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Autore: AlfiaH    27/10/2013    0 recensioni
Arrivata seconda al contest indetto dalla pagina "Hetalia, pls."
1. Omicidio/ Prussia / My secret, My madness.
2. Liceo / America-Inghilterra / Me nei tuoi occhi.
3. Ultimo Ballo / America - Inghilterra / L'Ultimo Ballo.
4. Tradimento / Lituania - America - Bielorussia / Tradimento.
5. Il buono, il brutto e il cattivo / America - Inghilterra - Francia - un po' tutti / La storia del principe che sbagliò principessa.
6. Neve / Svezia / Only Snow.
7. Tornare a casa / Spagna - Olanda / Welcome back home.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Bielorussia/Natalia Arlovskaya, Inghilterra/Arthur Kirkland, Lituania/Toris Lorinaitis, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: AU, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Personaggi: Olanda/Spagna - Breve comparsa di Romano e Belgio.
Prompt: Tornare a casa

 
Welcome Back  Home

La croce di Burgundia si stagliava nell’azzurro del cielo, quasi ambisse a raggiungere il caldo sole estivo, dominava sui mari e ondeggiava, resisteva imperiosa alle sferzate del vento e guidava gli altri vascelli che, tra le onde, non esitavano a seguirla, anch’essi fieri e senza paura. Orgogliosamente il capitano dal cappello piumato alzava il mento e assottigliava gli occhi di giada, tentava di scorgere la riva, sperava di raggiungerla il prima possibile, inquieto come non lo era mai stato. Un largo sorriso si fece largo sulle sua labbra quando finalmente la costa fu in vista, i suoi gesti s’infervorarono, impazienti, il suo cuore cominciò a martellare, eccitato e ansioso come sempre prima di una battaglia.
Perché lo sapeva, Spagna, sapeva che sarebbe stato costretto a combattere, sapeva che Ian non avrebbe rinunciato a sua sorella così facilmente, sapeva che non avrebbe esitato ad affrontarlo.
D’altra parte, però, anche lui era pronto. Non si sarebbe mai arreso, mai, e se la soluzione era attaccarlo laddove faceva più male, allora lo avrebbe fatto, avrebbe affondato e rigirato il coltello nella piaga e ne avrebbe leccato via il sangue, beandosi della vittoria.
Le sue navi sembravano inarrestabili tutte insieme, e forse lo erano, incutevano paura a chiunque si trovasse ad  affrontare l’Invincibile Armada, tutto pareva essere debole, insulso, dinnanzi a loro; non temeva certo una sconfitta. Con un lungo balzo fu a terra, inspirò profondamente l’aria e distese le braccia fasciate dalla sfarzosa giubba color del sangue, alzò lo sguardo e strinse tra le dita l’alabarda, voglioso di sollevarla verso il cielo ed urlare con fare piratesco un “all’arrembaggio”, come aveva fatto pochi anni prima. Lo sguardo duro e freddo che si trovò dinnanzi però lo distrasse, gli fece abbassare l’arma.
Lo guardava con odio il neerlandese, con la bocca serrata e una lunga lama stretta in una mano, gli occhi assottigliati e opachi, come avevano preso l’abitudine di essere da molti anni a quella parte. Sostenne il suo sguardo, si specchiò in quelle iridi dello stesso colore delle sue e cercò di scorgervi una traccia del ragazzino timido e introverso che aveva cresciuto - forse non nel migliore dei modi, in realtà -, a cui si era legato, nel tempo, a cui aveva regalato il suo affetto per anni.
Ma non c’era più nulla.
- All’arrembaggio! – Urlò forte, talmente forte da essere sicuro che l’altro lo sentisse, e rialzò la pesante l’alabarda, puntandola contro l’obbiettivo. Rise, poi, guardandolo mentre digrignava i denti, rabbioso, evidentemente poco felice di quello scherzo, mentre i suoi uomini lo superavano e si dirigevano, armati di asce e spade, verso la città.
- Ostenda è assediata! –
La sua espressione furiosa, contratta dall’ira, era ciò di più bello avesse visto durante la sua vita, tra i mari ed il rhum. Lo vide scattare con rabbia verso di lui, la  spada impugnata con entrambe le mani,  ma non gli fu difficile bloccare il colpo con la lunga asta della sua arma. – Ian! – Lo salutò, trovandolo a pochi centimetri dal suo volto, mentre il metallo strideva e l’aria si infiammava, ma quello non ricambiò, “Paesi Bassi” si limitò a sussurrare, difendendo la sua identità, precisando la sua condizione di nazione con un piccolo ghigno, consapevole di quanto lo spagnolo detestasse quel nome, di quanto quello stesso nome li separasse. Infatti Antonio storse le labbra e lo spinse via con violenza, indurì lo sguardo e sostenne ancora quello del ragazzo che ancora sembrava schernirlo. Il suo cuore cessava di battere ogni volta che udiva quelle due parole, attivava un meccanismo di repulsione, sentiva lo stomaco contorcersi e una gran voglia di vomitare, così le cancellava subito, fingeva di non averle sentite e scuoteva la testa per evitare che si trattenessero a lungo nella sua mente.
- Ian. –
Ripetè, mentre le urla umane cominciavano a farsi sentire, Ostenda cominciava a bruciare, i soldati a combattere. – Sei cresciuto, sei quasi più alto di me. – Constatò con un po’ di rammarico;quelle sette province ribelli erano diventate sempre più fiorenti, più ricche, più forti, libere dall’influenza spagnola, indipendenti, così come quel ragazzetto dai capelli a punta era diventato in fretta un uomo, bello e aitante.
- Sono passati trent’anni, Spagna. È ora che tu accetti l’idea. Tornatene da dove sei venuto. – 
Il biondo attaccò di nuovo e fendette l’aria, ritentò ancora, imperterrito, nonostante il capitano dell’Invincibile Armada sembrasse prevedere tutte le sue mosse.
- Sono passati trent’anni, Ian! – Gli fece eco, contrattaccando con forza, facendolo indietreggiare.  – Non ti sembra ora di tornare a casa? –
Il neerlandese strinse i denti; non lo avrebbe mai accettato. Non avrebbe mai accettato la sua indipendenza, non di sua spontanea volontà, non importava quanto strenuamente avrebbe combattuto, quanto si sarebbe impegnato. Spagna non lo avrebbe mai lasciato andare, lo aveva capito in quegli anni che avevano vissuto assieme, lo aveva capito quando, mordicchiandosi nervosamente le labbra, gli aveva chiesto cosa pensasse della Libertà.
“La libertà è per gli uomini che vogliono vivere da soli, quindi non ci appartiene. Perché noi staremo insieme per sempre!”
Gli aveva risposto, scompigliandogli piano i capelli e avvolgendogli una lunga sciarpa attorno al collo, col suo accento strambo e il suo sorriso allegro.
Aveva capito anche quello, col tempo, quanto il suo sorriso potesse essere sadico, quanto il suo accento potesse diventare crudele, quanto le sue parole potessero divenire languide e dolorose durante certe notti, certe notti che non riusciva a dormire, quelle che puzzavano di alcol e paura.
Non riusciva a capire, talune volte, se lo spagnolo gli volesse bene o lo odiasse, il perché lo stringesse con cura il giorno e lo soffocasse la notte stessa. Aveva anche pensato, ingenuamente, che vi fossero due Spagna,  aveva imparato a distinguerli, a riconoscere quello buono che amava e a fuggire da quello cattivo che puzzava di rhum. E allora stringeva la sua grande sciarpa, si rintanava sotto le coperte pesanti, e si sentiva al sicuro dal Male, protetto dal suo amuleto che profumava di tulipani.
Poi era cresciuto e le favole avevano cominciato a sgretolarsi, a diventare troppo surreali, troppo improbabili. Così gli aveva voltato le spalle ed era uscito da quella casa.
“Vado via” aveva detto, suscitando una certa ilarità nell’altra nazione.
Però, per quanto Antonio l’avesse trovato divertente, Ian non era più tornato.
 
. Non voglio tornare nella tua stramaledetta casa! Mettitelo in testa! –
L’ispanico spalancò gli occhi verdi e lo allontanò,prima di attaccare di nuovo, furioso.
- Torna a casa, ho detto! –
Tuonò ed ancora una volta premette l’alabarda sulla sua spada, con violenza sovrumana, talmente forte da spezzarla in due, facendo tremare le braccia e le gambe del giovane neerlandese che barcollò all’indietro, mentre la lama cadeva sul terreno polveroso, priva di suono.
- Mai! –
Rispose, riacquistato l’equilibrio, ma prima che potesse contrattaccare, si ritrovò in ginocchio, col piede dello spagnolo su una spalla e la lunga ascia a pochi centimetri dal  volto. Il suo cuore batteva a mille, ma non si scompose; non aveva paura, il suo sguardo era alto, gelido, rivolto al nemico, come sempre.
- Ripetilo adesso, se hai il coraggio. –
Si umettò le labbra screpolate e deglutì quando la lama sfiorò pericolosamente il suo zigomo infestando le sue narici col puzzo di sangue che il metallo stesso emanava. Era disgustoso, tutto in quell’uomo gli metteva ribrezzo, tutto.
- La mia vita è migliore senza di te. Lo è sempre stata e lo sarà sempre. –
Sibilò con voce roca e l’alabarda si stagliò nel cielo per l’ultima volta in quella giornata.
 


L’olandese affondò il volto nella sua sciarpa e si strinse nel lungo cappotto, nascondendosi dall’Inverno; l’aria pungente gli pizzicava il naso, penetrava nella pelle e la gelava, era insopportabile. Eppure sua sorella non sembrava patire il freddo, trotterellava allegra lungo il viale con qualche busta tra le mani – perché ormai le braccia  di Ian erano strapiene di pacchi colorati e nastrini - e canticchiava qualche nota di qualche canzone natalizia francese, o forse italiana, Olanda non ci fece molto caso, era concentrato su ben altro.
Quello era il primo Natale che avrebbero passato insieme a distanza di quasi cento anni, dopo tutto quello che era successo. Ripensandoci, la cicatrice sull’occhio destro ancora bruciava, i ricordi erano ancora ben nitidi. Chissà com’era cambiato in tutto quel tempo, si domandava.
Improvvisamente la belga si arrestò e, dopo averlo informato di essere arrivati a destinazione, bussò un paio di volte alla porta, decorata con una bella ghirlanda, che si aprì quasi subito. Ian trattenne il respiro.
- Hey BelBel, che bella sorpresa! Buon Natale! –
 Il moro sorrise allegramente e strinse a sé la ragazza che scoppiò in una risata argentina, prima di venire catturata da un Romano vestito da elfo piuttosto inquietante.
- Così la sciupi, bastardo! Le ragazze sono delicate! – Borbottò infatti, tirandola dentro casa.L’ispanico fu costretto ad alzare gli occhi per incontrare quelli del biondo, un paio di spanne più alto di lui. Boccheggiò appena, visibilmente sorpreso.
- Ian… - Sussurrò incredulo, posando lo sguardo sulla sciarpa che portava attorno al collo, carezzandola piano con le dita, come se potesse rompere anche quell’ultimo legame, quel regalo così prezioso.
- Paesi Bassi. – Sospirò quello, facendolo sorridere sinceramente lo spagnolo; non era cambiato per niente. Entrambi fecero per dire qualcosa ma la voce allegra della belga li richiamò, intimando al fratello di portare i regali e non tenerli tutti per sé, leggendogli quasi nel pensiero.
- Coraggio! Dovete ancora fare l’albero? Ma siete un disastro! Dai Romano, aiutami! Qui ci vuole il tocco di una ragazza! Fratellone! Antonio! –
Si chiusero la porta alle spalle, l’Inverno, il freddo, il passato.
- Ian! – Lo chiamò, poggiandogli una mano sulla spalla, regalandogli il più felici dei sorrisi.
-Mh? -
- Bentornato a casa. - 
 

#Angolo della disperazione
Note storiche:
L' Assedio di Ostenda ( sud dei Paesi Bassi/Belgio) fu un assedio nell'ambito della Guerra degli ottant'anni che si protrasse per la durata di tre anni, distinguendosi come uno dei più lunghi nella storia mondiale. Esso viene anche sovente rammentato come una delle battaglie più sanguinose con il maggior numero di perdite di vite umane e che culminò con la vittoria degli spagnoli
La croce di Burgundia è una croce rossa a forma di X su fondo bianco. Era il simbolo dell'impero spagnolo.
E boh, penso sia questo!

 
E con questa ho finito! Ahhhhhn, finalmente çwç
La dedico alla mia coglionazza perchè l'ho scritta a posta per lei.
Apprezzala perchè non ne vedrai più tanto presto é_è
La NedSpa è amore. Punto. (?) Anche se la mia parte olandese la odia.
But nobody cares

 
  
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