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Autore: Gh595    28/10/2013    1 recensioni
The sword and the crown racconta,con i suoi diversi capitoli,la storia di due ragazzi,un erede al trono e un povero,che essendo identici in ogni loro particolare decidono di scambiarsi i ruoli. Alla fine,nel mentre della loro avventura,sboccerà anche l'amore.
Ispirato al romanzo,ecco una nuova storia de "Il principe e il povero"!
Genere: Avventura, Storico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La casa sul lago


Alric

Riuscii a svegliarmi in tempo per il sorgere del sole. Ancora una volta mi ritrovai ad osservare quel cielo di colori vari, diversi da quello dei miei occhi. Quello, insieme al tramonto, era il cielo che amavo. Peccato che intorno a me non si estendevano gli immensi campi che il vento toccava e che inoltre trasportava con sé il forte odore dell'erba. Qui ero rinchiuso tra le grandi mura del castello e, più avanti, da quelle della città. Forse riuscivo a capire cosa provasse il principe ogni volta e perché desiderava così tanto una libertà come la mia. Ma tutto questo era decisamente meglio rispetto alla mia situazione e a quella di tutta la gente della mia terra.

Anche da noi si trovava una muraglia, alta, che divideva i due regni... Ma la sensazione che si provava a guardarla era ben diversa da questa. Quella, anche se lontana dalla mia casa, gridava a tutti dolore ed era come uno sguardo severo che ti toglieva il respiro. Noi sapevamo perché era stata costruita e sapevamo anche quante cose avevamo perso. Famiglia, amici, amori, lavoro... Tutto. Ci avevano tagliato a metà il cuore e nessuno delle altre terre se n'era accorto. Neppure il re ci aveva fatto tanto caso da quel giorno.

La rabbia iniziava a scorrermi nelle vene. Stavo vivendo una vita agiata in quei giorni ma niente mi distoglieva dalla situazione del mio villaggio.

Sentii aprire la porta e mi ritrovai davanti Aaron non appena mi voltai.

 

-Vostra Altezza, scusate se sono entrato senza bussare.-

 

Disse lui con un tono davvero umile cercando di riprendere il fiatone. Lo guardai con aria stranita e solo dopo notai che aveva lasciato la porta aperta. Sicuramente, mentre arrivava di tutta fretta, aveva incontrato nel suo cammino qualche serva che vedendolo correre si era insospettita e lo aveva seguito.

 

-Non importa. Perché avete il fiato corto?-

 

Scorsi la figura di una donna che si nascondeva dietro un pilastro nel tentativo di ascoltare ciò che dicevamo. Allora avevo capito.

 

-Beh, pensavo di essere in ritardo per prepararvi e avevo paura che qualcuno mi avrebbe inflitto una punizione, Altezza. -

 

-...In effetti sei arrivato tardi. Per questa volta lascerò correre. Chiudi la porta e vieni a prepararmi, ora.-

 

Dopo aver chinato il capo andò a chiudere la porta, controllando che non ci fosse nessuno.

Aspettammo altri 5 minuti prima di parlare, poi fu lui a rompere il silenzio.

 

-Non dovrebbe esserci più nessuno.-

-Fiù, per fortuna.-

 

Mi sedetti nel letto, cercando di rilassarmi. Ero entrato in tensione quando avevo capito perché Aaron stesse parlando in quel modo. Jan me l'aveva detto: a palazzo colui che ha più amici il re, poi il grande maestro, poi i servi e solo infine il principe. Per questo aveva insistito sul cercare una persona esterna che potesse farci da messaggero, una persona nuova lì dentro. E, per fortuna, era capitato che questa persona fosse proprio Aaron, la persona più fidata per me. Anche lui mi aveva avvisato su questa cosa sopratutto sul fatto che i servi avevano fatto una piccola coalizione fra loro per proteggersi a vicenda.

Mi girai verso di lui e gli indicai di sedersi.

 

-Allora, com'è andata?-

-Diciamo che lui ha risposto alle mie domande e io alle sue.-

 

Mi aveva risposto con fare evasivo e si era sdraiato sul letto. Io gli permettevo di farlo ma non so cos'avrebbe detto Jan nel vederlo comportarsi così. Ciò nonostante, quello che mi preoccupava era il fatto che non mi aveva detto cosa si erano detti ed era strano. Mi diceva sempre tutto.

Stavo per dirgli qualcosa ma lascia subito perdere quando mi mostrò una lettera.

 

-Ti ha mandato questa.-

-Ne ha già scritta una?

Per fortuna ti ho mandato da lui.-

 

Aprii la lettera e la lessi ad alta voce in modo da far sentire ciò che c'era scritto anche al mio amico ma evitando di farla sentire ad altri.

 

-”Ho appurato che, per la nostra sicurezza e la sicurezza delle nostre identità, è meglio che avvenga fra noi un ulteriore scambio tra una settimana.”-

-Quindi vuole fare uno scambio.-

Mi interruppe Aaron sentendo ciò che aveva scritto mentre sul suo volto si dipingeva un sorrisetto beffardo. Sapevo cosa stava pensando. Pensava al fatto che il principe non riusciva più a reggere l'aria del nostro villaggio e voleva tornare qui.
Anch'io sicuramente l'avrei pensato se quel giorno non avessi visto la sua espressione. Desiderava davvero uscire da qui e capivo perché non voleva tornarci. Stavo per difenderlo, dare una spiegazione ad Aaron per ciò che era scritto, ma perché avrei dovuto farlo? Di certo non spettava a me. Così continuai a leggere.

-”Inoltre ritengo che si debba trovare un luogo per incontrarci qui vicino.”

Un luogo? -

-Come al solito è un ragazzo di poche pretese.-

Disse facendo sparire il suo sorrisetto. E non gli si poteva dare torto dato che il principe che conoscevamo entrambi non aveva fatto che pretendere molte cose da quando l'avevamo conosciuto.

-Che ne dici della foresta?-
-
Ultimamente non è più sicura.-

Serviva un posto conosciuto da poche persone o, meglio, nessuno. Uno abbandonato, che potevamo usare solo noi.

-Conosci qualche punto vicino al castello?-
-Niente. E poi potrebbero scoprirvi se rischiassimo di procurarcene uno lì.
Secondo me è meglio trovarne uno vicino al villaggio.-
-...Vicino al villaggio?
Che ne pensi della casa sul lago?-

Aaron si alzò di scatto dal letto e mi guardò.

-Intendi quella che avevamo scoperto quand'eravamo piccoli?-
-Esatto. Gli abitanti del villaggio pensano che non ci sia nessuno lì e continuano ad evitarla. E' un posto perfetto!-
-Ma non stava cadendo a pezzi? A meno che tu non l'abbia riparata non penso sia un posto dove il principe voglia andare e dovresti sapere perché il villaggio la evita...-
-So cos'è successo lì ma sono sicuro che quello che sto facendo sia più pericoloso. Se il principe ed io ci incontrassimo più spesso riusciremmo sicuramente a cavarcela meglio.-

Stemmo in silenzio a guardarci. Quello era un posto importante per noi perché lo avevamo trovato ma lo era anche per il villaggio che lì vicino seppellì i morti di quel giorno anche se ormai era tutto coperto d'erba e fiori.

-...Come vuoi tu, Alric. -
-Gli scriverò una lettera, allora.-

Andai verso la scrivania e presi un foglio dove poter scrivere il mio messaggio. Aaron si avvicinò a me piano e guardò fuori dalla finestra.

-Vuoi che la consegni subito?-
-No, perché dovrò venire con te.-

Piegai la carta e mi girai verso di lui che aveva un'espressione sbalordita.

-Non puoi venire, lo sai. Il re verrà sicuramente a sapere se suo figlio è sparito. -
-Questo è vero, ma il maestro si fida di te. Per cui possiamo chiedere a lui il permesso e non ci saranno problemi.-
-Alric...-
-Digli che il Principe vuole fare una passeggiata fuori dalle mura. Se ci sarai solo tu poi nessuno dovrebbe riconoscerci e saremo meno in pericolo.-
-D'accordo, d'accordo, vado a parlarci io.-

Nascose la mia lettera dentro e i suoi vestiti e si avvicinò alla porta.

-E' meglio che vi prepariate, Principe. Ci aspetta un viaggio abbastanza lungo.-

E detto quello con un sorriso, uscì. Ora toccava a me prepararmi in tempo, sperando che tutto funzionasse.


 


 

Jan


 

Erano passati ormai dei giorni da quando avevo abbandonato la mia vita da principe per diventare un contadino. Quando ero rinchiuso nel mio castello varie volte mi affacciavo alle finestre e iniziavo a pensare sul mondo esterno, ciò che mi circondava. Pensavo a come questo potesse essere e a quanta libertà potevo raggiungere una volta uscito. Ma certamente ancora non ero a conoscenza di ciò che mi aspettava fuori, di quello che andava ben oltre la libertà che tanto desideravo. La vita perfetta che immaginavo infatti non lo era poi così tanto: qui, dove mi trovavo ora, si nascondeva una tale tristezza nei sorrisi amari della gente che non aveva colpa. Ma nessuno sapeva a chi attribuire veramente questa. Tutto ciò che si sapeva erano supposizioni fatti dai più furbi o da quelli che avevano raccolto più informazioni rispetto agli altri. Nessuno, però, parlava dell'incidente. Facevano tutti finta che non fosse mai accaduto ma in realtà sapevano che quello sarebbe rimasto per sempre nella loro storia.
Inizia la mattina come le altre alzandomi prima dell'alba. Avrei davvero voluto dormire ancora un po' dato che non mi ero abituato alla paglia al posto del mio letto, ma non potevo dormire: il gallo stava cantando.
Mi alzai stanco e stravolto e andai a sciacquarmi la faccia per poi mangiare ciò che la madre di Alric aveva preparato alzandosi ancor prima di me. Il suo nome non lo conoscevo ancora ma non c'era stato bisogno di capirlo poiché era stato lui a dirmi che non la chiamava mai per nome. L'unica cosa che sapevo era che questo iniziava con una M. la quale era sempre presente in ogni foglio per lettere.
Per non destare alcun sospetto mi accinsi a mangiare velocemente e a seguirla, così che potessi lavorare anch'io nonostante non lo avessi mai fatto. Ma, tutto sommato, non doveva essere così difficile. Io, un principe, figlio dell'attuale re, colto, bello, giovane, intelligente, non avrei sicuramente dovuto avere nessunissimo problema a svolgere il lavoro della normale plebaglia. Che ci voleva? Il loro lavoro consisteva nel trasportare cose da una parte all'altra, niente di più. Avevo sempre osservato gli scudieri da piccolo mentre accudivano i cavalli, quindi ero già a conoscenza di come ci si deve comportare con questi e con gli altri animali. Non dovevo avere nessuno problema, dunque.
Mi avvicinai alla donna e assunsi il mio tono da “povero”:

-Madre, che devo fare oggi?-
-Oh, non preoccuparti Alric, puoi riposarti anche oggi.-

Rispose lei indaffarata a prendere dei secchi e riempirli di paglia.
Nonostante l'idea di stare fermo ed avere del tempo libero mi allietasse, dovetti rifiutare poiché avevo paura che la mia copertura saltasse e, di certo, non potevo permettermelo. Chissà quanto rancore serbavano gli abitanti nei confronti del principe.

-Voglio fare qualcosa.-

Risposi, senza più aspettare e con fare deciso. Non volevo una risposta negativa.
Lei si voltò verso di me e dopo avermi guardato negli occhi fece un piccolo sorriso.

-D'accordo, Alric. Prendi quei secchi lì e porta il cibo che c'è dentro ai maiali e da' loro da mangiare. Riempi poi con acqua pulita l'abbeveratoio e fa' la stessa cosa con le galline. Inizia adesso e cerca di finire il prima possibile, sai che non si può ritardare troppo.-
-Va bene.-

Finalmente potevo mettermi alla prova con un incarico. Potevo rendermi utile e restituire in qualche modo i servizi che mi dava, anche se erano decisamente più scarsi di quelli che mi offrivano a palazzo e, di certo, non si meritavano nessuno tipo di ringraziamento.
Mi diressi verso i secchi e, una volta presi, andai a portare il contenuto agli animali. Non c'erano tante cose ed erano principalmente tutti avanzi, cose che di certo non potevamo mangiare. Il poco peso almeno mi aiutava visto che non volevo eccessivamente sporcarmi le mani. Dopotutto, anche se ero un contadino, rimanevo comunque un principe.
Aprii il cancelletto del recinto di legno e mi avvicinai a quel grande contenitore dove avrei dovuto mettere il contenuto dei secchi. Non avevo mai visto dei maiali così da vicino, vivi. E, sinceramente, avrei preferito non vederli. Erano sporchi, pieni di fango e chissà cos'atro, e puzzavano. Non potevo resistere lì in mezzo a quell'odore abominevole che si sentiva già prima di avvicinarsi. Cercai di fuggire, scappare da quel lerciume e ritornare nell'aria pulita di campagna. Peccato che non tenni conto del fatto che gli animali si avvicinarono il più possibile verso il cibo tanto da spingermi e farmi cadere nel fango. Io. Il principe. Per terra, vinto dai maiali. Questo, nonostante fosse solo l'inizio, era davvero troppo. Mi rialzai riuscendo solamente a sedermi e cercai di pulire il mio viso da quello.
In lontananza sentii una forte risata di uomo. Chi osava ridere di me? Mi girai, pronto a vedere il suo viso e ricordamelo una volta ritornato principe a tutti gli effetti. Ma, appena incontrai quegli occhi verdi, mi si raggelò il sangue.

-Non ridere.-

Gli dissi. Era l'unica cosa che riuscivo a dire, nonostante tutta la rabbia e il disdegno che avevo dentro.

-Oh, andiamo Alric, non fare così. Mi è venuta spontanea!-

Rispose Derek mentre io mi alzavo per uscire definitivamente da lì.

-Non prendertela, infondo è normale ridere per una cosa del genere. Poi mi sembra anche strano il fatto che tu sia entrato e non abbia messo il tutto da fuori.-

Oh, ecco perché rideva. Dovevo fare più attenzione a fingermi un contadino o, andando avanti, mi avrebbero scoperto. Mi diressi verso la fonte, completamente sporco, mentre lui mi seguiva man mano e cercava di chiedermi scusa, anche se con il suo tono arrogante.
Mi sciacquai la faccia e anche i capelli, cercando di togliere almeno la gran parte di tutto quello sporco. Mentre lui continuava a parlare, mi girai di scatto e gli dissi

-Derek, che cosa vuoi?-
-Oh, andiamo Alric. Non c'è bisogno di essere così duro. Volevo solo parlarti un po'!-

Stavo per rispondergli ancora una volta quando sentii il galoppo di un cavallo e, in lontananza ne trovai uno completamente bianco su cui stava una persone che ormai conoscevo troppo bene.

-Mi dispiace, ora devo fare una cosa.-

Detto ciò mi avvinai verso Aaron che, col volto nascosto, rimaneva immobile sul cavallo mentre l'altro rimaneva lì, ad osservarci da lontano.

-Che succedere, Aaron? Non eravamo d'accordo di vederci solo quando c'era possibilità che gli altri non lo facessero?-
-Lo so, vostra Altezza, ma potevamo uscire solo a quest'ora.-
-Hai detto “potevamo”?-

Senza dirmi niente mi fece salire sul cavallo e, dopo aver lanciato un'occhiata verso il bruno, partimmo. L'altra persona a cui si riferiva era senz'altro Alric. Perché voleva incontrarmi così in fretta? Aveva avuto dei problemi alla corte?
Entrammo dentro il bosco e, in men che non si dica, ci trovammo di fronte a un laghetto e ad una casetta che si affacciava proprio sulle sue sponde ricoperte a loro volta da narcisi. Da lì uscì proprio la persone di cui sospettavo: il contadino.
Scesi da cavallo prima che fosse Aaron a dirmelo e mi ritrovai faccia a faccia con il “principe”.

-E' successo qualcosa?-
-Questo lo dovrei chiedere io a voi, principe.-

Disse con tono scherzoso, guardando i miei abiti. Dalla fretta non ero riuscito nemmeno a lavarmi decentemente.

-Non deve importarvi. Comunque, cosa volevi dirmi?-

Fece una piccola risatina e infine alzò le braccia.

-In realtà volevo farvi vedere questo!
Che ne pensate come luogo di cui parlavate nella lettera?-
-Non male. E' sicuro?-
-Nessuno viene più qui da anni ormai.-
-Allora andrà più che bene. -

-Quindi sarà qui che faremo lo scambio...-

Mi guardai intorno ancora una volta: il posto era riparato dagli alberi ma, nonostante questo, il sole riusciva a penetrare. Tentennai qualche secondo e, poco dopo, andai dritto verso il lago per pulirmi un altro po'. Non sopportavo il lerciume su di me.
Guardai poi il biondo che si stava avvicinando a lui e gli dissi

-Ora, se avrò bisogno di mandare la prossima lettera ad Alric, tu potrai rimanere qui.-

Aveva acconsentito solo con un piccolo cenno, anche se non era propriamente contento della situazione. Sapeva benissimo però che aveva fatto un patto e non poteva non rispettarlo. Infondo, aveva giurato fedeltà al Principe.

Alric, entusiasta di quel posto, mi fece vedere la piccola casa e gli eventuali nascondigli che potevamo utilizzare. Quello che mi fece rimanere perplesso fu non solo la qualità del posto ma soprattutto quel velo di malinconia che circondava gli occhi dei due poveri.
Qualche ora più tardi mi fece riaccompagnare fino all'uscita del bosco dai due e li vidi andare via, mentre io proseguii verso la strada di casa. Era ormai ora di pranzo e lei doveva essere tornata per preparare il pranzo.
Mi misi di fronte alla porta e provai il discorso da farle in modo che fosse più simile possibile a quello di suo figlio. Entrai e iniziai così la mia recita, senza pensare a quello che sarebbe successo.

-Madre, sono a casa!-
-Alric, sei tornato?-
-Sì, scusa se non ho finito i lavori ma...-
-Oh, non ti preoccupare figliolo. Siediti pure, ti porto da mangiare.-

Accompagnò quest'ultima frase con un altro sorriso. Avrei davvero voluto scoprire cosa si celava dietro quello sguardo malinconico e gentile allo stesso tempo.
Mentre portava tutto a tavola come se fosse un'umile serva, la sentii tossire ma, quasi come un'aristocratica, ci portò delicatamente la mano davanti alla bocca e sorrise ancora una volta. Andrò a prendere il pane che stava su un vecchio mobile e tossì, ancora una volta. Quella era la seconda o poteva essere anche la quinta se non la sesta volta che lo faceva senza che io me ne fossi accorto. Si sedette, di fronte a me come suo solito e iniziammo a mangiare mentre lei tossì un'altra volta ma, a differenza delle altre, lo fece più forte, senza smettere, fino a quando la mano che teneva davanti alla bocca si riempì di sangue. Cercò di nasconderlo, ancora una volta, mascherando il tutto con degli sguardi rassicuranti mentre continuava a tossire con un tono molto forte e non smetteva più. Il suo sguardo spaventato venne fuori e incrociò il mio. Finalmente potevo vedere attraverso questo ciò che realmente pensava ma non durò molto. Due lacrime le bagnarono le guance e gli occhi, dopo essersi spenti, si chiusero e il corpo della donna cadde per terra, senza più alcuna forza. E in quel momento, senza che me ne accorgessi, tutto cambiò. 


 

 

 
  
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