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Autore: samubura    29/10/2013    8 recensioni
Ho pensato per molto tempo a cosa potessi scrivere come fanfiction di un libro di cui mi sono innamorato.
Alla fine ho pensato potesse essere interessante riscrivere la storia dagli occhi di Peeta, personaggio che personalmente ho adorato, e penso sia impossibile non farlo.
Spero veramente molto che vi piaccia e in caso di farmelo sapere con una recensione o un messaggio per consigliarmi su cosa potrei migliorare. Buona lettura!
(p.s. se la storia vi piace, passate sulla mia pagina! https://www.facebook.com/samubura)
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Peeta's Hunger Games'
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Un sospiro generale, come se l’intera popolazione del distretto dodici stesse trattenendo il fiato per la sfortunata sorte di quella bambina che quasi tutti conoscevano e amavano.
Effie Trinket scruta in mezzo alla folla delle ragazze per vedere quale avesse reagito al nome appena letto. Poi Prim in silenzio, a piccoli rigidi passi inizia a camminare lungo il corridoio umano che porta verso il palco. Terribilmente fragile e sola. I pugni stretti  tanto da farle le nocche bianche, le braccia stese lungo i fianchi. Lo sguardo di una bambina troppo piccola per un destino così crudele. Un solo biglietto in mezzo a migliaia. La buona sorte non era stata dalla sua parte.
Un nodo allo stomaco riporta all’idea che io ne ho comunque cinque. Mi sentivo quasi protetto, ma l’estrazione di Prim come tributo cambiava tutto.
-Prim!
Un urlo strozzato a rompere il silenzio funebre che era calato sulla intera piazza. Senza dovermi voltare per vedere da che direzione arrivava quel grido disperato so che è Katniss la ragazza che corre verso quel piccolo agnello sacrificale arrivato a metà del percorso. Sapevo che l’avrebbe fatto. Avrebbe fatto qualunque cosa per sua sorella.
La abbraccia e la spinge dietro di sé.
-Mi offro volontaria!- grida diretta verso il palco, con ritrovata fermezza nella voce –Mi offro volontaria come tributo!
Colpo di scena. Il mormorio cresce di volume in piazza. Nel distretto dodici essere un tributo è come essere già morti. Nessuno sceglie volontariamente di farsi ammazzare. Ma c’era qualcosa di più quella volta. C’era l’amore incondizionato di due sorelle.
Anche sul palco l’inaspettato evento crea un certo disordine. Secondo quello che è il protocollo una volta che era stato letto il nume di un tributo un ragazzo o una ragazza, a seconda del sesso dell’estratto, poteva scegliere di prendere il suo posto. In alcuni distretti c’erano persino più di un volontario, ma nel dodici era una tale novità che persino Effie ha bisogno di qualche attimo per assimilare la cosa
-Splendido! – esclama. Farfuglia qualcosa sul protocollo senza riuscire ad arrivare alla fine del discorso quando il sindaco Undersee interviene –A che serve? – con un’espressione chiaramente turbata e forse addirittura commossa. Conosce Katniss probabilmente, lei e la figlia andaranno probabilmente a scuola insieme e forse si ricorda persino di quella ragazza ancora bambina a cui aveva consegnato una medaglia al valore in qualità di figlia maggiore di un padre scomparso nelle miniere. Chissà, io mi ricordo di quel giorno.
–A che serve? Lasciate che venga.
Prim è attaccata al suo vestito grida piange come impazzita –No! Katniss non puoi andare!
Katniss si gira verso la sorellina e le sussurra qualcosa che non posso sentire nella confusione della piazza. Tutti allungano il collo per vedere meglio senza scomporre le file ordinate in cui i pacificatori ci hanno disposto. Vedo un ragazzo che le raggiunge e sollevando Prim da terra la riporta dalla madre. Conosco anche lui, ma solamente di vista. Si chiama Gale e a quanto pare è il compagno di caccia di Katniss, non so se c’è dell’altro tra loro ma so per certo che sono molto legati. Si scambiano qualche parola e uno sguardo probabilmente di addio. Questo farà sicuramente impazzire la Capitale.
Katniss sale sul palco. Lo sguardo fisso, forte, determinato.
-Bene, brava! Questo è lo spirito del programma! Come ti chiami?
-Katniss Everdeen.
-Mi sarei giocata la testa che quella era tua sorella. Non vogliamo che ci rubi tutta la gloria, vero? Coraggio, allora! Facciamo tutti un bell’applauso al nostro nuovo tributo!
La piazza resta in silenzio. Una protesta muta che ha sicuramente il suo effetto. Le parole di Effie rimbombano senza risultato. Poi lentamente uno dopo l’altro le persone del distretto 12 portano le tre dita in mezzo della mano sinistra alle labbra e poi stendono il braccio in direzione di Katniss. È un antico gesto del nostro distretto. Significa rispetto, ammirazione e raramente si vede ai funerali come saluto a qualcuno di importante per te. Una crepa di commozione si delinea su quel volto di pietra quando Haymitch sceglie di fare la sua comparsa.
-Guardatela. Guardate questa qui! – barcolla e cerca di trovare le parole che gli vengono con estrema difficoltà, la mente annebbiata dall’alcool. Si appoggia a Katniss e le mette un braccio intorno alle spalle.
-Mi piace! Ha un gran… -per un attimo il suo sguardo si perde a cercare la parola dentro di sé-… fegato! – urla infine –Più di voi!
No, non noi del distretto. È girato verso una telecamera, come se volesse parlare agli spettatori o addirittura alla capitale stessa. Probabilmente è talmente ubriaco da mettersi seriamente nei guai se continua con il suo discorso, ma proprio mentre sta per aprire di nuovo bocca cade dal palco perdendo i sensi. Una squadra medica lo carica su una barella e lo porta via immediatamente.
La faccia di Effie è a dir poco sconvolta. Mai una cerimonia della mietitura era stata simile. Tentando di riprendere in mano la situazione esclama con il solito tono gioioso –Che giornata emozionante! Ma altre emozioni ci aspettano! È giunto il momento di scegliere il nostro tributo maschile!
La parrucca rosa che indossa è tutta storta verso destra, cerca inutilmente di sistemarla e poi opta per sorreggerla mentre velocemente si avvicina alla boccia di vetro con le striscioline di carta. Cinque di quelle portano il mio nome. La mano cala all’interno e riemerge con un solo pezzetto di carta stretto tra le dita in pochi attimi e Effie ritorna alla pedana con evidente fretta di concludere quella rovinosa giornata.
È il momento della verità. Le sue labbra si avvicinano al microfono e con voce squillante legge il nome del tributo estratto.
-Peeta Mellark!
È come un cazzotto in mezzo al petto. Di quelli che tolgono il respiro. Come i colpi di cannone che segnano la morte di un tributo nell’arena. È come se suonasse già per me.
Non ho possibilità di vincere, oltre a lavorare al forno non ho fatto mai nient’altro nella mia vita. Decorare torte non uccide nessuno. Non voglio uccidere nessuno. Ma mentre penso sto già camminando in mezzo al corridoio di persone che evitano il mio sguardo. E mi sento così fragile, come quella bambina bionda che camminava sola incontro al suo destino. Nessuno avrebbe salvato me.
E poi Katniss.
Essere estratto con lei significa solo una cosa. Uno dei due muore. Faceva già abbastanza male pensare che forse sarebbe morta nell’arena senza che io avessi potuto mai neanche rivolgerle la parola. Adesso c’era da considerare l’eventualità di una morte per mano mia.
No. Non ce l’avrei mai fatta.
Salgo sul palco Effie Trinket mi accoglie con grandi sorrisi e moine. Katniss rimane con lo sguardo fisso sulla folla. Sono sicuro che si ricordi di me. Per la gente del distretto dodici essere in debito con qualcuno è molto importante. Ce lo insegnano da subito. Probabilmente non mi perdona quella storia del pane. Non voleva aiuto. Ma ne aveva bisogno. Fredda, bagnata fino al midollo, semimorta nel cortile di casa mia. Con mia madre che le urlava di andarsene.
Mia madre. Cerco il suo volto tra la folla di parenti e non che si accalca al limite della piazza. Non la trovo. Ma le rivolgo comunque un saluto silenzioso.
Il sindaco Undersee ritorna al centro della scena, conclude il Trattato del Tradimento e invita me e Katniss a stringerci la mano. È la prima volta che siamo così vicini, la prima che ci tocchiamo.
La guardo negli occhi grigi come mai avevo potuto fare. A scuola capitava spesso che rimanessi a fissarla finché lei non si accorgeva di me. Era imbarazzante, ma non riuscivo ad evitarlo. L’inno di Panem conclude la cerimonia. Le note rimbombano nella mia testa impedendo ai pensieri di farsi strada.
Sto per morire, ma almeno potrò proteggere la ragazza che amo e riportarla sana e salva a sua sorella.
Sì, so quel che farò.


Curiosissimo di sapere che cosa ne pensate! Se volete, lasciate una recensione :)
-samubura-

 
   
 
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