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Autore: Persefone3    30/10/2013    1 recensioni
Ciao!!!! Eccoci qua con una nuova pazza idea!!!! La storia che sto per raccontarvi si colloco idealmente come seguito della precedente FF, Unintended, per cui vi rimando ad essa per eventuali chiarimenti. Il titolo prende il nome da una bellissima canzone di Janis Ian, che consiglio a tutti di ascoltare. Un avvenimento molto importante si sta per abbattere sui nostri protagonisti, che cambierà la loro vita, senza contare che forse per alcuni di loro ci saranno delle nuove o vecchie situazioni da affronatre .... Buona lettura e grazie per l'attenzione!
Genere: Romantico, Song-fic, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Carissimi, lo zucchero è agli sgoccioli e la nostra storia sta per prendere una piega molto particolare...........Buona lettura! per ansie e dubbi sono qui! Persefone

VII.
- Pronto?
- Gillian …
- A …Alec?
- Si sono io …

Gillian era sola in casa quel pomeriggio e Alec era l’ultima persona che si aspettava di sentire.

- Cosa vuoi? Sono anni che non ci sentiamo
- Lo so, ma ho bisogno di parlare con te
- Sinceramente non so proprio di cosa possiamo parlare
- Gillian ti prego … possiamo vederci tra mezz’ora in un bar?

La donna non sapeva cosa fare, ma la voce dell’uomo denotava una forte tensione.

- Va bene, sentiamo un po’ cosa hai da dirmi. Al Cup Cafè?
- Ci vediamo lì

Esattamente all’ora prestabilita, Gillian si trovava nella caffetteria decisa, davanti ad una tazza di caffè. Era ormai al quarto mese e aveva superato la fase più delicata della gravidanza. Indossava un comodo soprabito, non voleva che Alec sospettasse nulla, anche se ormai un po’ di pancia cominciava a farsi vedere. Il suo ex marito arrivò con cinque minuti di ritardo. Gillian era sorpresa: l’uomo si presentava alquanto trasandato. Strano, pensò, non è da lui. Alec si sedette di fronte alla donna ed ordinò un cappuccino.

- Grazie di essere venuta
- Allora? Cosa volevi dirmi?
- Come stai? Come te la passi?

Gillian capì che stava prendendo tempo. Decise di assecondarlo per il momento.

- Tutto bene, non mi posso lamentare. E tu?
- Abbastanza. Stai con qualcuno?
- Alec … non credo che …
- Sono solo curioso – accennò un lieve sorriso
- Si … ho una relazione con un uomo
- Ohhh e chi è? Cosa fa?
- Senti non voglio parlarti di queste cose, quindi torniamo al punto. Perché hai voluto vedermi?
- Sono in un brutto guaio
- Cosa è successo?
- Sai da quando abbiamo divorziato ho passato un periodo burrascoso. Non sono riuscito a disintossicarmi del tutto. Ogni tanto ci ricasco.
- Cosa?
- Già non ne sono uscito ancora del tutto
- Perché mi stai dicendo tutto questo?
- Ho un grosso debito con uno spacciatore. Non ho tutti i soldi che gli devo in questo momento, mi occorre un prestito …
- Stai scherzando spero?
- Gillian, non so di chi altro fidarmi, ho solo te …
- Smettila, non ho alcuna intenzione di aiutarti in questo modo. Solo quando deciderai di venirne fuori definitivamente potrai chiedermi aiuto. Solo in questo modo, non ti asseconderò su questa strada suicida!

Si alzò e stava per andarsene

- Gillian ti prego, ho bisogno di te ….
- Alec hai bisogno di aiuto, ma non nel modo in cui credi tu – uscì dal caffè e tornò a casa.

Decise di non dire niente a Cal, era stata davvero una cosa stupida andare a quell’incontro. Per cercare di dimenticare quella surreale situazione, Gillian si concentrò sull’ecografia fissata per il giorno dopo.
Seduto accanto alla sua compagna, Cal era impaziente. La dottoressa Cooper stava controllando le analisi che Gillian le aveva dato.


- Bene, Gillian. È tutto nella norma. Le analisi sono davvero buone e la gestazione procede nella norma. Vieni ora facciamo l’ecografia.

La dottoressa Cooper fece accomodare Gillian sul lettino e invitò Cal ad avvicinarsi per seguire l’ecografia.

- Bene questo è il cuoricino
- Cal senti come batte forte!!
- Già tesoro, lo sento bene – nella penombra dello studio gli vennero gli occhi lucidi.
- Ed ora – proseguì la dottoressa – vediamo chi abbiamo di fronte

Il feto era abbastanza vivace e la dottoressa impiegò un po’ di tempo per posizionarsi correttamente.

- Ohhhh sembra proprio che qui ci sia una bella bambina che vi saluta!
- È una femmina! – Gillian, sorridendo, si girò verso Cal che si avvicinò ancora al monitor per guardare meglio.
- Avete già qualche nome in testa?
- Non ancora – disse Cal mentre continuava a fissare lo schermo
- Gillian puoi rivestirti, qui abbiamo finito

Avevano appena finito di cenare in un lussuoso ristorante per festeggiare. Cal la stava guardando, era proprio radiosa in quel periodo.

- Sei proprio bella sai … - le accarezzò una guancia
-  Allora come vorresti chiamarla?
- Mah non saprei …
- Dimmi la verità, sotto sotto speravi che fosse maschio – appoggiò il mento alla mano piegata sul tavolo.
- Be’ lo ammetto, non mi sarebbe dispiaciuto, ma evidentemente il mio destino è quello di essere circondato da donne bellissime … e tu hai qualche idea?
- Si … mi piacerebbe chiamarla Anna … ovviamente se tu non hai niente in contrario …
- Uhm, Anna – Cal sapeva che Gillian stava pensando alla sua amica – non è male sai
- Ascolta è il caso che cominciamo a prendere qualcosa e a organizzare la casa
- Che ne dici della prossima settimana?
- Si, si può fare
- Ho parlato con Emily, dato che tra poco si trasferirà al college mi ha detto che cede volentieri la sua stanza
- Davvero? Ascolta credo che sia importante che Emily continui ad avere una stanza tutta sua, per farle capire che non c’è sovrapposizione e che per lei ci sarà sempre posto. In attesa di sistemare le cose per bene, possiamo    temporaneamente usare la sua stanza. Che ne dici?
- Mi pare giusto. E grazie
- Di cosa?
- Del tuo essere così accogliente
- Cal non potrei mai chiederti di scegliere tra me, tra noi e lei, facciamo tutte parte della tua vita. E lei c’era prima di noi. Te l’ho detto le voglio bene anche io e sono felice che i nostri rapporti siano sereni. Ci tengo a che le cose   funzionino nel modo giusto.

Cal le strinse forte entrambe le mani ancora una volta. Sapeva che le scelte che avevano fatto le avrebbero affrontate insieme.  
  
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