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Autore: Killigrew    27/10/2013    4 recensioni
Cosa succede quando un personaggio noto, sempre al centro del gossip, ha bisogno di cambiare la sua immagine e dimostrarsi un bravo ragazzo? Crea una relazione fittizia da mostrare alle riviste. Cosa succede quando una studentessa si ritrova senza una casa ne' un'occupazione? Trova un lavoro che le dia quello di cui ha bisogno senza dover sacrificare lo studio. Stefano: un calciatore che deve mettere la testa apposto; Ilaria: una normale ragazza che vuole farcela senza chiedere aiuto ai suoi genitori. E se fosse amore?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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**STEFANO**

Corsi ancora per un metro, poi mi fermai e diedi un calcio secco e sicuro alla sfera che avevo tra i piedi. Per un attimo tutto intorno a me fu silenzio, dopo vidi la rete gonfiarsi e lo stadio esplose in un boato, mentre venivo assalito dai miei compagni di squadra.

-Questo è tuo principessa- Pensai, scollandomi di dosso l’ultimo compagno. Alzando lo sguardo incrociai quello di Matteo che, nonostante giocasse con la squadra avversaria, mi sorrise e passandomi affianco mi lasciò una pacca sulla spalla. Mi mancava giocare con lui, ma ovviamente eravamo ancora amici, forse anche più di prima.

“Vai così Sestri!” Mi urlò l’allenatore, mentre rientravo nella mia metà campo.

Non appena la partita finì, non mi soffermai con gli altri nello spogliatoio a festeggiare la vittoria, ma mi fiondai sotto la doccia e quando ne uscii sentii il mio cellulare suonare.

“Tony” Risposi, asciugandomi i capelli con una piccola asciugamano per poi gettarla sulla panca alle mie spalle.

Bella partita! Ti sto aspettando, datti una mossa”

Feci come disse e, dopo essermi vestito velocemente, salutai gli altri e mi diressi all’aeroporto, destinazione Italia, dove avrei dovuto incontrare il mio amico. Lo trovai in piedi fuori dalla sua auto e dopo averlo salutato con un cenno del capo, lasciai il mio borsone nel bagagliaio e presi posto nel sedile anteriore. Notai il seggiolino sul retro e subito mi voltai, sorridendo.

“Kiki! Ma quanto sei bella!” Esclamai facendo il solletico alla bambina che era seduta sul seggiolino, che rise mostrando i piccoli dentini bianchi, mentre strizzava gli occhi azzurri.

“Non corteggiare mia figlia, è ancora troppo piccola” Disse Tony, con quello che doveva essere un tono minaccioso ma che suonò più che altro divertito, facendo manovra per uscire dal parcheggio. Eravamo quasi fuori quando fummo costretti a fermarci ed in un attimo ci ritrovammo circondati di giornalisti. Sentii il ringhio di Tony quando qualche flash passò attraverso i vetri oscurati e mi sentii un po’ in colpa, era me che volevano.

“Stefano! Ha visto le foto di Ilaria? Cosa ne pensa?” Urlò un uomo, infilando un piccolo registratore dalla fessura del finestrino, che era leggermente abbassato, mentre con l’altra mano sbatteva contro il vetro una rivista. Guardai accigliato le immagini che ritraevano Ilaria mentre rideva ad un ragazzo alto, ben piazzato, con i capelli chiari, all’ingresso di un noto ristorante della città. Persi qualche secondo in più per ammirare quanto fosse bella in quel vestito scuro, elegante, con i capelli sciolti che le arrivavano alle spalle.

-Mi piacevano di più lunghi-

“Penso che siete dei rompi palle! Ora leva la mano” Sbottai spazientito alzando un po’ il finestrino. L’uomo si tirò indietro guardandomi torvo, mentre Tony, con qualche difficoltà, riprendeva a camminare.

“Come diavolo facevano a sapere che ero qui?” Borbottai tra me e me, poi mi rivolsi al mio amico “Com’è andata la festa?” Domandai, poggiando la testa contro il sedile, chiudendo gli occhi nel tentativo di rilassarmi.

“Bene, lo sai che Ilaria è sempre stata un piccolo genio. La cerimonia delle lauree non è stata molto lunga, poi siamo andati a mangiare al Pentagono. E’ stata una cosa tranquilla”

“Menomale” Sospirai, quasi addormentandomi. Rividi il suo volto e quel sorriso. Nonostante fossero passati quasi 3 anni da quando l’avevo conosciuta, mi faceva ancora quello strano effetto, come la prima volta che avevo messo gli occhi su di lei.

“Gliel’hai detto che torni a giocare in Italia?”

“No” A quella risposta Tony mi guardò stupito, ma non disse nulla “Hai fatto come ti ho chiesto?”

“Si. Vieni a stare a casa mia?”

“No, in hotel è meglio”

“Ma non ne vale la pena!”

“Tony, mancano ancora 3 ore, io voglio lavarmi e dormire un po’” Sospirai esasperato, senza guardare il mio amico, ma sorridendo sentendo Chiara biascicare qualcosa alle mie spalle.

“Potresti farlo anche a casa mia!” Protestò lui, fermando l’auto ad un semaforo.

“Non voglio rischiare di incontrare Ilaria e poi tua moglie mi farebbe il terzo grado ed io invece voglio solo rilassarmi”

“Non è vero, Debby è solo un po’ curiosa, non ha ben capito cosa hai in mente” Lo guardai inarcando entrambe le sopracciglia e lui fece schioccare la lingua e tornò a guidare.

“Avrei bisogno della mia auto” Dissi ignorando completamente il suo invito.

“Si, poi dirò a Gigi di portartela, ma se venissi da noi potresti tranquillamente prendere la mia...”
Il mio sguardo gelido bastò a farlo tacere, borbottò qualcosa sottovoce, ma non volli neanche sapere cosa stesse dicendo.

Finalmente Tony si convinse e mi lasciò all’hotel. Prima di scendere dall’auto riempii di baci sua figlia. Quella bambolina era troppo dolce, anche se somigliava esteticamente così tanto a sua madre, caratterialmente aveva molto di Tony.

“Me la lasceresti per il pomeriggio? Mi è mancata”

“Scordatelo!” Rispose categorico il mio amico. Sapevo già che quella sarebbe stata la risposta, ma tentar non nuoce. Facendogli una smorfia, che fece ridere la piccola, scesi dall’auto.

“Ha una prenotazione?” Domandò una ragazza alla reception, sbattendo un po’ troppo le ciglia.

“No” Dissi seccato, guardandomi intorno nella speranza che nessun giornalista mi avesse seguito. Ero finalmente tornato nella mia città e dovevo stare in uno stupido hotel.
 

**ILARIA**

Presi in braccio Marilyn e, sedendomi sul divano, l’appoggiai sulle mie gambe, dove si acciambellò facendo le fusa.

“Ecco il gelato, dottoressa!” Disse gioviale Debby, entrando nel soggiorno e porgendomi un bicchiere pieno di gelato all’amarena.

“Grazie, ma smettila di chiamarmi in quel modo” Risposi sorridendo e affondando immediatamente il cucchiaino in quella crema deliziosa. “Dove hai lasciato tua figlia? L’hai mollata a tua madre?”

“No, Tony l’ha portata con sé”

“E dove?” Vidi la mia amica sgranare gli occhi e mordersi un labbro “Non ti ho fatto una domanda da un milione di euro”

“Al parco. L’ha portata al parco. Scusa, ma stavo tentando di ricordare se aveva addosso la magliettina bianca, sai non vorrei la macchiasse”

La scrutai attentamente, non ero sicura che la sua fosse una risposta sincera, ma decisi di non indagare molto. Ovunque Tony avesse portato quell’angioletto non erano affari miei. Kiki era una bambina bellissima e dolcissima, di tanto in tanto mi offrivo di tenerla con me così da permettere ai miei due amici di avere un po’ di tempo per loro, in fondo erano giovani meritavano un po’ di svago. Ma ultimamente, per via degli impegni universitari, non avevo praticamente potuto fare molto e avevo trascurato un po’ la piccola Chiara. Era come se fosse una nipotina per me e ripensarci mi portava sempre una grande emozione, non avrei mai pensato di avere nipoti e con il tempo avevo abbandonato anche l’idea di avere figli.

“Dai, muoviti a finire questo gelato che poi dobbiamo uscire!” Esclamò Debby, facendo tintinnare il cucchiaino contro il suo bicchiere quasi vuoto.

“E’ da stamattina che mi stressi con questa storia dell’uscire, si può sapere dove vuoi andare? Non mi dire che devi comprare un'altra borsa perché ti uccido” La avvisai, guardandola minacciosamente. Per ben quattro volte mi aveva trascinata a fare shopping con la scusa di dover comprare una borsa, ma sapevo che in realtà voleva solo distrarmi ed evitare che stessi a casa da sola a pensare a Stefano. Non sapeva che era tutto inutile, non importava se ero a casa, in università oppure in un negozio di scarpe, lui restava sempre e costantemente nella mia mente.

“Niente borsa...” Si interruppe e la fronte si corrugò, chissà a cosa stesse pensando “Più tardi Tony deve incontrare un cliente della sua agenzia, quindi dobbiamo andare a riprendere Kiki, pensavo ti avrebbe fatto piacere vederla, ma se non vuoi venire...”

“Certo che voglio venire!” Esclamai contenta di rivedere quella pulce “La portiamo a comprare un vestitino? Lo sai che mi secca un po’ andare per negozi, ma adoro vestire quella bambolina!”

“No! Fai una bambina tutta tua invece di sequestrarmi la mia per interi pomeriggi!” Rise Debby, alzandosi e strappandomi di mano il bicchiere, dove ancora c’era un po’ di gelato, ignorando le mie proteste. “Tira su quel culo, altrimenti faremo tardi”

Un po’ svogliata, lasciando scendere Marilyn dalle mie gambe, mi alzai e andai dietro alla mia amica, già pronta ad uscire.

“Cazzo! Ma proprio oggi dovevano mettercisi questi scemi! Non lo sanno che la gente ha fretta!!” Urlò Debby isterica suonando ripetutamente il clacson, per poi affacciarsi dal finestrino aperto e gridare qualcosa di indefinito a qualcuno di indefinito. Faceva quasi paura.

“Debby...” La chiamai, quando si voltò verso di me la studiai sospettosa. Il suo volto era leggermente tondo ed imperlato di sudore, il suo seno decisamente gonfio, come se non bastasse era una settimana che mi riempiva di gelato ed i suoi nervi scattavano come delle molle. “Devi per caso darmi qualche notizia?”

Boccheggiò per qualche secondo, i suoi occhi scattavano muovendosi veloci, come se fosse un animale in gabbia, poi le sue spalle si rilassarono e alzò le mani, staccandole dal volante e soprattutto dal clacson.

“Può essere che io sia...incinta” Sussurrò, guardandomi di sottecchi, quasi aspettandosi una predica. Non potevo crederci! Un’altra volta, un altro bambino. Mi gettai goffamente ad abbracciarla, un po’ ostacolata dalla cintura di sicurezza.

“Ma è bellissimo! Perché non me lo hai detto prima?”

“Volevo esserne certa, ancora non lo sa neanche Tony” Spiegò, ingranando la marcia e, con suo immenso piacere, riprendendo a camminare. A quanto pare c’era stato un incidente, fortunatamente non grave, che ci era costato 30 minuti ferme in auto.

“Da quanto lo sai?” Chiesi estasiata, ma non ascoltai la sua risposta, perché notai la strada intorno a noi e mi venne un sospetto. “Debby, ma questo cliente dove lo deve incontrare Tony?”

“Allo stadio” Rispose lei, implorandomi con gli occhi di perdonarle quella piccola omissione. Non andavo in quel posto da un bel po’, ma del resto non ne avevo avuto motivo. Poi mi metteva un po’ di malinconia, perché mi mancava Stefano, ogni volta che mettevo piede lì dentro mi aspettavo quasi di vederlo.

 
**STEFANO**

Gettai un’occhiata all’orologio che portavo al polso, regalo di Ilaria, e mi voltai impaziente verso Tony, che era seduto su una panca con Kiki ai suoi piedi, che giocava pazientemente con una bambolina. Lui alzò le spalle e mimò un “Non so” con le labbra. Trovarmi di nuovo dentro quegli spogliatoi faceva un certo effetto, era come tornare a casa. Alcuni dei miei compagni di squadra di 2 anni fa non c’erano più, come ad esempio Matteo, ma mi aveva fatto piacere ritrovare il Mister e tutti gli addetti, i dottori, i trainer. Quel posto mi aveva regalato tante emozioni indimenticabili ed ora me ne avrebbe dato delle altre, soprattutto quella di quel giorno se tutto fosse andato secondo i piani.

A quel pensiero riguardai l’orologio, mi aspettavo di aver già finito da un pezzo, invece Debby era in ritardo di almeno mezz’ora e Kiki iniziava a spazientirsi, mentre Tony tentava di tenermi calmo. Avevo faticato per fare tutto quello, diciamo che l’avevo inserito come clausola per il mio ritorno in squadra, durante un incontro informale con il Mister.

“Debby non risponde al cellulare, non so che dirti Ste” Disse mortificato Tony venendomi incontro. Mi guardai intorno ancora una volta, poi scossi la testa. In quel momento il cellulare di Tony suonò indicando l’arrivo di un sms e lui prese frettolosamente in braccio sua figlia e mi diede una pacca sulla spalla. “Vai, sta arrivando!”

Improvvisamente sentii il cuore salirmi in gola e battere all’impazzata. Stava arrivando, Ilaria stava venendo lì. Mi affrettai verso le tribune, correndo per quei corridoi deserti, con i muri tappezzati di foto e altro, mentre i miei passi rimbombavano.

Quando uscii all’aria fresca di quel pomeriggio tardo la vidi: Debby le stava dietro e la spingeva a sedersi mentre lei protestava non capendo cosa stesse succedendo. Vidi la sua amica alzare lo sguardo e farmi un cenno di intesa, per poi andarsene. Ora toccava a me. Presi fiato e silenziosamente mi avvicinai ad Ilaria, era seduta al posto giusto: fila 6 posto 10. Mi ero sentito un po’ uno scemo mentre organizzavo tutta quella roba, ma ora che avevo quella bellissima donna di fronte ai miei occhi tutto mi sembrava poco per lei.

 
**ILARIA**

Quando eravamo ormai arrivate allo stadio, sentivo il nervosismo salire dentro di me e mi dissi che dovevo solo resistere, ancora qualche ora e tutto quello sarebbe finito, almeno per qualche giorno.

“Ora tu fai come ti dico e stai zitta” Disse Debby, feci per voltarmi confusa verso di lei, ma mi poggiò qualcosa sugli occhi impedendomi di vedere qualsiasi cosa. Poi mi afferrò le mani e le tenne saldamente evitando che mi ribellassi a qualsiasi cosa lei stesse facendo.

“Debby, ma che cavolo...”

“Cosa ho appena detto? Zitta” Tenendomi ancora le mani mi fece strade, mentre di fronte a me c’era solo il buio. Mettevo titubante un piede davanti all’altro, col timore di cadere o di ritrovarmi contro qualche muro. Sperai che dietro a tutta quella sceneggiata non ci fosse Stefano, o forse sperai esattamente il contrario.

“Ok, siamo arrivate” Disse dopo avermi fatto salire addirittura dei gradini conciata in quel modo, contro ogni mia protesta.

“Arrivate dove?” Provai a tendere meglio l’orecchio per riconoscere qualsiasi rumore, ma eravamo circondate dal silenzio. Attesi per qualche secondo che mi rispondesse, ma non lo fece. Ero pronta a tirare via dai miei occhi quella stupida benda quando lo fece qualcun altro per me. Conoscevo quel profumo e mi era mancato da morire nelle ultime 6 settimane.

Prima ancora di poter riacquistare a pieno la vista mi buttai tra le sue braccia e lui mi strinse a se’ respirando a fondo tra i miei capelli. Sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi ed un sorriso stupido farsi spazio sul mio volto. Odiavo quell’assurda relazione a distanza che avevamo creato, ma nonostante tutto eravamo stati bravi, ce la stavamo facendo, ma non ero intenzionata ad andare avanti vedendolo solo durante qualche week-end lungo o durante le feste. Ora che avevo preso la laurea ero pronta a seguirlo anche in capo al mondo.

“Mi senti mancata principessa” Sussurrò con la sua voce profonda, facendomi venire i brividi di piacere lungo la schiena. Si staccò da me e mi lasciò un bacio dolce e profondo. Io ancora non riuscivo a spicciare una parola. Sapevo che sarebbe tornato, ma credevo l’avrebbe fatto il giorno dopo, ritrovarmelo di fronte così inaspettatamente mi aveva fatto quasi venire un infarto. Avrei voluto urlare di gioia.

“Anche tu, ma che ci fai qui?” Domandai, stringendomi di nuovo a lui ed assaporando il piacere di sentire il suo corpo contro il mio.

“Sai, i giornalisti iniziavano a credere che tu stessi con mio cognato e poi...” Lasciò la frase in sospeso e, afferrandomi per le spalle, mi fece voltare. Rimasi a bocca aperta a fissare ciò che avevo di fronte: sulla tribuna di fronte c’era appeso uno striscione con su scritto un enorme –Ti amo Ilaria- ed al centro del campo, quelle che scoprii poi essere delle nostre fotografie, formavano una sola parola: sposami.

Sentii le gambi farsi molli ed il cuore prese a battere ad una velocità che non aveva mai raggiunto prima, gli occhi ricominciarono a bruciare, ma quello che sentii distintamente più di tutto fu quell’esplosione dentro di me, quella sensazione di infinito che altro non era che amore puro e profondo.

“Allora? Aspetto una risposta io” Mormorò nel mio orecchio abbracciandomi alle spalle e poggiando il suo mento sulla mia testa.

“Non vedo nessuna domanda” Risposi, rinunciando a trattenere le lacrime e ridendo come una matta. Prima di conoscere lui la mia vita era piatta, priva di qualsiasi emozione. L’unica cosa che mi soddisfaceva era lo studio. Mi chiesi quando tutto iniziò a cambiare, se era stato quando avevo incrociato i suoi occhi uscendo dal bagno dell’allora casa di Tony o magari quando gli avevo versato quella Pepsi addosso, per strada.

Stefano mi guardò per un attimo confuso, poi un sorriso divertito comparve sul suo volto.

“Io voglio sposarti e tu mi fai questo? Mi lasci qui, con il fiato sospeso, per un piccolo punto interrogativo? Non l’ho messo perché non accetto un no come risposta. Passare la vita con te non mi basterebbe, io voglio l’eternità” Disse, facendomi voltare verso di lui e poggiando la sua fronte contro la mia.

“Hai fatto bene, non serve il punto interrogativo. Ti sposo” Lo baciai con trasporto, mettendoci tutta la mia anima ed il mio amore, per fargli capire quanto lui significasse per me. Avrei voluto che quel momento non finisse mai, ma dopo poco lui si staccò dalle mie labbra lasciandomi delusa.

“Stavo dimenticando una cosa” Tirò fuori dalla tasca dei jeans uno scatolino da cui prese un anello, che infilò al mio anulare. Non era molto vistoso e non aveva un enorme pietra sopra: era semplice e perfetto, come lui.

“Ti amo” Soffiai sorridendo sulle labbra, mentre le lacrime di gioia scorrevano libere sul mio volto. Il suo lavoro ed i miei studi ci avevano costretti a vivere distanti per ben 2 anni. Era stata dura, c’erano stati alti e bassi e non poche gelosie, ma alla fine ce l’avevamo fatta, ci eravamo ritagliati del tempo apposta per noi, ogni volta che uno dei due aveva qualche giorno libero saliva sul primo aereo per correre dall’altro, era costato tanti sacrifici e non poco dolore, ma ne era valsa la pena. Era iniziato tutto quasi come un gioco ed alla fine avevo trovato l’amore della mia vita nell’unica persona che non avrei mai pensato di incontrare e conoscere. 



**Killigrew**
Ecco l'ultimissimo capitolo di questa storia! Un po' troppo sdolcinato forse alla fine? Non lo so, ma questa è la fantasia e almeno in queste piccole storie ci è permesso sognare un po' di più e superare i confini della realtà, giusto?
Spero di non aver deluso nessuno e di essere riuscita a farvi leggere qualcosa di decente ;) Vi ringrazio tanto per avermi seguita, per aver recensito e per aver semplicemente letto fino alla fine le vicende di Stefano ed Ilaria. Ora possiamo lasciarli a spassarsela da soli =P
GRAZIE! Un bacione a tutti!!!!

P.S.: giusto perché alla sdolcinatezza non si può porre fine, metto una foto della piccola Kiki *-*



 
  
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