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Autore: giorgtaker    28/10/2013    2 recensioni
Qualcuno si è mai chiesto come Mercuzio sia arrivato a Verona?
Come abbia conosciuto Benvolio e Romeo?
Cosa abbiano combinato tutti e tre assieme prima che Romeo incontrasse Giulietta?
E se incontrasse una ragazza di nome Beatrice e se ne innamorasse?
Questa è la storia di Mercuzio, anzi l'altra sua storia ^^
Spero vi piaccia :D enjoy
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il principe, dopo una mattinata piena di impegni per colpa di quella zuffa al mercato, diede retta alla richiesta del piccolo Mercuzio che ,dopo lo spavento iniziale per colpa della urla dell’uomo, corse felice nelle stalle della reggia a prendere il pony che aveva portato da casa sua.
Si divertì a strigliare il suo manto nero, gli pulì gli zoccoli, gli diede da mangiare e poi lo portò in giro per il giardino.
Dal castello l’occhio vigile di Escalus non lo perdeva mai di vista, divertendosi anch’esso a guardarlo incitare il piccolo cavallino a galoppare, ma venir riccamente ignorato da quest’ultimo che preferiva brucare l’erba.
“Non sei una pecora! Forza Bucefalo, galoppa!”
“Non si muoverà mai se gli urli così, al massimo lo spaventerai” Mercuzio sussultò e si girò lentamente. Il principe gli era sbucato alle spalle e lui non l’aveva sentito.
“Sai andare al trotto o al galoppo?” gli chiese gentile Escalus
“No, signore”
“Lo sai sellare?”
“Non so fare neanche questo. Lo stalliere lo faceva per me”
Il principe sospirò. Come era mai possibile che suo zio non gli avesse insegnato neanche le basi?
“Portalo nelle stalle. Ti mostrerò io come si fa” detto questo si avviò verso le stalle, mentre il povero Mercuzio cominciò a tirare Bucefalo per il morso. Escalus si girò e rise di gusto guardando il bambino che faceva un particolare tiro alla fune con il suo cavallino.
“Non si muoverà mai se lo tiri, lui rimarrà sempre più forte di te. Prova invece a fargli vedere una mela, vedrai come ti seguirà”
Il biondo corse nelle cucine a prendere una mela e tornò quasi trotterellando verso il pony, che lo seguì con qualche difficoltà. Arrivati alle stalle, il principe si fece trovare con una sella su di un braccio e un frustino nella mano. Era vicino al suo cavallo, suo stallone roano di rara bellezza.
“Oggi, ti insegnerò come sellare un cavallo. Devi prestare attenzione a ciò che faccio, cosicché tu possa ripetere le mie mosse su Bucefalo” Mercuzio annuì vigorosamente.
Guardò attentamente come Escalus posizionava un panno sopra la schiena dello stallone che continuò a mangiare indisturbato anche quando il suo cavaliere gli mise la sella e la strinse per non farla rigirare. Lo fissò mentre gli mise il morso e sistemava le staffe.
“Finito!” disse soddisfatto quando si girò verso Mercuzio che lo guardava spaesato. “Ora è il tuo turno!”
Il bambino scosse la testa vigorosamente “Non so fare tutto quello che fate voi! Non ci riuscirò mai!”
“Non ci provi neanche. Guarda, lì c’è una sella e un morso abbastanza piccoli per Bucefalo. Prendili, ti insegnerò io per oggi”
“Perché solo per oggi? Domani non mi potrete insegnare ad andare al trotto?” chiese il biondino con un pizzico di tristezza
Escalus sorrise a quelle parole “Perché oggi per fortuna riesco ad istruirti io non avendo altri compiti da fare per ora. Non perdiamo tempo, ti devo insegnare come si fa”
Passarono il resto della mattinata tra staffe che non volevano saperne di rimanere sulla sella, cinghie sempre troppo larghe perché “Bucefalo non riuscirebbe a respirare”, frase detta dal bambino e con conseguente sospiro del principe, e il pony che non voleva farsi mettere il morso. Mercuzio si divertì a sellare il suo fido destriero con cui aveva instaurato un rapporto affettivo abbastanza stretto.
Arrivato mezzogiorno vi avviarono verso la sala da pranzo, entrambi pieni di fieno. Risero per tutto il pranzo e il biondo fece onore alla tavola mangiando tutto ciò che gli si proponeva nel piatto. Escalus fu per la prima volta felice di avere la presenza del suo giovanissimo cugino a casa sua. Si rese conto che il bambino che lo veniva a trovare con il padre e la madre due volte all’anno era solo l’ombra di quello che stava davanti a lui. Per la prima volta si sentì vicino a lui e decise che non l’avrebbe trattato come un ospite, ma come un figlio.
Mercuzio sentì lo sguardo del principe su di lui, così alzò la testa dal piatto e disse con la bocca piena “Ho faffo qualcofa che non vi piafe?”
Escalus tornò serio improvvisamente “Mastica, ingoia e poi parla. Le buone maniere prima di tutto, anche se siamo solo noi due, chiaro?”
Il piccolo annuì, finì il boccone poi parlò di nuovo “Ho fatto qualcosa di male?”
“Perché questa domanda?”
“Perché mi stavate fissando, così ho creduto che avessi fatto qualcosa che non vi è gradito”
L’uomo sorrise paterno “Non ti devono venire in mente certe idee. Se avessi fatto qualcosa di male te lo avrei detto immediatamente. Stavo solo guardando come mangiavi e temo che dovrai prendere lezioni anche su questo” sospirò per l’ennesima volta in quella mattinata.
Finito il pranzo il principe si ritirò nelle sue stanze per riposare. Mercuzio decise di rimanere fuori in giardino ad ammirare il castello da fuori e a godere della bella giornata.
Fece un giro fuori finché non decise di sdraiarsi sul prato bel curato. Chiuse gli occhi. Sentì gli uccellini che cantavano sugli alberi, il vociare delle persone fuori le mura del castello e le urla dei bambini che giocavano. Proprio uno di loro entrò nei giardini del castello. Il cancello era lasciato sempre aperto, sia per far entrare chiunque doveva avere un’udienza con il principe, sia per far entrare i bambini a cui era permesso di giocare dentro quello spazio verde che tanto piaceva a loro.
Il bambino che era entrato era vestito tutto di un bel rosso porpora, portava i capelli neri corti e aveva il fiatone per l’evidente corsa appena conclusasi.
Il biondo gli si avvicinò silenzioso. “Ciao!” esclamò contento
“AH!” urlò quel bambino. Si posò una mano sul petto tentando di regolarizzare il battito “Ma sei matto?! Mi hai fatto prendere un colpo!”
Mercuzio lo guardò perplesso “Guarda che sei tu che ti infiltri nei giardini degli altri”
Il moro fissò il suo sguardo su quello del biondo “Da dove esci tu?”
“Da questo castello”
“Non ti ho mai visto dentro a Villa Franca. Chi sei?”
“Sono Mercuzio Della Scala. Tu invece?”
“Io sono Tebaldo Capuleti. Sei parente del principe?”
“Si, lo sono. Qualche problema con il fatto che io sia suo parente?”
“Nessuno, tranne per il fatto che non vi assomigliate per niente”
“Credo che riuscirò a convivere con il dispiacere” Mercuzio capì che Tebaldo non gli andava a genio, mentre quest’ultimo ci volle giocare un altro po’. Continuò a fare domande su domande per infastidirlo, ma il biondo rispose a tutte senza problemi. Questo gioco tra i due continuò finché Tebaldo non fu chiamato dai suoi amici in strada “Vuoi venire a giocare con noi?”
Mercuzio tentennò. Voleva farsi degli amici, ma non voleva far parte del gruppo di Tebaldo. “No, grazie. Volevo godermi questa giornata di riposo”
“Spero che ci incontreremo presto” il moro tese una mano che il biondo non esitò a stringere.
“Lo spero anch’io” rispose.
Mentre il moro si allontanava per andare a rincorrersi con i suoi compagni di avventure, Mercuzio si sdraiò di nuovo sul prato pensando all’incontro con il giovane Capuleti appena conclusosi.
“E’ semplicemente uno sfacciato” pensò tra sé e sé “Perché mi ha posto tutte quelle domande? Che cosa gli ho fatto di male per ricevere quello sguardo ricco di superbia da parte sua? Volevo fare amicizia con lui, eppure mi ha fatto sentire uno stupido. Non mi piace quel Capuleti. Spero solo che nella sua famiglia non siano tutti come lui”
Continuò per molto tempo a pensare queste cose. Era rimasto molto sorpreso dal comportamento di Tebaldo. Dopo qualche tempo, nel cortile entrarono altri due bambini. Entrambi erano vestiti di blu.
Uno di loro era riccio, con due occhi molto vispi e azzurri come il cielo, mentre l’altro era moro con due occhi neri come la pece. Entrambi si stavano nascondendo e ridacchiavano tra loro. Mercuzio non li notò subito, anche perché aveva gli occhi chiusi, ma appena sentì delle risate si alzò di scatto e si mise seduto. Questa volta non avrebbe sbagliato, non si voleva avvicinare per poi rischiare una brutta sorpresa come per Tebaldo.
Si avvicinò senza farsi scoprire e si mise dietro ad un cespuglio vicino ai due bambini. Sentì il moro dire al riccio “Benvolio, se ti trovano, non dire loro dove mi nascondo, mi raccomando”
“Caro cugino, credo che il primo ad essere trovato sarai tu” ridacchiò quello che doveva essere Benvolio.
“Ma così mi porti sfortuna! Sei veramente un cugino antipatico!”
“Oh, com’è suscettibile il nostro Romeo” continuò il riccio sorridendo
“Vedi come diventeresti suscettibile tu se ti toccassi i tuoi trofei”
“Ah, questo è un colpo basso! Poi sarei io l’antipatico!”
Cominciarono a lottare ridendo. Mercuzio non aveva mai avuto questo tipo di amicizia con nessuno. Decise di andarsene senza farsi notare. Non voleva rompere quel giocoso momento tra quei due, anche se avrebbe tanto voluto giocare anche lui con loro.
Mentre se ne andava, si sentì tirare per un braccio.
Si girò e vide davanti a lui due occhi color cielo che lo guardavano con allegria e curiosità. Accanto a lui c’era anche l’altro bambino, che lo guardava sorpreso.
Il biondo non sapendo che fare si mise a sedere di botto a terra facendo ridere gli altri due come dei matti.
“Forse questi due non sono così male”
 
 
Yeeeee aggiornoooo!!! Non so per quanto tempo riuscirò a scrivere i capitoli in una sola giornata, ma questo qui mi è uscito abbastanza bene ^^ finalmente entrano in scena Romeo e Benvolio *festeggia* Tebaldo il solito simpaticone, ma lasciamo stare XD
Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensiate voi :3 spero che il capitolo vi sia piaciutoooo!!! Al prossimo aggiornamento, bye bye biiiii!!!!
   
 
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