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Autore: bibersell    28/10/2013    8 recensioni
Aveva sempre amato la pioggia ma non credeva che le avrebbe portato la cosa più bella della sua vita, non sapeva che quelle goccioline d'acque le avrebbero donato la libertà.
-La sua vita era come un cd. Finiva la riproduzione e ricominciava daccapo nello stesso ordine e con lo stesso ritmo. Non c’erano canzoni nuove, cambi di ritmo. Cambio di cd.-
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1° Marzo.

Justin

Mattina


Le lancette dell’orologio segnavano le sette del mattino.
Justin sarebbe passato alle otto.
Avevo un’ ora per prepararmi.
Corsi in bagno a farmi la doccia e lavare i capelli.
Lasciai che l’acqua mi cadesse sul corpo bagnandomi e massaggiandomi.
Quello era sempre stato un momento di riflessione e meditazione in cui sviluppavo il pensiero.
Quel giorno ero il ventesimo compleanno di Justin.
Saremmo andati a trovare i suoi genitori a Venezia.
Uscii dalla doccia e mi avvolsi in un asciugamano.
Asciugai i capelli lasciando che si formassero delle onde.
Andai in camera ed aprii l’armadio.
Presi il vestitino beige con le bretelle e dei piccoli fiorellini rossi ed una felpa rossa.
Per le scarpe optai per una paio di converse basse rosse.
Quella mattina non mi truccai, volevo essere al naturale.
Controllai l’ora e vidi che erano le otto meno dieci.
Presi la borsa ed uscii di casa aspettando Justin fuori.
Dopo una quindicina di minuti vidi una Range Rover nera accostare vicino al vile di casa mia.
Era la macchina di Justin.
Lo sportello si aprì e ne uscì un ragazzo dai capelli biondi alzati in una cresta. Con un paio di jeans scuri ed una t-shirt rossa e una camicia aperta a scacchi bianca, rossa e blu. Al piedi aveva un paio di vans rosse.
-Ehi, sei bellissima -. Esordì venendomi incontro e abbracciandomi.
- Anche tu non sei niente male –
- Mi sono tirato a lucido –
Risi.
-Tanti auguri Justin. Da oggi sei un ventenne –
- Grazie. Mi sto facendo vecchio, già vent’anni –
- Oggi si torna a casa presto, l’anziano deve riposare -. Dissi salendo in macchina.
- Dopo ti faccio vedere io l’anziano cosa combina -. Rispose mettendo in moto l’auto.
- E cosa vorresti fare? –
- Dopo lo scoprirai –
Risi.
-Daniel e Judy già dovrebbero essere al parco -. Dissi cambiando discorso.
- Judy mi ha mandato un messaggio dieci minuti fa e mi ha detto che erano già arrivati –
- Manchiamo solo noi. Aspetta hai detto Judy? –
- Si, perché sei gelosa? –
-E perché mai. Mica siamo fidanzati –
- Infatti, perché dovresti –
Sorrisi.
-Non vedo nessuna busta con te –. Osservò Justin.
- Tranquillo. Il mio regalo ce l’ha Daniel –
- Allora mi hai fatto il regalo –
- Certo. Un compleanno senza regalo non è un compleanno –
- Hai ragione –
Arrivammo al parco e Justin parcheggiò l’auto.
Ci avviammo all’interno della villa comunale.
Su una panchina erano seduti Daniel e Judy che si baciavano.
Ci avvicinammo e Justin tossì dicendo: - Buongiorno!-
I due innamorati si separarono e Daniel si schiarì la voce.
-Ehi, auguri amico-
- Buon compleanno Justin –. Si unì Judy.
- Grazie. E il mio regalo? –. Rispose Justin.
- Ma come sei curioso -. Dissi.
- Adele è il momento di dirglielo altrimenti faremo tardi-. Rispose Daniel.
- Vorrà dire che parleremo in macchina -. Dissi rivolgendomi a Daniel.
- Dirmi cosa?-. Chiese Justin.
- Su andiamo-. Concluse Daniel.
Ci avviammo alla macchina di Daniel. Lui e Judy si sedettero d’avanti, mentre io e Justin nei posti anteriori.
-Allora? Dove stiamo andando? -. Incalzò Justin.
-Abbiamo preso la macchina perché al tuo regalo ci devi arrivare-. Spiego enigmaticamente Daniel.
- E questo cosa significherà mai?-. Protestò Justin voltandosi verso di me.
- Daniel dove li hai messi? -. Risposi incrociando lo sguardo del ragazzo attraverso lo specchietto.
- Stanno tutte e due nella borsa di Judy-. Disse.
- Allora sei anche tu complice di questo gioco?-. Disse Justin puntando il dito contro Judy.
- E bene si-. Rispose la mora.
- E i miei alleati dove sono?-. Continuò Justin guardandosi attorno con fare teatrale.
- Su non fare tante lamentele. Si adulto e aspetta –. Risposi.
- Come vuole Giulietta-
- Giulietta? E chi sarebbe? -. Chiese scettico Daniel.
- Nulla. Guida tu che è meglio-. Rispose Justin.
Rimanemmo in silenzio per il resto del viaggio.
Da casa alla stazione ci volevano due ore di macchina.
All’improvviso ci fermammo.
- Ragazzi siamo arrivati o meglio siete arrivati-. Esordì Daniel.
- Adele spiegherai tutto a Justin in treno. Il vostro parte tra cinque minuti –. Disse Judy.
- Oddio, tra cinque minuti? -. Dissi per poi continuare. – Justin scendi da questa cazzo di macchina e muoviti. Corri.-
- Non dimenticatevi i biglietti -. Ci ricordò Judy
- E fate buon viaggio piccioncini -. Concluse Daniel.
- Guarda, non ti tiro qualcosa perché non c’è tempo-. Disse Justin.
- Ecco, muovi il culo Bieber-. Urlai.
- Vengo, vengo -. Rispose.
Corremmo per tutto la stazione cercando il nostro binario.
Soltanto quando ci fummo seduti, tirai un sospiro di sollievo.
-Allora ora puoi spiegarmi tutto?-. Chiese Justin.
- Certo. È molto semplice. Stiamo andando a Venezia -
- Che cosa? Dove stiamo andando noi? –
- A Venezia, a trovare i tuoi. Ho già parlato con tua madre?-
- Cosa hai fatto tu? E con chi avresti parlato? –
- Con tua madre –
- Questo l’ avevo capito –
- Noi pensavamo che ti avrebbe fatto piacere rivedere la tua famiglia -
- Infatti è così, è solo che sono rimasto… spiazzato –
- Oh.. allora sei contento? –
- Certo. E così oggi conoscerai i miei genitori –
- Non mi ci far pensare, già mi tremano le gambe –
- Non sono così male escludendo Wendy –
- E come dimenticarsi dell’amata cuginetta –
- Già-
Tra una chiacchiera e un’altra il viaggio passò.
Justin mi parlò della sua famiglia, soprattutto dei suoi due fratellini, Jaxon e Jazmine.
Mi disse che quando era molto piccolo i suoi genitori si separarono, ma che aveva mantenuto i rapporti col padre.
Mi raccontò di quando aveva vinto la sua prima partita ad hockey.
Mi raccontò un po’ di se.

Quando arrivammo e il treno si fermò, scendemmo e ci incamminammo al di fuori della stazione.
Prendemmo un autobus e scendemmo alla settima fermata.
Entrammo in un vicoletto. Era molto stretto e fatto di pietra grigia.
Alla fine c’era un’antica casa dipinta con le tonalità del giallo. Justin la indicò dicendo:- Quella è casa mia, dove sono cresciuto –
- È così maestosa ed imponente. È stupenda -.
Justin mi rivolse uno dei sorrisi più dolci e premurosi che avessi mai visto.
-Che aspettiamo ad entrare? -. Disse il festeggiato.
Tirai un sospiro.
-Andiamo –
Mi prese la mano e salimmo le scale che ci condussero fuori la porta di casa sua.
Bussò il campanello.
Ci venne ad aprire una giovane donna mora.
Non era molto alta ma aveva due occhi splendidi.
Portava un semplice pantalone nero con una maglietta azzurra ed il tipico grembiule da cucina.
Aveva le mani poco curate, le tipiche mani delle mamma.
Quella doveva essere Pattie, la madre di Justin.
-Figlio mio -. Disse la donna con una voce estremamente rilassante e rotta dal pianto.
Andò incontrò al ragazzo di fianco a me e lo abbracciò.
Lo avvolse in un turbine di emozioni: di sollievo, di amore, di dolcezza, di protezione.
L’aggettivo ‘protettivo’ era il più adatto per Pattie.
- Figlio mio come stai? Ti vedo sciupato-.
- Sto bene mamma, mai stato meglio –
- Sono contenta amore. Entrate in casa non state li impalati –
Io e Justin entrammo in casa.
-Justin io ti ho insegnato l’educazione perché non ne fai mai buon uso. Presentaci la tua graziosa amica-
-Tua madre voleva dire che lei ed io ti abbiamo imparato l’educazione - . Disse un uomo molto alto e muscoloso.
Doveva essere il padre di Justin. Il signor Bieber.
-Certo Jeremy, come vuoi-. Lo liquidò velocemente Pattie.
- Mamma, papà lei è Adele, una mia amica-. Disse Justin rispondendo alla domanda della madre.
- Piacere-. Dissi porgendo la mano ai due genitori davanti a me.
- In casa Bieber non ci stringiamo le mani, noi ci abbracciamo-. Disse Jeremy.
- Non fare il Don Giovanni figliolo. Lascia questo compito a Justin -. Disse un’anziana signora.
Aveva i capelli corti e tutti bianchi.
Nonostante il clima primaverile di Marzo portava uno scialle di lana azzurra.
- Nonna-. Urlò Justin andandole incontro e abbracciandola.
- Le mamme sono sempre le solite -. Farfugliò Jeremy.
- E Jazmine e Jaxon dove sono?-. Chiese Justin.
- Sono nella tua vecchia camera a giocare con Wendy -. Rispose Pattie.
La porta di casa si apri e ne spuntarono due uomini sulla trentina.
Erano entrambi molto curati, alti e mori.
-Raphael, Stephan-. Urlò di nuovo Justin abbracciandoli.– Mi siete mancati. I miei zii preferiti-. Continuò.
Un rumore di passi si sentì. Non erano dei normali passi, era una corsa.
Mi girai e vidi tre bambini correre incontro a Justin per poi saltargli addosso.
-Mi sei mancato fratellone-. Disse un bambini biondo.
-Anche a me, anche a me-. Continuò una bambina dai capelli biondo scuro.
La terza bambina tirava il pantalone di Justin e disse indicandomi: -Chi è quella?-
- Quella è Adele, una mia amica-. Rispose Justin.
- Ce la presenti?-. Chiese la bimba imbraccio a Justin.
-Certo. Adele loro sono i miei fratellini: Jaxon -. Indicò il bambino biondo. – e Jazmine -. Indicò la bimba dai capelli biondo scuro. – e lei è Wandy, mia cugina-. Disse indicando la bambina che gli tirava i pantaloni.
Wandy, la Wandy del tostapane era una bambina?
Oh povera me.
-Bambini aiutate la zia Pattie ad apparecchiare-. Disse Jeremy.
- Se posso essere d’aiuto in cucina- ma la nonna non mi fece finire la frase dicendo: –Cara accompagnami a sedermi sul divano-.
-Vengo anche io con voi-. Disse Justin quando Jazmine e Jaxon andarono insieme al padre in cucina.
Ci accomodammo in salotto.
Io e la nonna su un divano, gli zii di Justin di fronte a noi ed il festeggiato sulla poltrona.
-Justin io e Stephan ti abbiamo portato un regalo dalla Spagna-. Disse Rapahel.
- Anche io ti ho fatto qualcosa tesoro-. Continuò la nonna.
-Oh nonna non dovevi-. Rispose Justin. -
Certo che dovevo, è il tuo compleanno.- Prese una busta ai piedi del divano a la diede al nipote che la aprì.
All’interno c’era un maglione beige di lana fatto a mano.
Glielo aveva fatto la nonna.
-Grazie nonna-. Disse Justin alzandosi e andandola ad abbracciare.
-Ed ora il nostro. Tesoro lo vai a prendere tu?-. Disse gentilmente Raphael a Stepahn.
Stavano insieme.
Gli zii di Justin erano fidanzati.
Stephan entrò nella stanza con in mano una chitarra. Justin saltò giù dalla sedia.
-Ditemi che non è vero. Non mi avete veramente comprato una chitarra-
- Certo che te la abbiamo comprata-. Rispose Raphael.
Stephan diede la chitarra a Justin che iniziò ad accarezzarla e a toccarla come se fosse la cosa più preziosa al mondo.
Iniziò a strimpellare qualche note fino a quando non si sentì la voce di Pattie che disse:
-Ragazzi è pronto. Venite a tavola -.


Salve
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Questo è solo la prima parte del capitolo dedicato al compleanno Justin.
Nei prossimi giorni sarò inpegnata con la scuola.
Non sapendo tra quanto avrei potuto pubblicare il capitolo intero, ho deciso di pubblicarne una parte.
Spero che continuerete a seguire la storia e a recensirla.
Ringrazio tutte le ragazze che già lo fanno lol
Un bacione e al prossimo capitolo.
p.s. in questa parte Justin e Adele non sono stati molto tempo da soli, ma il resto del capitolo sarà dedicato tutto a loro due c:
  
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