Devo di continuo scappare, dal mio passato e al mio presente. I problemi non finiscono mai, tra seguire la scuola e la patente, sono impegnata a pensare di finire tutto. Ci son ben più cose molto molto pericolose; devo nascondermi da quello che avevo lasciato nel mio passato. Mi sono trasferita in un posto, anche se, in un certo senso io sono maggiorenne è Giorgio che mi tiene sotto controllo, l'unico che l'avrebbe fatto e ha diciannove anni (è rimasto bloccato in quegli anni perché diciotto anni fa aveva quei anni), finché lui non ha incontrato me. Ero ancora una vampira piena di risorse e di potere, se volevo, potevo ancora andare avanti per anni, secoli o per fino millenni. Ho preferito voltar pagina, appena Giorgio mi ha dato la mia parte di sangue (del “io” vampiro di diciotto anni fa). Lo trasformato in un vampiro, perché era l’unico modo per essere una persona civile, di solito noi pensiamo che sono mortali, perché voi almeno la vostra vita finisce, ma i vampiri o altri generi che non conosco, siamo tutti immortali. Ho incontrato tante razze di soprannaturale, ma non riesco a riconoscerli o dargli un nome, perché io ci sono sempre stata lontano da loro, non ho mai avuto confidenze con loro. Non erano dei problemi che mi riguardano, ma preferisco non avere dei problemi con altre immortali. Alcuni di noi hanno avuti dei contatti con loro, cioè, erano i loro amici, alleati o nemici. Ho sentito parlare di loro, ma non ho mai ascoltato quei discorsi sono sempre andata via o facevo finta di ascoltare. Ho sempre avuto dei problemi con gli altri della mia specie infatti mandavo uno dei miei figli, ma non era lo stesso, li mandavo ha setacciare la zona, per vedere se c’era qualcuno, che non fosse un mortale. Sapete non voglio essere un bersaglio facile per altri soprannaturale (di qualsiasi specie), anche se con tutta quel potere che mi scorreva nelle vene potevo tenere bloccato per un paio di giorni o anche settimane. Non so come facevo, ma loro non sentivano mai la mia presenza forse perché la indebolivo in tal modo che non la sentivano o sentivano quella degli altri e non la mia.