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Autore: Gretel85    27/10/2013    6 recensioni
Mentre rimpiccioliva e perdeva, almeno nell'aspetto, la sua natura umana, Shampoo ebbe la certezza che in quel momento il suo cuore si fosse fermato. Sotto la pioggia, il suo sguardo felino si inumidì di lacrime. Vedere lui che con pazienza, preoccupazione e rabbia le dava le spalle e, raccolto da terra quell'essere odioso di Akane, l'aveva stretta a sé e portata dentro casa, era stata un'immagine troppo forte per lei. Non si meritava questo.
Abbandonando vestiti e ombrello nel giardino dei Tendo, la piccola gattina rosa saltò oltre il muro e corse via, facendo a se stessa una piccola, grande promessa.
Non sarebbe successo mai più.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Shan-pu, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era tutto come lo aveva sempre sognato. In fondo al piccolo e stretto pontile di legno, che caratterizzava il lago vicino al villaggio amazzone, lui, il suo Ranma, la stava aspettando. Era bellissimo. In un completo simile al suo, ma blu come la notte e con ricami argentati, che al contrario dei suoi disegnavano sulla schiena un drago, simbolo di forza e coraggio, il futuro consorte era davvero elegante.

Posto vicino all'officiante, un importante membro del consiglio delle amazzoni, l'attendeva e con lo sguardo ne seguiva l'arrivo. Shampoo, accompagnata dalle amazzoni e dalla bisnonna, procedeva lentamente. Non c'era musica, solo un'atmosfera da favola. La luna piena si rifletteva prepotentemente sul lago, creando un poetico quanto immaginario proseguimento al tappeto bianco che dalla casa di Shampoo si srotolava fino ai piedi dello sposo. Tutto intorno, sulla riva, l'intero popolo amazzone si era riunito, in mano una lanterna, rossa per l'occasione, pronta per essere accesa e lasciata libera nel cielo, alla fine della cerimonia.

Quando passo dopo passo la sposa ebbe raggiunto il famoso combattente straniero, come alcune amazzoni lo avevano soprannominato, Chao ebbe modo di avvicinarsi di più alla coppia di futuri sposi.

In quei giorni aveva imparato a comportarsi con maggiore disinvoltura nei confronti del suo maestro. Fin da subito ne era rimasto affascinato e ammirato. Ranma era un ragazzo poco più grande di lui, sembrava sapere il fatto suo ed essere davvero fortissimo. Non avrebbe potuto ambire ad avere un maestro migliore, gli stava simpatico e anche se ancora qualche volta gli metteva un po' di soggezione, aveva l'intenzione di dimostrargli di saperci fare anche lui e di essere disposto ad imparare tutto.

Il pontile non era molto grande e quindi solo le amazzoni più importanti, fra cui ovviamente compariva anche il capo villaggio, Mutsumi, avevano avuto modo di avvicinarsi alla coppia. L'amazzone celebrante aveva cominciato il suo discorso; parole, parole e paroloni troppo grandi e incomprensibili per un giovane della sua età, ma a quanto poteva vedere, anche per il suo maestro. La cerimonia, in effetti, si stava tenendo in cinese e Chao dubitava fortemente che lo sposo fosse in grado di capire anche solo mezza parola. Ma non fu solo questo particolare a impensierire il piccolo figlio delle amazzoni. Ranma e Shampoo, posti in piedi, l'uno di fronte all'altra, si fissavano concentrati.

Se lo sguardo di lei si perdeva con adorazione e dolcezza in quello di lui, gli occhi del ragazzo sembravano andare oltre, cercando qualcosa o qualcuno che in quel momento non riuscivano a vedere.

Questo fatto colpì particolarmente il piccolo Chao. Lo sguardo del suo maestro non era sereno, non rispecchiava tutto l'amore e la felicità che uno sposo dovrebbe provare in quel momento. La venerabile Cologne suggeriva al giovane i passaggi più importanti e, quando fu il suo turno, il “sì” di Ranma risuonò forte e chiaro. Anche a riva tutte lo avevano sentito e fu in quel momento che Chao lo vide per la prima volta.

*Il frutto dell'amore!* Pensò meravigliato. Non ne sapeva molto, le sue conoscenze in merito sfioravano la leggenda, eppure ora era lì e per la prima volta nella sua giovane vita assisteva a quel rituale tanto antico quanto magico. Come l'officiante spiegava e l'ignaro sposo poteva a malapena comprendere, quel frutto apparteneva al segreto e antico albero di melograno delle amazzoni. Una pianta che Chao non aveva nemmeno mai visto. Sapeva solo che era uso e tradizione nei matrimoni amazzoni che i due sposi assaggiassero ognuno una metà del magico melograno, frutto e sapore dell'autunno per eccellenza, che li avrebbe legati per sempre, in un amore capace di fronteggiare qualsiasi avversità e di rimanere immutato nel tempo.

Nel silenzio più totale Chao sentì distintamente il suo maestro addentare la propria metà del frutto, macchiandosi leggermente di rosso sangue la manica del bel vestito.

Quel che vide subito dopo gli fece abbassare lo sguardo, arrossendo per l'imbarazzo.

Con un semplice gesto della mano Mutsumi diede il segnale al resto della folla sulla riva.

Ora si poteva festeggiare.

* * *

-E così siete venuti per recuperare il tuo fidanzato, ho capito bene?- Chiese allegra Wu a cena ultimata.

Quei ragazzi le erano davvero simpatici, aveva ascoltato rapita l'intera vicenda, aveva riso alle battute che alcuni di loro, soprattutto i due uomini, spesso e volentieri si erano scambiati, ma neanche per un momento aveva smesso di fissare la giovane con i capelli corti. Gli occhi della ragazza, infatti, troppo spesso riflettevano seri e perplessi le allegre fiammelle del fuoco. Quando Akane le aveva accennato alla questione relativa al tè alla menta e a un certo frutto dell'amore, aveva assunto un'espressione accigliata.

La vecchia Wu aveva uno strano presentimento. La storia che le avevano raccontato non le quadrava molto. Non che le avessero mentito, anzi, ma proprio per questo, nonostante l'allegria del momento, non poteva fare a meno di provare pena e preoccupazione, soprattutto per la giovane.

Da un certo punto di vista la capiva.

*Bambina, non sai in che guaio ti sei cacciata.*

-E quindi hanno organizzato tutto i vostri genitori, giusto? E quando dovreste sposarvi?- Chiese rivolgendosi direttamente alla piccola Tendo. Voleva cambiare argomento e, tutto sommato, non ce la faceva proprio a non trovare l'idea di un matrimonio combinato divertente e molto, molto antiquata, persino per lei che di anni ormai ne aveva fin troppi.

-Eh...- Sospirò la diretta interessata, mentre le chiacchiere del resto del gruppo si annullarono immediatamente. Akane si abbracciò le ginocchia. -In realtà i nostri genitori ci hanno già provato una volta, ma non è andata come speravano.-

*Come speravamo.*

-E voi?- Wu non era propriamente quel che si dice una vecchina all'antica. Voleva distrarre la giovane facendosi il più possibile gli affari suoi. -Voi lo speravate?-

In cuor suo Ryoga si stava chiedendo lo stesso, mentre Mousse lo guardava con la coda dell'occhio. Sapeva bene cosa volesse dire essere nelle condizioni del giovane con la bandana.

Akane arrossì, le fu impossibile non imbarazzarsi a quella domanda tanto diretta.

Inaspettatamente Ukyo venne in suo aiuto, evitandole di rispondere.

-Fu colpa nostra, se non ha funzionato.- Tutti la fissarono. -Di tutti noi.- Abbassò gli occhi a terra, in parte divertita dalla sua stessa confessione, tanto spontanea, in parte per il senso di colpa e la spiacevole sensazione, ancora presente in lei dopo vari mesi, di aver dato in qualche modo al suo Ran-chan un dispiacere.

Akane la fissava sorpresa, Ukyo non sapeva come continuare e anche i due ragazzi optarono per il silenzio.

Wu, dall'alto della sua saggezza e furbizia, aveva già capito molto dei rapporti che intercorrevano fra quei ragazzi, Shampoo e Ranma compresi. Decise di rompere il silenzio una seconda volta, ma in modo più delicato.

-Si è fatta mezzanotte, ragazzi. Suvvia, è il momento di festeggiare!- Disse afferrando dietro di sé alcune bottiglie di Saké e una scatola di lanterne. -Ognuno ne prenda una e facciamo omaggio alla luna d'autunno lasciandole libere di volare nel cielo.- Suggerì.

Subito la sua proposta fu accolta con allegria. Akane si alzò in piedi, avvicinandosi al piccolo burrone che dava sulla vallata. Anche se buio poteva scorgere da lontano le luci provenienti dal villaggio amazzone. Sospirò silenziosamente, mentre, cercando di non bruciarsi le dita, tentava di accendere la propria lanterna. Dietro di lei, poco distante, Ryoga la fissava, quasi volesse con i suoi occhi scorgere dentro di lei. Strinse i pugni ancora più forte. Non era certo che il fremito che aveva appena scosso le spalle della sua dolce Akane fosse dovuto solo al freddo.

-E quelle?- La domanda di Ukyo catturò l'attenzione e tutti si ritrovarono a fissare immobili il punto indicato dal dito della giovane cuoca.

Era del resto impossibile non vederle. Una, due, tre...e poi dieci...venti...

-Ma quante sono?- Si stupì Akane, ammirando inquieta la moltitudine di lanterne rosse levarsi da un punto non ben definito della piana.

-Vengono dal villaggio.- Si avvicinò serio Mousse, un particolare di quelle lanterne lo disturbava molto, ma proprio non riusciva a capire quale. I quattro giovani e Wu si fermarono ammirati ad assistere a quello che poteva ben dirsi uno spettacolo unico al mondo.

-Se la devono divertire parecchio al villaggio delle amazzoni.- Si stupì con tono ironico Ukyo.

-Puoi ben dirlo, ragazza mia.- Le si accostò la vecchia Wu.

E poi fece una cosa del tutto inaspettata.

Pose una mano sul braccio di Akane. La ragazza a quel contatto si irrigidì.

-Quelle lanterne, rosso vivo, le usano solo in un'occasione particolare.-

-Sarebbe a dire?- Incapace di distogliere lo sguardo dalle lanterne, Akane sussurrò la sua domanda al vento, il tono monocorde di chi sa che sta per sentire qualcosa che non avrebbe mai voluto sapere.

-Per festeggiare un matrimonio appena concluso, bambina.- Rispose l'anziana, una nota di tristezza e malinconia nella voce, stringendo più forte il braccio tremante della ragazzina accanto a lei.

-...-

-Sta scherzando, vero?- Si sporse a guardarla, Ukyo. Ma era una domanda fin troppo inutile. -Maledetta Shampoo!- Urlò quindi a denti stretti la ragazza, sbattendo con forza la propria spatola a terra.

-Oh Ran-chan! Che ti hanno fatto?- Inginocchiata a terra, la giovane cuoca sembrava disperata. Con tutta quella rabbia in corpo avrebbe potuto distruggere tutto ciò che la circondava e probabilmente non avrebbe ottenuto nulla, data la poca lucidità.

-Smettila, Ukyo.- La rimproverò Mousse continuando a fissare la valle di fronte a lui. La sua Shampoo, sì per lui era sempre sua, alla fine ce l'aveva fatta. Aveva raggiunto il suo obiettivo. Il cinese, le braccia incrociate dentro le larghe maniche del suo vestito, strinse forte i pugni graffiandosi le braccia. Per un momento, la sua vista, già normalmente fortemente compromessa, si annebbiò ancora di più.

-Tu! Tu!!- Riprese Ukyo alzandosi e dirigendosi come una furia contro il povero Ryoga. Quest'ultimo, shockato per la notizia appena ricevuta, guardava Akane, ancora immobile come una statua, con apprensione.

Si faceva schifo, si vergognava profondamente del primo pensiero che alla parola “matrimonio” il suo cervello aveva formulato. Fatto fuori Ranma, già si era visto felice e sposato con la sua Akane e un esercito di putti e cuoricini aveva riempito la sua fantasia, ma non appena aveva posato lo sguardo sulla fidanzata del suo miglior nemico, era stato costretto a ingoiare il boccone più amaro della sua vita e a provare profonda vergogna per se stesso.

Solo dopo che Ukyo lo ebbe afferrato per la maglietta e sbattuto a terra, si rese conto che non erano soli.

-Se non fosse per te...maledetto...- Inveiva la cuoca su di lui, le lacrime agli occhi, mirava a colpirlo più con le parole che con le mani. -A quest'ora saremmo arrivati da un pezzo e forse tutto questo si sarebbe potuto evitare!- Strillava piena di rabbia, tanto che le sue parole spesso erano incomprensibili anche per lei.

Ryoga non reagì nemmeno. Solo dopo che Mousse ebbe sollevato di peso la ragazza, costringendola a entrare in casa, l'eterno disperso trovò la forza di alzarsi e avvicinarsi, seppur con timore, ad Akane.

Fino a quel momento la ragazza non si era mossa né aveva detto una parola.

Non sapeva che dirle. Lasciò che fosse il cuore a parlare per lui.

-Mi dispiace, Akane. Sono desolato e...-

-No, non è colpa tua, Ryoga. Non preoccuparti.- Lo interruppe la giovane.

Aveva parlato lentamente, scandendo tranquillamente le poche parole, ma sul suo volto non vi era ombra di serenità, così come di calore nella sua voce. Abbassò lo sguardo.

-Vorrei rimanere ancora un po' qui, se non vi dispiace.- Aggiunse solo.

-S...Sì.- Balbettò l'amico, una mano ancora protesa verso di lei, mentre veniva trascinato dalla buona Wu dentro casa.

Rimasta finalmente sola, Akane tornò a fissare il cielo. Cercò le stelle, ma non le vedeva.

*Troppa luce.* Mentì a se stessa, fissando la moltitudine di lanterne rosse, che continuava a occuparle buona parte della visuale. Seguendone il tremolante tragitto verso il cielo, si accorse, a un certo punto, di non essere nemmeno più in grado di distinguerle l'una dall'altra.

Ai suoi occhi, ormai pieni di lacrime, quella moltitudine di piccole sorgenti luminose si era fusa in una fastidiosa macchia rossastra.

Ebbe un'idea romanticamente assurda. Seppur scossa da qualche singhiozzo e incapace di vedere bene, si chinò a terra a raccogliere la sua lanterna gialla, un colore che lei amava, ma che in quel momento le sembrava tanto banale.

Per accenderla consumò quattro cerini, ma alla fine alzò le braccia al cielo e riuscì a lasciarla andare.

Per un attimo temette che la sua lanterna sarebbe andata a finire dritta dritta nel burrone, ma, complice un alito di vento, prese quota gradualmente, prendendo la giusta direzione, verso l'alto, verso le stelle. Si asciugò inutilmente le guance; seduta per terra guardava l'incerto percorso della sua lanterna, triste e solitaria, come lei quella notte, ma ancora in grado di andare avanti.

Rimase così, immobile, fino a quando la piccola sorgente di luce, ormai lontanissima, sparì fra le nubi.

Negli occhi ancora tante lacrime, in testa un unico pensiero.

*Io non ti abbandonerò, Ranma.*

Solo molti minuti dopo, quando una folata di vento le accarezzò le guance ormai asciutte, si decise a rientrare. Non c'era più niente da vedere.

Ma non fece in tempo a voltarsi e ad alzarsi in piedi che una piccola mano le si appoggiò con delicatezza sulla spalla. Era Ukyo, ma non era sola. C'erano tutti dietro di lei. Per qualche interminabile secondo le due ragazze si guardarono intensamente negli occhi. Poi la giovane cuoca sorrise mestamente. -Non preoccuparti, Akane. Domani andremo a cercarlo.-

Dietro di lei Ryoga annuiva. Non vedeva l'ora di suonargliele di santa ragione a quell'idiota di Ranma, non appena fosse rinsavito, è chiaro.

-Ukyo, ha detto il giusto.- Continuò Mousse. -Shampoo ha solo portato a termine una parte del suo piano, ha fatto contento il suo popolo, ma con l'inganno ed è proprio per questo che noi riusciremo a disfare il suo bel castello di carte.- Asserì convinto il giovane cinese, una nota di astio nella voce nei confronti della sua amata connazionale che lo aveva tanto ferito.

Preferiva pensare al futuro, al momento in cui tutto sarebbe tornato alla normalità, a quando tutti loro sarebbero tornati a Nerima sani e salvi, compresa, magari, la sua cocciuta Shampoo.

Forse si stava ingannando. Forse questo non sarebbe mai successo e loro non sarebbero mai riusciti a portare a termine questa missione, ma in quel momento quel pensiero lo confortava e lo aiutava a non pensare al fatto che quella era anche la prima notte di nozze della sua amata.

La sua prima notte di nozze, senza di lui.

*Maledetto Saotome! Tè o non tè, prova solo a sfiorarla con un dito e sei morto!*

Akane sorrise lievemente, infinitamente grata a tutti loro. Anche Ukyo e Ryoga si scambiarono un sorriso, segno che nel frattempo si erano chiariti.

-È ora di rientrare.- Li richiamò la vecchia Wu dalla porta sul retro. -Comincia a far freddo e sarete stanchi. Vi ho preparato una camera per riposarvi stanotte.-

Supportandosi l'uno con l'altro, ma senza sfiorarsi, i quattro amici accettarono di buon grado l'invito dirigendosi a passi lenti e insieme verso la casa. Per nessuno di loro sarebbe stata una notte serena.

* * *

-Mi plepalo un secondo e sono subito da te, amole!- Squittì felice Shampoo al suo sposo, dirigendosi sensuale e felina verso il bagno della loro camera da letto, la loro camera matrimoniale.

Ranma era esausto. Bevendo un ultimo goccio del tè che Obaba gli aveva preparato, si lasciò cadere mollemente sul morbido e comodo materasso del loro letto a due piazze.

Chiuse un momento gli occhi. *Mi sono sposato.* Realizzò felice e innamorato. Da quando la cerimonia era finita si sentiva leggero come una piuma, legato a quella ragazza dai lunghi capelli lavanda da un amore che fino a poco prima non gli sarebbe mai stato possibile immaginare. La testa evidentemente vuota però non gli impedì di formulare poco dopo un pensiero assurdo.

*Finalmente, stavolta ce l'ho fatta!*

Aprì gli occhi di scatto, quasi temesse di perdere il contatto con la realtà. *Ma che significa?* -Perché ho pensato una sciocchezza del genere?- Si rigirò pensieroso su un fianco. Quanto era comodo quel letto... *Bah... si vede che sono stanco...ma non posso addormentarmi...devo asp...are... -mpoo.* Farfugliò nella sua mente, prima di scivolare in un sonno profondo.

-Eccomi qui, amole!- Si annunciò la bellissima cinese facendo la sua comparsa sulla porta che divideva il bagno dalla camera da letto. Non c'è che dire, si era data da fare. Era semplicemente la quintessenza della sensualità.

Ben presto si rese conto, però, che per lei non ci sarebbe stata nessuna prima notte di nozze.

Smise di sorridere.

 

 

Ranma alzò lo sguardo verso il secondo piano della casa che ormai abitava nei suoi sogni. Tutte le finestre erano buie, nessun cenno di vita. Era notte fonda. Si guardò intorno, in tempo per rendersi conto di essere vestito in modo semplicemente assurdo. -E questa che roba è?- Si sfiorò con le mani il completo bianco ed elegante, evidentemente da cerimonia, che aveva addosso. Era certo di averlo già visto da qualche parte.

*Ma certo! Deve essere un sogno ricorrente!* Optò per la risposta più semplice e logica, almeno dal suo punto di vista. Cominciò a passeggiare per quel giardino che ormai gli era familiare.

Giunto nei pressi della palestra del sogno precedente, si bloccò. Qualcosa era diverso stavolta. I fiori e i festoni che decoravano tutta quella parte della casa gli mozzarono il respiro.

Non poteva morire, stava sognando del resto, ma quella visione gli provocò un dolore all'altezza del cuore e un vago senso di malessere e tristezza. Aveva come l'amara sensazione di aver provato, un tempo, un dispiacere molto forte e di averlo in qualche modo dimenticato.

Si fece forza e si avvicinò alla porta di ingresso. Qualcosa non tornava. La porta semplicemente non c'era, o meglio c'era, ma era per terra, distrutta ai suoi piedi. Fece il suo ingresso nella palestra.

*Ma che è successo qui dentro? Sembra che sia passato l'esercito con almeno dieci carri armati!*. La sala appariva buia, desolata e semidistrutta. Anche se immerso nell'oscurità, sfiorando con una mano l'antico legno delle pareti, Ranma fu certo di sentirne i bozzi e i graffi. Rapito com'era da quelle sensazioni, si girò con inaspettata lentezza quando sentì dietro di lui qualcuno sospirare tristemente.
 

 

-Oh, ma non è possibile!- Commentò lamentosa la giovane sposina guardando il suo bel marito profondamente addormentato. Si avvicinò al comodino per osservarlo meglio.

-....- Sospirò.

Aveva necessità di parlare immediatamente con la bisnonna.

 

 

-Chi sei?- Le chiese per l'ennesima volta e la voce gli tremò nuovamente alla vista della ragazza dei suoi sogni. Anche lei stavolta aveva qualcosa di diverso. Davanti a lui, infatti, seduta per terra in una nuvola di seta e organza bianca, morbida e luminosa, la bella sconosciuta si accarezzava le pieghe del vestito, sospirando silenziosamente, come se fosse sola, come se non lo vedesse.

Ranma si avvicinò di qualche altro passo, intimorito e incantato al tempo stesso. Vedere quella ragazza, tanto forte e violenta nel sogno precedente, quanto minuta, fragile e bellissima in quello che ora stava vivendo, gli diede coraggio.

-Chi sei? Che cosa ti è successo?- Le chiese con maggiore convinzione inginocchiandosi vicino a lei.

Ma la ragazza non rispondeva. Raccolto un fiore da terra, simile a quello che aveva tra i capelli, era assorta ad accarezzarne i petali, quasi fosse la cosa più importante e cara al mondo.

Anche stavolta Ranma non riusciva a scorgere perfettamente il viso di lei, ma quando una singola lacrima le rigò una guancia, non poté più resistere e poggiato una palmo sulla mano della fanciulla, alzò la voce. Voleva che lei lo sentisse. -Si può sapere perché piangi, scema?-

Non seppe nemmeno perché l'avesse apostrofata in quel modo e si sarebbe anche scusato, se lei non gli avesse pronunciato una frase che probabilmente, non fosse stato un sogno, lo avrebbe ucciso per davvero.

-Doveva essere il nostro matrimonio, Ranma!-

Con la voce evidentemente rotta dal pianto, la sconosciuta voltò il proprio sguardo altrove, impedendogli di guardarla.

Ranma indietreggiò atterrito, il cuore gli batteva forte nel petto, avrebbe voluto alzarsi, ma ad ogni tentativo le gambe gli cedevano lasciandolo cadere e dandogli solo la possibilità di indietreggiare rimanendo seduto.

-Doveva essere il nostro matrimonio, Ranma!- Ripeté la donna una seconda volta, fra le lacrime.

Ranma si sentì male, uno sconosciuto e immotivato senso di colpa lo stava divorando.

Raccolse tutte le forze, non voleva rimanere lì un minuto di più. Si alzò in piedi e presa una direzione qualsiasi, che fortunatamente per lui corrispose con quella della porta, fuggì nel silenzio di quella notte nera, fuori dalla palestra e poi dalla casa, per strade e vicoli anonimi e inquietanti. Mentre correva a perdifiato, e non poteva farne a meno, si interrogò sull'utilità della sua fuga.

Non era più tanto certo di sapere da cosa stesse scappando, se da un sogno, da una visione o da un ricordo.

E il dubbio l'atterriva.

 

-Bisnonna, io e te dobbiamo pallare!- Si fiondò in cucina Shampoo, usando per comodità e non solo, la lingua giapponese, ignota alla maggior parte del suo popolo.

Ma la bisnonna non era sola. Accucciata sulla sedia vicino al tavolo, illuminato da qualche candela, sembrava si stesse divertendo un mondo giocando a carte con la sua cara amica Tamami.

L'inaspettato ingresso della nipote interruppe l'allegra partita. -Che succede Shampoo?- Le chiese, improvvisamente sorpresa.

-Che c'è? Il tuo maritino si è per caso già addormentato?- Intervenne ironica Tamami.

Voleva scherzare, ma non sapeva di aver centrato in pieno il problema.

-È ploplio questo il punto!- Si avvicinò al tavolo la giovane in sensuale sottoveste.

-Quel tè...salà anche necessalio...ma...- E per la prima volta la fiera amazzone abbassò lo sguardo, imbarazzata. Certo, accennare a un problema del genere con la propria bisnonna non era facile, anzi.

-Ogni notte si addolmenta appena sfiola il letto e non c'è velso di svegliallo pel almeno dodici ore e...-

E proprio non sapeva come continuare. Ma la vecchia Obaba non aveva bisogno di ulteriori spiegazioni. In fondo, non per nulla aveva raggiunto i trecento anni di età.

-Ho capito, Shampoo. Non c'è bisogno che tu dica altro.- Commentò saggiamente, gli occhi chiusi e l'espressione leggermente assorta, ma compiaciuta e divertita.

-Comprendo il tuo...ehm...chiamiamolo così, disappunto.- Continuò poi seria. -Ma sai perfettamente che per il momento non possiamo fare diversamente. Ora il matrimonio è finito, il sacro melograno ha fatto il suo effetto e Ranma sarà sempre innamorato di te, ma dobbiamo agire con prudenza. Se da un giorno all'altro, e di tempo non ne è passato ancora a sufficienza, il consorte dovesse ricordarsi tutta la sua vita precedente, ciò potrebbe avere degli effetti anche sul sentimento che ora prova per te. È meglio che per un po' rimanga ignaro di tutto. Con il tempo ricorderà gradualmente e potrai alleggerire la dose di tè fino a farla scomparire del tutto. Ma per ora è meglio di no; fidati nipote, il mio istinto non sbaglia mai.-

Shampoo la guardava scocciata, le braccia conserte. Sbuffava come una bambina capricciosa.

Sapeva che la bisnonna aveva maledettamente ragione, ma in quel momento sentì tutta la frustrazione che il suo piano perfetto avrebbe comportato.

-Eh va bene.- Sospirò. *Aspetterò.* -Allola...buonanotte, a domani.- Si avviò nuovamente verso la camera da letto senza attendere nemmeno una risposta.

-Buonanotte, Shampoo.- Le risposero le due vecchie all'unisono, ma ormai la nipote aveva già chiuso la porta.

Scoppiarono a ridere contemporaneamente.

-Ah, questi giovani! Quanta vitalità, ahahahah! Alla gioventù!- Sentenziò Tamami, estremamente divertita, proponendo all'amica d'infanzia l'ennesimo brindisi. Afferrato il suo bicchierino di Saké, Obaba annuì, scoppiando poi in una fragorosa e gracchiante risata.

Non era solita darsi all'alcool, ma doveva ammettere che quella notte aveva davvero un valido motivo per festeggiare.

Prese da quell'atmosfera gioiosa, non si accorsero di essere spiate. Qualcuno, nascosto in giardino sotto una delle finestre, aveva appena origliato e soprattutto compreso tutta la loro compromettente conversazione.

 

  
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