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Autore: Fanelia    28/10/2013    3 recensioni
Storia introspettiva. Viaggio attraverso le emozioni del protagonista.Una leggera ascesa prima di una caduta a picco nella valle della disperazione. Riuscirà a riprendersi e andare avanti?
Perdetevi con lui sulle vie del suo inferno personale.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Terrence Granchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E se vale la pena rischiare,
io mi gioco anche l’ultimo frammento di cuore.”
-Che Guevara-



Ebbene, uscii di fretta e comprai un nuovo blocco.
Dovevo scriverle subito quelle poche parole, prima che la scarsa risolutezza che mi aveva pervaso per tutti quei mesi prendesse il sopravvento nuovamente.
Ritornai a casa di corsa, persi carta e penna le scrissi che nulla era cambiato per me, la imbustai e la indirizzai alla casa di Pony; avevo comprato anche un francobollo; mancava ora la parte più importante, la spedizione.
Uscii di casa, mi bastò attraversare la strada per trovare una buca della posta. Guardai la lettera, la girai e rigirai poi la misi in tasca e tornai a casa.
Non potevo spedirla. Perché? Oh dammi pure del fifone, ma credo che in quel momento la paura la stesse facendo da padrona.
Era ormai sera inoltrata, trovai qualcosa in cucina lasciatomi dalla governante, ma non avevo fame.
La signora Peters doveva essersi ritirata nella sua stanza, come era solita.
Mi preparai un tè, forse sarebbe stato meglio se avessi bevuto una tisana rilassante.
Lo stress accumulato quel giorno cominciava a farsi sentire, era stato difficile mettere nero su bianco quella semplicissima frase. Ci avevo impiegato mesi a decidermi, ora dovevo trovare solo la forza di imbucare quella lettera. Sarebbe stato così semplice consegnarla alla Sig.ra Peters e chiederle di provvedere a spedirla, ma non volevo demandare.
Dovevo comportarmi come un vero uomo, non potevo lasciare le cose al caso, non potevo sperare che la casella della posta fagocitasse la mia lettera, per cui dovevo semplicemente attraversare la strada e imbucarla.
Vuoi sapere quanto tempo mi ci volle?
Ok, ti prego, non ridere di me … so essere ridicolo quando mi ci metto.
Beh ti dico solo che era ormai Novembre, una fredda gelida e piovosa mattina. Come colto da un raptus improvviso, attraversai la strada di corsa, estrassi la lettera dalla tasca della giacca, chiusi gli occhi e … magia …
Affidai ad essa il mio destino.
Mi sentii quasi liberato da un peso, come se avessi avuto un macigno sul cuore e improvvisamente si fosse polverizzato.
Ora non mi restava che aspettare.
Ma puoi immaginare quanto difficile potesse essere per me attendere?
Avevo lasciato passare un anno di lutto, e sei mesi extra  davvero non necessari, a causa della mia indecisione.
L’attesa non faceva per me, non faceva che minare la mia già scarsa sicurezza, eppure non c’era di sicuro molto altro che potessi fare.
Oh no caro, no,  non pregai. Non credevo e non mi pareva il caso di cominciare a credere, e a pregare, perché volevo qualcosa. Me la sarei presa con le mie forze se fosse stato necessario. Non avrei lasciato nulla al caso, non mi sarei arreso se non di fronte all’evidenza. Avrebbe dovuto dirmi, guardandomi negli occhi, che non mi amava, che per me non c’era più posto nel suo cuore, e in tal caso, mi sarei accertato di persona che stava davvero bene ed era davvero felice senza di me.
Solo così mi sarei potuto definitivamente arrendere, avrei potuto trovare pace e dare l’addio al mio cuore e ai sentimenti. Senza di lei non avrei mai più potuto amare, non ne sarebbe valsa la pena …
Come ingannai il tempo?
Per fortuna c’erano il teatro e le prove. Senza il palco non sarei sopravvissuto. Avevo bisogno di distrarmi e concentrarmi su qualcosa. Immergermi nelle prove, entrare nel mio nuovo personaggio, mi permetteva di dimenticarmi di me stesso, di lasciare il mio cuore in un cassetto, in sospeso, in attesa che ci fossero notizie e che potesse ricominciare a battere.
Fu una lenta e lunga tortura fino a quando … era il 30 dicembre, erano passati circa due mesi da quando avevo spedito la lettera.
Quella sera  dopo lo spettacolo ci sarebbe stata una grande festa; per il 31 infatti gli spettacoli erano stati sospesi, del resto chi avrebbe voluto salutare l’anno nuovo con una tragedia Shakespeariana?
Terminammo per le 11.
Mi ripulii dal trucco, indossai i miei abiti e me ne andai. Passai a salutare Robert dicendogli di scusarmi con gli altri, non mi sentivo bene e non ero dell’umore di festeggiare, non avevo ancora nulla da festeggiare …
Oh certo, non potevo sapere che … che il destino avesse in serbo per me una sorpresa.
Maledissi quella strana sensazione che mi stava facendo sentire male e il mal di testa che mi aveva tormentato per tutto il giorno … ma di lì a poco avrei ringraziato quel mal di testa che mi spinse a rincasare presto.
Continuo dopo.
Perdonami, vado un po’ di fretta.
Sì, lo so, ti lascio sul più bello.
Pazienta, per favore.
Grazie.



NDA: per la cronoca, devo precisare di essermi presa un licenza poetica sulla questione della lettera.
Mamma Miz, gli fa aggiungere all'interno della stessa, di aver aspettato altri sei mesi a spedirla, a causa della propria indecisione, ma a me piaceva l'idea che l'avesse portata con sè e tenuta sul cuore fino al momento in cui poi, finalmente, si è deciso.
Siamo agli sgoccioli e non vorrei rompere o forzare nessuno, ma spero che almeno una volta che avrete finito di leggerla, mi farete l'onore di dirmi che ne pensate.
Vi informo che la mia prossima, è a rating rosso, per cui per chi di voi nonè iscritto a EFP, non vi sarà possibile leggerla.
   
 
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