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Autore: _petrichor_    27/10/2013    16 recensioni
Louis Tomlinson ha perso una scommessa con gli amici.
***
Harry Styles, ricci rosa, occhi verdi, sorriso smagliante, estetista
LARRY!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa one shot la dedico alle ragazze del gruppo di facebook che hanno aspettato tutto questo tempo per leggerla. Vi amo xx

Beautician


«Zayn, spero tu stia scherzando!» gridò Louis all’amico che se la rideva insieme ad un Liam, forse un po’ troppo ubriaco per essere solo le nove di lunedì sera.
Zayn scosse il capo con un sorrisetto perfido. «No. Tomlinson, hai perso quindi devi fare tutto ciò che ti diciamo. Erano questi i patti, giusto?»
«Zayn ha ragione. Forza Lou depila quelle gambe da checca che ti ritrovi.» biascicò Liam scoppiando a ridere subito dopo.


Louis amava scommettere con i suoi due migliori amici, scommettevano per qualsiasi cosa. Quale cane, al parco, avrebbe fatto prima pipì, quale delle cheerleader avrebbe conquistato il ragazzo nuovo, quale compagno avrebbe interrogato la prof di storia.
Spesso scommettevano una pizza o un frullato ma, quella sera, Zayn aveva proposto una specie di “pegno”. Chi avesse perso sarebbe dovuto andare nel nuovo centro estetico vicino la scuola per depilare le gambe.
Louis aveva -ovviamente- accettato, sicuro della sua vittoria e, invece, ora, si ritrovava a camminare, accompagnato dai due amici, verso un’insegna rosa che recava la scritta “Harry’s.”

«Sentite, siamo ancora in tempo, se vi regalassi tutti i miei cd?» Disperazione traboccava da ogni parola, ogni virgola, ogni respiro. Zayn e Liam negarono all’unisono e spinsero Louis nel locale. «Ci vediamo tra un’ora Lou, divertiti.» e scapparono via lasciando solo il loro amico con un dito medio rivolto alla strada.

Louis si guardò intorno, si trovava in un grande ambiente aperto, diviso in settori da separé viola scuro, un bancone in vetro si trovava vicino la porta. Sopra di esso vi era un campanellino, non vedendo nessuno e ormai abbandonato al suo destino, Louis lo suonò. Per un paio di secondi non udì nulla se non il suo respiro, poi un rumore di scatoloni che cadevano e un urletto lo avvertirono di non essere completamente solo.
«Arrivo! Un minuto.»
Louis sbuffò e si appoggiò al vetro. Non aveva mai fatto una ceretta, sua cugina Eleanor spesso si lamentava di quanto dolore gli procurasse e dire che Louis fosse terrorizzato era poco, davvero molto poco.
«Scusami tanto, ero a sistemare gli ultimi scatoloni.». Una voce lo fece voltare, finalmente dopo minuti che parvero ore qualcuno si era degnato di accoglierlo.
Se a Louis avessero detto che il centro lo gestiva un unicorno ninja forse sarebbe stato più credibile. Ciò che si trovò davanti fu davvero fuori da ogni sua logica, un ragazzo alto, con i capelli ricci tinti di rosa, con una maglietta nera almeno due taglie più grande e dei pantaloni neri strettissimi gli stava sorridendo. «Ciao!» lo salutò porgendogli una mano fasciata da un guanto in lattice. «Io sono Harry, benvenuto.. mh..»
«Louis. Louis Tomlinson.» rispose stringendogli la mano con foga.
Harry ridacchiò. «Benvenuto Louis Tomlinson. Che ci fai nella mia dimora?»
Questi si grattò la nuca sospirando. «Devo fare una ceretta.» sospirò ancora. «Ho perso una scommessa.»
«E’ la prima volta?» chiese Harry attorcigliandosi un riccio all’indice destro mentre osservava Louis dalla testa ai piedi. Convenne che era piuttosto carino, ciò che più lo colpì furono gli occhi color ghiaccio del ragazzo, sembravano avessero vita propria, così svegli, vivaci, attenti.
Louis annuì tristemente. «Non ti farò male.» rispose ammiccante il riccio, facendogli cenno di seguirlo dietro un separé. «Mezza gamba giusto?» domando preparando la cera, aveva scelto quella rosa per l’occasione, era la più delicata e poiché Louis non si era mai depilato prima, non voleva fargli troppo male.
Annuì nuovamente. «Okay. Spogliati.» gli disse il riccio mentre si allungava a prendere una spatolina sullo scaffale in alto. Nel gesto, la stoffa della t-shirt si era sollevata, lasciandogli scoperto un fianco. Louis arrossì e, impacciato, cominciò a sfilarsi i jeans. Harry si voltò soddisfatto e «Puoi poggiarli lì.» gli suggerì indicandogli una sedia dello stesso colore dei separé.
«Quindi, Louis Tomlinson, che scommessa hai perso?» chiese Harry spalmando della cera appena sotto il ginocchio. Voleva distrarlo, Louis aveva teso ogni muscolo, e afferrato i lati del lettino talmente forte da sbiancare le nocche. «I-il  n-nome del professore di Harry Potter. Quello con la barba lunga.» Harry annuì poggiando una striscia di carta sulla cera. «Che nome hai detto?»
«Gandalf.» rispose e Harry strappò via la striscia. Louis lanciò un urlo che di virile aveva davvero poco.
«Gandalf? SCHERZI?»
«Cazzo Harry dov’è finito il “non ti farò male”? E comunque non scherzo, altrimenti non sarei qui.»
Il riccio rise di gusto trattenendosi la pancia e Louis arrossì ancora di più. «Hey.» disse offeso tirandogli un pugno leggero sulla spalla.
«Okay, okay. Scuuuusa.» Harry alzò le mani in segno di resa, poi riprese la spatolina e spalmò altra cera sulla gamba del ragazzo. «Parlami di te.»
Louis prese un respiro profondo e iniziò un lungo monologo, interrotto di tanto in tanto da urletti ogni qual volta Harry strappava via la cera. «..Che poi Zayn è un idiota, insomma ti pare che io debba rinunciare al concerto di Robbie Williams per una stupida partita a scala quaranta?»
Harry si arrestò di colpo e «Andrai al concerto di Robbie Williams?» Louis annuì. «Tu?»
Il volto di Harry s’illuminò e un sorriso gli invase l’intero volto. «Sì. Vai con qualcuno?»
Louis sarebbe dovuto andare con sua cugina ma Harry lo stava invitando indirettamente e per quanto fosse strano quel tizio non avrebbe respinto, quindi «Sono solo.» mentì.
«Perfetto. Allora si va insieme.» decretò Harry strappando via l’ultima striscia di cera.

Louis si era rivestito e Harry era andato ad accogliere un altro cliente. Era stato più doloroso di quanto immaginasse, Zayn l’avrebbe pagata cara, a stento era riuscito a infilare il jeans e ora si avviava zoppicante al bancone. Trovò il riccio ridere con un ragazzo biondino, probabilmente tinto anch’egli, che aveva sulle spalle una chitarra piena d’incisioni. Nessuno dei due si accorse della sua presenza e infastidito tossicchiò per attirare l’attenzione su di sé.
«Visto? Louis Tomlinson, sei ancora vivo.» disse Harry ridacchiando. «Beh, non direi.» commentò il biondo osservando l’espressione dolorante che Louis aveva stampata in volto. «Oh, ma smettila Nialler. Non ti ho fatto così male, vero?» chiese rivolgendosi a Louis. Questi gli rivolse un’occhiataccia e «Il cazzo.» sputò. «Quanto ti devo?»
«Venti sterline e un bacio.»
Louis sgranò gli occhi e «C-cosa?» domandò scioccato.
Harry rise fortissimo tanto che le lacrime cominciarono a rigargli il viso. «Scherzavo! Solo venti sterline.» disse asciugandosi una guancia con il dorso della mano, ora libera dai guanti in lattice. Louis tirò fuori dal portafogli due banconote da dieci sterline e «Ciao.» salutò. Il biondo fece un cenno con il capo. « Ci vediamo fuori l’arena Tommo. Ciao» ricambiò Harry ammiccante.


Il concerto si sarebbe tenuto giovedì sera all’arena, era emozionatissimo. Robbie Williams era uno dei suoi cantanti preferiti, aveva sempre sognato di vederlo dal vivo, spesso si sentiva un adolescente con gli ormoni a mille, e Zayn e Liam non avevano perso tempo per prenderlo in giro.
Mercoledì sera aveva chiamato Eleanor e le aveva detto che non sarebbe potuto andare al concerto, di divertirsi anche per lui e l’aveva salutata con un “poi mi racconti tutto eh.” Ringraziò Superman –no, Louis non era credente, ma era fissato con i supereroi- di avere un posto non numerato così da poter nascondersi tra la folla ed evitare una brutta figura con sua cugina.
Aveva deciso di indossare un look total black, una maglia dei Nirvana rubata dall’armadio di Zayn, un jeans con risvolto (mettendo, così, in mostra le caviglie depilate) e le sue amate Vans.

Dall’altra parte della città vi era un Harry eccitatissimo intento a ravvivarsi i ricci con vari shampoo che recavano la descrizione ‘per ricci voluminosi e splendenti’.
«Splendenti, Niall!» urlò al cellulare. Aveva chiamato il biondo per chiedergli qualche consiglio sulla serata. Il ragazzo sospirò e «Harry, hai finito? Sai vorrei uscire e Josh mi sta aspettando giù.» Il riccio annuì, ma ricordandosi di non poter essere visto «Si, grazie amico.» disse e Niall lo salutò attaccando subito dopo.
Giovedì sarebbe andato al concerto di Robbie, il suo più grande idolo, e avrebbe rincontrato Louis Tomlinson, il ragazzo carino con dei fantastici occhi blu.

Il giorno del concerto arrivò. Sia Louis sia Harry erano fuori i cancelli dell’arena. Louis aveva intravisto sua cugina e per miracolo era riuscito a scappare, Harry, invece, si stava dando del cretino per non avergli chiesto il numero di telefono.
«Niaaaall, sono un idiota.» si lamentò al cellulare. Lo avrebbero fatto santo, quel ragazzo, Harry ne era certo. Lo sopportava da almeno diciassette anni senza mai mandarlo a cagare, molta gente lo aveva fatto prima, ma Niall no. Niall era uno buono. «Lo so, Harry.»
«Come trovo quel nano in mezzo a tutta questa folla? E’ come cercare un ago in un pagliaio.» Niall sbuffò e «Boh, che ne so io. Chiedi in giro.» Il riccio parve pensarci un po’ su, ma prima che potesse ribattere «Senti, devo andare, scusami. Buona fortuna.» disse il biondo che chiuse la chiamata.

Tra un’ora avrebbero aperto i cancelli, la folla era aumentata e di Harry nemmeno l’ombra. Louis si stava chiedendo se si fosse dimenticato dell’appuntamento, ma come poteva? Insomma era stato lui a invitarlo dopotutto. Decise di evitare il lato destro dell’arena, lì c’era Eleanor e quella ragazza, per quanto buona fosse, non sopportava le bugie. Se avesse visto il cugino, lo avrebbe riempito di domande e poi gli avrebbe fatto una ramanzina degna di essere trascritta e incorniciata.
Louis sbuffò e controllò l’ora, dopodiché si incamminò verso un gruppo di ragazzi poggiati a una transenna. «Scusate.. ehm.. avete per caso visto un ragazzo alto, riccio e con i capelli rosa?» Uno di loro, il più grande, annuì. «Stai cercando Harry?-rise- L’ho visto qualche minuto fa all’entrata numero 4.» Louis sospirò, all’entrata numero 4 c’era anche sua cugina. «Grazie amico.» Questi gli fece un occhiolino e «Salutami Hazza.» disse tornando a parlare con altri tre ragazzi.

Harry era ormai sul punto di urlare, tra meno di un’ora il concerto sarebbe iniziato, non riusciva a trovare Louis e si sentiva un grande idiota. Stava facendo una figuraccia, ed era anche il loro primo appuntamento. Okay, non che avesse pensato che ce ne sarebbero stati altri –o forse si? Sì, in fondo sperava di rivedere ancora quel tizio carino con gli occhi più azzurri che avesse mai visto. Harry avrebbe scommesso qualsiasi cosa che, quegli occhi, erano più azzurri del cielo di primavera.
Era così assorto nei suoi pensieri che neanche si accorse di una ragazza che gli era finita addosso. «Oddio s-scusami tanto!» balbettò questa ricomponendosi. Harry si stupì della straordinaria somiglianza che la sconosciuta avesse con Louis. «Non ti preoccupare, piuttosto.. dimmi,  conosci un certo Louis Tomlinson?» Ma che gli saltava in mente? Così sembrava un fottuto stalker, evviva le figure di merda Harry!
La tipa annuì.«Certo! Il coglione di mio cugino che non è potuto venire al concerto per una partita a scala quaranta con i suoi amici ancora più coglioni.» Perfetto, Louis non sarebbe venuto al concerto e tutti i suoi filmini mentali erano andati in fumo ancor prima che potesse elaborarli. «Vi somigliate molto.» le disse, la ragazza sorrise e tornò al suo gruppo di amiche.
Harry spiò nuovamente l’orario sull’orologio da polso. Mezz’ora.


Quando Louis vide Eleanor parlare con Harry capì che ormai era finito, morto, caput. In fretta e furia aveva cercato di nascondersi dietro un uomo che risultava almeno tre volte più grande da qualsiasi posizione lo si guardasse, e aveva osservato la scena in religioso silenzio studiando ogni loro mossa.
Successivamente, quando Eleanor si era allontanata con Danielle e Perrie, lasciando Harry solo, uscì dal proprio nascondiglio pronto a raggiungere il riccio, ma una mano lo bloccò appena a due metri dalla meta. Pregò tutti gli Avengers che non  fosse sua cugina, quando si voltò, però, scoprì che la mano apparteneva all’uomo dietro il quale di era nascosto. Questi lo fissava sensibilmente infastidito «Cosa stavi facendo, moscerino?» chiese afferrandolo per il colletto della t-shirt e sollevandolo per portarlo alla propria altezza. «S-stavo spiando una p-persona, scusi!» balbettò un Louis alquanto terrorizzato.
L’uomo storse la bocca e lo osservò con piglio. «La tua ragazza?» Louis scosse il capo, mesto, e alzò lo sguardo su Harry. Il riccio era visibilmente preoccupato e controllava l’orologio in continuazione. L’omaccione captò lo sguardo e si voltò verso una figura appoggiata alle transenne dell’entrata 4. «Oh.. il tuo ragazzo.» commentò con un sorrisetto complice e mollando la presa su Louis. Questi alzò le mani e «Non è il mio ragazzo!» tentò di chiarire l’equivoco. In realtà non sapeva neanche se Harry fosse gay o meno, però.. quale etero di sani principi si sarebbe mai tinto i capelli di rosa? E quegli atteggiamenti così femminili.. Dio! Se Harry non era gay, lui, allora, era Madonna che canta Girl Gone Wild sulla Statua della Libertà dipinta di rosso.
«Non preoccuparti, non picchio i froci. Vai da cespuglio rosa.» gli disse ammiccante, spingendolo verso Harry. Louis si voltò indietro un’ultima volta e l’uomo alzò un pollice per incoraggiarlo. Prese un respiro profondo e si avvicinò al ragazzo. «Hey!» Questi vedendolo si illuminò e lo strinse in un abbraccio. Louis era venuto, aveva mentito a sua cugina per stare con lui. Checcarino. «Tommo! -ancora quel soprannome- tua cugina mi ha detto che, avendo un’importante partita a scala quaranta, non saresti venuto. C’ero rimasto male.» spiegò sporgendo il labbro inferiore per imitare una smorfia triste. Louis lo trovò davvero, davvero adorabile. «Si, mia cugina non sa che sono qui, quindi se c’allontanassimo sarebbe meglio.» spiegò prendendolo per un polso e trascinandolo via.
«Ai suoi ordini signore!»

I cancelli furono aperti e la folla si accalcò contro le entrate creando caos, Louis quasi perse di vista Harry che prontamente gli prese una mano e lo trascinò dietro di sé. «Non lasciarla, okay? Dobbiamo rimanere vicini.» Louis annuì e lo seguì all’interno. L’arena era enorme, Harry corse verso le prime file, voleva assicurarsi una buona visuale. «Lou se hai qualche problema dimmelo, don’t worreh.»
La gente aumentava, Louis cominciava a sentir male alle gambe, aveva ricevuto molti spintoni, finendo, a volte su Harry che lo aveva guardato e gli aveva sorriso. Il suo sorriso. Era perfetto, stupendo, luminoso, come i suoi occhi. Due pozzi verdi in cui avrebbe voluto annegare, aveva sempre pensato di avere dei bei occhi, ma quel riccio lo batteva decisamente. Erano incredibili. Altro che verde acqua, verde acido, verde petrolio, verde pisello, quello era un verde del tutto diverso, era verde Harry. Sorrise al pensiero, dopotutto aver perso la scommessa non era stato del tutto inutile. Quando si sentì stringere la mano, ancora legata a quella del riccio, capì che il concerto stava per iniziare. Delle urla si levarono dal pubblico accogliendo, così, un euforico Robbie Williams che corse per tutto il palco salutando i fans.
«ARE YOU READY FOR ROBBIE WILLIAAAAAMS?» gridò il cantante e altre urla, questa volta più intense, invasero l’arena ormai piena. Anche Harry urlò, e Louis lo seguì a ruota, entrambi si guardarono e scoppiarono a ridere.
«Pronto per la serata più bella della tua vita?» il riccio gliel’aveva sussurrato all’orecchio, per sovrastare i rumori esterni, Louis rabbrividì a quella vicinanza, deglutì e annuì. «S-sì.» Harry rise ancora e «Bel profumo.» disse ammiccante.
Di  lì a poco Louis Tomlinson sarebbe stramazzato a terra, ne era sicuro, tutta colpa del ragazzo dai capelli rosa.

Il concerto fu strepitoso, Robbie era stato fantastico, il pubblico calorosissimo. Harry aveva sorpreso spesso Louis a fissarlo, non poté non esserne felice, era carino quel Louis, molto carino.
Non avevano parlato durante l’esibizione, si erano limitati a sorridersi, e le loro mani erano rimaste intrecciate, solo quando le luci si spensero e la gente cominciò ad abbandonare l’arena, si separarono.
 «Uhm Tommo?» Uscendo dai cancelli Louis aveva evitato lo sguardo del riccio, e questi cercò di attirare la sua attenzione. «Mh?»
«Ti va di andare a bere qualcosa?» propose Harry indicando un bar di fronte. Molti ragazzi dopo il concerto si erano radunati lì per ubriacarsi e smaltire l’adrenalina. Louis scosse il capo e «No, scusami sono piuttosto stanco, vorrei solo tornare a casa.» rispose con uno sbadiglio.
L’altro tuttavia non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare così «Ti accompagno, però prima devo passare dal mio studio.» disse e quello annuì.
Camminarono vicini fino al centro estetico, stando ben attenti a non sfiorarsi. Louis guardava il marciapiede come se fosse la cosa più bella del pianeta, quando in realtà sapeva benissimo che quella cosa era proprio il ragazzo con i ricci rosa che gli camminava di fianco. Questi, invece, elaborava un'altra scusa per non riaccompagnare Louis a casa troppo presto. Arrivati a destinazione, Harry, cacciò dalle tasche le chiavi del locale. Louis rise, erano rosa anch’esse. «Harry, penso che ti piaccia davvero poco il rosa.»
Il riccio guardò le chiavi tra le sue mani e si voltò verso il ragazzo. «Hai ragione, proprio come a te non piacciono i jeans con il risvolto.» rise indicando le caviglie scoperte di Louis. «Tommo! Ho avuto un’idea.»
Con l’allusione ai suoi capelli, Louis, gli aveva suggerito inconsciamente un’idea che al riccio parve favolosa.«So che non dovrei farlo ma.. quale?»
Harry aprì la porta e fece accomodare Louis su una sedia, dicendogli di aspettarlo lì.  Questi sospirò e incrociò le braccia al petto, cercando di immaginare quali fossero le intenzioni dell’estetista. Se fosse stata un'altra ceretta, prima avrebbe rifiutato l’offerta e poi l’avrebbe preso a pugni.
Harry tornò poco dopo con uno scatolino nero e un pennello da parrucchiere. «Tu, caro Tommo, da oggi avrai i capelli rossi!» Ora che ci pensava una ceretta sarebbe stato meglio.
«Ascoltami bene, io questi –indicò la testa- non li rovinerò con una stupida tinta.» dichiarò Louis serio. Harry si avvicinò al viso del ragazzo sporgendo il labbro inferiore «Eddaaaai Loulou.»
Harry, no ti prego, non farlo.
Louis deglutì rumorosamente «N-no.»
Harry ridusse ancora un po’ le distanze tra i loro visi, i nasi a sfiorarsi. «Sarai bellissimo»
Cazzo, Harry. Allontanati, vai via.
Louis non rispose, era inchiodato su quella maledetta sedia, incapace di muoversi, di ribattere, di respirare. «Te lo giuro.» gli soffiò sulle labbra.
Vaffanculo, Harry.
Louis si fiondò sul viso del riccio e iniziò a baciarlo, si aggrappò a quei ricci troppo rosa, a quelle spalle troppo larghe, a quelle labbra troppo rosse. Baciò Harry, un perfetto sconosciuto che gli aveva depilato le gambe. Era buffo a pensarci, ma Louis, in quel momento, non pensava a nient’altro che non fosse un ragazzo alto, riccio, occhi verdi e  un sorriso sornione stampato costantemente sul volto.
Questi lo prese in braccio e lo portò fino allo stesso lettino su cui aveva fatto sdraiare Louis giorni prima, per quella ceretta. Miracolosa oserebbe definire, adesso, Louis. Certo, aveva sofferto come un cane ma, grazie ad essa, ora, stava togliendo la maglietta ad Harry, il quale gli tastava ogni centimetro del corpo, continuando a baciarlo.
Aveva perso una scommessa, ma vinto Harry, occhi verdi, bel sorriso, ricci rosa, estetista.
«I-io -sopirò nella bocca di Louis- questi –tirò qualche ciuffo di capelli- te li faccio rossi lo stesso.»
Louis rise, Harry lo baciò.


«Va bene, ma ora sta’ zitto e baciami, beautician.»
  
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