, solo che lui non era mai stato bravo con gli indovinelli, e Lavi lo sapeva, dannazione!

Quanto tempo aveva per capire? Lesse nuovamente la lettera; doveva essere qualcosa di non troppo difficile così che lui ci potesse arrivare con poco sforzo e insieme senza apparente significato per chiunque altro. Emise un sospiro silenzioso e spense la candela.

Lentamente, tornò verso la sedia su cui aveva appoggiato gli abiti e infilò la lettera insieme alla bandana di Lavi, nella tasca interna sul petto della sua uniforme. Fissò il letto con rassegnazione; impossibile che riuscisse a riprendere sonno adesso. Ciononostante, doveva fingere che tutto andasse bene; per cui, tornò sotto le coperte e restò immobile sino all'alba, pensando a come pianificare la propria fuga.

 

 

Non c'era alcuna possibilità che potesse scappare da Londra, il Quartier Generale era troppo sorvegliato. Anche mettendo KO il suo guardiano, non sarebbe riuscito ad allontanarsi abbastanza prima che se ne accorgessero e iniziassero a dagli la caccia. Doveva liberarsi della donna durante la prima missione utile, non appena avesse capito dove andare e quando arrivarci.

Il presente incarico avrebbe potuto qualificarsi, ma non poteva semplicemente andarsene, senza un piano o una meta precisa, l'avrebbero ripreso in un batter d'occhio; dopo di che sarebbe stato impossibile riprovarci. Quando vide Gozu davanti al portale in attesa che loro arrivassero, però, decise che l'occasione era troppo ghiotta per lasciarsela scappare.

Un Finder 'amico' in quel momento rappresentava una coincidenza impossibile, Gozu aveva senz'altro richiesto di partire con loro e, se l'aveva fatto, c'erano buone possibilità che fosse in grado di aiutarlo. O, che addirittura fosse stato incaricato di farlo da Lavi, visto che in qualche modo aveva portato un suo messaggio. Lo sguardo che ricevette dall'uomo nel varcare il portale lo convinse che aveva ragione.

 

 

Camminavano per le strade della piccola cittadina Russa da un'ora buona e le informazioni che avevano raccolto si erano rivelate inconcludenti. Nessuno aveva sentito parlare delle esplosioni luminose segnalate nel rapporto, non c'erano abitanti scomparsi né tanto meno avevano subito mutazioni di sorta. L'Ispettore era molto contrariato da quelle notizie.

Discuteva con Gozu del tempo sprecato, si lamentava del fatto che rischiavano di restare lì fino al mese seguente a perlustrare la foresta circostante, senza un'indicazione precisa...

Quell'affermazione fece scattare un collegamento nella mente di Kanda e un flashback improvviso lo portò a dilatare leggermente gli occhi per la tensione: la data! Il mese che riportava era sbagliato! Doveva controllare, subito! Si alzò con studiata calma, ostentando un'espressione seccata, e senza dire una parola s'allontanò dal tavolo dove stavano cenando, nella sala comune della locanda in cui alloggiavano.

- Kanda! - lo richiamò la voce del suo sorvegliante. - Dove vai?

Kanda girò appena la testa nel rispondere: - A dormire. Le vostre discussioni mi hanno stancato.

Emise il suo solito suono seccato e riprese a camminare, senza aspettare di ricevere il permesso di andarsene. Ormai il cane Crow si fidava di lui, non aveva ragione di obbligarlo a restare, l'avrebbe aggiornato l'indomani sulle sue decisioni riguardo la missione.

Appena fu fuori vista il giovane accelerò il passo e si chiuse nella sua camera, estraendo immediatamente la lettera: aveva ragione! La data citava il mese seguente, non poteva essere un errore, era quello il messaggio! Aveva all'incirca una ventina di giorni per raggiungere il luogo d'incontro, già era qualcosa.

Rilesse ancora una volta i pensieri che Lavi aveva messo su carta: troppo ovvio che intendesse la foresta dove usava allenarsi prima che il Quartier Generale fosse trasferito? Gli pareva piuttosto improbabile che l'aspettasse davvero nella radura dove si esercitava con Mugen, però poteva aver lasciato un altro messaggio, se l'albero che nominava era quello che pensava lui... Non aveva che quell'unico indizio, doveva tentare.

Si sarebbe liberato del Crow nella foresta per poi sparire. In quel modo prima che la notizia della sua fuga fosse arrivata ai vertici dell'Ordine Oscuro sarebbero passati più dei venti giorni che aveva per trovare Lavi.

Ripose di nuovo la lettera nella tasca interna della sua uniforme e si infilò nel letto. I sogni sarebbero stati i benvenuti quella notte.

 

 

La mattina seguente, quando scoprì che Gozu aveva convinto l'Ispettore a setacciare la foresta in cerca di segni della presenza di Akuma, Kanda si sorprese a pensare che l'uomo gli leggesse nel pensiero; o, più probabilmente, non c'erano molte altre alternative per quel che doveva fare, per cui Gozu doveva solo aver optato per la soluzione più semplice. Sperò di non sbagliarsi, che il Finder fosse davvero dalla sua parte, altrimenti sarebbe stato costretto a liberarsi anche di lui.

La piccola gita nel bosco si rivelò altrettanto infruttuosa del tempo trascorso a fare domande in città; tutto sembrava assolutamente normale. In un'intera giornata di esplorazione non avevano visto che cespugli, alberi e animali. Tutti autentici.

Come primo giorno non era stato affatto incoraggiante, ma il suo 'capo' appariva lungi dal rinunciare, tanto che aveva fatto portare al povero Gozu il necessario per accamparsi e riprendere le ricerche al sorgere del sole. Adesso il disgraziato Finder era stato mandato a far legna per alimentare il loro fuoco da campo, mentre Kanda e l'Ispettore finivano la cena che gli aveva cucinato.

- C'è qualcosa che devi sapere... riguardo quello che ti è successo. - disse d'improvviso la donna, guadagnandosi da Kanda un'occhiata sospettosa.

- Sarebbe? - rispose questi, sollevando un sopracciglio con aria scettica.

- Walker non ha colpa; non vi ha traditi. Nemmeno sospettava di voi... - Kanda sollevò anche l'altro sopracciglio nell'udire quella rivelazione. Allora perché moyashi si era scusato con lui per aver parlato con l'Ispettore Link di loro, il giorno prima che li arrestassero? Il suo interlocutore scosse la testa e continuò. - In realtà è stato tutto un grosso malinteso.

Oh, quella sì era una bella notizia. Lui e Lavi erano stati imprigionati e torturati per un errore? Li avevano separati e reso le loro vite miserabili per uno scherzo del destino?

- Un... malinteso? - ripeté Kanda, incredulo. Le rivolse un'occhiata disgustata. - Mi prendi in giro?

- Io... mi dispiace molto. Walker ha espresso ad alta voce i suoi pensieri su quanto fosse strano che da un po' di tempo tu lasciassi entrare Lavi nella tua stanza così spesso, dato che non ne sopportavi la compagnia. Howard ha subito pensato che il giovane Bookman stesse cercando di carpirti chissà quale segreto sulle tue capacità di rigenerazione e ha riferito al Consiglio... - iniziò a raccontare la donna, ma s'interruppe prima di terminare nel vedere il viso di Kanda mutare espressione da disgustata a sgomenta.

- Mi stai dicendo che ci hanno sorpresi perché pensavano che Lavi complottasse con Bookman per scoprire tramite me gli sporchi segreti dell'Ordine? - chiese il giovane, la voce carica di risentimento. Lei annuì, distogliendo lo sguardo. Kanda emise uno sbuffo di sufficienza, quasi la notizia non lo stupisse più di tanto, alla fine. - Bè, non cambia di molto le cose. Moyashi non è una fottuta spia ma un maledetto imbecille, e allora? Rimane colpevole.

Quindi erano stati scoperti perché qualche idiota in toga aveva creduto che stessero complottando contro l'Ordine Oscuro. Fantastico, aveva perso tutto per colpa di un pugno di pazzi paranoici!

Colpì il terreno con un pugno, cercando di contenere la rabbia e la disperazione che stavano avendo la meglio su di lui. L'Ispettore si preparava a controbattere quando un rumore attutito di passi annunciò il ritorno di Gozu con la legna, e la discussione morì lì.

Il Finder rivolse loro un radioso sorriso e riattizzò il fuoco, preparando una bevanda calda che offrì poi all'Esorcista e al suo accompagnatore Crow.

- The verde per voi, Kanda-sama. - disse, porgendo la tazza da campo al giovane, che l'accettò senza una parola di commento. Gozu emise una risatina imbarazzata, grattandosi nervosamente la nuca, quindi si voltò verso l'altro membro della squadra. - Gelsomino per voi, invece, signora Ispettrice.

Anche la donna accettò in silenzio, sebbene alla definizione di 'signora Ispettrice' le si aggrottò la fronte in un palese segnale di disapprovazione.

- Il primo turno di guardia è mio. - dichiarò Kanda appena ebbe terminato di bere.

Il Finder annuì, passando una coperta all'Ispettore, che dette un cenno affermativo a sua volta, accingendosi ad arrangiare un giaciglio accanto al fuoco.





Note Finali:

(2) Yappari: "Lo sapevo".

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > D.Gray Man / Vai alla pagina dell'autore: Yu_Kanda