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Autore: Sam14    30/10/2013    0 recensioni
"Mi chiamo Toby. Sono un bastardino maschio, nato il 4 settembre 1998. La casa e il parco sono il mio regno, così come la campagna intorno, popolata di cavalli, galline e pecore (che rappresentano il mio incubo peggiore e, se avrete la bontà di continuare a leggere la mia storia, saprete il perché). Odio la caccia e sono per la convivenza pacifica delle specie, una sorta di paradiso terrestre dove ciascuno ha il suo posto. È per questo che sono riuscito a non farmi sopraffare dall'affollamento di cani e gatti che sono andati e venuti dalla casa in questi anni. Alla fine, però, io sono il Cane di casa, per anzianità. Un primato, quello del vecchio di casa, lo condivido con il mio amico, il gatto Romeo. Ma so per certo di non dover condividere con nessuno il cuore di Lei, che mi ama di un amore immenso così come io l'amo e l'amerò per sempre. Certo, amo anche sua sorella e sua madre, di cui sono stato il piccolo peluche vivente,stritolato, impastato, abbracciato in una valanga di risate e grida festose. E amo anche lui, con la sua ruvida e trattenuta amicizia virile. Ma per Lei
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Tutto ciò ha un senso? A volte mi faccio questa domanda. La testa mi scoppia sotto gli assalti della memoria. I cani hanno forse una memoria? Romeo confessa di non sapere come comportarsi da quando lo sottometto, per ore intere, al fuoco dei miei racconti, per non dire delle miei lagne. Se c'è un senso, è certamente quello dell'uscita di scena. Improvvisamente, Lei é rimasta con me per un lungo momento, in ginocchio davanti alla mia cesta, con la mano che tracciava una carezza interrotta un po' tremolante. Sento che è triste, ma non di quelle tristezze abituali, nelle quali io non c'entro. No, in questo caso lo è per me. É chiaro che sono io la principale causa del suo tormento. Mi spengo giorno dopo giorno. Me ne accorgo dai suoi occhi. Mi parla dolcemente e mi offre degli zuccherini, che io rifiuto. Questo dettaglio, da qualche tempo, l'ha sprofondata in una perplessità inquieta. Devo dire che all'improvviso non ho più appetito. Non tocco più la mia zuppa. In realtà, soffro meno. I dolori hanno ceduto. Riesco appena a percepire la presenza di Romeo che veglia su di me e che continua a riscaldarmi con il tepore del suo corpo. Ho molto freddo. La sua presenza ostinata mi tiene in vita. Al pari di lui, voglio credere che il suo calore sarà benefico e che, quando giungerà la fine, m'impedirà di abbandonarmi completamente. Ma per quanto tempo ancora? Lei ha creato il vuoto intorno a me, e sta attenta che in cucina regni la calma più assoluta. Dunque è tutto qui? È sufficiente aspettare, coricato nella cesta, di chiudere gli occhi al momento opportuno e basta... Ho sentito di addii più precipitosi! Ripenso a quelle giornate di primavera, l'estate, l'autunno e anche l'inverno. Non avevo mai freddo, mai paura, la pioggia non mi bagnava, il vento mi trasportava. E quando rientravo ormai sfinito, Lei mi asciugava le zampe ridendo, poi mi sistemavo al mio posto preferito, davanti al camino del salone, a volte steso direttamente sul parquet, il cui legno tiepido sostituiva qualsiasi tappeto. Quante ore ho passato, al tepore del camino, in compagnia del rumore scoppiettante sotto le fiamme. Spesso, Romeo mi raggiungeva e rimanevamo lì tutti e due, con gli occhi semichiusi, quasi assenti, attenti a non rovinare quell'atmosfera che ci avvolgeva, entrava nel più piccolo atomo del nostro corpo, calore contro calore, e rimanevano tranquilli. Il camino esercitava su di noi un potere assoluto. Mi bastano queste cose per farmi tornare di nuovo il giovane cane che ero un tempo. Non ho ancora pronunciato la mia ultima parola. La pelle è dura. Ieri, tuttavia, è stata una brutta giornata. Romeo ha passato tutto il tempo facendo le fusa vicino a me, come se stesse recitando a rotazione la preghiera dell'Ave Maria. Attraverso una lunga sfilata un po' compassata, ho ricevuto le visite di tutti, sui cui volti leggevo tristezza e inquietudine. In particolare, la madre e la sorella non riuscivano a nascondere il loro dispiacere nel vedermi in questo stato, accucciato nella mia cesta. Sono rimaste a lungo in ginocchio davanti a me, accarezzandomi dolcemente, non sapendo cosa fare per potermi dare un po' di sollievo. Credo, addirittura, che me ne volessero per non averle considerate molto. Tuttavia, le sentivo vicine e non avevo il bisogno di aprire gli occhi per immaginare i loro sguardi tristi. Sapevo a cosa pensavano, quali immagini venivano loro in mente, lì, nella penombra della cucina. Non ero più un vecchio cane morente, ma il loro compagno di giochi, quello delle cacce al tesoro, delle merende a tre, al ritorno da scuola e dall'ufficio, seduti sul muro, con i piccoli pezzi di brioche lanciati al volo. Ero il loro piccolo peluche vivente, stritolato, impastato, abbracciato in una valanga di risate e grida festose. Piangevano dolcemente, cercando di trattenere i piccoli singhiozzi, rifiutandosi di credere all'ineluttabile. Lui era ancora più triste. A volte passava e si fermava un istante per darmi coraggio:"Dai su, andrà tutto bene". Nel suo caso, era piuttosto il dispiacere un po' sinistro degli uomini, più virile e più silenzioso. Quest'atmosfera di tristezza generale, vinceva la mia resistenza. Sembrava essere giunto il momento di eclissarmi dolcemente. Andavo alla deriva lungo il sentiero della radura. Alla fine, distinguevo ormai la luce dell'abbeveratorio nel campo situato in basso. Avrei avuto fortuna questa volta di intravedere il coniglio con l'orologio? Fu Lei che mi prese per il collo. Lei con la sua apparente freschezza, decisa nel suo rifiuto di vedermi mollare la presa. Non era ancora pronta. Con gli occhi ormai secchi, mi guardava, valutava le mie possibilità come una professionista, con in fondo la certezza che l'ora delle fine non era ancora giunta. Non potevo andarmene, né abbandonarla. Era fuori discussione. Uno per chi vive veramente? Per chi muore? Quest'idea mi rilassò. Lei, che aveva sempre avuto ragione, non poteva sbagliarsi proprio adesso. Non potevo far altro che fidarmi di Lei. Non era forse così che avevo sempre fatto? Per Lei, dunque, resistetti ancora una volta. È troppo doloroso pensare che, dopo tutti questi anni, è arrivato il momento di separarci. Che cosa farà dopo? Io ho paura, non di morire, ma ho paura che Lei faccia qualche sciocchezza. Ormai il momento è arrivato. Però adesso ho deciso di morire. Sono pronto. Non ho mai desiderato la morte come ora. Voglio morire, perché in questo periodo per Lei sono stato solo un peso. Salì in camera per ultima, molto dopo tutti gli altri. Mi lasciò in cucina solo dopo aver tentato ancora una volta di farmi mangiare uno zuccherino. Avevo aperto gli occhi, e quando si era alzata per andarsene con voce neutra mi aveva detto: "A domani, mio caro. A domani!". Ci sarebbe stato un domani, dunque, Lei l'aveva detto. Me l'aveva chiesto. Poi aveva spento la luce, e l'oscurità mi aveva avvolto. Mi sono addormentato, probabilmente. Di un sonno tanto profondo da non udire il bla-bla-bla subito contenuto attorno a me. Forse la porta si era aperta e qualcuno era entrato. Romeo non c'era più. Era rimasta solo Lei, che mi teneva in modo fermo, come se volesse sollevarmi e portarmi altrove. Era una bella sensazione sentire il suo corpo piegato su di me, che si avvicinava piano piano verso la mia fronte. Mi diede un bacio e un'ultima carezza. Ma in quel preciso momento il mio cuore si spense, come un vento spegne una piccola fiamma, come un'impronta lasciata sulla spiaggia e un'onda cancella. L'ultima sensazione che rimase nel mio cuore, come un ricordo, era la stretta delle sue braccia che emanavano calore, ma che poi si allentava. Però io so che nel suo cuore per sempre rimarrò. Note: Ciao a tutti! Scusatemi se dopo molto tempo ho pubblicato, ma in questi giorni ho avuto dei problemi con una persona, la quale si arrabbia come me per una cosa che non ho fatto. Ma lasciamo stare. ;) E dopo alcuni mesi questa storia ha avuto un finale. Forse alcuni di voi hanno pensato a un finale più bello, cioè un lieto fine. Ma questo è un lieto fine, perché sono in questi momenti che si capisce di ciò che si perde. Ma ho una domanda! Siamo arrivati veramente alla fine di questa storia? E chi lo sa! Nemmeno io lo so! Continuate a seguire la storia e scoprirete se è la fine. Ci risentiremo...forse ciaociao! Ah grazie per aver seguire il racconto un abbraccio a tutti! Ciao <3
  
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