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Autore: Larry_real    27/10/2013    13 recensioni
"Avete presente la maionese? Sì, la maionese, quella nei fast-food, quella che spremi i tubi e viene fuori. Credo che non ci sia niente di più difficile da fare, mettere insieme le uova, il limone, il sale e l’olio…beh, credetemi, in confronto forse è più facile innamorarsi di qualcuno che non pensavi mai e poi mai ti sarebbe piaciuto. Davvero, la maionese è così, può impazzire da un momento all’altro, un istante sembra perfetta e l’istante dopo tutti gli ingredienti se ne stanno per i fatti loro… Ma se ci riuscite non c’è niente che vi potrà fermare."
Louis Tomlinson, un ragazzo romantico. Harry Styles, un tipo violento. Il destino un giorno li fece incontrare e incominciarono i guai per tutti. La storia di due ragazzi, due opposti che si attraggono tra i quali nascerà un amore forte e indistruttibile. O quasi.
[Larry (e Narry) con accenni Ziam.]
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Tre metri sopra il cielo.

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“Ecco, sì, proprio lì. Lasciala stare e non toccarla più. Questa è la tua stazione: FM107.3.
Radio Caos, il resto è rumore bianco.”


Già da diverse ore era scesa la notte, il buio aveva riempito ogni angolo della città. Una piazza, un gruppo di ragazzi, qualche spinello a terra ormai spento. Il rombo di un rumore, un uccello che si era alzato in volo, la luce di due fanali. Due moto li avevano appena raggiunti. Uno dei due motociclisti si sfilò il casco, una massa enorme di indefiniti ricci cadde su quel viso dai lineamenti leggeri. La pelle chiara, gli occhi verdi, due buffe fossette sulle guance. Fece i primi passi verso la massa di ragazzi, gli stivaletti neri a lasciare un rumore sordo ad ogni falcata. La polvere che si alzava appena sotto i suoi piedi.
Arrivò faccia a faccia con un ragazzo, si guardarono a lungo negli occhi. Sottili, penetranti, quasi da far paura. E poi arrivò, forte e deciso. Il pugnò si scontrò velocemente contro lo zigomo destro dell’altro ragazzo, lasciandolo ferito e sanguinante. Un’altra serie di pugni, sempre sul viso, sempre sul naso. Decisi e diretti. Una macchia rossa gli sostituiva i lineamenti marcati dell’altro. Cadde a terra, così lo lasciò andare. Batté le mani tra loro e gli sputò addosso prima di girare i tacchi e tornare dal compagno.

“BPM, beats per minute, battiti al minuto. Senza sosta, tieni il ritmo. La puntina scorre sulla traccia. Jungle, centosettanta BPM. Tecno, centoquaranta BPM, House, centoventi BPM. Quello che preferisco sta fra i sessanta e i novanta. Quello che devi sempre fermarti ad ascoltare, quello che ti dà il ritmo e ti fa girare la testa se sale a centoventi. Il battito su cui si basano tutti i battiti del mondo. Il BPM del cuore, ascoltalo fratello. È la tua traccia personale, non smettere mai di ballarci sopra. A volte stagli dietro, altre volte avanti, ma non smettere mai di sognare nuovi suoni, campionare nuovi beats, nuovi rombi di motore da mixare con i suoni del caos che ti senti dentro. Ridi fratello. FM107.3.
Radio Caos, il tuo BPM.”

* * * *
 
La campanella di inizio lezione suonò, tutti i ragazzi si ritirarono in massa nelle varie aule.
«Dai, passamela. Oh, ti prego.»
«No.»
Un ragazzo castano chiaro, gli occhi scuri e i capelli corti si stava allungando sul banco, pregando il suo compagno di fargli copiare i compiti, senza alcun successo. I vari alunni stavano prendendo posto ai propri posti, la professoressa non era ancora arrivata.
«Ti prego!»
«Ti ho detto di no.»
«Che stronzo.» La lingua tra i denti, come a frenare l’impulso di urlargliene di tutti i colori, lo sguardo di fuoco e le dita strette a pugno. L’avrebbe ammazzato.
«Prendi la mia. È solo metà ma è meglio che niente.» Eccolo, il suo migliore amico. Louis Tomlinson, occhi chiari, capelli castani, pelle leggermente scura e lineamenti leggeri, quasi femminili.
Ma non fece neanche in tempo a ringraziarlo che la professoressa fece il suo ingresso nell’aula. Rughe evidenti sul viso, occhi piccoli e inquietanti, labbra sottili, secche e raggrinzite. Una di quelle che non riesci ad affibbiarle altro aggettivo che “stronza”.
Mormorò un buongiorno, sedendosi alla cattedra. Li squadrò tutti, dalla testa ai piedi. Calò gli occhiali sul naso, prima di abbassare finalmente lo sguardo sul registro. Quello sguardo prometteva solo una cosa: interrogazione.
Prese una penna, le tolse il cappuccio e con lentezza la fece scorrere su tutti i nomi del registro. Una tensione palpabile alleggiava nella stanza, con un po’ di attenzione probabilmente si sarebbe potuto vedere del sudore che scendeva lento dalle tempie degli alunni meno preparati.
«Giannetti…» il primo chiamato si alzò. Camminò lento fino alla cattedra, come se stesse andando al patibolo.
«Servanti…» si alzò anche lui, ne mancava solo uno. Scese ancora, non aveva ancora passato il suo nome. Vide la penna scendere lentamente. Si fermò. Indugiò un attimo sul nome, lo guardò come per decidersi sul da fare. E poi «Payne.» Cazzo.
Si alzò, quaderno degli appunti in mano e la voglia di uscire dall’aula a mille. Camminò lentamente tra i banchi, ma non si risparmiò di tirare il quaderno in testa al ragazzo che non gli aveva lasciato copiare i compiti. Sfigato.

La professoressa scrisse qualcosa alla lavagna per poi.
«Payne,legga e traduca.» Liam lanciò uno sguardo alla classe, incrociando quello di Louis. Tirò fuori dalla tasca posteriore dei jeans il cellulare e senza farsi vedere lo nascose nel mezzo del quaderno aperto. Louis, capendo il suo intento, tirò fuori il suo cominciando a scrivergli la traduzione.
«Alumna celerem quo rapis tectem spedem?» la voce di Liam riempì la stanza. Abbassò la testa sul quaderno, leggendo il messaggio che gli era stato inviato sul cellulare.
«Figlia, dove porti il piede veloce fuori dal palazzo?»
Poi sentì solo il rumore della sedia che strisciava a terra e in seguito il cellulare che gli venne sfilato dalla mano.
«Chi è che si diverte a scrivere la traduzione sul cellulare?» la professoressa smanettò un po’ con quell’apparecchio troppo tecnologico per lei, prima di «Boo… -leggere.- Mi pare che Boo sia proprio il nostro Tomlinson, vero?»
«Professoressa, è colpa mia.» Liam provò a difenderlo, ma «Silenzio.» intimò quella.
«Comunque Tomlinson, visto che ha tanta voglia di tradurre, venga alla lavagna.»
«No. Guardi prof, non sono preparato.»
Un sospiro. «Tomlinson, mi porti il cellulare e il diario, per favore.»

 
* * * *

“Bisogna stare molto attenti a quello che ci circonda perché a volte, improvvisamente, qualcosa zucchera la nostra giornata.”

Harry era seduto su un muretto nella piazza del paese, Zayn accanto a lui si rollava una sigaretta. Il riccio lo fissava svogliatamente mentre faceva girare il tabacco all’interno della cartina. Sfilò il filtro che teneva tra le labbra e lo poggiò a un angolo della cartina, poi con qualche gesto esperto la chiuse aiutandosi con la saliva. Ma non fece in tempo a fumarla che Harry gliela sfilò dalle mani, portandosela alle labbra.
Lo sentì mormorare uno “Stronzo.” a cui non fece caso e accostò l’accendino alla sigaretta nel tentativo di accenderla. Con la coda dell’occhio vide un auto passare accanto a loro ed, alzando lo sguardo, rimase colpito da tanta bellezza. Un ragazzo se ne stava svogliatamente appoggiato al finestrino calato, i capelli leggermente scompigliati dal vento e gli occhi azzurri puntati nei suoi. Abbassò con lentezza l’accendino con il quale non aveva ancora acceso la sigaretta e rimase a guardarlo come incantato, fino a quando la macchina non svoltò l’angolo e la visione di quei magnifici occhi blu gli fu tolta.


“Questa che state per sentire non è una canzone, è la voce della neve che si scioglie in acqua pura. Fuori dalla mia finestra vedo solo macchine veloci, moto impazzite, scooter che si lasciano il traffico alle spalle. Guardo e credo di aver capito una piccola verità: che il mondo ti vuole rapido perché tu possa sempre arrivare in orario, ti vuole veloce per ricordare solo il rumore due tuo passaggio. È per questo che, quando davvero ti accorgi che non stai andando da nessuna parte, allora acceleri.
FM 107.3, Radio Caos.
Vado farmi vedere, ma da uno bravo.”


Louis camminava nel corridoio di casa sua strascicando i piedi, addosso solo la maglietta di suo padre che gli stava fin troppo grande. L’altezza non era mai stata il suo forte, era piccolo per la sua età, ma ci aveva ormai fatto l’abitudine. Continuava a ripensare alla nota avuta quella stessa mattina e la cosa non faceva che irritarlo. Voleva bene a Payne, era il suo migliore amico fin da quando erano piccoli, non ce l’aveva con lui. Solo che se quel coglione avesse studiato un po’ di più adesso non sarebbero finiti con una nota sul diario e si sarebbe risparmiato le urla di sua madre.
I pensieri vennero bloccati quando sua sorella sbucò improvvisamente dalla camera da letto.
«Quanti anni mi dai?» quasi gli venne un colpo a vederla conciata così. Portava un top aderente e dei pantaloncini corti, ma la cosa che lo fece rimanere senza parole era la maschera di trucco che le ricopriva la faccia. L’ombretto azzurro, un rossetto rosso chiaro e il fard spalmato sulle guance.
«Perché ti sei conciata così?»
«Devo sembrare più grande, stasera mi deve baciare.» l’eccitazione nella voce, gli occhi sognanti.
«Ma chi?»
«Andrea Palombi. Allora, quanti anni mi dai?» la squadrò da capo a piedi.
«Mhm, almeno quattordici.»
«Ma io ho quattordici anni.» rispose delusa. Allora Louis le si avvicinò e, con il pollice, gli sfumò leggermente il trucco.
«Aspetta, sfuma un po’ qui…» si allontanò appena piegando da un lato la testa.
«Stai per farne quindici.»
«Che spiritoso.» indugiò un attimo «E così?» si alzò il top, mettendo in mostra un piercing all’ombelico probabilmente appena fatto visto il rosso attorno ad esso.
«Sei impazzita? Se te lo vede mamma ti uccide.»
«Non rompere, ce l’hanno tutte a scuola.» fece spallucce e fece per andarsene quando «Ti passa a prendere Chicco?» domandò la sorella mentre si specchiava.
«No, abbiamo litigato.»
«Meglio.» gli rispose facendo spallucce, imitando il gesto compiuto da lui poco prima.

 
* * * *
 
«Trenta. Trentuno.» Un ragazzo stava in piedi sulla gradinata della piazza, i jeans scuri gli ricadevano appena sul sedere. Si stava accendendo una pipa probabilmente rubata al padre, lanciò il fiammifero e questo cadde a terra lasciando una sottile scia di fumo.
«Trentadue.» Alcune ragazze erano ai piedi dei gradoni, probabilmente parlavano degli ultimi pettegolezzi che giravano per il paese, o probabilmente di quella borsa vista in vetrina qualche ora prima che tanto non avrebbero mai comprato perché costava troppo. O forse parlavano di Lucia e della sua memorabile cotta per il postino che aveva dieci anni più di lei, ma che continuava ad affascinarla con la sua bellezza.
«Trentatré.» tutte le braccia si piegarono con un po’ di fatica, l nasi quasi sfiorarono terra, poi tornarono su in uno scatto veloce. Le gocce di sudore partivano dalle tempie e lente scendevano fino al naso e le labbra.
«Trentaquattro.» stesso movimento, qualcuno cadde a terra esausto.
«Vai, siete in quattro. Trentacinque.» Zayn strinse gli occhi per la fatica, l’odore della pipa a pizzicargli le narici. Le braccia che tremavano per lo sforzo, il sudore incastrato tra i capelli.
«Trentasei.» scese giù, troppo veloce. Le braccia non lo ressero più e cadde a terra, il petto a contatto col marmo freddo.
«Pollo fuori, siete in tre. Trentasette.» Pollo, il soprannome che era stato affibbiato a Zayn qualche tempo prima, neanche lui si ricordava più per quale motivo.
«Trentotto.»
Qualche gradone più sotto un biondino dagli occhi chiari guardava incantato Harry che si piegava sulle braccia, mettendone in mostra i muscoli.
«Beh Niall, è chiaro. Non vuole avere una storia con te, ma fare solo sesso.» Amy, una ragazza anche lei bionda coi capelli corti e gli occhi scuri, stava facendo crollare tutti i suoi sogni. Era la sua migliore amica, ma odiava la sincerità delle sue affermazioni.
«Trentotto. Trentanove.»
«Guarda che a me sta benissimo così.» rispose acido mettendola a tacere.
«Quaranta. Quarantuno.»  altri petti toccarono il suolo, lasciando così solo due partecipanti in gara. Si guardarono negli occhi, quelli chiari di Styles in quelli più scuri dell’altro ragazzo. Vide che aveva il labbro tra i denti, segno che di lì a poco avrebbe ceduto. Lo guardò con un sorriso strafottente prima di «Quarantadue.» sentire e piegarsi, godendosi il modo pietoso in cui l’altro cedeva e si accasciava a terra.
«Vince Haz.» e qualche applauso si alzò in aria in quella notte troppo fredda e silenziosa.
Si rialzò in piedi senza emettere un verso, come se quelle quarantadue flessioni fossero state una passeggiata per lui.
«Alla prossima, eh.» Nick, era quello il nome del ragazzo appena battuto.
«Contaci.» Scese qualche gradino fino a quando una voce alle sue spalle non lo fece girare.
«Passi da me dopo?» Neil, Niall… Non ricordava bene come si chiamasse, sapeva soltanto che la scopata della serata precedente era stata memorabile.
«Può darsi.»
«Ehi Haz..» Zayn, sul fondo dei gradoni, richiamò la sua attenzione. Lo raggiunse in poco tempo, allontanandosi da quel biondino che ultimamente gli stava troppo addosso.
«Dimmi.»
«Sono nei casini.» lo guardò invitandolo a continuare
«Ieri sera al Four Green abbiamo giocato contro Nessi e Forgoni.» abbassò gli occhi «Abbiamo perso.» Harry alzò gli occhi al cielo, portando una mano a massaggiarsi le tempie.
«Lo so Haz, ma non avevo soldi. Che cazzo dovevo fare, eh?»
«Ho capito Zee, ma che vuoi?»
«Mi servirebbero…» si grattò con una mano la testa. «…Trecento euro, se ce li hai.»
«No Pollo, non ce li ho trecento euro. Ma che cazzo, sempre nei casini ti devi mettere?»
«Oh ragazzi, c’è una festa a due isolati da qui.» vennero interrotti dall’urlo di un ragazzo, seguito poi dall’esultare degli altri. Si guardarono un’ultima volta negl’occhi, prima di andare verso le moto pronti ad imbucarsi a quella festa alla quale non erano stati invitati e alla quale avrebbero fatto solo casino.
«Che fai, vieni?»chiese Harry al biondo, facendo calare il casco sui ricci e dando gas alla moto.
«No, grazie.» rispose acido prima di veder la moto sparire nel buio della notte.



ANGOLO AUTRICE:
Buonsalve popolo di Efp.
Sto per pubblicare la mia prima long e a dirla tutta ho un po' paura hahah
Paura di non riuscire a starle dietro, paura che non piaccia, paura che venga fuori una merdina.
Ma dfato che mi piace farmi del male ci provo comunque.
Allora, che ne pensate del primo capitolo?
Come avete potuto notare si basa sul film di "Tre metri sopra il cielo."
L'altro giorno lo stavo guardando e a un certo punto penso "Chissà come sarebbe in versione slash."
E puff, eccomi qua a comninare qualche casino su efp.
*Lalalalala*
Va bene, sto riempiendo questo angolo autrice con stupidate, meglip che vada a nanna domani c'è scuola. *piange*
Posterò il secondo capitolo quando vedo che questo piace -quindi che ha un numero decente di recensioni.-
Comunque sarà aggiornato abbastanza velocemente, dont worry :)
Ringrazio Mery Payne per il magnifico banner c:

Qui il mio ask, se volete chiedere qualcosa sulla storia, su quando aggiorno ecc: http://ask.fm/larryrealefp
E qui facebook di Efp (Larry Real Efp): https://www.facebook.com/larryreal.efp

See you soon (spero.)
Larry_real
Ringrazio Robs e Alex per il betaggio :)
  
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