“Ma
dove stiamo andando? Questo non mi sembra il
sentiero per il castello” chiese incuriosita Agnese mentre si
stringeva ad
Andrea sul suo cavallo.
“Infatti
stiamo andando nel nostro posto”
Lei
sorrise “Ma io pensavo che saremmo tornati a casa,
ho una nostalgia matta dei nostri bambini ed anche di vedere Martino,
Emilia,
Fabrizio”
“Ecco
lo sapevo, ma prima di consegnarti agli onori
del tuo ruolo di madre, di sorella, di cugina, cognata, di zia, voglio
mia
moglie tutta per me, voglio godermi il mio grande amore”
Giunsero
al secondo rifugio dello Sparviero dove
cominciarono a baciarsi prima con tanta tenerezza e poi sempre con
più ardore e
passione.
Il
desiderio di aversi, di sentirsi profondamente
uniti, legati era forte, travolgente.
Quel
posto che era stato luogo di uno dei loro ultimi
momenti d’amore e aveva conosciuto la loro sofferenza
sembrava ora
risplendere alla luce della loro felicità e della
serenità che avevano
raggiunto.
Più
tardi raggiunsero Palazzo Ristori e come aveva
immaginato Andrea, Martino aveva messo in subbuglio Rivombrosa e tutta
la
servitù che in pochissimo tempo si era attrezzata per
preparare gustose
pietanze, addobbare ed assettare il salone ed aveva organizzato una
festa,
anche se con un preavviso minimo chiunque era stato raggiunto dalla
notizia
della scarcerazione di Agnese e della cerimonia che si stava
realizzando per
salutarla e condividere la gioia del momento non si era tirato indietro.
Fu una festa improvvisata, un po’ disorganizzata, ma forse una delle più belle che si fossero mai tenute al castello, il poco tempo per la realizzazione era compensato dalla gioia, dalla contentezza che si respiravano nell’aria, il calore dei sentimenti, le risate allegre, il chiacchiericcio delle pettegole, i discorsi seri dei nobili, il frastuono per i giochi e le gridoline dei bambini.
L’amore era il sentimento che muoveva ogni cuore dei
presenti, amore fraterno,
amore amichevole, amore genitoriale, amore passionale, tenero,
generoso,
orgoglioso, romantico, incantevole, forte, coraggioso, combattivo,
speranzoso,
fiducioso, amore grande, unico, irripetibile… infinito.
Gli sguardi di Andrea ed Agnese che si cercavano continuamente erano più eloquenti di mille parole, di mille frasi poetiche, di mille gesti o azioni a dimostrazione della loro felicità.
I loro occhi ed i loro volti erano illuminati nell’incontro con l’altro, brillavano per la consapevolezza profonda che quella speranza che li aveva uniti per anni, nei momenti difficili ed in quelli belli ora non era più solo una speranza, ma una certezza, nessuno li avrebbe più divisi, nessuno avrebbe più ostacolato quell’amore che dopo tante lotte ora poteva godersi la gloria della sua preziosa conquista: consegnarsi all’eternità, viversi come insfidabile, invincibile.
Pochi giorni dopo i marchesi partirono per Venezia, Andrea sentiva che
era
arrivato il momento per rimettersi in contatto con il suo passato, con
le sue
radici e ricucire quelle ferite che lo strappo con suo padre, con la
vita
felice della sua primissima infanzia avevano realizzato e che erano
state
acuite da Lucrezia e dalle sue vendette, dalla sua crudeltà,
dall’ostinazione a
tornare a Rivombrosa per vendicarsi dei Ristori prima di morire.
Andare
a Venezia era per Andrea l’occasione per far
conoscere ad Agnese e ai loro bambini la sua città e quelle
parti della sua
vita di ragazzo e di bambino che sua moglie ancora non conosceva
pienamente e
di cui lui aveva preferito omettere i racconti quando l’aveva
appena conosciuta
per evitare che lei scoprisse la sua identità e lo odiasse
ancor prima di
amarlo per il suo casato, la sua discendenza.
Non
c’è modo migliore di guardare al futuro e di
proiettarsi in avanti se non si condivide il passato e ciò
che si è stati.
Inoltre
allontanarsi da Rivombrosa per un po’ avrebbe
giovato alla loro famiglia e alla ricostituzione della loro
tranquillità e di
un loro equilibrio.
Agnese, Andrea, Francesco e la piccola Elisa attraversano in gondola Venezia, ne ammirano la bellezza eterna e sfuggente al tempo stesso come la purezza dei loro sentimenti.
I loro sogni erano diventati una meravigliosa realtà e la magia di quell’amore e di Rivombrosa non avrebbe avuto mai fine.
Una
storia così
non sarà finita mai
ti darò felicità
il
sole non potrà
trovarti a piangere
no, non suonano più
tuoni
e grida niente più
le mie braccia intorno a te
amore niente più
tutta l'eternità
non potrà finire mai
ed una stella bianca brillerà
stanotte tu sarai
per sempre mio sarai.
Fine