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Autore: Kesara    29/10/2013    0 recensioni
Questi sono i ricordi di Lily, che parla in prima persona del suo unico vero amore (anche se lei l'amore non sa cosa sia)
La storia racconta di un attimo prima che tutto si spenga. Prima che si lasci andare finalmente al sonno.
Ogni mio personaggio ha in fondo dei segreti e lei, prima di cambiare, li metterà a nudo, li farà conoscere a tutti, sperando in un possibile perdono da parecchie persone.
Hope you like it :) Baci Key
ps: spero non ci siano troppi errori ^//^
verso l'ultimo parla volgarmente.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ma ciao :) si sono Key, come va? bene questa insieme ad un'altra storia è una delle rare che ho completato, questo diciamo è l'inizio di un mio personaggio: Lily, il nome è nuovo ma lei un tempo si chiamava Valentina. E' un pò particolare, quindi non mi vogliate male se verso la fine il linguaggio scade. La sua storia è particolare, e comunque domani stesso inizierò a pubblicare gli altri capitoli così capirete ... tanto per non lasciare a metà :) 
spero che commenterete per dirmi come scrivo... sto sperimentando diversi stili di scrittura e spero che quello introspettivo in prima persona vi piaccia... 

iniziamo : Quando ti ho visto per la prima volta, ero al liceo. Primo anno, il mio primo migliore anno, iniziato bene e finito male. Ma tu c’eri, eri il rappresentante di istituto. Quel cappotto lungo alla Matrix, quei capelli neri, e quel sorriso rassicurante, di chi all’ultimo anno, ormai sa quello che deve fare. Mi innamorai di te, così, all’improvviso. Non c’erano santi che tenevano. Provai a partecipare alla festa di benvenuto per quelli del primo, che tu ti eri impegnato, non ho ancora capito come, a  organizzare. Ricordo che timida com’ero non volevo venirci, fu mia madre a buttar mici dentro e lascar mici per un paio di ore. Ma fu inutile, non feci amicizia, non guardai nessuno, e fu la giornata peggiore. Entravi nella mia classe e ogni volta io mi incantavo a te, tu non mi notavi, perché in questo, devo dire sono molto brava.  Passarono i mesi, e io peggioravo, ma mi piaceva vederti, spesso seduto sul muretto, spesso da rappresentante combattevi per qualche diritto. Sempre circondato dalle ragazze, sempre ben voluto da tutti.

Ti volevo, e cavolo non ho mai voluto così tanto qualcuno in vita mia come quella volta.
Passarono così i mesi, io che manco ci provavo, e tu che mi passavi accanto senza notarmi. Sembravo una stolker,  a ricreazione seguivo tutti i tuoi movimenti, come ti passavi le mani fra i capelli come calmavi gli animi delle persone.

Finì quel primo anno, tu avevi finito, eri all’ultimo anno, io avrei dovuto rifare il primo. Un incubo.
Non ti vidi mai più. Feci in modo di scordarti, con la prima “seria” relazione. Fallì miseramente.  O fallì perché non ero innamorata, perché non lo volevo veramente. Continuai così l’inizio della mia disastrosa avventura. Ogni amore, era solo uno sfogo, un modo come un altro per sapere cosa non avessi, o cosa avessi. Spesso ero una persona diversa da me,  schizzinosa, impaurita.
Iniziai a provare piacere a giocare con i sentimenti delle persone. Un bel passatempo diverso dal solito. Ed una bella distrazione.
Così passarono i tempi, ti rividi all’ultimo dell’anno, la festa e poi gli esami..Ti sei avvicinato a me. Siamo andati in giro. Con te era tutto diverso. Mi emozionavo, anche solo perché stavo vicino a te. Era tornata la cotta per te. E così era tornata la mia nuova amica, l’incertezza. Era vero amore quello che provavo per te, o solo il solito momentaneo momento che poi avrebbe distrutto tutto?
Ogni volta che ti sentivo, qualcosa in me si risvegliava. Avevo paura. Ti dissi di odiarmi, come io odio tutt’ora me stessa. Sparì dalla circolazione. Tutto era finito. Come era iniziato era finito.

Poi di nuovo, chiedo in giro, cosa è l’amore? Tutti rispondono la stessa cosa : quando senti le farfalle nello stomaco, quando non puoi far a meno di pensare al tuo lui, quando tutto ti ricorda lui, quando anche una semplice parola ti ricorda lui.
Ma allora, cosa provavo per te? Amore? O falsità, la stessa che nasce quando “incontro” qualcuno per la prima volta? Per questo ti ho voluto “salvare”. Io non sono così tanto innocente, nonostante con te, mi sentivo veramente a casa. Io ho molteplici facce,nessuna di queste è quella che tu vorresti vedere. Ma che tu in quei mesi hai trovato, scovato, e tirato fuori. Hai abbracciato, hai parlato.
Ora che sono seduta qui, su una sedia, a riflettere su quello che ho perso, i vorrei prendere a pugni, ma sorrido. Forse finalmente avrai trovato qualcuna che finalmente è fatta per te, che ti dica la verità.

Giro lo sguardo lontano dal finestrino.

... Ricordi dolorosi si fanno avanti...

Bastardo il muro interiore che mi sta ora rendendo la vita un inferno, uno di quelli che sembra che tu abbia venduto l’anima al diavolo.
Cazzo se ora ti vorrei avere qui, baciare, abbracciare.
Mentre penso a te,al passato, ora sto scopando con qualcuno in una macchina stretta e scomoda, è uno di quelli che io chiamo “fissi”, appuntamenti in giorni prestabiliti, posti decisi, e tanta noia.

Mi vergogno pensando che se tu comparissi come un supereroe ora, davanti a me sarei in imbarazzo totale.

Abbraccio l’uomo che ho su di me,per essere partecipe come a lui piace; è uno di quelli che pensa solo a se stessi, l’ho conosciuto un giorno di pioggia, come conosco la maggior parte delle persone. Una carezza più sostenuta, uno sguardo in più, tanta gentilezza e tanta voglia di lasciarsi tutto alle spalle.
E qui, seduta sotto, giro lo sguardo per evitare il suo bacio e mi sembra di vederti fra le ombre dei vetri.

Sbianco, mentre finalmente questo viscido finisce.

Mi alzo e spiaccico il viso al finestrino per guardare meglio tramite i vetri. Tu non ci sei, solo il vento che muove gli alberi e il buio più oscuro.

Tiro un sospiro di sollievo, e decido di rivestirmi.

L’uomo, come se fosse ora pentito di qualcosa mi inizia ad abbracciare. A coccolare.
Finisco di rivestirmi e lo convinco con poche moine a riaccompagnarmi alla mia di macchina.
Ci separiamo dopo che con un bacio lo “congedo” da me.

Entro nella mia macchina, accendo il motore e alzo il riscaldamento, guardo l’ora sul display: sono appena le 10. Guardo di nuovo fuori dal finestrino, destra e sinistra. Avvio con la prima. cambiando piano piano le marce. Mi immetto in poco tempo in autostrada. Vengo superata da parecchie macchine, ma non mi importa molto. Non questa sera, questa sera piano sulla strada che porta a casa cammino.

Una strada triste e fredda, in questo momento.

“bip” sobbalzo a questo suono. Il cellulare. Lo prendo dalla sua postazione nel porta bicchieri, lo apro.
Un messaggio “ buona notte”  da parte dello stronzo.  Chiudo lo sportello del cellulare.

“bip” un altro. Lo riapro.
“eri tu?” guardo il numero. Cazzo, sbianco.
Rallento ancora la macchina, becco qualche insulto e una suonata di clacson impazzita da parte di una macchina dietro di me che subito mi sorpassa allungandomi il dito medio.
Riprendo velocità quel tanto necessaria per non essere bestemmiata ancora.
Scuoto la testa. Bene ora mi conosce anche per quello che ho sempre voluto che non vedesse.
Prima rispondo, poi cancello il suo messaggio ed infine chiudo completamente il cellulare.
 Un sorriso di sbieco ed amaro e il  sollievo finalmente fanno fronte su di me.
Chiudo gli occhi per un istante. Il tempo necessario per non vedere il camion che sorpassa. Sento un urto. gli vado a dosso.
Lascio cadere le mani dal volante. Sollievo.
“questa ero io, la vera me, scusami” un breve messaggio.
Spero chiaro.
Non avrei proprio modo di spiegare ciò da morta.
M dispiace che la macchina si distrugga, non era neanche mia. Va bhè : dettagli.
Finalmente potrò dormire senza più rimorsi ed incubi...


 
 
  
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