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Autore: giormoments    29/10/2013    8 recensioni
[Even when the earth is crumbling 'round my feet è una One Shot della raccolta I've always wanted kids | Parents!Larry]
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"Tanto non sei il mio papà!"
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Lily non è mai stata una bambina particolarmente capricciosa. In cinque anni non ha mai urlato per avere qualcosa, non si è mai messa a gridare o a piangere in un negozio perché i papà non volevano comprarle questo giocattolo o quella caramella. Anzi, Louis ed Harry sono sempre stati convinti che la loro bambina fosse intelligente e molto educata, gentile e dolce.
Ma Lily ha comunque cinque anni e molte volte non sa il peso che certe parole possono avere, l'impatto o la reazione che queste possono provocare su un'altra persona.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I've always wanted kids.'
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Le note d'autore anche stavolta sono necessarie all'inizio.
Even when the earth is crumbling 'round my feet è la prima di una serie di flashfics/OS autoconclusive della raccolta I've always wanted kids.
Posso creare la raccolta solo dopo aver postato due storie, quindi vi spiego brevemente di cosa si tratta.
Ogni flash/OS tratta uno spezzone quotidiano, uno slice of life, della vita familiare di Louis, Harry e la loro bambina, Lily. 
Chi mi segue l'ha già incontrata (qui e qui), ma non è necessario aver letto queste due mie storie per leggere quelle della raccolta.
Vi basti sapere che Lily è mora, ha gli occhi azzurri, le labbra a cuore, è sassy e sensibile, ama i suoi papà ed è biologicamente figlia di Harry.
Penso sia tutto, aggiungerò altro quando potrò creare la raccolta (credo).
Detto questo, buona lettura ♥


 
Even when the earth is crumbling 'round my feet



"Tanto non sei il mio papà!"


Louis sente quella frase martellargli il cervello e non pensava avrebbe potuto mai odiare quella vocina.
Si stringe al cuscino mentre un'altra morsa infuocata gli stritola lo stomaco e sente le lacrime bollenti tornare a scorrere sulle guance ruvide di barba mentre stringe i denti e serra le dita attorno al lenzuolo.
Il cuore gli fa male. Anzi, il cuore non ce l'ha più. Quelle labbra a cuore, quella vocina delicata gliel'hanno strappato con ferocia. Hanno pronunciato le parole che più temeva da quando avevano deciso che la bambina sarebbe stata biologicamente di Harry. 
Perché Lily è sua figlia, l'ha cresciuta, l'ha educata e sentire quelle parole uscire dalla sua bocca, che tante volte ha baciato dopo averla cullata, l'ha totalmente distrutto, annientato, disintegrato.
Ha sempre avuto paura che Lily non lo riconoscesse come suo padre, ma Harry gli aveva sempre ripetuto che sarebbe stato papà di Lily tanto quanto lo era lui.
Il suo senso paterno era innegabile e se proprio doveva farne un discorso biologico, per Louis era un onore avere la possibilità di crescere la bambina che condivideva lo stesso DNA con la persona della sua vita, quello che aveva scombinato tutte le sue certezze per crearne di più belle e di più stabili.
Ma in questo momento Louis si sente come se tutte quelle certezze gli siano cadute addosso. Si sente intrappolato sotto le macerie ed i mattoni  che erano le sue sicurezze lo schiacciano, gli pesano addosso, sulla carne, e le ossa iniziano a sgretolarsi sotto la delicatezza di una vocina acuta. La polvere gli ostruisce le vie respiratorie e non riesce a riprendere fiato, a prendere aria.
Cerca di reprimere i singhiozzi contro il cuscino e torna ad affondarvi il viso, sperando almeno di dormire e togliersi dalla testa quella frase per qualche ora.


Lily non è mai stata una bambina particolarmente capricciosa. In cinque anni non ha mai urlato per avere qualcosa, non si è mai messa a gridare o a piangere in un negozio perché i papà non volevano comprarle questo giocattolo o quella caramella. Anzi, Louis ed Harry sono sempre stati convinti che la loro bambina fosse intelligente e molto educata, gentile e dolce.
Ma Lily ha comunque cinque anni e molte volte non sa il peso che certe parole possono avere, l'impatto o la reazione che queste possono provocare su un'altra persona.
"Lily, non farmi arrabbiare. Scendi immediatamente" la riprende di nuovo Louis mentre la bambina continua a saltare sui cuscini del divano. 
Harry sta seduto sul bracciolo della poltrona senza intervenire, lasciando che sia suo marito con la sua autorità ad occuparsi della situazione.
La ragazzina però non sembra voler ubbidire a suo padre e continua a saltare da un cuscino all'altro.
"Lily-Anne, se non la smetti di saltare immediatamente ti faccio scendere io e ti dò uno sculaccione, mi hai sentito?" la riprende il castano ma proprio in quel momento la bambina mette male un piede e cade sul divano, afferrata dalle mani veloci di Louis che le hanno evitato di cadere a terra e farsi male.
"Lo vedi? Vedi perché ti dicevo di smettere?" le urla Louis spaventato e la bambina si divincola dalla sua presa e "Lasciami" borbotta con la sua vocina. "Devi ascoltarmi!" la sgrida ancora, ma "Tanto non sei il mio papà!" grida lei in risposta mentre i loro sguardi color ghiaccio si incontrano.
Harry, che quando Lily è caduta è scattato in piedi, assiste alla scena e giura di aver sentito il cuore di Louis creparsi e crollare a terra in mille pezzi.
Louis rimane in piedi davanti alla sua bambina. Lo sguardo è vuoto, la bocca serrata e i suoni gli giungono ovattati.
Quella frase, quelle sei piccole parole, sono state come uno schiaffo in piena faccia. No, sono state peggio. Sono state un treno che ti prende frontalmente a tutta velocità, un palazzo che ti crolla sulle spalle, l'amore che credevi di avere completamente annullato.
"Lily!" urla la voce di Harry, il tono autoritario e arrabbiato. Le afferra il polso e la strattona piano per farla alzare: "Vai subito in camera tua e rifletti su quello che hai appena detto. Sei in punizione e non osare uscire dalla tua stanza fin quando non hai capito la gravità della tua frase, mi hai sentito?" ordina serio con lo sguardo magnetico fisso in quello della figlia, così uguale a quello dell'uomo che ama. 
La bambina rimane spaventata dalla rabbia del papà e se ne sta impalata davanti a lui, fin quando Harry le indica la porta della sua stanza e "Fila!" le intima.
Quando sente chiudere la porta, lo sguardo smeraldino corre sulla figura di Louis che se ne sta ancora lì, in piedi, senza reagire. Prova ad avvicinarsi ma subito il castano indietreggia, alzando le mani.
"Boo" sussurra Harry cercando di svegliarlo da quella specie di trance ma lui ancora non risponde.
Si muove e si avvia verso la loro camera da letto.
Non appena la spalla del castano sfiora la sua, Harry gli afferra il polso e cerca di abbracciarlo, ma il maggiore, ancora una volta, si ritrae.
Harry lo guarda, gli occhi lucidi, e "Non chiudermi fuori" lo prega con la voce malferma.
Louis nemmeno lo guarda, "Non ti sto chiudendo fuori" dice divincolandosi dalla presa del marito, "voglio solo stare da solo".
Harry non sembra volerlo lasciare,  quindi "Ti prego" aggiunge mentre la prima lacrima inizia a sfuggire al suo controllo già precario.
Il minore allora capisce quanto bisogno abbia il suo uomo di stare da solo, metabolizzare e calmarsi, ma ha solo una richiesta: "Non fare pensieri stupidi, ok? Sei suo padre" gli dice, prima di vederlo annuire poco convinto e sparire dietro la porta della loro stanza.
Il riccio però sente il bisogno di chiarire questa situazione, ha paura che la sua famiglia potrebbe cadere a pezzi, che il suo uomo possa farlo, e non può permetterselo dopo tutta la fatica che ha fatto per averli.
Entra quindi nella stanza della bambina e la trova seduta sul lettino col piumone giallo, le gambe rannicchiate al petto e gli occhi di mare liquido.
"Hai pensato a ciò che hai detto?" le chiede sedendosi accanto a lei.
La piccola annuisce e alza lo sguardo rosso di pianto verso il padre.
"Perché hai detto quella cosa? Ti sei resa conto di quanto è brutta?" le chiede e la bambina di nuovo annuisce.
"Non volevo dirlo" inizia la bambina, "non sapevo cosa significasse. Non volevo fare male a papà".
"Ma l'hai fatto. Papà ti ama più della sua stessa vita, non lo capisci? Sentirti dire quelle cose gli ha fatto tanto male. E non sei più una bambina, Lily. Accetto i capricci, sei ancora piccola, ma sei intelligente e questi comportamenti stupidi da te non li accetto, sono stato chiaro?" domanda mentre con lo sguardo severo educa sua figlia. "Io e papà non ti abbiamo cresciuta così, ti abbiamo educata e quelle parole non sono frutto dell'educazione che ti abbiamo impartito" continua. "Perché hai detto quella cosa?".
"Vi ho sentiti parlare qualche giorno e fa e mi è scappato, pensavo che anche lui fosse il mio papà" spiega la bambina mentre le lacrime le rigano la pelle candida.
Harry rimane colpito dall'innocenza e dall'ingenuità della sua bambina. "Amore" sospira passandole un braccio dietro la schiena. "È più complicato di questo, lo capirai col tempo, ma l'unica cosa che devi sapere è che tra papà Harry e papà Louis non c'è alcuna differenza. Ti abbiamo voluta allo stesso modo, ti abbiamo cresciuta insieme e soprattutto entrambi ti amiamo più della nostra stessa vita, ok?" chiede e la bambina subito annuisce tra i singhiozzi.
La piccola poi si appende al collo e alle spalle forti del papà riccio e lascia andare i singhiozzi sulla sua spalla.
La mano grande di Harry finisce tra i boccoli della figlia a massaggiarle la cute e a rassicurarla, mentre la bocca a cuore gli lascia baci sulla fronte.
"E se ora papà non mi vorrà più? Se non mi vuole più bene?" chiede la bambina spaventata tra i singhiozzi.
Harry sorride, "Non succederà mai, cucciolo. E' tuo padre, il tuo papà, e ti amerà sempre, in ogni momento della tua vita, capito?" e le circonda il corpicino con le braccia forti e tatuate.
Lei annuisce e "Scusa" sussurra contro la sua maglia.
Il riccio sorride ancora e "Non è con me che devi scusarti" asserisce per poi guardarla negli occhi.
La bambina annuisce e si alza, poi però si ferma e "Mi accompagni?" chiede allungando la manina.
Le labbra dell'uomo si distendono in un sorriso e "Certo" replica incastrando la manina della figlia, infinitamente più piccola, nella sua e insieme si avvicinano alla porta della stanza padronale.
Lily bussa piano e poi entra, lasciando la mano di Harry.
"Papà?" chiama con vocina flebile verso il corpo che se ne sta rannicchiato nella parte destra del letto, quella di Harry.
Louis tira su col naso e alza un po' la testa per vedere sua figlia di cinque anni che si arrampica sul lettone e si avvicina a lui. Lily si inginocchia accanto alle spalle forti di suo padre e vi posa la manina, "Papà? Sei sveglio?" chiede ancora.
"Sì, Lily, sono sveglio" afferma con la voce roca di pianto.
"Scusa per quello che ho detto prima, non volevo dirlo, non so nemmeno che significa e non volevo farti piangere" inizia la bambina mentre i singhiozzi si impadroniscono di nuovo della sua voce, "papà Harry dice che mi ami tanto e ci credo, sei il mio papà e ti amo tanto anche io, non volevo farti stare male" continua ma questo è necessario perché Louis la accolga tra le sue braccia e la stringa forte al suo petto.
Quell'esserino che stringe tra le braccia forti, quella personcina che da cinque anni gli rallegra ogni giornata, è capace di farlo sorridere nonostante il mondo gli sia crollato addosso appena mezz'ora prima. Perché ha sempre avuto paura di essere invisibile, di non essere importante per le persone che ama, di non contare abbastanza. E poi quelle parole che hanno fatto colare a picco ogni sua certezza, ogni sua briciola di sicurezza. E poi eccola che torna, con gli occhi uguali ai suoi pieni di lacrime e i capelli che le incorniciano il volto in cui vede molto di se stesso e molto di Harry.
Le accarezza i capelli e vi affonda il naso, inspirando quell'odore unico di bambina che ha amato sin dal primo istante in cui i suoi occhi si sono posati sul fagottino tra le braccia dell'infermiera cinque anni prima.
"Scusa papà" continua a singhiozzare la bambina. Le mani sicure di Louis la cullano e il viso della bambina affondano nel collo del padre, bisognosa di sentire quell'odore di casa e rassicurante.
"Shhh" sussurra Louis con le labbra contro i capelli scuri della figlia mentre lacrime, stavolta di sollievo e di felicità, gli rigano le guance.
"Basta piangere, papi!" lo riprende scherzosa Lily, nonostante anche lei stia piangendo, e gli posa le manine sulle guance, spazzando via ogni goccia salata. 
La bocca a cuore della bambina poi finiscono sul viso del padre, con l'intento di farlo sorridere: gli bacia le guance ruvide di barba, il naso, gli occhi, le pieghette che stanno iniziando a formarsi e la bocca che si sta distendendo in un sorriso, finalmente.
Continua a baciargli il viso bellissimo fin quando, proprio come voleva, Louis scoppia a ridere.
Il papà con gli occhi azzurri la stringe ancora tra le braccia e "Papà ti ama, non te lo scordare mai" le sussurra inspirando ancora il suo profumo.
"Anche io ti amo, ma tanto così!" replica la bambina allargando le braccia per far vedere al papà cosa intende.
Louis ride e porta le mani sul pancino della figlia, iniziando a solleticarla, "Così poco???" chiede mentre le sue orecchie si beano di quella risata incontrollata come quella dell'uomo che, con la spalla poggiata allo stipite della porta e gli occhi lucidi di pianto, ha osservato tutta la scena.
Si asciuga le lacrime, Harry, quando vede le sue ragioni di vita finalmente ridere, la tristezza completamente dimenticata e rimpiazzata dall'amore che provano l'uno per l'altro, un amore che ha riempito casa loro sin dal primo momento e che tutti e tre conservano gelosamente nel proprio cuore, un amore che tutti e tre sono pronti a difendere con le unghie se dovesse essere necessario.
  
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