Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: sweetlove    30/10/2013    6 recensioni
Trunks, Marron, il loro amore e una famiglia che cresce... tutto racchiuso in attimi.
Da 'Cielo e mare':
[...in quel momento, era pura acqua di mare, liquida e cristallina, dove si rispecchiava un cielo sereno. E un sole immenso, i loro bambini, la loro opera più bella.]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marron, Trunks | Coppie: Marron/Trunks
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Un solo cielo sopra lo stesso mare'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Moments of life


Sorpresa



Aveva piovuto per un'ora, non di più, ma chiusi dentro un ufficio non c'era molto da rattristarsene, anzi. Vedere il sole splendere era motivo di depressione, visto che, cento piani più in basso, le strade brulicavano di passanti, alcuni con carrozzine, altri a braccetto, altri ancora con un cellulare all'orecchio.
Almeno, con la pioggia, anche gli altri erano costretti a starsene chiusi in casa, al lavoro o in una macchina.
Marron sospirò, guardando fuori e riallacciando l'ultimo bottone della camicetta. Di sicuro, l'ultima mezz'ora era stata parecchio costruttiva, per lei e suo marito. Quando andava via la luce, in effetti, c'era poco da fare in quell'ufficio, se non chiudere a chiave la porta e approfittarne per socializzare, in un modo per loro molto, molto piacevole.
"Che palle…" Mormorò, constatando che quel black out stava durando più del solito. Il lavoro da segretaria, che svolgeva egregiamente da un anno, spesso si rivelava noioso. Quando era agente immobiliare correva tutto il giorno, vedeva facce nuove, si spostava. Lì era sempre chiusa in quell'ufficio, o alla sua scrivania appena lì fuori quando Trunks riceveva qualche socio o cliente. Certo, stava con lui ed era bellissimo, quando erano soli facevano il loro comodo e con piacere, non dovevano preoccuparsi di eventuali ammiratori visto che si controllavano molto, molto bene da mattina a sera. 
"Cosa c'è?" 
Il Presidente si alzò dalla sua poltrona, passandosi una mano tra i capelli appena scompigliati e guardando lo schermo del cellulare.
"Non posso fare neanche una telefonata se non torna la corrente…"
"E ti dispiace?" 
Conosceva quel tono malizioso. Eppure di un bis non ne aveva tutta quella voglia. 
"Abbastanza. Volevo chiamare mio padre per sapere di Junior."
Trunks storse la bocca, pensando bene di rimettersi la camicia nei pantaloni visto che non se ne parlava di farle cambiare idea, quando non ne aveva voglia. Ogni tanto pensava a cosa avrebbero pensato i dipendenti se l'avessero visto mentre possedeva la sua segretaria su quella stessa scrivania dove firmava i migliaia di assegni. Anzi, era sicuro che lo sapessero o almeno lo immaginassero. Non aveva mai nascosto a nessuno che nelle vesti di quella nuova 'dipendente' c'era niente meno che la signora Marron Brief. 
"Il mio telefono è scarico. Se tu imparassi a non scordare il tuo probabilmente non avresti problemi…"
"Ti ho già detto che Junior me l'ha nascosto da qualche parte a casa questa mattina. Preferivi che arrivassi in ritardo oppure che portassi dietro quell'aggeggio quando qui ci saranno almeno venti linee telefoniche?"
"Va bene… non ti scaldare!" 
Marron si allontanò dal vetro e andò a farsi un giro della stanza, con le braccia incrociate al petto e aria annoiata.
"Spero gli sia scesa la febbre."
"In caso contrario domani ti concedo un giorno di ferie…" Trunks le fece l'occhiolino mentre si risistemava la cravatta.
"Grazie, signor Presidente…!" La bionda lo guardò sorniona e si avvicinò di qualche passo.
"Prego. Sono sempre gentile con le mie segretarie, sai?"
"Fin troppo… vedi di esserlo solo con me!"
Proprio mentre le loro labbra si avvicinavano tornò la corrente e la stanza si illuminò.
"Oh… perfetto… vai pure a fare quelle chiamate…"
Il lilla la baciò velocemente e la lasciò andare alla sua postazione fuori dalla stanza. Tornò dietro la scrivania e si sedette, sospirando e prendendo in mano la pila di fogli consegnatagli appena due ore prima e non ancora firmati. Gli piaceva avere Marron sempre con sé, quel lavoro che aveva sempre odiato era diventato d'un tratto parecchio interessante. Tuttavia sapeva che si stavano perdendo parecchie cose dei loro bambini e gli dispiaceva per lei, era pur sempre la madre e anche se non lo ammetteva le pesava star lontana da loro per dodici ore al giorno.
Ma erano bambini felici, super viziati dai nonni, che facevano quasi a botte per contenderseli. Eppure era sempre Hope a scegliere dove stare. Ultimamente preferiva passare i pomeriggi alla Capsule Corporation, mentre il piccolo veniva curato dal nonno materno. Le piaceva guardare Bulma al lavoro sui suoi macchinari, faceva molte domande e a tutti ricordava un Trunks di neanche sei anni, super curioso e intraprendente.
"Trunks!"
La voce di Marron lo riscosse da quel pensiero, che gli aveva fatto spuntare un sorriso sul volto.
"Sì?"
"Puoi venire un attimo?"
Scosse la testa divertito. Ecco cosa voleva dire avere la moglie come segretaria. Non capiva più chi fosse al servizio di chi.
Si avviò verso la porta, l'aprì e si trovò davanti la bionda, con in mano la cornetta del telefono e l'aria piuttosto preoccupata.
"Successo qualcosa?"
"Direi di sì…"
"Junior?"
Trunks era sicuro si trattasse del secondogenito. Era piuttosto tranquillo, Marron si preoccupava eccessivamente anche per un bernoccolo, sicuro gli avrebbe detto che aveva ancora la febbre.
"Hope…"
"Hope?"
Ma quando si trattava di Hope diventava vulnerabile. Odiava ammetterlo, ma la netta preferenza per la figlia maggiore lo rendeva colpevole verso i suoi stessi genitori, che aveva sempre accusato quando era adolescente nel vedere la viziata sorellina ricoperta di attenzioni, mentre lui se l'era sempre cavata da solo. Certo, non era la stessa cosa: amava Junior, era il suo ometto, ma con Hope era diverso. Era la prima figlia, la cocca di papà, quella che sapeva lavorarselo a dovere per farlo squagliare davanti ad un broncio. 
"Mio padre ha trovato il mio telefono. C'erano quattro chiamate perse dalla scuola materna."
"E…?"
"Pare sia successo un putiferio tra lei e un bambino di terza elementare!"
Il lilla sgranò gli occhi.
"Ma sta bene?"
"Non lo so… ma uno di noi dovrebbe andare lì…"
Vide la moglie rimettere a posto l'apparecchio.
"Vado io…"
"Sei sicuro? E i tuoi appuntamenti? Iniziano tra mezz'ora…"
"Chiama tutti e spostali!"
Marron lo guardò rientrare nell'ufficio di corsa per prendere la giacca e il telefono. Era sicura che ci sarebbe andato lui. Hope era praticamente 'roba sua'.
Scosse la testa, vedendolo uscire a passo veloce e imboccare il corridoio, e riprendendo il telefono per fare la prima telefonata.


Era l'orario d'uscita quando era arrivato come una furia davanti alla scuola. C'erano centinaia di bambini dai sei ai dieci anni con i relativi genitori e farsi strada per entrare nell'edificio era stato arduo.
Eppure era finalmente lì e, non appena l'aveva visto, la collaboratrice aveva sorriso e gli si era avvicinata.
"Ah, eccovi qui signore… vi aspettavano."
"Abbiamo avuto problemi col telefono. Mi dispiace."
La donna, robusta e bassa, sulla cinquantina, sorrise comprensiva.
"La bambina è ancora in classe, lo sa i bambini dell'asilo non li facciamo uscire senza i genitori."
"Grazie, vado allora…"
Trunks si sforzò di sorridere. Essere guardato a quel modo gli metteva soggezione. Era quasi un personaggio di riguardo, in quella scuola pubblica. E chi avrebbe pensato che un'erede della famiglia Brief avrebbe frequentato un comune asilo e non una struttura privata? Marron aveva insistito affinché Hope avesse una vita normale. Doveva già convivere con quella cicatrice dietro la schiena, figuriamoci se l'avrebbero fatta crescere come una piccola snob. E poi, all'epoca dell'iscrizione, Trunks si era dimesso da Presidente e, nonostante fosse comunque riconosciuto, non era poi una persona tanto importante quanto Bulma, sua madre.
Arrivò davanti alla porta lasciata aperta della sezione. C'erano altri quattro bambini oltre alla sua, che non avendolo visto continuava a giocare con un'amichetta.
"Ah…" L'educatrice, impegnata nel riordinare l'aula, alzò lo sguardo e lo vide. Gli fece cenno di aspettare e infine uscì dalla porta.
"Mi scusi… fanno talmente tanta confusione che riordinare con loro è impossibile!"
Era giovane, probabilmente aveva tre o quattro anni più di lui.
"Non c'è problema. Cos'è successo? Avete chiamato mia moglie…"
"Abbiamo anche provato al suo, signore, ma era irraggiungibile. Comunque nulla di grave, Hope sta bene ma…"
"Ma?"
"Non si può dire lo stesso del bambino che ha picchiato…"
La donna gesticolava e si torturava le mani, come in imbarazzo.
"C-come? Chi ha picchiato chi, scusi?"
"Ecco, i bambini erano in cortile per l'intervallo. Non li separiamo, di solito. E all'improvviso abbiamo visto quel ragazzino a terra e sua figlia…"
"Siete sicuri sia stata lei? Voglio dire… Non era mai successo e poi ha solo cinque anni e mezzo! Come può aver messo a terra un ragazzino di terza?"
La signorina fece spallucce, con aria perplessa e a tratti mortificata.
"L'ho pensato anche io ma… la piccola ha detto di esser stata lei. Non l'ha negato…"
Trunks non riusciva a credere alle proprie orecchie. Hope aveva picchiato un bambino? Non era credibile: la sua bambina era sveglia, intelligente e sia lui che Marron si erano sempre impegnati affinché imparasse a risolvere i problemi parlando, senza alzare le mani.
"Non ci posso credere…" Disse, mormorando mentre guardava il suo angioletto giocare tranquillamente con l'altra bambina.
"La capisco. Se posso chiedere… a casa va tutto bene? Sa, a volte i bambini somatizzano…"
"A casa va splendidamente, inizia anche ad andare d'accordo con suo fratello. Non le manca nulla."
"Allora vedrà che sarà stato solo un incidente. Parlateci voi, non l'abbiamo punita, sa qui cerchiamo di evitare."
"Sì, sì lo so. Parleremo noi con lei. Grazie."
Il lilla si sforzò di esser gentile, nonostante fosse ancora immerso nei suoi pensieri. Continuava a chiedersi cosa fosse accaduto a sua figlia da farla diventare aggressiva.
"Ah…" Ricordò solo in quel momento un piccolo particolare "…l'altro bambino come sta?"
Spesso dimenticava quel quarto di sangue sayan che le scorreva nelle vene.
"Beh, ha un ginocchio sbucciato e ha perso sangue dal naso. Ma nulla di grave, la madre lo ha portato via dopo l'accaduto e domani vorrebbe parlarvi."
"Vorrà delle scuse, immagino…"
Vide la maestra annuire e decise di non dire altro. Era giusto, non voleva che Hope fosse additata come una teppistella.
La donna chiamò la piccola, che nel voltarsi e nel vedere suo padre s'illuminò di gioia. Era parecchio che né lui né Marron riuscivano ad andare a prenderla all'asilo, per colpa degli orari d'ufficio.
"Papà!" Gli saltò letteralmente al collo e lui nemmeno si fece passare per la mente l'idea di non abbracciarla o di sgridarla. Doveva esserci una spiegazione e l'avrebbe trovata.
"Come stai tesoro?" 
"Perché non è venuta la nonna?" Gli occhi azzurri della bambina si fecero curiosi.
"Perché ci sono io, non sei contenta?"
"Tantissimo!" Trunks si guadagnò un altro abbraccio e poi mise giù la sua principessa, per permetterle di tornare in classe a prendere la giacca e lo zainetto.


"Tua figlia ha pestato un ragazzino…"
Aveva trovato un telefono pubblico al parco e si era ricordato di dover dare notizie a sua moglie, che sicuramente era in trepidante attesa.
"Cosa?"
"Dico che Hope ha aggredito un altro bambino durante l'intervallo."
Dall'altro lato del telefono ci fu una pausa.
"Stai scherzando?"
"Assolutamente no…"
"E sei così tranquillo?!"
"Cosa dovrei fare? Punirla? Non ci penso minimamente…"
Sentì Marron sospirare e gli parve di vederla scuotere la testa rassegnata.
"Va bene. Ne parliamo a cena."
"Ti amo…"
"Anche io, Presidente!"
La chiamata terminò mentre entrambi sorridevano e Hope tirava briciole alle anatre, poco distante da lì.
Doveva assolutamente sapere cosa era accaduto quella mattina.
"Hope tesoro…" La chiamò, invitandola ad avvicinarsi e a sedersi con lui sulla panchina.
"Cosa c'è?"
"Senti… la maestra mi ha raccontato quello che è successo oggi. Dimmi un po'…" La guardò notando che dal suo sguardo non traspariva alcuna espressione mortificata o pentita "…è vero?"
Hope annuì decisa, guardandolo dritto negli occhi.
"Ah… beh… vuoi raccontarmi tu quello che è successo?"
La piccola fece spallucce e prese a dondolare i piedi.
"Mi prendeva in giro…"
"Tesoro, non puoi picchiare un bambino solo perché ti prende in giro."
Gli occhioni di cielo si posarono di nuovo su di lui.
"Perché no?"
"Perché non si fa. Non si risolvono così i problemi…"
"A me è piaciuto picchiarlo!"
Trunks non capì se il sangue gli si stava gelando nelle vene per quell'ultima frase o per il tono angelico usato dalla figlia.
"C-cosa?"
"Quando l'ho picchiato mi sono sentita meglio…"
"No! No, non devi sentirti bene dopo aver alzato le mani! E' sbagliato, dimostri di essere poco intelligente…"
"Allora ha ragione il nonno!"
Il lilla corrugò la fronte. Il nonno? Crillin?
"Cosa dice il nonno Crillin?"
"Non lui. Il nonno Vegeta…" Hope guardò verso il laghetto quando sentì lo starnazzare di un'anatra.
"Cioè?"
"Che tu sei molto intelligente ma per questo sei un debole…"
Trunks iniziava davvero a meravigliarsi di quella conversazione. Quando e soprattutto perché suo padre avrebbe detto una cosa simile a Hope?
"Debole?"
"Sì… perché non ti alleni più e quindi non potrai mai essere forte come lui…"
In quel momento la piccola fece per scendere dalla panchina ma la bloccò.
"Davvero il nonno ti ha detto questo?" 
Da tanto aveva smesso di pensare a cosa suo padre pensasse di lui, ma sapere che lo sminuiva davanti a sua figlia lo mandava in bestia.
"Sì…"
"E tu ci credi davvero? Davvero credi che io sia un debole?"
A quel punto Hope alzò di nuovo lo sguardo. No, non ci aveva creduto ma il nonno non poteva averle detto una bugia.
"Non lo so. Io voglio essere forte però…" Strano quel modo che aveva di fissarlo negli occhi quando doveva confessargli qualcosa di importante. Era a dir poco identica a lui.
"Essere forti non significa picchiare gli altri."
"Ma significa saper combattere. Io voglio imparare…" Fece di nuovo spallucce e sorrise "…il nonno dice che sono bravissima a combattere!"
Detto questo, Hope corse di nuovo dalle anatre lasciandolo di sasso, su quella panchina.
'Combattere? Vuole combattere? E da dove salta fuori questa novità?'
Non smetteva di fissare la sua piccola e le sue parole gli rimbombavano nella mente. Non le avrebbe mai permesso di considerarlo un debole. Non voleva apparire come qualcosa di negativo ai suoi occhi.
Forse avrebbe dovuto fare un bel discorso con Vegeta.


Bulma era rientrata da appena un'ora e già avrebbe voluto tornare in laboratorio.
Aveva trovato la casa in condizioni pietose.
Suo marito era chiuso nella gravity room da chissà quanto e Bra si era defilata, mollandole non solo tutto quel casino da sistemare, ma anche suo figlio urlante e affamato.
Alla fine si era ritrovata anche il piccolo Junior, dato che Crillin doveva tornare alla Kame House per chissà quale urgenza. E anche lui, stanco dopo una giornata di febbre e senza pisolino pomeridiano, non faceva che piagnucolare cercando la mamma.
'Impazzirò…' Si ritrovò a pensare Bulma prima di scoppiare, mandare tutto e tutti al diavolo e fuggire per un mese su un'isola deserta.
"E' permesso?"
La voce della salvezza: Trunks.
"Trunks! Entra!" Non si era nemmeno resa conto dell'ora tanto era stanca "Come mai qui?"
"Cos'è questo casino?" Il lilla, con la bambina per mano, era rimasto sulla porta, sconvolto.
"Per favore, dammi una mano. Dammi una mano prima che faccia fuori tua sorella!"
Non ebbe il tempo di dire 'a' che si ritrovò il nipotino neonato tra le braccia. Maleodorante e in lacrime, tra l'altro.
"Ehi… aspetta! Io devo solo…"
"Aiutarmi e riprenderti tuo figlio! Ti prego! Guarda in che condizioni è questa casa!" La turchina sembrava prossima alle lacrime.
"Lo so mamma ma Bra dov'è?"
"Ha detto che andava in biblioteca a studiare, che tra due giorni ha un esame e che non riesce a studiare col bambino accanto…"
"E Goten?!"
Che domande faceva. Goten, ovviamente, era in giro a cercare un altro lavoro, visto che quello precedente l'aveva perso già da una settimana. O almeno sperava stesse facendo quello.
"Senti, mamma… devo parlare con papà. Urgentemente…"
"Puoi occuparti di Junior, almeno? Lui è tuo figlio se non sbaglio…"
Il piccolo gli si era avvicinato piagnucolante e caldo di febbre.
"Sì, va bene… però fra cinque minuti! Anzi, tieni anche Hope, ti darà una mano con questi marmocchi!"
Il Brief fece l'occhiolino e prima che sua madre gli urlasse contro scappò in corridoio, diretto verso la GR.
L'aprì senza indugiare, dopo aver azzerato la gravità, e si trovò di fronte suo padre, piuttosto contrariato per quell'interruzione.
"Che diavolo ci fai qui?"
Il suo tipico saluto. 
"Ah, dimmelo tu papà. Mia figlia oggi ha aggredito un bambino grazie ai tuoi discorsi!"
Il tono di suo figlio, evidentemente, non era dei migliori. Gli gettò uno sguardo omicida, tanto per ricordargli chi, lì dentro, fosse il genitore. 
"Cambia tono, ragazzino…"
"Non se si tratta di Hope. Perché le hai detto che sono un debole?!"
"Ho detto che se non ti alleni sei un debole. Non che lo sei a prescindere."
"E perché l'avresti detto? Ti secca, forse, che io non abbia il tempo per gli allenamenti? Scusa tanto se metto avanti la mia famiglia a queste stronzate, papà…"
Trunks con quella frase gli aveva buttato in faccia tutto il rancore e il dispiacere provato da quando era nato. Per Vegeta c'erano sempre stati gli esercizi prima di una passeggiata al parco con lui. Non era giusto, anche se sua madre cercava di giustificarlo in ogni modo. 
Avere una famiglia, dei figli, gli aveva fatto capire quanto fosse importante stare con loro piuttosto che coltivare qualsiasi altra passione.
"Tua figlia non le considera stronzate. Se tu la conoscessi così bene sapresti anche quanto è realmente forte quella mocciosa. Ma se ci tieni tanto, la prossima volta che verrà a chiedermi di allenarla la manderò a giocare con le bambole. E ora sparisci."
Detto quello, il sayan si girò di spalle e raccolse la bottiglia d'acqua dal pavimento, liquidandolo.
"Hope… Hope ti ha chiesto di allenarla?"
"Te l'ho già detto. Combatte contro di me molto meglio di suo padre."
Trunks si sentì morire. 
Sua figlia, la sua piccola, si allenava con Vegeta?
Ricordava con un misto d'orgoglio e di dolore i primi allenamenti con lui. I lividi, i graffi, il dolore di ogni pugno.
"T-tu…"
"Non le ho fatto neanche un graffio se è quello che stai per chiedermi. Non ho allenato tua sorella proprio per questo, dovresti saperlo."
Il cuore riprese a battergli dopo aver sentito quelle parole. Era stato stupido a pensare che suo padre, nonostante la sua natura, potesse far del male alla sua nipotina. Sapeva che, in fondo, le voleva bene e anche Hope adorava lui. 
"Va bene. Allenala pure se lei vuole. Ma non voglio che tu le dica nulla contro di me, intesi?"
Non aveva mai dettato condizioni, con lui. Ma adesso, padre di due figli, sposato, orgoglioso… sentiva di doverlo fare.
Vegeta non rispose, il che significava 'ok'.
Trunks uscì dalla gravity room e si ritrovò a sorridere, ancora incredulo.
Era vero. Amava alla follia sua figlia, ma evidentemente non la conosceva abbastanza.
Avrebbe rimediato, doveva farlo. Non avrebbe permesso a nessuno di portargli via la sua principessa… o la sua fiducia.



Note dell'autrice

Siete sempre così dolciiiii!
Ad ogni capitolo non mancate mai. E ringrazio anche chi non si fa sentire ma comunque c'è!
Penso che questa raccolta finirà al capitolo venti. Penso, eh...
Spero ci sarete fino all'ultimo!

Sweetlove

 

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: sweetlove