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Autore: Reagan_    28/10/2013    1 recensioni
Ci si può innamorare senza riserve e senza motivo? Anche quando si è diversi, opposti?
Georgiana Sullivan è una analista finanziaria, cresciuta in una famiglia benestante della New York dei grattacieli.
Donald Jeter è un medico afromericano specializzando in chirurgia che si divide fra il lavoro, lo studio e il volontariato nel suo vecchio quartiere degradato.
Diversi eppure innamorati.
Opposti eppure simili.
Nella New York delle luci e delle risate offuscate dal buio della Guerra Fredda.
Storia che partecipa al "Slice of Life" Challenge.
Genere: Generale, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Storia che partecipa alla Challenge "Slice of Life" indetto da areon.
Link Challenge:
http://freeforumzone.leonardo.it/d/10511289/-Slice-of-Life-challenge/discussione.aspx
Prompt:  Telefonata
Titolo: Aprile 1972-La Telefonata
Autore: Reagan_
Fandom: Originali-Romantico
Personaggi: NC
Genere: Generale
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Lunghezza: (conteggio parole e numero pagine):683


"La discriminazione spesso non viene percepita, neppure dai diretti interessati: più è radicata, meno è visibile."
Tommaso Giartosio.



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La Telefonata



Diede un'ultima occhiata al telefono e si morse le labbra.
Non era abituata.
Non era abituata ad aspettare con così tanta agitazione una semplice telefonata.
Niente di grave, nulla di importante, solo un colpo di telefono dall'ospedale nell'ora di pausa.
Riusciva ad immaginarlo bene in quell'ambiente, circondato dalle preoccupazioni, dai colori neutri di un ospedale di periferia. Cartelletta in mano, camice che copriva le spalle possenti, le labbra strette in un sorriso di circostanza, serio e sincero.
Rabbrividì cercando di capire come fosse possibile essere così presi da un uomo, sebbene fosse una persona speciale, era pur sempre un maschio.
Scosse la testa confusa, forse era troppo abituata alle personalità lascive e prive di spirito del suo ambiente. Nessuno sembrava condividere il viscerale impegno di cui Donald era provvisto a gran quantità. Una sera era passato per un veloce saluto e vedendola impiegata in una lunga lotta contro uno sportello della cucina, si era chinato accanto a lei e nonostante la stanchezza di una giornata passata in piedi, l'aveva aiutata in silenzio, senza prenderla in giro.
Georgiana aspettò qualche secondo prima di rendersi conto che il telefono stava squillando. Nervosa fece cadere la cornetta e quasi strillò rispondendo.
-Ohi!- ridacchiò sorpreso Donald.
Georgiana arrossì e arrotolò l'indice e il medio fra le onde del filo della cornetta.
-Scusa è che ti stavo … Aspettando.-
Donald non rispose nulla e sospirò rumorosamente.
-Come hai passato la giornata?- le domandò tono educato.
Georgiana si ritrovò a raccontare con pochi e brevi frasi la mole di lavoro e l'eccitazione per l'arrivo dei primi computer Olivetti in azienda. Erano tutti su di giri, una macchina in grado di fare grossi conti e di stamparli immediatamente, riduceva della metà il lavoro degli analisti finanziari.
-Ma lasciamo perdere me, tu come stai?- chiese di rimandò Georgiana.
-Per ora abbiamo avuto solo una rissa fra ragazzini. Li abbiamo medicati e stiamo aspettando che le cose peggiorino, altrimenti sarà noioso.- scherzò Donald. -Comunque sta andando tutto bene, anche se mi mancano più di sei ore.-
-Quante settimane durerà questo turno notturno?-
Donald sembrò rimuginare a lungo prima di rispondere. -Non lo so.-
Georgiana aggrottò la fronte e gli chiese come mai non lo sapesse.
-Non … Solo l'unico nero con questa specializzazione e per questo sono … L'ultimo della catena.-
La sussurrata risposta di Donald colpì come uno schiaffo la coscienza di Georgiana.
Frequentando il giovane si era lentamente resa conto della tante e piccole differenze che il mondo esterno aveva costruito per dividere due colori così diversi. Era convinta che le diverse leggi approvate negli anni scorsi, avessero permesso alla comunità afroamericana di avere dignità e pari trattamento, ed invece si rendeva sempre più conto che non era esattamente così semplice.
Un giudice poteva appellarsi alla morale e alla religione, ma gli uomini rimanevano del tutto indifferenti a parole scritte da un teorico di diritto.
Così quello per lei era attraente come le sue lunghe ciglia, il suo sorriso abbagliante e quella labbra che avrebbe voluto mordere notte e giorno, per altri erano feccia e scherzo divino.
-Capisco.- disse solamente, sentendo la rabbia salire e trasformarsi in sgomento.
-Comunque, venerdì pomeriggio non devo rientrare. Ho la mia giornata libera.- buttò lì Donald accorgendosi solo allora di aver caricato di un fardello fastidioso e pesante una creatura innocente e piena di fantasie come Georgiana.
-Se vuoi andiamo … I miei hanno una casa fuori città che non usano mai, potremmo goderci queste prime giornate di sole.- Georgiana trattenne il respiro e sorrise non appena Donald le rispose affermativamente.
Si lasciarono qualche minuto dopo, con una piccola promessa che solo adesso rivelava le difficoltà di una storia appena sbocciata e per molti sbagliata.
Georgiana posò lentamente la cornetta e rimase a fissare a lungo il piccolo telefono verde.
Improvvisamente si sentì sciocca, debole ed inferiore.
Si tolse il maglione che indossava di solito in casa e si diresse verso il letto, s'infilò fra le coperte che ben conosceva e si mise a fissare il muro.
Finì con l'abbracciare un cuscino, fingendo di avere accanto la solidità morigerata di Donald e il suo corpo caldo.

 
   
 
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