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Autore: dadless    27/10/2013    7 recensioni
-Promettimi di non piangere, per nessuna ragione, da oggi in poi- sussurrò quando i loro occhi nocciola si scontrarono.
Sophie tirò su col naso -Tu mi prometti di volermi sempre bene e di non abbandonarmi?- chiese lei di rimando.
Lui annuì -Lo prometto- mormorò.
-Lo prometto- concluse Sophie, chiudendo gli occhi.
*ATTENZIONE! Questa NON è assolutamente una storia d'amore, ma parla di come possa trasformarsi nel tempo il rapporto tra fratello e sorella.
-Sospesa per motivi personali-
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Quella mattina Sophie si svegliò di soprassalto. Afferrò svelta la sveglia e notò con dispiacere di essersi svegliata con trenta minuti di anticipo. Sospirò e appoggiò di nuovo la testa sul cuscino, provando a dormire ancora qualche minuto, ma rinunciò all'impresa quando aprì automaticamente gli occhi dopo averli chiusi. Ormai era sveglia. Si alzò dal morbido letto e si diresse all'armadio, con passo strascicato. Aprì lentamente le due ante e cominciò a fissare i suoi vestiti, cercando qualcosa di largo, comodo e fresco.

I suoi vestiti non le piacevano affatto. Le coprivano il corpo, certo, ma erano ugualmente... brutti.

Sospirò affranta e afferrò le prime cose che le capitarono fra le mani. Indossò l'enorme maglietta grigia e i pantaloni blu, prima di legarsi i capelli castani e indossare gli occhiali rotti.

Sfiorando le asticelle nere dei suoi occhiali da vista, Sophie non poté fare a meno di ricordare quell'orribile momento in cui Anne li aveva calpestati con la suola della sua scarpa, producendo un suono insopportabile. Ma Sophie, in quell'istante, aveva solo pensato a come fosse difficile la sua vita, senza dare troppa importanza a quel rumore. Aveva pensato a quei pomeriggi passati ad attorcigliare il nastro adesivo sui suoi occhiali, sperando che qualcuno potesse usare lo stesso identico amore per aggiustare il suo cuore ormai infranto. Probabilmente, però, lei avrebbe continuato a soffrire.

Sussultò a quel pensiero e prese un respiro profondo per calmarsi.

-No- sussurrò, afferrando l'orlo della maglietta e tirandolo più in basso possibile. -Le cose cambieranno- continuò, chiudendo gli occhi per cercare di pensare a qualcosa di positivo, mentre una lacrima solitaria rigava il suo viso.

Solo in quel momento, si ricordò che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno di scuola. Spalancò gli occhi e si guardò freneticamente intorno, alla ricerca della sua cartella. Una
volta trovata, si affrettò ad aprirla e a tirarne fuori il suo diario scolastico. Sfogliò le pagine fino ad arrivare alla pagina di quel giorno, la pagina bianca di un venerdì, attraversata da due parole scritte a caratteri cubitali.

-Ultimo giorno- mormorò, lasciando che un lieve sorriso si facesse spazio sul suo viso.

Quel giorno avrebbe visto per l'ultima volta tutte le persone di quella scuola che le avevano reso la vita un inferno. Avrebbe avuto tre mesi di vacanza per lasciare che tutti i lividi violacei sulla sua pelle bianca diventassero solo un brutto ricordo.

Ma quei giorni le avrebbero veramente riportato la tranquillità? Sarebbe bastato questo per fare in modo che i vari pezzi del suo cuore si ricongiungessero da soli?

 

Pattie apri il frigorifero e afferrò il succo d'arancia che i suoi figli bevevano ogni mattina.

Quella notte non aveva chiuso occhio al pensiero di ciò che sarebbe successo.

Come avrebbe reagito Sophie? Non riusciva nemmeno a pensarlo. Di sicuro le si sarebbe spezzato il cuore vedendo le sue lacrime.

E Justin? La donna si morse il labbro inferiore cercando di capire come si sarebbe comportato suo figlio.

Afferrò due bicchieri di vetro, li riempì con il succo e cercò di sorridere, sentendo dei passi avvicinarsi alla cucina.

-Ciao mamma- salutò Justin, con la sua solita aria annoiata.

Pattie aggrottò la fronte -Dovresti essere felice oggi: è l'ultimo giorno di scuola- commentò, prima di porgere il bicchiere e una mela al ragazzo.

-Non lo sarò fino al suono dell'ultima campanella- replicò, sorseggiando il succo aspro.

La donna alzò scherzosamente gli occhi al cielo, mentre in quel momento Sophie entrò nella stanza.

-Buongiorno- sussurrò con l'ombra di un sorriso sulle labbra.

Pattie deglutì.

Ogni mattina Sophie si svegliava triste e sconfortata al pensiero di ciò che avrebbe dovuto passare durante la giornata, ma quel giorno no. Sorrideva. E questo fece sentire ancora più in colpa la madre.

-Ciao tesoro- balbettò, ricevendo un'occhiata incuriosita da parte dei figli.

Lei, però, uscì velocemente dalla cucina, per dirigersi nella sua stanza da letto.

Sophie alzò entrambe le sopracciglia, per poi sedersi di fronte al fratello.

-Ehi, palla di grasso!- esclamò lui con un ghigno.

La ragazza osservò attentamente gli occhi di Justin, senza battere ciglio.

Perché si divertiva così tanto ad offenderla?

Sophie assunse involontariamente un'espressione di disgusto nei confronti di suo fratello. Si alzò dalla sedia e afferrò la sua cartella.

Justin scoppiò a ridere -Così non c'è divertimento!- commentò ironico -Come mai non mi ricordi il tuo odio nei miei confronti?- domandò con le lacrime agli occhi per le risate.

-Spero tu possa soffrire per la mia mancanza, un giorno- mormorò lei.

Il ragazzo, sentendo quelle parole, interruppe bruscamente la sua risata, ma Sophie era già uscita da quella casa. Perse lo sguardo nel vuoto, mentre l'eco di quelle parole rimbombava nella sua mente. Scosse velocemente la testa e morse la sua mela.

 

Justin chiuse il suo armadietto, svegliando Chris dal suo sonnellino improvvisato in mezzo al corridoio.

-Sono sveglio!- esclamò automaticamente, prima di sbadigliare.

Ryan inarcò un sopracciglio, mentre Chaz roteò gli occhi.

-In realtà non mi interessa più di tanto se continui a dormire o meno- il solito commento acido di Justin non tardò ad arrivare, seguito da un suo ghigno.

-Ragazzi, sto cercando di organizzare il programma di questo pomeriggio, ma voi non mi state ascoltando- disse Ryan scocciato.

Chris si strofinò le mani sugli occhi, cercando di svegliarsi completamente, e rivolse la sua attenzione all'amico.

-Ryan, abbiamo il pomeriggio libero, possiamo fare quello che ci pare- concluse Justin, allontanandosi dal gruppetto.

Chaz lo osservò fino a quando entrò in una classe con la sua tipica aria arrogante.

-È capace di spegnere l'entusiasmo a chiunque- commentò Ryan, sconfortato.

-Già- concordò Chaz, afferrando un libro dal suo armadietto -Povera Sophie- continuò poi, guadagnandosi un'occhiata indecifrabile da parte di Chris.

Il ragazzo aprì la bocca, come per dire qualcosa, ma in quel preciso istante suonò la campanella, seguita da lamenti di disapprovazione degli alunni.

 

-Allora, ragazzi, che programmi avete per quest'estate?- domandò la professoressa Stewart, osservando la sua classe.

Tra gli alunni si sparse un fastidioso brusio, mentre Sophie guardava un punto imprecisato della stanza. Alcune risposte arrivarono ovattate alle orecchie della ragazza: c'era chi desiderava passare tutta l'estate sulla spiaggia e chi sperava di innamorarsi in quei tre mesi, per poi dimenticarsi tutto a Settembre.

La professoressa risse di gusto, probabilmente ripensando a quanto i sogni di quei ragazzi fossero simili a quelli che lei stessa aveva avuto alla loro età.

-E tu, Sophie?- chiese poi, provocando un assordante silenzio.

La ragazza si riscosse finalmente dai suoi pensieri e guardò confusa la donna -Cosa?- fu la risposta che provocò molte risate.

La Stewart sorrise -Cosa vorresti fare quest'estate?- riformulò meglio la domanda.

Le labbra di Sophie si incurvarono lievemente. Era contenta di poter rispondere a quella domanda -Be', mi piacerebbe guadagnare un po' di soldi in questi tre mesi, così tra qualche anno potrei trasferirmi in Europa per gli studi. Pensavo di trovare lavoro in un bar o...- tentò di spiegare i suoi piani, ma tutti i suoi compagni iniziarono a ridere rumorosamente.

-Secondo me con quei soldi si comprerà un nuovo paio di occhiali, visto che sua madre non può permetterseli- disse David con cattiveria.

Sophie sussultò sentendo quelle parole e appoggiò le braccia e la testa sul banco, cercando di non piangere davanti a tutti.

Era così tanto importante che sua madre non avesse abbastanza soldi per comprarle un nuovo paio di occhiali? Davvero la simpatia di una persona dipendeva dalla quantità di soldi nel portafoglio?

 

Il dolce suono dell'ultima campanella arrivò con un minuto di ritardo, scatenando le urla di gioia di tutti gli studenti del Canada.

Probabilmente, Sophie era la ragazza più felice del mondo, in quel momento. Afferrò la sua cartella e con una corsa uscì dell'edificio, felice di non doverci più entrare da quel momento in poi. Si sentì finalmente libera e, con un gesto veloce, prese tutte le cartacce dalla sua cartella e le lanciò per aria, lasciando che il debole vento le facesse svolazzare nel cielo. Corse verso casa fino a sentirsi mancare il fiato e, a un paio di isolati di distanza dalla destinazione, si fermò per poi piegarsi sulle ginocchia e riposarsi qualche secondo. Poi si guardò velocemente intorno e... rise. Rise per la prima volta dopo troppo tempo e, sentendo lo sconosciuto suono della sua risata, rise con ancora più gusto. Ricominciò a correre verso casa e nel giro di pochi minuti si ritrovò di fronte al portone. Prese le chiavi e lo aprì.

-Sono a casa!- urlò allegra.

Attese qualche istante, senza ricevere risposta. Corrugò la fronte e andò in cucina per cercare sua madre, ma non la trovò.

-Mamma?- la chiamò, avviandosi verso la sua camera.

-Mamma?- ripeté, aprendo la porta.

Sussultò vedendola davanti al suo armadio con una valigia rossa accanto e dei vestiti sparsi per la stanza.

-Che stai facendo?- chiese, preoccupata.

Pattie distolse lo sguardo dai vestiti e lo rivolse alla figlia, mostrandole i segni del suo pianto.

-Non lo vedi?- domandò retorica -Ti preparo la valigia, Sophie- disse poi con un'espressione indecifrabile.

Sophie, in quel momento, sentì un vuoto nel petto, all'altezza del cuore.

Come mai sua madre stava infilando tutti i suoi vestiti in quell'enorme valigia? Alcune lacrime iniziarono a rigare il suo viso, mentre la sua precedente spensieratezza sparì completamente, senza lasciare alcuna traccia.

-Perché lo stai facendo? Non mi vuoi più?- chiese disperata, ma sua madre cercò di non guardare le sue lacrime e di non sentire tutto il dolore nella sua voce flebile.

Pattie le rivolse un'occhiata vuota, come se preparare quella valigia le avesse prosciugato ogni sentimento.

Quella freddezza fece rabbrividire la ragazza.

Sua madre la odiava? Non le voleva più bene, proprio come Justin? Perché tutti, prima o poi, finivano per odiarla?

A quei pensieri, Sophie sentì la rabbia invaderle le vene e si asciugò bruscamente le lacrime.

-Per quanto tempo?- chiese freddamente, senza bisogno di chiedere altre spiegazioni: ormai aveva capito.

-Fino a Settembre- rispose Pattie, infilando una maglietta verde nella valigia.

Sophie annuì -Bene- concluse, uscendo dalla stanza.

 

Justin rise, dando una pacca sulla spalla al suo amico Chris.

-Ci vediamo domani, ragazzi- salutò il suo gruppo di amici ed entrò nella sua casa.

-Ciao- salutò, senza rivolgersi a qualcuno in particolare. Appoggiò la cartella per terra e si guardò intorno. -Ehi cicciona, dove sei?- domandò con un ghigno, senza ricevere risposta come ogni volta. A preoccuparlo, però, fu la mancanza di un rimprovero da parte della madre.

Corrugò la fronte e si diresse in cucina, aspettandosi di trovare Sophie intenta a mangiare qualcosa e sua madre di fronte ai fornelli. Ma non fu così. Sua madre era seduta davanti al tavolo, con la testa fra le mani e le lacrime agli occhi. Nessuna traccia di Sophie.

-Mamma, che succede? Dov'è Sophie?- chiese agitato, vedendola in quello stato.

Pattie alzò il viso e guardò il figlio negli occhi -Sul primo aereo per Londra, e io non ho fatto nulla per impedirlo- rispose singhiozzando.

 

 

 

 

 

 

ODDIO, SONO PASSATI DUE MESI O_o

Sono una vera stronza e vi chiedo scusa, ma la scuola non mi lascia un minuto libero ed è fin troppo strano che io sia riuscita a finire il capitolo che sto scrivendo da Settembre. Infatti vi chiedo scusa se alcuni punti sono scritti con una stile diverso dall’altro, ma ho scritto alcune parti del capitolo a fine Agosto, altre a Settembre e altre ieri. Vi chiedo scusa anche per dei possibili errori, ma per scrivere uso il tablet e c’è il t9…

Avete tutta la mia comprensione se non volete più leggere la mia storia, davvero, e ringrazio tutte le ragazze che mi hanno inviato dei messaggi per chiedermi che fine avessi fatto hahaha :’)

Passando al capitolo, finalmente Sophie non dovrà più avere a che fare con quegli stronzi, maaa… i problemi non sono ancora finiti e viene spedita a Londra dal padre (per chi non l’avesse capito).

Vi ringrazio tutte come sempre, grazie per la pazienza e per tutto il resto, grazie.

Un abbraccio coccoloso,

Morena

  
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