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Autore: Carooooool    27/10/2013    2 recensioni
La mamma mi accarezzò la testa. "Aspettatemi qui, care. Sarò indietro tra un attimo". Mi allungò la mia sorellina di un paio di anni circa, e la presi in braccio come mi aveva insegnato. Avevo 7 anni.
Era strano che la mamma ci avesse portato così lontano. In quel bosco c'eravamo state una volta con papà. Ma ora papà non c'era più e la mamma era molto triste ultimamente.
"Tranquilla cara, giusto il tempo di due secondi" mi rassicurò di nuovo. Prima di voltarsi si chinò ad abbracciarmi, e baciò la testolina di May dolcemente. Ritornò sui suoi passi e salì in macchina.
L'auto che si allontanava fu l'ultimo ricordo che ho di lei.
Non tornò più a prenderci.
Genere: Avventura, Azione, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera fece molto freddo. 
Quando ritornai alla tana il fuoco era spento, ed erano entrate delle foglie secche spinte dal vento. Cercai intorno, ma tra il muschio e le pellicce morbide non c'era nulla.
-May - sussurrai. Nulla. -May!-
Nulla si muoveva. 
Alzai la voce e chiamai di nuovo mia sorella. 
Cominciai a cercare, a perlustrare gli angoli della tana, ma niente.
Urlai, anche a costo di farmi sentire, quando finalmente una mano si posò sulla spalla da dietro di me. 
Il volto di May era tranquillo e pacato. 
-Ero qui fuori a raccogliere bacche, stai calma.
La strinsi, la paura provata quella mattina era tale da temere il peggio. 
Si liberò dalla presa e si accomodò sulle pelli. 
Scuoiammo i conigli e li cuocemmo anche per i giorni successivi, in modo da conservarli meglio.
-Hai la faccia stravolta - mi disse. -sei molto stanca. Dovrei occuparmi io della caccia. -
Al pensiero che May avrebbe potuto trovarsi faccia a faccia con il lupo, un brivido mi percorse. -Assolutamente no. Mai- ribadii.
Quando il sole era calato da un pezzo ci stendemmo e l'abbracciai, coperte dal muschio e dalle pellicce.
Quel corpicino di 13 anni era molto magro. Era più magra di me di quando avevo la sua età, e questo mi preoccupava molto. E aveva una specie di tosse perenne, tossicchiava leggermente ogni due o tre minuti. Era debole. 
Ma come poteva essere altrimenti...


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Ricordo i giorni successivi all'abbandono. Mangiammo uova. 
May mangiava solo passati di verdura, e la prima notte pensavo che sarebbe morta. Piangeva, e io volevo solo che la mamma arrivasse in fretta. 
Ero sempre stata sveglia con mia sorella, sapevo già cambiarla e prendermi cura di lei. 
Ma non ero pronta per diventare madre a 7 anni. In un deserto verde.
Ringraziavo papà, che mi aveva insegnato a riconoscere i funghi e le bacche buone. E poi vivevamo come gli uomini primitivi che avevo studiato a scuola. 
Il fuoco era troppo difficile da accendere, e per un bel po' mangiammo solo quello che trovavamo. Una volta avevo sbagliato, e avevo vomitato per una giornata intera. 
Parlava di già, May, quando Miranda ci abbandonò, ma feci del mio meglio per insegnarle a parlare e a camminare bene. Ora sapeva appena appena a fare di conto. 
Ma fu traumatico per entrambe, quando cominciarono le mestruazioni. 
Pensavo di morire, che sarei morta nel giro di poco. 
Oramai era un anno circa che a May era cominciato, ed non piangeva più come prima.
Il fuoco era stato una scoperta puramente casuale: mentre stavo sfregando due legni secchi per farci la punta cominciò a scaldarsi. Mi bruciai le dita e la giacchetta prese fuoco, ma almeno ci scaldammo. 
Qualunque cosa per me, avrebbe portato alla morte. La notte, il temporale, il cibo, il vento, il freddo. Solo la pioggia fu un ben di Dio, in quanto potevo finalmente lavarmi.
E mi stupivo ancora ogni giorno di essere viva, di poter stringere May, di sapere che era viva anche lei.  
Era maggio quando rimanemmo sole nel bosco. Non faceva freddo, e il nostro cappotto ci teneva caldo a sufficienza, così siamo sopravvissute.
Si, perché non fu tutto sempre facile. E più di una volta la vita l'avevamo rischiata per davvero.  

Si mosse e prese a tossire. Le alzai leggermente la testa in modo da darle sollievo. Si rigirò e riprese a dormire. 
Il piccolo viso di May era rilassato, la bocca leggermente socchiusa. 
Assomigliava terribilmente a nostra madre. Gli occhi leggermente allungati, gli zigomi sporgenti, l'iride di un color caldo nocciola, la piccola bocca dalle labbra rosa e carnose. 
I capelli arruffati erano di un freddo color paglierino, incrostati di fango e foglie secche. 
Nonostante la sporcizia e le profonde e violacee occhiaie, mi pareva bellissima. 
Avrei voluto avere una spazzola morbida per pettinarle i capelli come mamma faceva a me da piccola, una spugna e dell'acqua calda con cui lavarla. 
Una coperta soffice, una tazza di latte prima di andare a dormire. 
Un libro con cui insegnarle a scrivere, a leggere.
Io non sapevo nemmeno più come si facesse. 
E mi ero dimenticata la voce di mamma, di papà, dell'effetto che faceva un abbraccio di un genitore. 

A 18 anni mi sentivo ancora così piccola. 
  
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