Storia
scritta per il Gioco Creativo n.13 –
“Un anno di sorrisi per Severus” del Calderone di Severus.
Una giornata ideale
Una qualsiasi giornata primaverile del 2017
La
giornata è decisamente splendida e ideale per il volo,
anche da quassù non potrei di certo affermare il contrario.
Il
sole è meraviglioso e ti scalda la pelle, anche se non tutti amano starsene
sotto di esso a cuocersi come se fossero un pollo qualunque, a me, ormai, non
fa più effetto, neppure la pioggia mi bagnerebbe.
Soprattutto
un uomo non è affatto contento di diventare color caramello, cosa improbabile
in ogni caso vista la tonalità della sua pelle, che al massimo diventerebbe
della sfumatura di un gambero.
Severus Snape, però ha una buona ragione per stare lì, ad
abbrustolire il corpo, la migliore ragione possibile, in effetti, e il pensiero
lo fa sorridere; continua a risultarmi strano vedere
quel sorriso sulle sue labbra così perennemente abituate ad essere tese, o
forse sono solo io che stando così in alto non riesco a vederlo bene. O è la
vecchiaia, non lo so bene.
Le
gradinate pian piano si stanno riempiendo, la
folla sembra un esercito di formiche industriose che diligentemente vanno verso
la loro tana, anche se “diligentemente” non è la parola più corretta da
utilizzare, sembra più la calata dei barbari dal rumore che fanno, soprattutto
gli studenti, e Severus Snape
deve essere d’accordo con la mia affermazione,
perché emette un lamento di disapprovazione che, dato il frastuono, sente solo
lui. Ed io, ovviamente.
Nell’aria
iniziano a spiccare i colori caratteristici delle due Case rivali in quella che
si preannuncia una finale tutta da vivere fino all’ultimo minuto, stando ben attenti al pragmatico Cercatore Serpeverde e all’imbattibile Portiere Grifondoro.
Il
Cercatore Serpeverde è famoso per la sua furbizia e
per la sua pazienza, se ne sta lassù – non così in
alto come me, ovvio –, immobile a guardare la partita come uno
spettatore qualsiasi, e dà sempre l’impressione di non sapere che pesci pigliare,
o meglio, che Boccino afferrare. Sembra ogni volta prenderlo per un caso
fortuito, nessuno si è mai accorto che in realtà non lo perde mai di vista e attende
il momento in cui la squadra avversaria si sente già vincitrice e quindi manca
d’attenzione.
Nessuno
ha mai capito il suo gioco, anzi, qualcuno c’è –
sempre oltre a me che godo di un'ampia visuale su quest'angolo di mondo, e ben
pochi mezzi per avvertire i miei Grifondoro, anche se
tutti loro rimangono sempre i miei
ragazzi – e ogni volta sorride all’orgoglio della sua Casa ed è sicuro che neanche questa
volta lo deluda, anche perché il Cercatore è ben consapevole che incorrerebbe
nelle ire di Snape, e non è mai un bene farlo
arrabbiare.
Vederlo
sorridere è strano, parecchio, ma ormai tutti sembrano
aver fatto l’abitudine a vedere le sue labbra stirarsi, vedere il volto
teso dalla collera, però, è tutt’altra cosa e, anche se è spesso consuetudine,
non ci si fa mai l’abitudine.
Ridacchio anch'io al ricordo di quanto sapevano essere di marmo
quelle labbra quando qualcosa non andava, spesso le vedevo mentre cercavo di
infondergli un po' del mio umorismo.
Il Cercatore di sicuro vorrebbe
vederlo ridere per la vittoria ai danni di Grifondoro – ovviamente il mio vecchio cuore Grifondoro
desidera che tale vittoria non avvenga mai, ma, ahimè, sono ormai abituato
anche a quello dopo tutte le partite cui ho assistito, vivo o spirito che fossi.
«Bene,
miei ruggenti Grifondoro e miei sibilanti Serpeverde, siete pronti?» urla lo speaker, uno studente Corvonero
dell’ultimo anno, se gli occhi non m’ingannano.
«Siete pronti a far brillare i vostri colori sotto questo splendido sole?» Il coro
che si leva dagli spalti annuncia che sono tutti pronti e in fibrillazione per
vedere la finale, ed io con loro.
Anche
la zona occupata
dagli insegnanti è ormai riempita, gli ultimi ad arrivare sono Hermione Granger e Ronald Weasley.
«Questi
spalti sono riservati al corpo docente,» fa notare un – stranamente – raggiante
Snape che non cambia mai,
neppure alla soglia dei sessant'anni.
«Io
sono un’insegnante,» puntualizza Hermione Granger, meravigliosa donna
capace di un qualcosa che non credevo possibile.
«Lui
no.»
«Vuole davvero discutere di questo, professore?»
«No.»
Ron
ridacchia spudoratamente del suo ex insegnante che, in cambio, gli regala
un’occhiata torva che gli gela il sangue, proprio come quando erano in un’aula
divisi soltanto da un calderone fumante.
Sì,
è proprio la giornata ideale per del buon Quidditch,
e Severus, come me,
sorride a ciò che ci aspetta,
anche se, di sicuro, non è la stessa cosa.
«Madama
Hooch libera la Pluffa e… PARTITI!»
I giocatori cominciano a
sfrecciare sulle loro scope, veloci come lampi corrono da una parte all’altra
del campo cercando di rubare la Pluffa all’avversario
e di schivare i Bolidi che quel giorno sembrano più furiosi che mai.
«Ehi, Weasley,
c’è una ragazza che ti sta sorridendo!»
«Dove?»
«E Serpeverde
segna!»
Il Portiere di Grifondoro è praticamente infallibile ed è un’impresa anche
solo pensare di fargli gol, ma,
purtroppo, ha una grossa, grossissima debolezza: le ragazze.
Basta un nonnulla e si
trasforma in un inebetito in trance che perde ogni cognizione di causa ogni
qualvolta una persona di sesso femminile entra nel suo raggio d’azione, è
considerato alla stregua di un Don Giovanni.
Lo sanno tutti.
E per i Serpeverde è facile approfittare delle debolezze altrui. E
scorretto, ma non sono proprio
famosi per la loro correttezza: è una di quelle cose che il trascorrere
del tempo non ha cambiato.
Severus Snape, seduto comodamente sulla panca di legno, non riesce
a smettere di sorridere mentre vicino a lui, Minerva - la
mia adorata Minerva - lo guarda piuttosto torvo. Quante volte avevo assistito a questa
scena divertendomi come un pazzo: è una mancanza che mi fa dolere di non
esserci più.
«Non lo sai che chi segna
per primo poi perde?»
«Ah sì? E dove l’hai
letta questa sciocchezza?»
«È statistica.»
«Statistica?» Severus la guarda come se fosse non del tutto sana
alzando un sopracciglio –
un'abitudine che non ha di certo perso –, ma non riesce a smettere
di sorridere, soprattutto nel vedere che la sua Casa sta spadroneggiando sul
campo.
«Poi, ovviamente, se
continuate ad usare questi mezzucci, piuttosto che procedere in un vero incontro…»
«Non è colpa mia se il
vostro Portiere perde il poco cervello che ha, appena sente nominare la parola
“ragazza”.»
«Ehi!» Ron seduto poco
vicino al professor Snape lo guarda indignato: è pur
sempre di suo figlio che si parla. «Bada a come parli, quello è mio figlio!»
«Ma va? Non si nota per
niente.»
«Non ti stanchi mai di
questo teatrino, Severus?» lo rimbecca Hermione seduta accanto a lui.
«No. Se ti stanco, puoi
sempre allontanarti,» ma per tutta risposta la donna sospira piuttosto sconsolata.
Povera donna, ha una pazienza da far invidia a chiunque.
Severus Snape è sempre il solito Severus,
e questo nessuno sguardo di ghiaccio che gli rivolgono Minerva, Hermione, Ron o qualunque altro come loro, potrebbe
cambiarlo.
«Non ne manca uno?»
chiede beffardo Snape che sorride all’ennesimo gol
messo a segno da Serpeverde – maledizione! –, stavolta il Portiere si
è perso a litigare col Cacciatore che l’ha distratto.
«Il signor Potter aveva
delle cose da sbrigare con il Ministro, mi ha mandato un gufo avvertendomi che
non sa se sarebbe arrivato in tempo» spiega Minerva.
«Che peccato, si sta
perdendo proprio una bella partita, anche se suo nipote non sta facendo una bella
figura,» s’intromette Horace, o meglio, il professor Slughorn per giustezza nei confronti del suo
ruolo, che con attenzione scruta ogni giocatore sulle scope e le persone che
gli siedono vicino, intrattenute in un’interessante conversazione, a parer suo.
«Ehi, ma la smettete tutti di rompere a mio figlio?»
Ron scatta in piedi furibondo, il suo viso assume la tonalità dei suoi capelli
e sembra sul punto di esplodere o, addirittura, di Schiantarli uno ad uno, e
poco importa se sono tutti suoi vecchi insegnanti.
«Lascia stare, Ron» cerca di calmarlo Hermione tirandolo per la giacca.
«E Grifondoro segna
accorciando le distanze!»
Minerva si volta verso Snape
ridendo e battendo le mani come una ragazzina, è bello vederla in quel modo,
sorridente, serena, ed è altrettanto bello che Grifondoro
abbia ottenuto i suoi primi dieci punti. Anche se Severus
non la pensa allo stesso mio modo, e neppure Horace.
«Weasley para alla grande
quello che sembrava un gol già fatto!»
La tifoseria Grifondoro
inizia a farsi sentire, levando un fragoroso coro per il loro Portiere, sembra
di essere tornati indietro nel tempo a quando si sentiva urlare “Perché Weasley è il nostro re!”, anche se adesso, ovviamente, è un
Weasley diverso quello tra i pali.
«Alla faccia vostra, Serpeverde
dei miei stivali!» grida Ron.
Hermione si ferma ad osservare quello che ormai
è il suo ex insegnante di Pozioni da anni, si sta mordendo il labbro cercando
di trattenere quella risata provocata dal viso contrariato di Snape che si gira a guardarla e, se può, diviene ancor più
contrariato.
Alza le spalle per dirgli una sorta di “mi dispiace”,
ma la sua espressione ha più il significato di “non mi dispiace affatto, sono
pur sempre una Grifondoro e gioisco ogni volta che
battiamo voi Serpeverde”.
Irritante agli occhi di Severus.
Adorabile, però, ai miei, di occhi.
«E
Grifondoro pareggia! Per la gioia del professor Snape…»
Il
professor Snape, però non è per niente felice, per
questo tira su elegantemente e molto lentamente una manica della casacca nera e
in un attimo la sua mano si ritrova a contatto con il collo del povero studente
Corvonero che dalla sua ha la fortuna di possedere
una quantità spropositata di capelli che attenuano ogni colpo.
Neppure
il professor Slughorn è propriamente felice per quel
pareggio.
Minerva
McGonagall, invece è piuttosto euforica e non riesce
a trattenere tutto il suo entusiasmo, sorridendo, ogni tanto si volta verso Hermione e Ron che saltano e urlano come due scolaretti
delle prime classe, in barba ai loro ruoli d’insegnanti e genitori; ogni tanto
intercetta lo sguardo di ghiaccio di Snape che da
qualche minuto ha smesso di sorridere, furioso per quel calo di attenzione dei
suoi studenti.
«Grifondoro passa in vantaggio con una splendida azione
congiunta di Baker e Wood! Che partita, ragazzi! Rimarrà sicuramente negli
annali della scuola e se ve la siete persa, beh, mi spiace per voi. Ma su con
la vita, c’è ancora tanto da giocare, per cui, ritardatari, sbrigatevi e
godetevi un meraviglioso Quidditch!»
«Dai,
ragazzi, legateli stretti alle porte questi serpentelli
da strapazzo!» eh sì, Ron adesso è veramente esaltato, per lui tutto va come
dovrebbe andare – lo ammetto, anche per me va come dovrebbe andare, in fondo Grifondoro era anche la mia Casa.
«Salazar,
la sfilata dell’immaturità» sussurra Severus, anche
se il suo intento è proprio quello di essere sentito.
«Merlino,
tu non ti senti quando parli, Severus? Anche tu
diventi un ragazzino infantile quando si tratta di Quidditch.»
Severus sta per ribattere qualcosa, ma il tono
minaccioso e il dito puntatogli contro da Hermione lo
fanno desistere con la bocca semiaperta. «E non provare a negarlo!»
«Com’è
che lo difendi sempre?»
«Non
lo sto difendendo, ti ho solo fatto notare che siete del tutto uguale in questi
casi.»
«Io
non sono uguale a lui.»
«No,
ma continuate pure facendo finta che non ci sia, tranquilli.» replica Ron
alquanto seccato.
«Oh,
ma insomma, volete guardare la partita e stare zitti!» riescono a innervosire
persino Horace, cosa che non è da tutti.
«Giusto,
sono d’accordo con te, Horace» aggiunge Minerva che
ha quella caratteristica espressione di chi sta per perdere la pazienza, anche
con me lo faceva sempre, la trovavo a dir poco adorabile e più le sorridevo e
più s’irritava.
Intanto
Grifondoro continua a segnare, così come continua ad
allargarsi il sorriso di ogni appartenente alla casa del leone – Minerva su
tutti che riesce a fatica a contenere l’eccitazione – mentre Severus diventa sempre più cupo… come i suoi abiti!
«Tutti
gli anni sempre questo teatrino dovete fare, l’anno prossimo me ne rimango a
casa, tanto Albus finisce i suoi studi ad Hogwarts.»
Oh,
sì, non ve l’ho detto che Hermione ha un figlio con
il mio nome?
No,
vero?
Ahimè,
gli acciacchi dell’età si fanno sentire anche quassù, d’altronde non ero
proprio un ragazzino quando sono finito tra le nuvole.
Comunque,
non divaghiamo su questa triste faccenda, è un capitolo chiuso ormai da tempo,
ed io sono felice così, anche se avrei voluto che per qualcuno si fosse chiuso
ben prima, ma va bene lo stesso.
Non
riesco a non sorridere nel vedere tutto questo, tutta questa vita che ormai
scorre tranquilla come se nessuno di loro avesse dei dolori nel petto, eppure
eccoli lì, a ridere e punzecchiarsi davvero come ragazzini senza preoccupazione
alcuna.
Severus
alza gli occhi al cielo, là dove l’orgoglio della sua Casa osserva ogni cosa,
mentre il padre, con poco orgoglio e
più perplessità si chiede cosa diavolo stia aspettando a muoversi.
Non
vi avevo detto neppure che il Cercatore Serpeverde
fosse in realtà il figlio di Severus? Mi dispiace,
anche da quassù si può essere rimbambiti.
«E
tuo figlio invece che se ne sta lassù immobile come una statua?» chiede Ron ad
un Severus che, inquieto, ancora guarda suo figlio.
«Sta
pazientando?»
«Sì,
certo, adesso si dice pazientare quando non si sa che pesci prendere?»
«E
tu non dici nulla, è anche di tuo figlio che si parla.»
«E
cosa dovrei dire, siete l’antiessenza della maturità fatta persona» concorderei
all’istante con Hermione, ma l’aver fatto parte per
lungo tempo di quel gruppo d’immaturi mi renderebbe piuttosto ipocrita. È
troppo divertente, però, vederli battibeccare, tutto quello mantiene la fiamma
ancora viva e luminosa e, anche se sono passati parecchi anni, molti altri
ancora li aspettano da vivere insieme.
Tutto
questo non può che farmi sorridere.
«Sei
mia moglie o la sua?»
«La
tua, ovvio.»
«Non
si direbbe.»
«ALBUS.
RHYS. SNAPE PRENDE IL BOCCINO! E Serpeverde vince la
partita! Che gran colpo di scena!»
“Che
gran colpo di…” non so se sia un bene o un male ascoltare i pensieri altrui, ma
quelli di Ron spesso sono fantastici.
«Vuoi
che ti dimostri quanto io sia tua moglie?» sussurra Hermione
sorridendogli maliziosamente. Oh, beh, l’avrà anche bisbigliato all’orecchio di
Severus, ma essere morti ha i suoi vantaggi e uno di
questi è l’osservare ogni cosa come se fosse un film alla televisione, o come
si chiamano quei meravigliosi aggeggi Babbani, e a me
basta il mio personale telecomando per alzare il volume su qualsiasi cosa io
volessi ascoltare.
Hermione
afferra il povero Severus del tutto stordito di
fronte ad una proposta del genere e lo trascina lontano dalle grida di chi ha
vinto e ai musi lunghi di chi ha perso, non prima, però di sorridere piuttosto
compiaciuto a Ron che è diventato di nuovo del colore dei suoi capelli e
Minerva che sicuramente sta già mandando improperi all’indirizzo del suo
collega più giovane che dovrà sopportare per i prossimi mesi. Lui e il suo
sorriso irritante.
Beh,
il resto non posso proprio raccontarvelo, non perché non ne sarei capace, ma
quassù ci sono delle regole ben precise e non c’è per nulla concesso guardare
certe cose, non è da coloro che vivono in questo posto paradisiaco e poi, se me lo consentite, impiccione nella mia vita
lo sono stato – d’accordo, da qui anche nella morte lo sono –, ma una cosa del
genere non mi sognerei mai di osservarla come un guardone pervertito. Non è
assolutamente da me!
Quello
che è da me è sorridere di quella vita che continua a scorrere serena, così
come sereni sono tutti coloro che ho lasciato, ma solo con il corpo, perché con
l’anima e il cuore sono sempre con me, così come sono sicuro che io sia in
loro.
Ed
è anche da me sorridere felice all’uomo trascinato chissà dove dalla moglie,
l’uomo che dopo anni e anni di negazione ha deciso finalmente di vivere e di
essere felice.
E
di sorridere alla vita e all’amore aventi il volto della moglie e del figlio.
Sono
contento per te, ragazzo mio, sono contento e sorrido per te, Severus e sempre sorriderò.
Sì,
è stata decisamente una giornata ideale per del buon Quidditch.
E
per della buona vita.