Fumetti/Cartoni americani > Phineas e Ferb
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Autore: bulmasanzo    27/10/2013    4 recensioni
Questo è una sorta di seguito dell'episodio EXCALIFERB. Ci saranno alcune situazioni impossibili, giustificabili solo all'interno del contesto fantastico in cui si svolgono. Vi è del fluff, ma NON si tratta di una storia romantica! Sono presenti un paio di piccole scene di violenza, ma ho cercato di farle più soft che potevo.
Genere: Azione, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carl, Ferb Fletcher, Heinz Doofenshmirtz, Isabella Garcia-Shapiro, Phineas Flynn
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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La notizia del rapimento -il cui movente era oscuro, ma la reazione ad esso scontata- volò come un piccione viaggiatore che rechi pessime notizie raggiungendo presto le orecchie del re.

La prima cosa di cui si premurò fu di non farla arrivare a quelle dei genitori, la preoccupazione li avrebbe uccisi. Con una scusa li mandò a casa di Candavere e Jeremiah, ovviamente sorvegliati, e ordinò che nessuno li informasse, almeno finché non si fosse risolto questo bel pasticcio.

Isabel era tornata stravolta, ferita e affranta e durante il racconto era apparsa confusa, disorientata, non riusciva a calmarsi, così lui le aveva fatto somministrare una pozione soporifera.

Adesso era stesa sui cuscini del suo letto regale con una fasciatura sulla fronte dove s'era tagliata e lui la vegliava trascurando vergognosamente tutti gli altri doveri di re.

La zampa di Perry era stata medicata e steccata, il draghetto aveva protestato e tentato la fuga quando l'avevano dovuta cauterizzare, ma era riuscito a tranquillizzarlo con molte carezze e un paio di parole ben scelte. Ora ce l'aveva sulle ginocchia e dava giù di coccole e abbracci, ripetendogli ogni tanto che era stato bravissimo.

Più tardi, quando la ferita avesse cominciato a sanarsi, gli avrebbe fatto bere una pozione che avrebbe accelerato il processo di guarigione.

Gli piaceva ancora pasticciare con le pozioni alchemiche ma, a differenza di suo fratello, i suoi impegni da re lo avevano costretto a trasformare quella passione in un semplice hobby da praticare sporadicamente solo nel tempo libero, che non era molto. Gli mancava fare il mago, sentiva di aver perso molte occasioni che non sarebbero mai tornate.

Mentre pensava a questo, la sua espressione era talmente assorta che nessuno dei consiglieri che aveva fatto riunire avrebbe potuto capire che non si stava affatto concentrando su quello che dicevano.

La sua mente registrava tutto en passant.

La spada Excaliferb ardeva quando cercava di brandirla e questo era di pessimo auspicio.

Le parole della Dama della Pozza gli rimbombavano nel cervello e lo facevano stare male.

Il sacro Gladio precipiterà su colui che lo aveva impugnato con fierezza. Gli si rivolterà contro, berrà il suo sangue e pretenderà un sacrificio. Non sarà sazio finché costui non avrà visto in faccia la morte.

Era questo che aveva predetto la bellissima Pusa che in quel momento era apparsa come la dea della sofferenza.

Se aveva interpretato correttamente tale profezia, il “sacro Gladio” doveva essere la spada Excaliferb. Alla fine di tutto questo, dunque, qualcuno, forse lui, sarebbe dovuto morire.

La prospettiva non lo spaventava più di tanto, ciò che più lo disturbava era che tale profezia non era nemmeno completa.

Si odiava per non aver insistito di più ad accompagnare suo fratello, non esisteva alcun dubbio che ciò che gli era successo fosse colpa sua.

Era aggredito dalla frustrazione che gli faceva dubitare della sua posizione, peggio del solito. Forse era vero che non era adatto a fare il re, se nemmeno era stato in grado di garantire la sicurezza dei suoi sudditi più cari.

Si sentiva in quel particolare stato d'animo in cui sai di non aver fatto il tuo dovere.

Di conseguenza, tutto il resto gli stava sfuggendo inesorabilmente dalle mani, ma tutto quello che desiderava era di tornare al più presto dalla Dama della Pozza, nonostante avesse il tarlo che continuare ad affidarsi a quella donna che non gli si sarebbe mai donata del tutto fosse un modo per fuggire dalla realtà, il che era sinonimo di debolezza.

Eppure sentiva di aver bisogno per l'ennesima volta di un suo consiglio o, per lo meno, di vederla. Stava diventando una droga, una dipendenza da combattere.

Si costrinse a non pensare a lei per il momento e ad ascoltare il discorso, anche se si trattava pressoché di chiacchiere inutili, perché lui aveva già preso la sua decisione.

-Phineas è stato un elemento importante nella nostra spedizione.- stava dicendo Bufavulus, il Signore dei Venti, gran capo dei nani dei boschi -Senza di lui, a nessuno sarebbe mai saltata in testa l'idea del trattato di pace.-

-È un bravo mago.- ricordò Baljeetolas, l'elfo -Quando abbiamo condotto i mostri, lui li ha domati. E ricordate come era diventato grosso e minaccioso Parable?- indicò Perry che, alle sue dimensioni naturali, non lo degnò di uno sguardo.

Isabel mugugnò il nome di Phineas e, alla faccia del sonno indotto, spalancò gli occhi. Ferb vi lesse dentro la delusione per non averlo trovato accanto a lei. Poi rotearono, mentre lei si guardava intorno, si fermarono su di lui, su Perry e poi sugli altri. Pian piano che la consapevolezza li riempiva, andarono diventando liquidi. Ferb credette che avrebbe pianto. Ma le lacrime non scesero, rimasero lì, congelate.

E le prime parole della ragazza furono di circostanza. -Non dovrei stare nel letto del re.-

-Ma è stato il re a fartici mettere, visto che non lo stava usando.- le fece notare Baljeetolas.

-E poi non si tratta mica di un giaciglio sacro!- aggiunse Bufavulus, con il suo solito fare pratico.

Ma lei cercò comunque di alzarsi e Ferb la fermò con un gesto.

-Ma è sconveniente!- esclamò arrossendo e coprendosi. Aveva imparato presto l'istintivo senso di pudore umano.

Ferb strinse le palpebre per sottolineare tacitamente il suo ordine e lei smise di insistere.

-Hai bisogno di riprenderti.- le disse poi Baljeetolas sbrigativamente -Altrimenti non sarai al meglio delle forze, quando andremo a prendere Phineas.-

Lei sgranò gli occhi, colpita, guardando tutti -Sapete dove si trova?-

-Abbiamo degli indizi. Ferb ha già sguinzagliato i cercatori di tracce, che hanno definito una pista probabile.- confermò l'elfo.

-Cercatori di tracce?- la ragazza aveva qualche dubbio.

-Segugi.- spiegò -La magia nera lascia un'impronta ben definita, un odore particolare, e certi cani specificatamente addestrati sono in grado di individuarne l'usta.-

-Stiamo già facendo rifornimento, non appena ci saremo organizzati, partiremo. E, se sarà necessario, daremo battaglia!- disse la sua Bufavulus.

Isabel guardò Ferb negli occhi come se fosse stato lui a parlare. -Hai tutto il mio appoggio.-disse.

Baljeetolas alzò il suo arco e lo stesso fece Bufavulus con la sua mazza. Ferb sguainò la spada Excaliferb ignorando il bruciore che gli provocava alla mano toccandola.

La loro aria risoluta si sarebbe vista anche a una distanza notevole.

Incrociarono quelle armi tutte diverse e Isabel avrebbe voluto aggregarsi con la sua bacchetta magica, catalizzatore dei suoi poteri da spiritello, ma era sparita insieme alle ali quando era diventata umana.

Non ne sentì particolarmente la mancanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***

-Questa scena in cui incrociano le armi è ispirata al Signore degli Anelli. Ha colto la citazione, signore?- chiese Carl facendo finta di pavoneggiarsi un po'.

-Non sono particolarmente infarinato...- ammise Francis.

-Non ricorda il film? Intendo quella scena là... Capito quale? Quando dicono a Frodo, "hai la mia spada, hai il mio arco, hai la mia ascia." ...no?- nell'introdurre il discorso diretto aveva imitato un tono pieno di dignità.

-Isabel sarebbe Frodo?- fece Monogram confuso.

-No, signore, non c'è una corrispondenza di personaggi, è soltanto un'allusione...- alzò gli occhi al soffitto.

-Secondo me, hai detto questa cosa perché stai cercando di distrarmi.- commentò il Maggiore.

-Esattamente.- sorrise Carl.

-C'è un altro salto che non sai come rendere, per caso?-

-Lei è molto arguto, signore. È un cambio di tempo, stavolta.- confermò.

-E allora di': "più tardi" e poi continua a leggere!-

-Lei sì che sa sempre trovare le espressioni migliori.- lo lodò ironicamente Carl.

Naturalmente, non stava per niente andando bene.

 

 

 

***

 

Sembrava che i cani si fossero incartati, le tracce dovevano essere state confuse di proposito.

Erano ore che continuavano a girare freneticamente in tondo e gli uomini che li seguivano risentivano tutti quanti della stanchezza e dell'impazienza.

Siccome non si proseguiva da un pezzo, avevano deciso di lasciar riposare i cavalli e andavano a piedi conducendoli per le briglie, in modo che risparmiassero le forze quando ci fosse stato da correre. A condurli era il tutore di Ferb, che dirigeva gli altri servitori. A corte non era rimasto nessuno, nessuno sapeva della loro partenza e nessuno doveva saperlo o si sarebbe scatenato il panico. Un regno non dovrebbe essere lasciato senza nessuno che lo governi.

Ma c'era quella priorità che superava tutte le altre.

Ferb si sentiva piuttosto sfiduciato ma faceva di tutto per non mostrarlo agli altri, perché lui doveva essere l'elemento forte, il punto di riferimento. Se fosse crollato, nessuno avrebbe proseguito al posto suo, a parte forse Isabel.

Lei continuava ad arrancare, il suo viso di fata era arrossato dalla fatica e imperlato di sudore, ma non si era lamentata nemmeno una volta. Essendosi resa umana, era diventata molto più debole, ma riusciva bene o male a tenere il passo.

Il segugio di testa tornò indietro, seguito dal resto della muta.

-Vai avanti, sacco di pulci.- lo apostrofò Bufavulus -Renditi utile o con te ci faremo uno spezzatino di cane.-

L'animale non comprese la minaccia e restituì uno sguardo vacuo.

-Idiota.- sbottò il nano -Non vali niente!-

-Devi essere più gentile quando dai l'ordine.- consigliò Baljeetolas.

Si accovacciò davanti al cane con fare giocoso -Vai avanti, bello, se trovi Phineas ti daremo un bel premio!-

-Già, ti mangeremo per ultimo!- ghignò Bufavulus prendendo in giro l'elfo, che si girò irritato.

-Non sei d'aiuto.- lo accusò.

-Nemmeno tu.- concesse l'altro -Questi mica sono i cagnolini di casa tua! Bisogna usare le maniere forti.- puntò un ditaccio sul naso della bestia e la spinse in avanti -Muoviti, schifoso.-

Stavolta il cane capì il tono e ringhiò e abbaiò.

Il nano rispose con una madornale manata sul muso che lo fece indietreggiare con la coda tra le gambe.

-Non funziona, visto?- esultò l'elfo rendendo la sua voce più acuta e più irritante del solito.

-Vedrai che con un altro paio di ceffoni lo rimetto in riga.- promise il nano.

-Ti farai sbranare.- lo avvertì.

-Mica sono una mezza calzetta come te, io...-

No. Peggio.” Ferb si stava per spazientire a sentire quei due che litigavano in continuazione su come dovessero prendere i cani senza riuscire a farli andare avanti.

Si sentiva attaccato da uno strano malessere, c'era qualcosa che gli lacerava lo stomaco, come l'unghiata di un gatto selvatico.

La cosa più strana era che sembrava provenire tutto dal suo fianco, dove aveva riposto la spada.

Era impensabile, era come ammettere che quell'oggetto avesse una vita propria. Come se emettesse un'influenza negativa che lo disturbasse.

Forse si stava preparando a dar vita alle parole della Pusa.

Forse invece dipendeva semplicemente dal senso di colpa.

Eppure era così vivo, come la sensazione di aver commesso un errore madornale e irrimediabile.

Guardava in silenzio i due litiganti, ma con disapprovazione. Ci mancava ancora poco prima che intervenisse.

Più si perdeva tempo, più diminuivano le probabilità di ritrovare Phineas.

Era quello l'obbiettivo finale, non dimostrare chi avesse ragione.

Eppure, se non si fosse trovata una soluzione non si sarebbe andati mai avanti.

Una mano delicata sulla sua spalla lo fece voltare.

Isabel sembrava arrabbiata almeno quanto lui.

Lo superò, si mise in mezzo tra Bufavulus e Baljeetolas e allargò le braccia separandoli.

Poi mise decisa una mano sulla testa del cane.

Questi immediatamente si rizzò, attento.

-Va'- disse la ragazza, la voce era dolce e decisa insieme.

Il cane si ribaltò, annusò l'aria per un momento e puntò, alzando una zampa per indicare la via. Poi iniziò a correre trottando come un pazzo e tutti gli altri cani gli andarono dietro. Avevano ritrovato l'usta.

Baljeetolas e Bufavulus fecero tanto d'occhi mentre Isabel e Ferbillotto si affrettavano a montare sui rispettivi cavalli per seguire la muta.

-Restate qui?- li sfotté la ragazza e Ferb si mise a ridere, era la prima volta che gli capitava da quando aveva ricevuto la brutta notizia.

Isabel gli piaceva, considerò, era in gamba. Non si stupì che stesse con suo fratello.

La muta si inoltrò in un bosco e Ferb lasciò volare Perry in alto, sugli alberi.

La sua zampa era guarita egregiamente quasi del tutto e in tempo record, era piacevole vederlo scorrazzare nel suo ambiente naturale, da cui lo avevano tenuto lontano per molto tempo.

Il piccolo drago si arrampicò agilmente sui rami più alti di un pino, poi Ferb lo perse di vista.

Non poteva permettersi di cercarlo, poteva sperare solo che non si perdesse.

-Secondo te, perché ha preso Phineas? A cosa gli serve?- Isabel parlava con un tono normale nonostante l'affanno.

Ferb non le rispose perché non lo sapeva, era rimasto pochissimo a riflettere sulle ragioni del caso e molto a preoccuparsi delle conseguenze.

Il bisogno di parlare con la Dama della Pozza si faceva più insistente, avrebbe potuto evocarla anche in quel momento, se avesse voluto. Certo, sempre per pochi minuti, poi sarebbe dovuta tornare indietro...

-Non credi che potrebbe trattarsi di una trappola per te?-

Ovviamente aveva pensato anche a questo.

La prospettiva avrebbe dovuto metterlo in allarme.

Ma come spiegarle che la vita da re lo opprimeva al punto da desiderare che qualcuno lo liberasse da quella carica? Anche al costo di trovare la morte, se ci fosse stata una minima possibilità di ritrovare suo fratello, non tentare nemmeno sarebbe stato qualcosa di riprovevole da parte sua.

-Non ti biasimo se non vuoi parlarmi. Nemmeno io lo farei dopo quello che ho combinato.-

...Cosa?” pensò lui.

Ferbillotto fece soffermare la sua cavalcatura per guardare Isabel: teneva la testa bassa e continuò a galoppare imperterrita, costringendolo ad affrettarsi per non perdere il passo.

Non capiva. Credeva che ce l'avesse con lei?

La fermò trattenendola per una manica. Lei fermò la sua giumenta e si voltò.

Il suo sguardo triste in qualche modo lo irritò.

Lui non la conosceva benissimo, ma gli sembrava di aver già capito tutto di lei.

Era una brava ragazza, ma una vittima.

-Non ti devi sentire colpevole.- le disse a voce bassa -Hai fatto quello che potevi. Io non ti condanno e sai che non lo farebbe nemmeno lui.-

La superò a passo svelto lasciandola lì dov'era. Sperava di essere stato abbastanza esplicito.

Non la sentì più, si concentrò sulla pista dei cani che non aspettavano nessuno.

Dietro di lui, la ragazza continuò a seguirlo riflettendo su quanto le aveva detto.

Ancora più indietro, Parable l'ornitodrago li osservava allontanarsi, ben nascosto dal fogliame.

Appena era stato sicuro di non essere visto, si era calcato in testa la sua rudimentale Fedora di panno marrone, che non era una vera Fedora ma più un cappello da alpino, con la piuma verde che le dava sempre un tono chic, ed era scivolato dentro un buco.

Si trovava a suo agio sia in aria, sia sulla strada, sia sotto terra.

Da quando quelle belle ali da pipistrello gli erano cresciute sulla schiena diventando adatte al volo, grazie alla pozione di Phineas, il richiamo della foresta si era intensificato fino a farsi sempre più insistente. Avrebbe potuto abbandonarli in qualsiasi momento se solo avesse voluto.

In fondo, lui non era mai stato ufficialmente -e nemmeno sentiva di essere- di proprietà di nessuno. Apparteneva solo a se stesso. Eppure era rimasto insieme a loro senza chiedersi nulla, perché non lo avevano mai trattato semplicemente come uno stupido animaletto senz'anima quale fingeva d'essere, ma come un membro a tutti gli effetti della loro famiglia. La sua fedeltà se l'erano largamente meritata.

Gli era dispiaciuto doversi separare dai suoi amici umani, lui era per natura uno spirito solitario ma dopotutto era in grado di godere della loro compagnia.

Si era sentito in pena in particolar modo per Ferb: non avrebbe dovuto sentirsi così in colpa, forse non aveva ecceduto nelle misure precauzionali, ma non era certo lui quello che era rimasto indietro.

Stava combattendo, ovviamente, ma loro non potevano saperlo e Phineas era ancora convinto della sua assoluta innocenza, non sospettava nemmeno della sua indubbiamente non animalesca intelligenza, anche perché era sempre stata ben dissimulata sotto un atteggiamento da falso essere senza cervello.

Invece comprendeva bene, razionalmente, la situazione.

Nessuno era responsabile del rapimento se non il rapitore stesso.

Sapeva come raggiungerlo, aveva individuato l'usta della magia nera molto prima che slegassero i cani, ma non poteva mettersi lui in testa alla muta perché andava troppo veloce e lo avrebbero perso facilmente, sarebbe stato inutile. E ogni secondo era prezioso.

Riusciva a mantenersi in volo anche con la zampa ferita, che nonostante le cure gli faceva ancora molto male, se non aveva nessuno da trasportare.

E ugualmente aveva deciso che fosse suo dovere andarlo a prendere, un po' anche solo per ricambiargli il favore.

Quando lo 'scivolo' terminò raccolse le zampe e si esibì in uno splendido tuffo carpiato atterrando sul terreno paludoso senza fare il minimo rumore.

Attivò i boccioli olfattivi ed escluse immediatamente tutti gli odori inutili per concentrarsi solo su quello che gli interessava.

Nella sua memoria, Phineas sapeva di qualcosa che non si poteva definire in altro modo se non con la genuinità.

Ma c'era qualcosa di nuovo che lo copriva, era il tanfo innaturale di un'altra, da lui molto ben conosciuta, natura maligna.

Perry aveva il terrore che il ragazzo ne fosse sopraffatto e divorato, dunque senza perdere tempo spiegò le ali tendendole e gonfiandole più che poteva, doveva raggiungerlo per liberarlo prima che quella brutta prospettiva si verificasse.

Senza sapere che fosse già troppo tardi.































spazio autrice: scusate lettori cari, ma... che fine avete fatto??
  
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