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Autore: MiaBlack    30/10/2013    1 recensioni
Eccomi con una nuova storia! ^.^
Avete sentito la mia mancanza? No? Ç.Ç cattivi!
Beh io vi presento lo stesso la mia nuova storia. A Mystic Falls arriva una nuova ragazza, la bella e giovane fanciulla ha una caratteristica è identica ad un'altra ragazza che vive a Mystic Falls. Ma oltre ad assomigliare a qualcuno, ha anche stretto un patto, un patto di cui non ha ricordi.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2
 
Molti anni dopo
 
Virginia Mystic Falls
 2012
 
Una ragazza stava uscendo da casa dopo aver salutato sua madre con finto entusiasmo. Si diresse verso la propria macchina che il nuovo marito della madre le aveva preso, per comprarla, come diceva lei, si perchè era colpa di quel viscido uomo se lei aveva dovuto lasciare la sua bellissima città e trasferirsi, non solo in un altra città o in un altro stato, ma proprio in un altro continente, così per farsi perdonare Ryan le aveva comprato un auto, bella e costosa, non comprendendo che a lei non interessavano questo tipo di cose, avrebbe preferito una bici vecchia e scassata ma rimanere a casa sua con i suoi amici che andare a vivere in quella cittadina sperduta nel mondo di cui forse nemmeno Dio sapeva della sua esistenza.
Leila, questo era il suo nome, si diresse verso la scuola, quello non solo era il suo primo giorno in quella cittadina, ma anche il suo primo giorno nella nuova scuola, era proprio un accoppiata vincente se si considerava che l'anno scolastico era già iniziato e il primo quadrimestre era ormai a fine, la situazione non faceva che peggiorare.
Parcheggiò il suo nuovo amore nel parcheggio della scuola in un punto un po' più lontano, ma dove almeno sarebbe stata al sicuro da eventuali incidenti, con la speranza che nessuno le tamponasse l'auto si avviò verso l'entrata, doveva passare ancora in segreteria per ritirare l'orario e anche una piantina della scuola.
Camminava fra i nuovi compagni ma nessuno le prestava particolare attenzione, i capelli erano castano scuro con le punte rosse,scendevano lisci dietro la schiena fino quasi al sedere. Leila era una ragazza comune c'erano ragazze più belle di lei, ma decisamente non era una brutta ragazza,  era abbastanza alta con il fisico slanciato e sottile.
Leila era a pochi passi dall'entrata della scuola quando un ragazzo le si parò davanti, molto alterato.
- Katherine! - fece quasi ringhiando il giovane, quella presa di sorpresa fece un passo indietro spaventata, non si aspettava di essere fermata in quel modo. Dopo poco un gruppetto di ragazzi si avvicinò al castano che l'aveva fermata fermandosi alle spalle del giovane.
- No, ti stai sbagliando non sono Katherine... - rispose lei esitante, il gruppo la guardava arrabbiato, chiunque fosse questa Katherine doveva aver combinato qualcosa di grave visto come si comportavano.
- Stefan ti stai sbagliando non è lei... - a quelle parole tirò un sospiro di sollievo voltandosi verso il ragazzo che aveva parlato anche lui la stava fissando, rimase un secondo a contemplare  i suoi occhi tanto azzurri da sembrare due cubetti di ghiaccio.
- Che stai blaterando Damon, certo che è lei, Elena...- continuò il giovane che l'aveva fermata per primo.
- Mi dovete aver scambiato per qualcun altra io... - avrebbe voluto spiegarsi meglio, dire che lei era nuova e che non conosceva nessuno di loro ne tanto meno questa misteriosa Katherine che tanto le somigliava, ma lo sguardo duro del gruppo l'aveva messa in soggezione.
Stefan, il ragazzo che l'aveva fermata, quasi ringhiò contro di lei facendola indietreggiare.
-Stefan! Non essere sciocco, guardala! Ha gli occhi verdi! Katherine ed Elena li hanno marroni. - in quel preciso istante come richiamata dal bel moro una ragazza raggiunse il gruppetto.
-Ehy ragazzi che succ... -
-O mio Dio! - esclamò la nuova arrivata insieme ad Leila.
-Katherine! - aggiunse subito spostandosi verso il castano per essere protetta.-
-Ancora? Non sono lei. - rispose scocciata.
-Non è lei Elena... - intervenne Damon sospirando, si erano tutti preoccupati inutilmente, quella ragazzina non era Katherine anche a quella distanza poteva sentire l'odore del suo sangue e il rumore del suo cuore che batteva terrorizzato.
-Come mai tu sei uguale a me? - chiese Leila puntando il dito contro Elena, le due ragazze erano identiche se non fosse stato per gli occhi e per i capelli colorati.
- Chi sei? - continuò il moro facendo un passo avanti, lo sguardo del ragazzo non prometteva bene, ma lei non era una fifona e non si faceva mettere facilmente i piedi in testa, da nessuno.
- Sarebbe educato se prima vi scusaste per il vostro comportamento! Mi avete quasi aggredito! E poi non si risponde ad una domanda con un altra domanda, non lo sia che è maleducazione? - rispose lei piccata incrociando le braccia al petto,  quello non era certo il modo per farsi dei nuovi amici, ma il loro comportamento era stato davvero maleducato.
- Io sono Elena, non ho la minima idea del perchè noi due ci assomigliamo tanto. - rispose la ragazza sinceramente.
- Io sono Leila. - si presentò sorridendo, finalmente le buone maniere allora anche loro le conoscevano.
- Ora scusate sono di fretta, se non avete intenzione di assalirmi, io andrei... - Leila li superò non attendendo una loro reazione, quando entrò nella scuola tirò un sospiro di sollievo aveva sentito lo sguardo freddo del moro seguirla fino a che non si era chiusa la porta dietro le spalle e la cosa l'aveva resa inquieta, quei due occhi di ghiaccio avevano come il potere di scrutarle l'anima.
 
Dopo aver trovato la segreteria e aver sbrigato le ultime pratiche si diresse verso la sua prima lezione, storia, guardò l'orologio e si maledì: era in ritardo, ma almeno aveva una scusa, era stata in segreteria, quale prof poteva metterla in punizione?
Bussò alla porta sperando di non aver sbagliato e quando sentì il professore invitarla ad entrare entrò cercando di sorridere. Il professore, un bell'uomo molto giovane e sexy, era appoggiato alla cattedra e meno male, perchè a giudicare dalla sua faccia se fosse stato in piedi sarebbe caduto sicuramente a terra per lo shock. Lo vide guardarla e poi guardare verso la classe, curiosa seguì lo sguardo dell'uomo e si trovò a guardare il gruppetto di ragazzi che l'avevano fermata prima.
- Salve, sono Leila Rossi, mi sono appena trasferita. - cercò di spiegare lei, il professore doveva era stato avvisato del suo arrivo, almeno così le aveva detto la segretaria.
- Certo scusa e che... Niente vieni, presentati pure ai tuoi compagni e poi prendi posto. - il professore le sorrise e le fece cenno di avvicinarsi, nonostante lo stupore si era comportato in modo educato e civile, avrebbe dovuto sicuramente farci l'abitudine.
- Salve a tutti mi chiamo Leila e vengo dell'Italia, sono arrivata solo ieri in città e ho qualche problema con la vostra lingua.... Quindi se sbaglio scusatemi! Ah non ho idea del perchè io e quella ragazza ci assomigliamo così tanto. - aggiunse visto le occhiate che i compagni continuavano a lanciare a lei e ad Elena, nemmeno fossero al circo.
-Bene Leila prendi pure posto. -
Leila si sedette nell'unico posto vuoto ovvero vicino ad una ricciola bionda che faceva parte del gruppo che l'aveva fermata poco prima all'entrata.
 
 
***
 
Quella giornata per Leila fu davvero spiacevole, ovunque andasse tutti la guardavano e bisbigliavano al suo passaggio, più volte l'avevano scambiata per Elena e la cosa era stata imbarazzante. Quando le, troppe, ore scolastiche finirono uscì quasi di corsa dalla struttura dirigendosi verso la sua auto sperando di poter andare a casa sua e rimanere chiusa li fino al giorno seguente, ma purtroppo  fuori trovò qualcuno ad attenderla e ad rallentare la sua fuga.
-Ciao! - quella sobbalzò spaventata non riconoscendo la voce, dietro di lei c'era il moro dagli occhi di ghiaccio di quella mattina.
-Ciao... - rispose lei aspettando che lui continuasse a parlare, ma lui la guardava, la stava esaminando da capo a piedi e questo la faceva innervosire, si fermò squadrandolo a sua volta.
-La pianti di fissarmi? Non sono un clown! - poi si voltò e proseguì per la sua strada, vedeva la sua auto parcheggiata, ancora poco e l'avrebbe raggiunta e avrebbe trovato la pace.
- Ehy aspetta. - Leila però non si fermò continuò a comminare ignorando il bel moro che la seguiva, con un movimento fulmineo lui si posizionò davanti e lei gli andò a sbattere contro.
- Cavolo se sei rapido... - commentò facendo un passo indietro per mettere distanza tra i loro corpi, quando si era scontrata aveva sentito una scossa percorrerle il corpo.
- Non è carino ignorare le persone... - commentò lui senza muoversi di mezzo passo.
- Non è carino aggredire le persone! - rispose a tono lei, riferendosi a quello che era successo la mattina, lo superò e finalmente arrivò alla sua auto, non era mai stata tanto contenta di vederla come in quel momento.
- Okay è vero non siamo stati simpatici... - si bloccò quando vide la giovane infilare lo zaino nella macchina.
- Questo gioiellino è tuo? - chiese, davanti a lui c'era un audi TT decappottabile nera.
- Si. - rispose con indifferenza, sapeva benissimo anche lei che per essere solo una diciassettene quell'auto era troppo bella e costosa per lei, ma in fondo aveva cambiato continente quindi se la meritava.
- Devi essere proprio ricca e viziata! - commentò lui facendola innervosire ancora di più.
- E tu devi essere proprio uno stronzo! - rispose mentre apriva lo sportello della macchina.
- Aspetta, me la fai guidare? - chiese lui continuando a guardare l'auto.
- Se ti conoscessi e fossi l'ultimo essere vivente sulla terra allora forse ti farei avvicinare al volante. Anzi forse nemmeno in quel caso! - salì e sparì a gran velocità lasciando li il moro a fissare il dietro della sua vettura.
 
Quando rientrò a casa trovò sua madre in cucina intenta a svuotare l'ennesimo scatolone per riporre ogni oggetto al suo posto.
- Vuoi una mano? - chiese la ragazza entrando in cucina e lasciando tutta la sua roba sullo sgabello vicino al bancone.
- Eccoti finalmente! Ti davo per dispersa... - le rispose la donna.
- Scusa sono andata a fare un giro in auto... - quando era nervosa si concedeva un giro, solitamente lo faceva in bici, ma ora che aveva la macchina tanto valeva utilizzare quella.
- Come è andata? - le chiese la madre passandole uno scatolone da svuotare.
- Bene... - non voleva certo farla preoccupare dicendo che era stata quasi “aggredita” da dei compagni di scuola, ma la sua voce non era esattamente tranquilla.
- Mi sembri un po' alterata! -
- Sai è successo una cosa strana... - continuò lei cercando di sviare il discorso.
- Cosa? -
- C'è una ragazza identica a me, si chiama Elena. -
- Identica? - chiese la donna senza però crederle, conosceva bene sua figlia ed era solita esagerare.
- No mamma, ti giuro, ha gli occhi castani, ma poi siamo proprio uguali! È inquietante la cosa, mi hanno scambiato per lei tutto il giorno. - lo sguardo dubbioso che la donna le rifilò le fece ben intendere che continuava a non crederle. La conversazione si interruppe quando qualcuno suonò alla porta e la madre andò ad aprire.
- Oh! - fece quella vedendo chi c'era alla porta, per una volta avrebbe dovuto scusarsi con sua figlia.
- Salve signora può sembrare strano, ecco, io non sono Leila, mi chiamo... -
- Elena. - rispose semplicemente la donna sorridendole cordiale.
- Io sono Cristina entra pure, Leila è in cucina... -
- Lei quindi sa... - chiese entrando in casa, la donna era bassina con due bellissimi occhi color del cielo e capelli biondi corti.
- Leila mi stava giusto dicendo della vostra somiglianza. Certo non immaginavo che vi assomigliaste così tanto. -
-E' stata una sorpresa anche per me... -
-Leila guarda chi c'è? - la giovane distoglie l'attenzione dalle pentole e guardò verso la porta per vedere chi era arrivato. Si accigliò immediatamente, cosa ci faceva lei li.
-Perchè l'hai fatta entrare?  - esclamò in italiano un po' scocciata.
-L'educazione dove l'hai messa? - la rimproverò la donna per il modo in cui si era rivolta.
-L'ho lasciata a casa! - rispose sempre nella stessa lingua, beccandosi un occhiataccia dalla madre e uno sguardo perplesso da Elena che non aveva capito cosa le due si erano dette.
-Non fare la maleducata! - la madre la riprese in inglese in modo che anche Elena potesse capire.
- Scusa, scusa! Ciao! Come mai qua? - le chiese cercando di essere gentile per compiacere sua madre, ma il tono era uscito molto sarcastico e più duro di quello che voleva.
-Volevo parlarti e spiegarti il comportamento di stamani. -
- Vieni andiamo in camera mia. Ti aiuto dopo mamma! -
Leila le fece strada su per le scale fino ad entrare in camera.
La stanza era ancora un po' in disordine i vestiti erano sparsi un po' ovunque e gli scatoloni ingombravano il pavimento, in sostanza quella stanza sembrava un campo di battaglia.
- Accomodati, dove trovi spazio. Scusa ma non ho ancora finito di sistemare. -
- Prima di tutto mi dispiace per il comportamento dei miei amici di questa mattina. - iniziò Elena guardandola dritta negli occhi, era sincera almeno su quello.
-Non dovresti essere te a scusarti ma loro, soprattutto il castano pensavo che mi volesse aggredire. - sbuffò lei mentre si sedeva sulla sedia davanti alla scrivania.
-Stefan non lo farebbe mai, è solo che beh ammettiamo è strano...-
-Si ma strano non è una giustificazione per aggredire qualcuno. - rispose lei tranquilla, non voleva certo litigare con quella ragazza, stata carina ad andare da lei per chiarire la situazione.
-Tu come te lo spieghi questa somiglianza?  - domandò Leila seriamente interessata, aveva sentito parlare di persone che si somigliano, ma loro due potevano essere scambiate per gemelle se non fosse stato per gli occhi.
-Non ne ho idea, forse siamo imparentate alla lontana, so che la famiglia di mia madre era Bulgara, ma parliamo di secoli fa. -
- Non conosco così tanto il mio albero genealogico, mi fermo ai miei bis nonni e so che erano tutti Italiani... -
La conversazione delle due si spostò sulla terra di origine della nuova arrivata, chiacchierarono normalmente come due amiche e nemmeno si accorsero del tempo che passa, solo quando Cristina fece capolino da dietro la porta le due si resero conto del tempo che era passato da quando si erano chiuse in camera.
- Ragazze scusatemi, Elena ti fermi a cena da noi? - chiese sorridendo, le due si guardarono per un attimo stupite.
- Mamma è presto stai preparando già la cena? - chiese sorpresa rivolta alla madre.
-Presto? Tesoro Ryan è già rientrato... Sono le otto passate! -
-No la ringrazio signora anzi è meglio se vado dovevo cenare dal mio ragazzo. - raccolse la sua roba e si alzò dal letto dove si era seduta.
-Ti accompagno alla porta. - Elena cercò il cellulare in borsa e velocemente chiamò il suo ragazzo.
- Ciao amore, sto venendo via ora. Lo so ho fatto tardi.... Cosa? Che idea magnifica aspetta ora sento... Leila? -
-Dimmi. -
- Vuoi venire a cena con noi? -
- Io non vorrei disturbare.. - non aveva tanta voglia di incontrare quei ragazzi che quella mattina l'avevano trattata in quel modo, non era una persona che portava rancore, ma ci teneva alla vita e evitava il più possibili di andarsi ad infilare in situazioni potenzialmente rischiose.
- Macchè disturbare, anzi così anche gli altri colgono l'occasione per scusarsi... -
- Beh ecco io.. -
- Certo che viene! Vai tesoro così ti fai degli amici. - l'intervento della madre impedì ad Leila di inventarsi una scusa credibile per declinare l'invito.
- E va bene.. - accettò sconfitta su tutti i fronti.
- Perfetto. Viene anche lei! - esclamò al cellulare tutta contenta, almeno sembrava sincera.
Uscirono insieme dalla casa.
- Vieni prendiamo la mia! - le due salirono sull'auto di Elena e insieme si diressero verso casa di Stefan.
 
Continua…
 
Ecco il primo incontro scontro con il gruppo! Che ne pensate? Come primo giorno di scuola è stato un po’ movimentato povera Leila speriamo che la cena vada meglio.
Un bacione
MiaBlack
   
 
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