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Autore: rerumfragmenta    28/10/2013    2 recensioni
Tre settimane dopo l'ultima risonanza l'unica cosa che Q riesce a mangiare senza correre in bagno sono i toast.
(ovvero, a Q viene diagniosticata una cefalea a grappolo e Bond fa tutto ciò che può)
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Bond, James/Q, James/Q, Q
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Q apre gli occhi ed è confuso.

 

Stava in piedi alla sua postazione di lavoro come sempre, controllando 004 in Bolivia, e adesso tutto ciò che sente è un dolore acuto alla nuca e tutto ciò che vede sono gli occhi azzurro ghiaccio di Bond troppo, troppo vicini.

 

Nemmeno si accorge che l'altro sta parlando.

 

“Mi senti, Q? Riesci ad alzarti?”

 

Q alza una mano per fargli sapere che ha capito, e scuote la testa per rispondere alla seconda domanda. Un dolore improvviso esplode dietro ai suoi occhi e li chiude con forza.

Nel frattempo, Bond chiede piano un po' d' acqua.

 

“Cos'hai, Q?” sussurra.

 

'Non lo so, James' pensa Q, non essendo ancora capace di parlare. Affonda le mani nei risvolti della giacca dell'agente e nasconde il viso nell'incavo della sua spalla.

 

'Non lo so'

 

**-**

 

Q esce dal bagno con una scatoletta bianca dove c'è il contenitore per l'esame delle urine, pieno.

Lo tiene con solo due dita, il suo braccio teso il più possibile, e con un'espressione a metà tra lieve irritazione e puro disgusto.

 

Bond, che stava andando a controllare se ci avesse messo di più, per poco non si strozza sul boccone di toast che stava masticando.

 

Q ride, dandogli dei piccoli colpi alla schiena. Quando Bond è sicuro di non stare per morire asfissiato, ride anche lui.

 

Il Quartermaster mette la scatola in un sacchetto di carta bianca e va in cucina per lavarsi le mani di nuovo.

Bond gli arriva da dietro e gli posa un bacio in cima alla sua testa.

 

“Sei sicuro che non vuoi che t'accompagni?” chiede.

“E' solo un'esame del sangue” Q risponde “Sarò a casa prima ancora di quando t'accorgerai che sono già fuori dalla porta”

Un angolo delle labbra di Bond si muove in qualcosa troppo veloce per essere considerato un sorriso.

Consegna a Q un altro sacchetto, più grande e stavolta marrone. “Mangia questo una volta finito” gli dice.

 

Q annuisce, si infila il suo cappotto troppo grande per lui – la busta va in una delle sue tasche – e da' a Bond un lieve bacio sulle labbra.

“Lo farò” dice, prima di prendere il campione di urina e uscire di casa.

 

** - **

 

Negativo

Negativo

 

Sia l'esame del sangue che quello delle urine sono risultati puliti. Apparentemente, Q è sano come un pesce.

 

A parte il fatto che Bond lo sta stringendo tra le sue braccia mentre il dolore che pugnala il suo cervello lo fa piangere come un bambino.

Ha già smesso di sussurrare dolci, rassicuranti parole già da un pezzo.

Ora, sta semplicemente aspettando che il mal di testa scompaia. Scompare sempre.

Ma all'inizio ci metteva meno di un quarto d'ora e invece adesso dura circa mezz'ora.

 

“James, James, James ...” Q chiama il suo nome ancora e ancora, la sua mandibola bloccata e la sua voce stanca.

“Ssh” Bond sussurra, e non sa più chi si sta reggendo a chi.

 

**-**

 

C'è una missione in Cina dove 009 è stato tenuto prigioniero e Q salta la risonanza magnetica.

C'è qualcuno che tenta di passare i firewalls che Q ha tirato su dopo Silva, così salta anche il nuovo appuntamento.

C'è 006 in Kazakistan e Alec chiama Bond nel bel mezzo della notte per scusarsi.

Bond scuote la testa e gli dice che va bene, sono sicuro che non è nulla di terribile. Solo dei brutti mal di testa.

 

Q ha dai 6 ai 12 episodi ogni settimana, adesso, e Bond non è sempre al suo fianco.

Hanno messo un futon nell'ufficio di Q e ci sono anche degli antidolorifici nei suoi cassetti, anche se non funzionano mai.

Alla fine, chiamano sempre Bond – principalmente perché Q continua a chiedere di lui e non si calma altrimenti – e che sia per telefono o di persona, cerca sempre di fare del suo meglio per aiutare.

 

Anche se non sa esattamente cosa fare.

 

**-**

 

Quando finalmente riescono a fare la risonanza, dopo due settimane di rinvii, i risultati sembrano perfettamente normali e Q insiste nel prenotare una puntura lombare più perché il dottore aveva bofonchiato 'meningite' , che perché crede sia veramente necessaria.

 

C'è solo una spiegazione. Cefalea a grappolo. E una bella stronza.

 

Q sospira quando da la notizia a Bond. Gli stringe la mano in un piccolo tentativo di supporto, non rischiando di più nel cuore dell'MI6.

 

**-**

 

Bond sta svolgendo una breve missione in Cile, nemmeno un mese dopo il primo esame del sangue, quando all'improvviso viene abbandonato nel bel mezzo del nulla, e tutto quello che sente nell'auricolare è Q che vomita e gli altri urlare e non si accorge nemmeno che ha iniziato a chiedere urlando che qualcuno gli spieghi cosa cazzo sta succedendo fino a quando i cattivi non lo trovano e gli sparano.

 

Se ne esce con a malapena uno squarcio sul braccio sinistro, e per quando si era sbarazzato dei bruti, R aveva già preso il posto di Q.

“Cos'è successo?!” sibila.
“Q ha vomitato il pranzo” R risponde, calma. Bond impreca.

 

Nausea e vomito non sono sintomi comuni dell'emicrania a grappolo, quindi una volta tornato dal Cile, chiede un mese di congelo per malattia.


M glie ne da' due.

 

**-**

 

Bond tiene i capelli di Q fuori dal suo viso mentre vomita nella tazza del water dove si erano trasferiti a metà della cena. Aspetta nervosamente finché i conati di vomito smettono prima di prendere un asciugamano umido e pulirgli la bocca. Q è un peso morto tra le sue braccia e lo lascia fare senza proteste. L'agente sa che Q è comunque grato di tutto l'aiuto che può ricevere, così continua gentilmente a pulirgli il viso. Quando sente la testa di Q appoggiarsi alla sua spalla, Bond non può far altro che abbracciarlo un po' più stretto.

 

Porta Q nella loro camera e lo stende sul letto. Gli rimbocca le coperte e gli accarezza piano le guance.

Una volta che è sicuro che Q si è addormentato, manda un messaggio a R.

E anche a Tanner, per sicurezza.

 

Q non tornerà a lavoro domani. O dopodomani. - 007

 

**-**

 

Q cambia la dieta – non che ne avesse mai avuta una prima.

 

Ma mentre prima sopravviveva con cibo d'asporto, adesso non mangia più formaggio, nocciole e vino rosso. Non c'è pesce o carne affumicato nel suo piatto. Non è difficile essere più cauti, l'unica cosa che a Q dispiace perdere è la cioccolata.

“Niente più nutella” Q mormora, mentre scorrono la lista di cibi con tiramina – l'amino acido che Q deve evitare – che uno dei tanti dottori che avevano consultato aveva dato loro. Beh, l'unico che non aveva ceduto sotto lo sguardo severo di Bond.

 

Anche lui segue la dieta di Q senza troppi problemi. Ogni tanto si concede un bicchiere di vino.

Ma quando Q insiste che dovrebbe magiare cosa, come e quando gli pare, Bond insiste che lo farà quando Q riuscirà a mangiare un pasto completo senza correre in bagno prima di arrivare a metà.

 

**-**

 

“Q...”

 

A Bond manca il respiro mentre Q singhiozza contro il suo petto, la cena dimenticata ancora una volta sul tavolo. Il piatto di Q giace in pezzi per terra, affianco una pozza di vomito.

Per quanto Q voglia mangiare, il suo corpo rifiuta il cibo e glielo ripresenta quasi subito.

 

“Q, che facciamo” chiede, cullando il corpo tremante tra le sue braccia, accarezzando la sua schiena piano.

Q si lascia scappare singhiozzi ancora più forti. “Non lo so” mormora, distrutto “Non ne ho la più pallida idea”

 

Rifanno gli esami del sangue. Sono puliti.

Rifanno la risonanza e anche quella va bene.

Passano una settimana intera dentro e fuori ospedali e cliniche private, facendo qualsiasi esame che viene in mente ai dottori.

 

“E' solo cefalea a grappolo” gli dice Q con decisione.

 

Sono a letto, uno di fronte all'altro, aggrovigliati in una confusione di braccia e gambe. E' l'unica posizione in cui possono tutti e due dormire tranquilli.

Bond è troppo nervoso per dormire se non stringe Q tra le sue braccia, rassicurandosi che è con lui e che sta bene. E Q continua a girarsi e rigirarsi senza la ferma presenza di Bond avvolto attorno a lui.

 

“Solo un brutto mal di testa” ripete. L'ha già detto un po' di volte, quella notte, e adesso sembra più che lo faccia per ricordare, che per rassicurare Bond. L'agente sente Q abbracciarlo stretto stretto, ma può anche sentire le dita scheletriche affondare nella sua maglietta. Se passa una mano lungo la schiena di Q può contare le vertebre e può fare lo stesso anche con le costole.

 

Q è sempre stato magro, ma mai così tanto e Bond lo stringe un po' più forte.

 

** - **

 

Tre settimane dopo l'ultima risonanza l'unica cosa che Q riesce a mangiare senza correre in bagno sono i toast.

E' stanco e debole. Non è andato a lavoro da settimane, ormai, e R ha preso l'abitudine di aggiornarli ad intervalli regolari tramite SMS.

Anche se è un semplice 'Nessuna novità, sir'

 

Bond non manda più messaggi a Eve, non da quando l'ha accusato di martirizzarsi.

Li manda a Tanner. Principalmente per aggiornarlo sulla condizione del Quartermaster, ma anche perché impazzirebbe senza sfogare un po' le sue preoccupazioni.

 

Q non riusciva ad alzare la sua tazza stamattina e per poco non sveniva mentre tornava a letto.

Ha mangiato mezza mela per pranzo.

E per cena.

 

Q ha provato a bere del succo d'arancia. Per poco non rovesciava l'intera bottiglia quando è corso in bagno.

Non ha voluto spostarsi da vicino la tazza del water per il resto del giorno.

 

Q ha spalmato un po' di marmellata sul toast e se l'è mangiato.

Non è riuscito a mangiarne una terza fetta.

 

Q s'è finalmente addormentato. Non mi sento più il braccio destro.

Scrivere con la mano sinistra è difficile.

Non importa, però.

 

Q s'è svegliato urlando e il mal di testa è scoppiato subito.

Ha pianto addosso l'ultima maglietta pulita che avevo.

 

Q...

Q...

 

Q...

 

Q...

 

Q...

 

Q...

 

A volte, Tanner risponde. Di solito è una variazione di 'Mi dispiace tanto'.

 

**-**

 

“Non sei costretto a restare!” urla Q. Ha appena finito di rigurgitare per la seconda volta, e sono a malapena le undici.

Bond sente il suo cuore perdere un battito, terrorizzato da quello che sta per accadere.

 

Q gli si lancia addosso, pugni stretti e lacrime che gli rigano il viso. Colpisce Bond al petto con tutta la forza che riesce a trovare. Non è molta, e Bond si prende ogni singolo colpo. Fa più male vedere Q in quello stato che i colpi veri e propri.

 

“Ho fatto un voto” mormora, abbracciando Q contro la sua volontà. Sente le unghie dell'altro affondare nella carne delle sue braccia, probabilmente graffiandolo. Q sembra stia per ricominciare a colpirlo, ma Bond lo stringe più forte.

“In salute e malattia, ricordi?” mormora con il viso tra i capelli del suo partner e la sua voce si spezza sull'ultima parola.

Q si accascia tra le sue braccia, ancora scosso dai singhiozzi, aggrappandosi a Bond ora invece che cercando di ferirlo.

Stanno correndo su di un filo sottile e nessuno dei due sa per quanto ancora reggerà.

 

**-**

 

Finora hanno già provato diverse cure, partendo con la lidocaina e cambiandone molte.

Q diffida però degli effetti dell'uso a lungo termine, così le abbandonano quasi tutte appena è evidente che non funzionano.

 

Q rifiuta categoricamente di assumere qualsiasi tipo di allucinogeno, per quanto sembrino funzionare su quasi tutti i pazienti con la sua stessa condizione.
“Non ho intenzione di perdere il controllo della mia mente e del mio corpo” aveva spiegato a Bond “I mal di testa ci riescono perfettamente da soli”

 

Quindi alla fine optano per l'ossigenoterapia. Q tiene una bombola dove prima c'era il suo comodino, e appena sente che sta per avere un nuovo episodio, si infila subito la maschera e si stende.

Ci vogliono solo 15-20 minuti perché possa tornare a fare qualsiasi cosa stava combinando prima.

Bond è sollevato tanto quanto lui di aver finalmente trovato una terapia che funzioni.

 

“Potrei tornare a lavoro” Q mormora alla fine del suo quinto giorno della terapia “Ho solo bisogno di una bombola vicina sempre”

Bond annuisce, accoccolandosi un po' più vicino. “Devi mettere su un po' di peso, prima” gli dice, odiandosi un po' per aver rovinato un piccolo momento di felicità, anche se sa di avere ragione. “E rigurgiti ancora metà dei tuoi pasti”

Q annuisce, il suo sorriso un po' meno acceso.

 

**-**

 

Bond resta con Q in bagno, quando l'altro si fa la doccia. All'inizio perché aveva paura che Q svenisse di nuovo e cadesse.

Poi, perché Q era troppo debole per lavarsi da solo.

Ora, per inerzia.

 

Quando esce dalla vasca, Q inciampa, e Bond lo stabilizza con un braccio attorno alla vita.

Un po' di giorni prima era caduto direttamente tra le sue braccia.

Bond l'aveva abbracciato e s'era reso conto che poteva toccarsi gli avambracci senza sforzarsi.

Secondi dopo era lui a vomitare l'anima dentro il water, con un magro e nudo Quartermaster che cercava di calmarlo.

 

**-**

 

Bond struscia i piedi per terra mentre va in cucina dopo essere stato in bagno, passando per il salone.

Q sta seduto sul divano, fissando la finestra che da' sul balcone. È appena uscito da un attacco che la terapia non è riuscita a sopprimere. I suoi occhi sono gonfi e rossi, con occhiaie scure al di sotto. Bond gli passa piano una mano tra i capelli quando gli passa davanti.

 

Q non parla molto dopo i pochi attacchi che non è riuscito a stroncare. A Bond non da' fastidio il silenzio, visto che Q può sempre annuire o scuotere la testa per comunicare. Può anche indicare ciò che vuol e, anche se non è l'ideale, funziona lo stesso.

Però, se Q non parla e c'è qualcosa che gli ronza per la testa, non c'è modo che Bond possa saperlo, o aiutarlo.

 

“Posso capire se qualcosa non ti piace” gli aveva detto una volta, durante una cena frugale “ma non posso leggerti nel pensiero”

Q l'aveva semplicemente guardato, aveva sbattuto le palpebre un paio di volte e aveva annuito.

 

**-**

 

M chiama Bond nel suo ufficio alla fine del suo secondo mese di ferie. Bond era tornato all'MI6 per portare al Q-branch alcune scartoffie su cui Q aveva lavorato a casa.

“Ho ricevuto una mail da Q” gli dice “Chiede di essere re-integrato a lavoro da lunedì”

Bond sospira. Ovvio che Q non glielo aveva detto.

M aspetta, mani incrociate sulla sua scrivania, aspetta che Bond parli.

 

“Ogni tanto rigurgita ancora il cibo,” Bond dice, anche se sa che non è vero. Non del tutto, almeno. Da quando Q ha iniziato l'ossigenoterapia, la nausea era scomparsa quasi del tutto – l'ultima volta che Q aveva vomitato, era stato la settimana prima.

“È ancora sottopeso,” aggiunge, il che è vero – ma è anche vero che Q ha già recuperato del peso. I suoi gomiti affondano ancora nei fianchi di Bond quando sonnecchiano sopra le coperte, le sue dita lasciano ancora segni ai polsi di Q dopo che li ha stretti tutta la notte, e Bond può ancora contarle le costole una ad una.

Ma sta migliorando ogni giorno.

 

Non dice ad M che Q non dovrebbe ancora tornare a lavoro, anche se è così che la pensa. Se Q vuole provarci, non c'è niente che Bond possa dire o fare che riuscirà a fargli cambiare idea.

Però dice ad M che, anche se Q non ha bisogno di essere aiutato di per se, ha bisogno di essere tenuto d'occhio.

 

**-**

 

Bond ha perso peso anche lui. Non l'aveva notato prima. Ma adesso che continua a tirare su un paio di jeans che gli calzavano a pennello senza cinta, adesso sì. Non sa se gli da' più noia che ora deve usare una cinta, o finalmente accorgersi di non essersi preso cura di se stesso.

 

Sospira, guardando Q steso sul letto. Sta respirando piano con la maschera dell'ossigeno, le sua mani posate sopra il suo plesso solare.

 

Q tornerà a lavoro in un paio di giorni, iniziando con un turno dalle 9 alle 5.

Bond andrà con lui, ovviamente. Durante questi tre mesi, sono sempre stati nella stessa stanza, a parte pochissime eccezioni.

Bond non ha mai lasciato Q, e non inizierà certo ora. Soprattutto quando sa che Q inizierà a spingersi oltre i limiti fin da subito per recuperare tutto il tempo in cui non ha lavorato.

 

“Ehi” fa l'agente, stendendosi vicino a Q. L'altro lo saluta con la mano, mentre s'intravede un piccolo sorriso sotto la maschera.
“Come ti sembra tornare a lavoro?” chiede, muovendosi un po' finché la sua testa si può appoggiare sulla sua spalla. Q tira su i pollici.

“Sono un po' nervoso” confessa Bond. Di solito non dà voce ai suoi pensieri. Q lo capisce perfettamente anche senza parlare e il più delle volte non vuole semplicemente che sconosciuti sappiano come si sente. Stavolta, però, sente il bisogno di parlare con Q, non solo per comunicare il suo disagio, ma anche per spiegarsi meglio.

“Non vogliono che le persone ti compatiscano. Non voglio che pensino che hai bisogno di aiuto per tutto” dice, intrecciando le dita della sua mano sinistra con quelle della destra di Q “O che potresti avere un episodio in qualsiasi momento”

 

“Ti preoccupi troppo” sospira Q, fermando l'ossigeno e tirando via la maschera. Si gira verso Bond per abbracciarlo, nascondendo il suo viso nell'incavo della sua spalla.
“Saranno nervosi, parleranno dietro le nostre spalle” dice, passando le sue mani lungo la schiena di Bond “Non mi guarderanno. Guarderanno te pietosamente e diranno cose tipo 'era un'agente così bravo, che spreco' oppure 'non possiamo tenerci uno che potrebbe abbandonarci durante una missione delicata' e saranno una rottura di coglioni generale”

 

Bond apre la bocca, ma prima che riesca a protestare è interrotto da un dito che gli batte sul naso – un gesto tipico di Q che l'ha sempre fatto sorridere.

“Ma non ce ne frega un cazzo di quello che pensano loro” Q conclude, e dal suo tono Bond sa che non vuole sentire un'altra parola sull'argomento.

 

**-**

 

Bond sta preparando una 'colazione headache-free' – come hanno iniziato a chiamarle – con addosso solo una T-shirt e boxer giallo evidenziatore che Q gli aveva regalato come scherzo. Riempie due tazze con acqua bollente, i sacchetti del tè già dentro. Sente i passi di Q e si gira in tempo per vederlo appoggiarsi contro lo stipite della porta.
Indossa solo i pantaloni del pigiama – quello rosso a scacchi che Bond adora – e i suoi capelli sono arruffatissimi.

 

“Io, Ethan Wide” farfuglia, assonnato “prendo te, James Bond, come mio sposo – e grande rottura di palle – per averti ed aver cura di te da questo giorno in poi, in buona e assolutamente in cattiva sorte, in ricchezza ed in povertà” sorride, le sue guance si arrossiscono un po' “in malattia ed in salute … per amarti ed onorarti; da questo giorno per tutti i giorni, finché morte non ci separi”

 

Bond lo guarda a bocca spalancata, la colazione già dimenticata.

 

Improvvisamente, è come se non fossero più nella loro cucina, ma in un piccolo ufficio con della carta da parati orribile.

Non sta indossando delle mutande ridicole, ma una dei suoi migliori completi – grigio chiaro, camicia bianca sotto ed una cravatta rosso scuro. Non sta guardando a Q in pigiama, ma in un bellissimo completo grigio scuro, con una camicia nera ed una cravatta oro.

(Battendo impazientemente il suo piede, sulla loro destra, c'è Alec, che sta tentando il suo meglio per non scoppiare a ridere. Anche se sarebbe dovuto essere da qualche parte in Burundi)

E tre anni dopo, l'anello al suo dito è o stesso che ha indossato quel giorno per la prima volta.


“Io -” inizia Bond “Mi sono dimenticato”

 

Q ride piano, mentre Bond continua a mormorare “Ohccazzo, me lo sono dimenticato!”.

L'agente stringe Q in un caldo abbraccio, mordendosi il labbro per evitare di farsi scappare una risata isterica.

 

“Felice anniversario, Mr Wide” gli mormora Q

“Taci, Mr Bond” risponde Bond.

  
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