Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Kaika    30/10/2013    4 recensioni
{Nona classificata al Shingeki no Kyojin Contest indetto da Mokochan}
Hai sempre pensato che tu e Sasha foste due anime affini, simili ma allo stesso tempo complementari (per quanto potesse forse sembrare contraddittorio). Non ti ha rivelato cosa l'ha spinta ad arruolarsi nell'esercito e tu non hai insistito per saperlo, ma senti che, come te, è stata spinta a farlo da qualcuno, non è stata una decisione che ha preso personalmente
. Tu volevi dimostrare di poter essere un soldato nonostante non fossi alto. Ma cosa ha a che fare questo con l'Armata Ricognitiva?
[Lievi accenni Springles -ConniexSasha-]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Conny Springer, Sasha Braus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Kaika
Titolo: Il conforto della paura
Personaggi e Pairing: Connie Springer, Sasha Blouse - Lievi accenni di Springles (ConniexSasha)
Genere: Introspettivo, Malinconico
Raiting: Verde
Avvertimenti: //
Introduzione: "Hai sempre pensato che tu e Sasha foste due anime affini, simili ma allo stesso tempo complementari (per quanto potesse forse sembrare contraddittorio). Non ti ha rivelato cosa l'ha spinta ad arruolarsi nell'esercito e tu non hai insistito per saperlo, ma senti che, come te, è stata spinta a farlo da qualcuno, non è stata una decisione che ha preso personalmente. Tu volevi dimostrare di poter essere un soldato nonostante non fossi alto. Ma cosa ha a che fare questo con l'Armata Ricognitiva?"
Note dell'Autore: La storia si svolge durante il piccolo dialogo che hanno Connie e Sasha verso la metà dell'episodio 22. Era da un po' che volevo scrivere qualcosa 
su questi due e questo contest è capitato al momento giusto ^^! Spero di essere riuscita a rendere bene Connie, ho provato a vedere Sasha attraverso i suoi occhi :3.

 

-Per quanto tempo sarò vivo?-
-Adesso sei vivo, non è così? Non è un fatto positivo? Sei vivo, Connie!-
-Come puoi dirlo davanti ai corpi di quelli che non lo sono?-
Forse il tuo tono è stato più duro di quanto avresti voluto perché Sasha abbassa lo sguardo e si fa silenziosa. Quello che hai detto, però, è terribilmente vero; mentre voi vi occupate di far mangiare i cavalli gli altri membri dell'Armata si muovono rapidamente a destra e a sinistra per raccogliere i tanti -troppi- cadaveri. Non riesci ancora a pensare al fatto che dovrai passare il resto della tua vita così, o meglio, quel poco che te ne resta: non credi di avere ancora chissà quante spedizioni a cui poter partecipare. Cosa ti ha spinto ad indossare oggi quest'uniforme? Ricordi in maniera confusa il giorni in cui hai preso la decisione di arruolarti nell'esercito. 

-Tu un soldato? Sei troppo basso, non ti prenderanno né ora né mai. Non sono così disperati!-
Ride, nello sguardo quella cattiveria che solo i bambini possono avere, mentre tu ti senti le lacrime agli occhi e le guance in fiamme. Quel ragazzo è alto almeno il doppio di te e grosso come un bue e insieme a lui sghignazza un altro gruppetto di tuoi coetanei. Le loro risate nella tua testa si moltiplicano, diventano dieci, cento, mille. Giuri che riuscirai ad entrare nell'esercito, sarai il miglior soldato che il Corpo di Gendarmeria abbia mai visto!

 Corpo di Gendarmeria, ecco a cosa miravi quando hai deciso di lasciare il villaggio. Mai e poi mai avresti pensato che ti saresti trovato le "ali della libertà sulle spalle", le quali più che due ali ti sembrano due pezzi ti piombo che ti sei legato alle caviglie e che ti stanno lentamente, ma inesorabilmente, trascinando sotto terra.
La tua mente torna indietro nel tempo, come cercando di sfuggire dal presente. 

É sera e tu e Sasha siede seduti accanto ad un piccolo falò. Abbassi lo sguardo sul mantello verde che tieni poggiato in grembo, mentre lo sfiori con la punta delle dita. Fa fresco e se lo indossassi di sicuro staresti meglio, ma per qualche strano motivo non hai voglia di farlo. Sasha, invece, se lo stringe intorno alle spalle.
-Connie.- Ti chiede con un filo di voce. -Perché ti sei arruolato qui?-
E' una bella domanda. Le parole di Eren ti hanno dato una spinta, è vero, ma come aveva detto Jean non si mette in gioco la propria vita perché si è stati convinti da qualcuno; queste sono scelte che si compiono personalmente.
-Buffo no?- Le rispondi, mentre sulle labbra ti compare un sorriso tutto meno che allegro. -Non volevo finire in squadra con quel tizio con la faccia da cavallo, Jean o come si chiama, eppure me lo ritrovo anche qui.-
Sasha rimane in silenzio, le ginocchia al petto e lo sguardo basso. Si volta verso di te e ti guarda con i suoi occhi grandi. Sembra fragile, è così fragile...
-Perché non mi dici la verità?-

Ricordi di esserle alzato, ti averle detto qualcosa tipo "Vai a dormire, Sasha. Buonanotte." e di essertene andato. Non era una conversazione che volevi affrontare.
I tuoi genitori di certo non sarebbero contenti della tua decisione, ma tu pensavi di aver capito che combattere fosse la cosa giusta da fare. Un giorno, così, sareste potuti andare tutti insieme a vivere nel mondo esterno, dove ci sarebbero state nuove terre da coltivare e Sunny non si sarebbe più lamentato dicendo di avere fame. Martin si sarebbe guardato intorno con gli occhietti luminosi pieni di stupore, tuo padre ti avrebbe messo una mano sulla spalla e ti avrebbe detto che era orgoglioso di te e tua madre ti avrebbe abbracciato in lacrime. Saresti stato un eroe. Eppure, in questo preciso momento, non riesci a trovare in tutti questi pensieri la vera ragione della tua scelta.
Se c'è qualcosa di cui sei sicuro, però, è che la "ragazza patata" non è per nulla debole come ti era sembrata quella sera intorno al fuoco. La prima volta che l'hai vista, quando ha risposto al sergente Keith, il tuo primo pensiero è stato "Questa è stupida."
Solo in seguito hai scoperto che il suo è coraggio, magari coraggio stupido, ma pur sempre coraggio. Riesce a non farsi mettere i piedi in testa, a spingersi dove le altre reclute non avevano il coraggio di andare, è intraprendente e intuitiva. Nonostante questo nei suoi occhi hai visto spesso il terrore. Ricordi di averla guardata di nascosto la sera in cui avete "donato il vostro cuore all'umanità" e di aver trovato conforto nella sua paura. É qualcosa di difficile da spiegare, così come è difficile dare un perché alla sensazione di calore che si irradia nel tuo petto quando la guardi, insieme ad un panico viscerale, diverso dalla paura di morire che ti accompagna costantemente. La paura di perderla, forse?
Sospiri, rompendo finalmente quel silenzio che durava da troppo tempo: -Potremmo non essere più in grado di tornare a casa...-

   
 
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