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Autore: Jhoshua_Enterman    30/10/2013    1 recensioni
“Resto a fissare per pochi istanti, il lago in lontananza. Anche se la nebbia rende tutto più cupo e sinistro. Magari è questo ciò che mi affascina dal lago.. Ho sempre amato la nebbia di questa città. Il passarci attraverso e sentirla sulla pelle, sentire la sua freschezza sul viso. Semplicemente una delle cose che ammiravo di più di questa città”
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Blue hEll
 
Corro, scappo via da quella scena orribile; scappo lasciandomi tutto alle spalle, nell’oscurità, quello strano essere mutilato al muro, non è il primo che ho visto durante questa mia corsa per la salvezza. E probabilmente non sarà neanche l’ultimo. Sento strane voci, urla, o rumori che rimbombano ovunque, l’unica mia salvezza è la mia torcia in mano, con cui mi faccio luce, in questo incubo. La mia corsa viene interrotta, quando prendendo una svolta a destra, qualcosa di pesante e duro, mi colpisce alle gambe, facendomi inciampare, e perdere la torcia che finisce in fondo, fortunatamente illuminando verso di me.

Preso dal dolore, non riesco neanche ad alzarmi, ma posso ben notare il mio aggressore farsi avanti. Con grande stupore, noto che è l’esatto ragazzo che avevo incontrato al cimitero; sembra essere ferito su un fianco, e tiene con forza con una garza su di esso, ma sembra aver perso molto sangue.

io: “Ragazzo! Sono io!”

Provo a rialzarmi, quando bruscamente punta il tubo di ferro, con cui probabilmente mi aveva colpito, davanti a me, dicendo:

Jhoshua: “Fermo, non posso fidarmi di te. Hai qualche documento?

Solo qui, mi accorgo di aver dimenticato il porta-fogli al Cafe Mexican.

Io: “N-No. Li ho dimentica al caf-”
Jhoshua: “Lasciami controllare le tasche”

Così senza nessun’altra opzione, il ragazzo comincia a controllarmi le tasche, quando trova la sua stessa patente che avevo preso dal suo veicolo.

Jhoshua: “Lo sapevo!”
Io: “P-Posso spiegar-”
Jhoshua: “Non sei reale! Non avvicinarti a me!”

Così comincia ad allontanarsi da me, poi comincia a correre scomparendo nel buio.

Io: “Ragazzo! Aspetta! Posso spiegare!”
Jhoshua: “Non provare a seguirmi! O ti ucciderò!”

Faccio in tempo a prendere la torcia in fondo, e puntarla nella direzione in cui è corso il ragazzo, per vedere una porta chiudersi con forza. Probabilmente è entrato lì.
 
“Non mi fido di quel ragazzo”
“Sembra essere anche lui in questo incubo. Magari possiamo aiutarci a vicenda”
“O magari morire insieme. Romantico”
 
Mi alzo, il dolore alla gamba è sopportabile. Raggiungo la porta,  chiusa. Non ho le forze neanche per cercar di sfondarla, e purtroppo, devo riprendere il mio cammino in questo vicolo odioso. Cammino nel buio per qualche secondo prima di trovarmi in un vicolo cieco. Non sembra esserci una via d’uscita, sono bloccato in questi vicoli per sempre. Poi sento dei passi alle mie spalle, esattamente da dov’ero venuto prima di bloccarmi contro questa facciata di muro, così mi giro immediatamente, per vedere che una strana creatura mi aveva raggiunto. Una figura di fattezze umane, la prima cosa che noto è un alone di oscurità che lo avvolge minimamente, ma la creatura stessa resta visibile;

La creatura sembra essere bloccata in una camicia di forza composta della propria pelle marcia, pelle grigia e scura, il viso altamente sfigurato e pieno di sangue, posso intravedere le cavità degli occhi, la bocca senza labbra, il naso completamente decaduto. Le gambe sono libere, ma sembra indossare un qualche indumento che ormai è marcito insieme alla pelle.

Si agita, emanando un odore orribile, tra i suoi versi disumani, posso mal-udire delle parole.. Ma l’agitazione è così alta che non ci faccio nemmeno casa.  Agitandosi, comincia lentamente a camminare verso di me, senza niente da fare, indietreggio fino a toccare con le spalle al muro, ma il mostro non cenna a fermarsi. Così mi guardo intorno nervosamente, nel tentativo di trovare qualcosa, un arma, per potermi difendere.

La creatura si ferma, si agita mentre posso sentire un suono di gorgoglio, quando posso chiaramente vedere che sputa, o meglio, vomita una specie di liquido verso di me, dove istintivamente mi sposto di lato, andando a sbattere contro dei bidoni della spazzatura.
Il liquido finisce contro il muro, dove il muro comincia a corrodersi al sol tocco.
 
“Che sia acido ciò che vomita?”
 
Noto che urtando contro i bidoni della spazzatura, ho fatto cadere qualcosa a terra. Un palo di legno, un qualcosa, non so. Subito lo prendo e mi scaglio contro la creatura, che comincio a colpirla brutalmente, mentre posso sentire i suoi versi di dolore, continuo a colpirla con forza, finché non si accascia a terra, inerme..
 
“Che sia morto?”
 
Lo punzecchio con il bastone, ma non cenna a muoversi.
“Cos’ho fatto..”
 
Lascio quella scena di corsa, senza neanche guardarmi indietro. Scappando via, ripercorro la strada che precedentemente avevo fatto, solo ora notando altre figure mutilate appese ai muri, ed il sangue ovunque.
 
“Devo uscire di qui. Sarà la mia tomba se non lo faccio”
 
Passo dritto senza neanche guardare la porta dove probabilmente era entrato il ragazzo, poi molto fortunatamente noto delle scale anti-incendio sopra la mia testa, con la scala tirata giù, abbastanza raggiungibile con un salto. Così salto, mi appendo alla scala e comincio a salirla. Una volta sulle scale anti-incendio, comincio a salire fino al tetto per almeno 6 piani, dove ad aspettarmi oltre il ciglio, non c’è nient’altro che oscurità. E neve, molta neve. Il freddo comincia a farsi sentire, ho solo una camicia sottile.
Così mi viene l’idea di entrare nel palazzo in cui son sopra in questo momento. Vedo la porta di servizio, mi avvicino e fortunatamente è aperta. Entro, e subito scendo le scale che mi portano al 6° piano. Noto che mi è impossibile scendere oltre, con le scale completamente crollate.

Senza altre possibilità, entro nel 6° piano. Appena entrato, la prima cosa che noto, è il posto completamente umido e marcio. Come se fossero passato decenni.
Comincio a camminare lungo il corridoio, quando a terra poggiata al muro, un corpo; E’ umido e marcio come il resto del posto Ricomincio a camminare lungo il corridoio, qualunque porta passo, è completamente bloccata o murata. Tranne l’ultima in fondo, la n°63, che solo ora mi ci avvicino. Sembra essere intoccata dal tempo.

Entro per ritrovarmi dentro un piccolo appartamento in disordine, ma in ottimo stato.

Un salotto, con cucina incorporata alla mia sinistra e 3 porte visibili. Piccolo ed economico; ne avevo uno del genere i primi giorni che abitavo qui. I mobili però, in pessimo stato. Posso persino vedere ad occhio nudo quanta polvere c’è qui intorno, abbandonato da molto tempo posso dire.

Così, provo la prima porta a destra; entrando mi ritrovo in un piccolo sgabuzzino, dove non c’è nulla di utile, così subito esco, e provo la porta davanti a me. Mi ritrovo in un corridoio, con due porte in fondo, provo quella a destra, che porta in un bagno: Sporco ed umido, l’odore è nauseabondo. Esco immediatamente, e provo la porta davanti.
La prima cosa che noto indubbiamente; è il pavimento completamente crollato al piano inferiore. Con esso, tutti i mobili della stanza, persino il letto.
 
“La mia via d’uscita”

Salto giù.

Atterro morbidamente sul materasso, anche se un po’ vecchiotto, attutisce la caduta. Mi ritrovo in una stanza completamente buia, le pareti hanno un rivestimento scuro, la mia torcia elettrica può fare poco. Ma vedo nel fondo la porta, che raggiungo.

Stesso concetto di appartamento, identico a quello di sopra.

Così torno nel salotto di questo appartamento, dove a mia grande sorpresa la porta per uscire è chiusa. Rispetto a quello di sopra, qui è più ordinato, come se ci fosse stato qualcuno prima di me.
 
“Dove possono essere le chiavi?”

Comincio a cercare in ogni cassetto della cucina. Ma niente chiavi. Così decido di provare la porta accanto a quella dello sgabuzzino, la apro minimamente verso l’esterno, quando con forza viene richiusa da qualcuno da dietro.

Io: “Ehi!?”

Comincio a bussare contro la porta

Io: “C’è qualcuno?! Ho bisogno di aiuto!”

Continuo a bussare, quando una voce femminile si sente dall’altra parte

?: “Smettila di far rumore!”

Mi calmo un attimo, e faccio un passo indietro dalla porta.

Io: “Ho bisogno di uscire dall’appartamento, dove sono le chiavi?”



Ma non sembra rispondere, così provo nuovamente ad aprire la porta

?: “Ti prego, non aprire”
Io: “Non ti farò del male, ho solo bisogno di aiuto”
?: “Ti do le chiavi, se prima mi fai un favore..”

Senza nessun’altra possibilità, accetto.

?: “Però non giudicarmi.. Promettimelo”
Io: “Promesso”
?: “Nel bagno, c’è una piccola fotografia. Sul pavimento credo, puoi prenderla per me?”
Io: “Certo..”

Così raggiungo il bagno, ed entro lentamente. Subito noto il cadavere di una ragazza nella vasca. Posso notare il braccio sporgere, ed un profondo taglio sul polso. Probabilmente si è suicidata.. Probabilmente era bloccata anche lei in questo incubo, mi rattrista che abbia trovato questo modo per uscire..
Mi duole il cuore. Ma questa visione, mi da una specie di de-ja-vu, come un lontano ricordo. Ma frettoloso di uscire non ci faccio caso, così subito trovo la foto a terra, insanguinata, ma sposto un po’ il sangue.

E’ la foto della ragazza abbracciata ad un ragazzo. Un famigliare, o qualcuno di più legato.

Così esco, e raggiungo la porta.

Io: “Trovato..”
?: “Puoi passarmela sotto la porta?”
Io: “Non puoi aprire..?”
?: “Ti prego..”

Così senza fare ulteriori parole, passo la fotografia sotto la porta.

?: “Grazie”

Poi vedo le chiavi passare sotto la porta, e le prendo.

Io: “Vieni con me, ti porto via da questo incubo”

Ma passano i secondi, e non sembra rispondere. Così apro la porta con forza.



La porta si apre, dall’altra parte non c’è nulla. Buio, illumino con la mia pila. Ma è una piccola stanza degli ospiti, dove dentro non c’è nessuno. A terra la foto che avevo passato.
 
“Cosa diavolo succede..”

Guardo e tocco le chiavi per vedere se sono reali.
“Non stavo sognando.. Un fantasma?”
 
Esco dall’appartamento, per ritrovarmi nel corridoio di questo piano. Ugualmente umido e buio, comincio a camminare verso il fondo per trovare la porta e scendere verso il basso, quando dopo un po’ posso ben notare una figura immobile che fissa il muro nel corridoio. Sembra essere circondato da una specie di alone oscurità.
Lo guardo meglio senza avvicinarmi. Agita minimamente le braccia e la testa, come se avesse le convulsioni, ma per colpa della fuliggine oscura non posso ben vedere cosa sta facendo.

Così mi avvicino lentamente, finché mi nota, e si gira.

Posso vedere il suo viso;
La pelle è molto chiara, quasi decadente, gli occhi ben visibili, hanno un colore blu acceso, ma una specie di ombreggiatura naturale ed estesa intorno gli occhi è molto visibile sul viso.

?: “Carne fresca”

Faccio un passo indietro, in quanto non essendo più armato tengo le distanze.

?: “Presto anche tu ti arrenderai, e lascerai che l’oscurità ti divori.. Nessuno si salva”
Io: “Sta lontano da me!”

Gli punto la luce contro

?: “Non puntarmela contro!!”

La luce sembra averlo disturbato a tal punto da farlo scappare in fondo al corridoio, e farlo accovacciare in paura, così mi avvicino lentamente tenendo la luce puntata via.

Io: “Cosa sei?”
?: “Cosa sono? Cos’ero sarebbe una domanda appropriata”



?: “Ero come te. Bloccato in questo mondo, ma i miei sensi di colpa mi hanno divorato”
Io: “Sensi di colpa?”
?: “Questa città ha chiamato anche te. Hai fatto qualcosa di sbagliato nella tua vita, qualcosa per cui ti dai una tremenda colpa da non voler nemmeno vivere..”
Io: “Non so di cosa stai parlando.. Io.. Sono venuto in questa città..”

Solo allora mi rendo conto, di non sapere neanche il motivo per cui ero venuto in questa città. Potrei dire per portare dei fiori sulla tomba della mia ex moglie.. Ma sarei potuto tornare indietro..
 
“Cosa diavolo succede..”
“Stai uscendo pazzo”
 
Questa voce nella mia testa, non mi ero neanche accorto che ci fosse. Prima sembravano riflessioni di me stesso, ma solo ora mi accorgo che la voce ha una tonalità diversa.

In preda al panico, comincio ad urlare;

Io: “Chi ha parlato?! Dove sei?!”

Ma non sembra esserci risposta. Lo strano uomo circondato sembra tenersi stretto impaurito dalle mie urla. Rendendomi conto di star uscendo pazzo, prendo subito la porta che conduce alle scale, e comincio a scenderle, di corsa, per trovare una via d’uscita a questo incubo.
  
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