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Autore: Liberty89    27/10/2013    7 recensioni
Giunti in quel momento nel centro di quella baraonda, Gokudera e gli altri Guardiani osservarono la scena con orrore e preoccupazione più o meno evidente, per essere sostituita l'attimo dopo da un moto d'impazienza e curiosità, mentre un'inconscia domanda si faceva largo nella mente di ogni membro della Famiglia Vongola: come sarebbe stato il loro Boss più vecchio di dieci anni?
Dal capitolo I
Tsuna si scambia con il se stesso del futuro a causa del Bazooka di Lambo e il venticinquenne porta con sé notizie sulla nuova difficoltà che i Vongola dovranno affrontare. Che esperienza si cela dietro lo scioglimento del sigillo sulla Fiamma del Cielo?
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera a tutti! :3 Non pensavo che avrei postato il capitolo tre così presto e il merito è davvero tutto vostro. Voi che leggete e commentate siete il mio carburante e lo zucchero che mi tiene in piedi durante la settimana. Grazie a voi gongolo letteralmente dalla mattina alla sera <3 Io vi adoVo <3
Cosa dire di questo capitolo? Sarà di transizione più del precedente, ma necessario e... fluffoso, ma lo vedrete da voi ù.ù Detto questo, ci rivediamo giù ù.ù Buona lettura!



Capitolo III - Fiducia


-Grazie mamma! Io vado, ci vediamo tra qualche giorno!- esclamato questo, Sawada Tsunayoshi uscì dalla porta di casa sua, attraversò il giardino e si avviò lungo la strada. Giunto al primo incrocio, svoltò a destra e l’illusione che lo aveva fatto apparire come il se stesso quindicenne svanì, mostrando nuovamente il suo reale aspetto.
-È andato tutto bene?- chiese l’Arcobaleno, per poi saltargli sulla spalla.
-Tutto a posto, nessuno si è accorto di niente, solo a Bianchi ho spiegato la situazione a grandi linee, mentre recuperavo il necessario.- disse il castano, sollevando il borsone che teneva nella mano sinistra, in cui aveva rapidamente raccolto alcuni abiti del padre, per poterli indossare nei giorni seguenti. -Grazie Chrome-chan.- proseguì, rivolto alla Guardiana della Nebbia, che arrossì leggermente.
-Di niente, Boss.- replicò lei, chinando un poco il capo. -Ora sarà meglio che torni a casa.- aggiunse per congedarsi.
-Ti accompagniamo noi.- affermò il venticinquenne.
-Non preoccuparti, accompagnerò io Chrome.- s’intromise il killer. -Per andare da Spanner e Shoichi devo per forza passare vicino a Kokuyo, non è un problema fare una deviazione. Voi due siete stanchi, ed è giusto che riposiate.-
-Allora d’accordo.- acconsentì il Boss, incamminandosi con Hayato a destra e la ragazza dall’altro lato. -Se non ricordo male, dobbiamo fare un pezzo di strada insieme.-
-Sì, ci separeremo proprio davanti a casa di Gokudera.- confermò il tutor, dando poi un’occhiata veloce all’allievo. -Quanto tempo è che non vedi Namimori?-
-Mmh… da quando ho preso ufficialmente il comando della Famiglia.- rispose. -Non ho molto tempo libero e quando mi sposto è spesso per riunioni o incontri, pacifici o meno. È abbastanza raro che esca per svago.-
Reborn ghignò. -Allora per te sarà come fare una breve vacanza, eh?-
Tsunayoshi ridacchiò. -Già, comunque anche il me stesso di questo tempo potrà rilassarsi. Sono stato attento a non prendere impegni importanti o che richiedessero necessariamente la mia presenza per questa settimana. Se dovesse presentarsi un evento straordinario, Hayato e Takeshi sapranno sbrigarsela.-
Al sentirsi nominare, la Tempesta sollevò lo sguardo sull’uomo, che sentendosi osservato ricambiò. Rimasero in silenzio a studiarsi a vicenda, o meglio, Vongola Decimo si lasciò esaminare con tutta calma, trovando quasi divertente e tenera la curiosità con cui l’italiano lo stava guardando. A quel punto, nessuno parlò più e i rumori tipici del tardo pomeriggio dell’allegra Namimori li scortarono lungo il cammino.

-Prego, Decimo.- esordì l’argenteo, aprendo la porta e facendo spazio al Boss, che avanzò nell’ingresso con aria curiosa. -Aspetti qui, vado a prenderle un paio di ciabatte.- aggiunse, levandosi le scarpe per infilare le pantofole e muoversi rapidamente dentro casa.
-Grazie Hayato.- replicò lui, posando il borsone accanto a sé.
Quando l’italiano sparì all’interno di una stanza, Tsunayoshi sospirò di stanchezza e si sedette sul pavimento in legno per sfilarsi le scarpe in attesa che il suo braccio destro tornasse.
-Eccomi Decimo.- annunciò il più giovane, posando le ciabatte blu davanti ai piedi del venticinquenne, che lo ringraziò ancora con un sorriso per poi seguirlo all’interno dell’appartamento.
La semplicità dell’arredamento rifletteva la parte seria e responsabile che il Guardiano della Tempesta mostrava, purtroppo, molto di rado. Camminarono lungo il corridoio, passando davanti al soggiorno con l’angolo cottura, riempito con un tavolo quadrato con due sedie e un divano blu scuro, che sostava accanto a una finestra che dava su un piccolo balcone. Proseguirono dritti e poi entrarono nella stanza a destra, occupata da una cassettiera, posata accanto a una portafinestra, collegata a quella del soggiorno, un letto a due piazze e, di fronte, un armadio a muro. Tutto in stile occidentale.
Gokudera andò rapidamente al cassettone liberando il primo scomparto. -Sistemi le sue cose come preferisce, Decimo, e faccia come a casa sua.- disse poi, trattenendosi dal prendere egli stesso il borsone per non far muovere nemmeno un muscolo al suo adorato Boss, che annuì e si mise all’opera.
Lo osservò in silenzio, restando fermo sulla soglia della camera da letto con la mente in subbuglio. Se normalmente sarebbe stato al settimo cielo al solo pensiero di ospitare il Decimo, ora era sì felice, ma si sentiva quasi a disagio accanto a quello che era ormai un uomo. Un uomo forte fisicamente che all’occasione lo diventava anche con le parole.
-Hayato.- chiamò il castano, ora libero di giacca e cravatta, mentre slacciava i polsini della camicia per tirare su le maniche e stare più comodo. -Parliamo un po’, ti va?-
Smoking Bomb non pensò nemmeno per un istante di negare quella richiesta, quindi annuì e si avviò in soggiorno, dove si sedette sul divano, imitato dall’ospite, che accavallò le gambe e incrociò le braccia.
-Cosa voleva dirmi?- chiese, imponendosi di restare calmo, perché quella situazione lo metteva ancora di più in uno scomodo imbarazzo.
-Oh, pensavo che fossi tu a volermi dire qualcosa, forse il mio intuito s’è sbagliato?- asserì Tsunayoshi con un sorriso divertito, che si allargò quando vide il volto del più giovane tingersi di un tenero rosso.
-N-No Decimo! Sono felice che lei sia qui e… non c’è niente, davvero!- farfugliò rapidamente, girandosi verso il giapponese e chinando il capo.
Lo rialzò quasi immediatamente a causa di una mano posata sulla sua spalla.
-Perdonami per prima, Hayato.- disse il maggiore con voce dispiaciuta. -Non dovevo usare quel tono con-
-No.- lo interruppe Gokudera. -Mi ha… sorpreso, ecco, però ha fatto bene. Purtroppo… quando si tratta del Decimo, cioè… di lei… perdo la testa.- continuò, grattandosi la guancia con l’indice.
-Lo so fin troppo bene. In ogni caso, non dovevo.- riprese l’altro. -Non sei abituato a vedermi in quello stato, dovevo controllarmi di più.-
-Le capita spesso di rimproverarmi?-
-Solitamente Takeshi interviene prima che la situazione degeneri, ma non capita così spesso.- rispose con voce divertita. -E comunque, non sei il solo che viene rimproverato.-
Con un sospiro, la Tempesta si rilassò, appoggiandosi totalmente al sofà.
-Sei più tranquillo adesso?-
-Sì…- confessò con una mezza risata.
-Ne sono contento.- asserì il Boss, donando un nuovo sorriso al suo giovane braccio destro, che arrossì ancora e voltò il capo in un’altra direzione per nascondere l’imbarazzo.
-Mh?- fece Gokudera, guardando l’orologio che stava appeso accanto alla porta e costatando che s’era fatto tardi. -È già l’ora di cena!- esclamò, saltando in piedi. -Ha qualche preferenza Decimo?- domandò all’ospite, che negò.
-Cucina quello che vuoi, anche italiano mi va benissimo.-
Al sentire quelle parole, gli occhi verdi del ragazzo brillarono di fierezza e una felicità immense. -Lasci fare a me Decimo! Le cucinerò una cena coi fiocchi!- dichiarò, avviandosi verso l’angolo cottura mentre si legava i capelli.
-Non esagerare, d’accordo?-
-Non si preoccupi!- replicò lui, sporgendosi verso l’angolo estremo della cucina per accendere la radio, com’era solito fare per tenersi compagnia, dopodiché si mise all’opera.
Si dedicò anima e corpo nella preparazione del pasto per non deludere il Boss, ma anche perché l’idea di cucinare qualcosa tipico del suo Paese d’origine l’aveva reso felice e per questo voleva che fosse tutto più che perfetto. Si ritrovò ben presto immerso in un alone di sapori e odori nostalgici e ne fu talmente rapito che quasi si dimenticò dell’uomo che sedeva ancora sul divano e che non aveva mai smesso di guardarlo.
Tsunayoshi, infatti, dopo essersi sistemato meglio contro lo schienale non s’era più mosso e aveva continuato a osservare il Guardiano della Tempesta che s’affaccendava con abilità tra i fornelli, controllando la cottura di questo e quello, tagliando e condendo verdure e chissà cos’altro. Si lasciò cullare da quella scena e dai suoi odori e rumori, che lo avvolsero come una morbida coperta, finché non arrivarono a colpire anche i suoi occhi, che si fecero d’un tratto pesanti e impossibili da tenere aperti.

-Venga Decimo! È pronto!- chiamò l’italiano, sistemando gli ultimi piatti in tavola, ma si fermò quando non udì giungere una risposta. -Decimo?- ripeté, girandosi verso il sofà e restando interdetto di fronte a ciò che vide.
Il venticinquenne s’era infine assopito, cadendo in un sonno pacifico e incredibilmente profondo, che gli aveva fatto posare la guancia contro la spalliera del divano e gli aveva fatto allentare la posizione delle braccia, che erano morbidamente appoggiate sul suo ventre. Con passo cauto e leggero, Gokudera si avvicinò al suo ospite per svegliarlo, tuttavia quando lo raggiunse si sentì terribilmente in colpa. Il viso dell’altro era disteso e quieto, ma segnato dalla stanchezza. Nel guardarlo, la Tempesta si chiese se fosse dovuta alla sua vita di Boss, sicuramente piena e con pochi attimi di pace come quello, oppure se fosse stata generata da quella frenetica e ingarbugliata giornata, intensa per tutti loro, ma che forse per Sawada lo era stata molto di più.
-Decimo?- lo chiamò ancora, posandogli una mano sulla spalla per scuoterlo. -Decimo, la cena è pronta.- aggiunse, ottenendo un mugugno in risposta.
-Mh…? Oh, scusa… mi sono addormentato…- farfugliò il castano, strofinandosi un occhio con il pugno chiuso proprio come faceva la sua versione quindicenne.
-Non c’è problema Decimo. Se era stanco ha fatto bene a riposare.-
-Ma non è una cosa bella da fare…- protestò, alzandosi in piedi con un piccolo sbadiglio.
Ridacchiando, l’argenteo guidò Vongola Decimo fino al tavolo e lo fece accomodare per poi sedersi a sua volta. Mangiarono nella tranquillità più totale, chiacchierando di tanto in tanto e con la radio a fare da sottofondo alle loro voci. In più di un’occasione, Tsunayoshi si complimentò con il suo braccio destro per le sue abilità culinarie, causandone il tenero imbarazzo. Per l’uomo quell’atmosfera e quella particolare intimità con Smoking Bomb erano un sollievo e quasi un toccasana, perché avevano parte del sapore della sua routine. Era raro per lui cenare insieme ai suoi Guardiani per un motivo o un altro, quindi spesso la Tempesta si occupava personalmente di portargli un pasto caldo nel suo studio e restava a fargli compagnia finché non era sparita anche l’ultima briciola.
-Decimo, vuole fare una doccia prima di andare a dormire?- domandò a un tratto il minore, mentre si alzava per riporre i piatti sporchi nel lavello.
-Perché no?- rispose l’altro, muovendosi per aiutare il ragazzo a sistemare.
-Cosa sta facendo, Decimo?!- esclamò Gokudera, basito.
Tsunayoshi gli restituì uno sguardo perplesso e un sopracciglio inarcato. -Ti do una mano, mi pare ovvio.-
-Non è necessario, davvero! Ci penso io!- replicò l’argenteo, sporgendosi per prendere i piatti tenuti dal suo ospite, che però lo schivò con naturale maestria.
-Invece è necessario. Già nel mio tempo non me lo permetti, almeno qui lascia che ti aiuti in qualcosa.- spiegò, portando le stoviglie nell’acquaio. -In due faremo prima e sei stanco anche tu, non tentare di nasconderlo.-
Il quindicenne rimase senza parole per un istante, fermandosi a guardare l’uomo che proseguiva nel pulire il tavolo. -Ma Decimo…-
-Ma niente, Hayato. È stata una giornata pesante, quindi sbrighiamoci, ok?- domandò infine, sorridendo al braccio destro, che non poté fare altro che arrendersi al volere del suo Boss.

Smise immediatamente di frizionare i capelli con l’asciugamano e schiuse gli occhi, che fino a quel momento aveva tenuto serrati. Liberò un sospiro pesante, perché il suo intuito non aveva sbagliato neanche quella volta e si maledisse per non essere stato più attento.
-Hayato.- chiamò, riprendendo ad asciugare le ciocche castane. -Entra pure.-
Deglutendo a fatica, come se stesse tentando di inghiottire un boccone troppo amaro, l’argenteo aprì del tutto la porta del bagno e si sentì morire ancora più di poco prima, nel guardare senza impedimenti la schiena del suo adorato Boss, coperta di cicatrici ormai bianche di diversa lunghezza e ampiezza. La osservò con occhi tremanti e increduli, partendo dalle spalle fino all’orlo dei pantaloni del pigiama, che celavano il proseguimento di altri orribili segni.
-Decimo… mi dispiace…- riuscì a mormorare dopo un po’.
-Mh? Non devi Hayato, per nessuno dei due motivi.-
Il ragazzo rimase interdetto. Era realmente così facile per quell’uomo interpretare i suoi pensieri?
-Non è merito del super-intuito, se te lo stai domandando, semplicemente ti conosco.- chiarì il venticinquenne, girandosi verso di lui e mostrandogli il petto, anch’esso attraversato da residui di vecchie battaglie.
Una in particolare attirò l’attenzione dell’italiano: svettava sul fianco destro a cavallo dell’anca, per poi svanire sotto gli indumenti, ma non era come le altre. Era ampia, dalla forma circolare e i margini sfrangiati, l’evidente firma di un’esplosione. E la cosa lo turbò profondamente, insinuando un dubbio nella sua mente.
-Non dispiacerti per aver visto queste cicatrici, non sono un segreto, né per il fatto che io le abbia. Sono davvero poca cosa in confronto a ciò che le ha procurate.- proseguì Sawada, riportando lo sguardo dell’altro sui propri occhi.
-Ma… Sasagawa non poteva…?- tentò di obbiettare la Tempesta.
Tsunayoshi sorrise amaramente. -Neanche il potere del Sole di Ryohei onii-san è riuscito a guarire del tutto queste ferite perché erano troppo profonde.-
-E…-
-E tu…- lo anticipò, riprendendo il discorso. -Tu hai rischiato molto più di me per proteggermi, quindi non hai proprio niente di cui rammaricarti… Semmai sono io che dovrei scusarmi con te per non ringraziarti mai abbastanza.-
Le iridi verdi del giovane Smoking Bomb si fecero larghe mentre sul suo viso si dipingeva un’espressione più che mai sorpresa, tanto che ci mise qualche secondo di troppo ad articolare una risposta.
-Decimo… io… proteggerla è lo scopo della mia vita e del mio ruolo di braccio destro, non deve ringraziarmi.- disse con profonda serietà, scatenando però una risatina nell’uomo che aveva davanti.
-Questa è la prova che in dieci anni non sei cambiato affatto. Anche il te del mio tempo mi ha detto la stessa cosa dopo l’ultimo scontro…- rivelò con un sorriso, posando l’asciugamano per poi infilarsi la maglietta che avrebbe usato come pigiama. -Ora andiamo a dormire, ok?-
L’argenteo annuì senza muoversi dalla sua posizione e restando meditabondo. -Solo un’ultima cosa Decimo…-
-Dimmi pure Hayato.- concesse il castano, a prima vista calmo, mentre il ragazzo gli si avvicinava per posargli una mano sul fianco destro.
-Questa cicatrice… come se l’è procurata?- chiese, alzando il viso su quello del venticinquenne, che si fece illeggibile per lui.
-Non lo ricordo.-
Quella risposta in apparenza dotata di qualsivoglia segreto celato da una bugia, era sincera sotto ogni aspetto e per il Guardiano della Tempesta risultò essere la più dura e crudele delle conferme. Strinse la stoffa della maglietta tra le dita e si morse il labbro inferiore, mentre crollava in ginocchio, costringendo il Boss a seguirlo in quel movimento improvviso.
Tsunayoshi si sentì trafiggere il petto da una lama affilata, che affondava sempre di più per poter raggiungere il cuore e farne scempio. Sapeva cos’avrebbe provocato la sua risposta, ma nemmeno per un istante aveva pensato di mentire al giovane braccio destro, perché non sarebbe stato giusto e perché si sarebbe tormentato fino a ridursi quasi alla pazzia. Ora, però, Vongola Decimo stava assistendo al suo dolore viscerale e alla realizzazione della consapevolezza che quella cicatrice non si sarebbe potuta evitare in ogni modo.
Istintivamente lo abbracciò, portandosi il viso dell’italiano al petto.
-Cosa ho fatto…?- mormorò Gokudera con voce rotta. -Cosa farò…?-
-Farai ciò che serve per il bene di tutti e per il mio.- rispose il giapponese in tono gentile ma convinto, richiamando lo sguardo lucido dell’altro.
-Ma Decimo!- protestò, perdendosi l’attimo dopo nelle iridi castane del Boss, che gli trasmisero una tranquillità assoluta. -Dopo una cosa del genere… come può… come può ancora volermi come braccio destro?-
-Perché il mio braccio destro sei solamente tu. Nessun’altro potrebbe prendere il tuo posto, perché tu sei l’unico che è in grado di fermarmi quando è necessario.- spiegò con calma, prendendogli il viso tra i palmi. -Niente potrà farmi cambiare idea, perché è giusto così e poi, se anche ci fosse qualcun altro, non lo vorrei mai. Al mio fianco puoi starci solo tu.-
A quelle parole così sincere e piene d’affetto, Smoking Bomb non trovò la forza né le ragioni valide per contraddire il venticinquenne, quindi si lasciò prendere delicatamente per i polsi e guidare nuovamente in piedi, nonostante sentisse le gambe molli, come se fossero ridotte a gelatina. E Sawada doveva averlo intuito perché non allentò la stretta con cui lo sorreggeva, quindi gli donò un sorriso caldo, bello, uno di quelli che Gokudera non avrebbe mai potuto dimenticare nemmeno volendo.
-Adesso andiamo a dormire.- esordì il castano, incamminandosi verso la camera da letto e costringendo il ragazzo a seguirlo. -E non pensare nemmeno di andare sul divano, nel letto ci stiamo benissimo tutti e due. Non accetto discussioni.-
Con quell’ultima frase, ogni opposizione da parte del quindicenne fu messa a tacere ancor prima che potesse essere concepita.




Rieccoci qua.
Capitolo transitorio, ma serviva per delineare il rapporto tra Tsunayoshi e Hayato, che non ha niente a che vedere con lo shonen-ai, come dicevo l'ultima volta.
Tirando poi le somme: Tsunayoshi sarà ospite del suo giovane braccio destro per tre giorni, come sarà questa convivenza? Lo scoprirete nelle prossime puntate ù.ù
Ora, prima di chiudere, passiamo ai ringraziamenti ù.ù
Ringrazio Ciccy, TheWerewolf e WaterfallFromTheSky per aver messo la fic tra le preferite; e ringrazio Jeo95, Kyoite e vegeta_girl_prince per averla messa tra le seguite. Ovviamente ringrazio anche chi legge soltanto, siete tantissimi. Io vi adoro tutti quanti, non avete idea di quanto sono felice per le visite, le preferenze e i commenti.
Ci sentiamo al prossimo capitolo!
See ya!
  
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