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Autore: Melissa_    30/10/2013    1 recensioni
Dal Primo Capitolo:
'Erano anni che non lo vedevo, eppure adesso era d’avanti a me. Mi scrutava e sorrideva a malapena. I suoi occhi chiari mi perforarono come la prima volta. Pensare che circa dieci anni fa avrei ucciso questo essere con una forchetta, unica arma disponibile per una bambina di appena otto anni, adesso, a vederlo in un ascensore di una Costa Crociere a circa 30 ore e 1600 km di distanza da casa, per picchiarlo avevo solo una borsetta e sinceramente non avevo nemmeno la forza di farlo. Eravamo solo io e lui sul ascensore.
“Ma sei Emiliana?” mi chiese l’essere di fronte a me.
“No, sono sua cugina.” Dissi sbuffando.
“Il senso dell’umorismo non l’hai perso, Emi” ed eccolo là il suo splendido sorriso. Sto per dirgli che lui è rimasto il solito deficiente di un tempo quando le porte dell’ascensore si aprono. Esco velocemente, sento già il cuore a mille a causa del suo sorriso.
“Ma sei in crociera con Patty?” Boom. Aveva gettato la bomba.
“No, sono con la scuola.” Risposi fredda velocizzando il passo e allontanandomi da lui. Lo odiavo a otto anni e dovevo continuare in eterno.'
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Maa buonasera mondo di EFP :D 
Ecco il settimo capitolo molto ma molto brutto. L'ho scritto come sempre di impulso e non l'ho riletto quindi segnalate gli errori ;) Grazie ai 13 che seguono la mia storia e ad Inna che ha lasciato una recensione :* Vi lascio alla lettura e spero che non mi uccidete ahahaha Un bacione grande :D 





 Secondo voi una ragazzina di diciotto anni con due occhi feriti addosso e un cuore palpitante nel petto come dovrebbe reagire?
Lo guardai e dissi “scusa il mio fidanzato mi attende!” che stupida sciocca. Lui lasciò la prese. Il suo viso era affranto e sconvolto. Mi odiò in quel momento. Perché gli stavo facendo tutto quel male? Camminai piano verso il bagno delle ragazze, mi rinchiusi dentro e iniziai a singhiozzare. Quando si dice ‘un bagno di lacrime’. Non è possibile spiegare il dolore che provai in quel momento. Mille domande mi vorticavano in testa e il mio cuore sembrava essersi fermato. Tramavo e piangevo. Piangevo e singhiozzavo. Mi coprì la faccia con le mani e mi accasciai a terra. Passò molto tempo e i miei occhi finite le lacrime si incantarono a guardare il vuoto. Di punto in bianco sentì bussare alla porta del bagno.
“occupato!” sussurrai. La porta si aprì e una Martina sconvolta entrò in quel buco di bagno.
“Emi… “ si buttò ad abbracciarmi. Naturalmente non sapeva cosa mi fosse successo e iniziò a farmi domande a cui non risposi. Mi portò in classe in cui tutti erano preoccupati. Erano passate tre ore dall’inizio delle lezioni e la preside aveva avvisato i prof della mia presenza. La porta della 5C, la mia classe, si chiuse dietro le mie spalle.
“Ecco finalmente l’abbiamo trovata. Sedetevi e continuo a spiegare.” Disse il professoressa di fisica senza guardarci minimamente.
“Professore scusi il disturbo ma posso fare il permesso di uscita? Non mi sento bene.”
“Fai quello che vuoi basta che non interrompi più la mia lezione!” disse spazientito. Salutai i miei compagni e uscì dalla classe.
“Ei Emi..” urlò qualcuno alle mie spalle. Mi girai. Riccardo stava dietro di me. Una lacrima mi rigò il viso. Lui mi venne incontro e mi abbracciò.
“cos’è successo?!” mi chiese preoccupato.
“lasciami voglio andare a casa..” mi strinse di più a lui.
“Ti accompagno.” Facemmo il permesso e uscimmo da quell’inferno. Camminammo per un bel pezzo e per parecchio tempo senza fiatare. Poi mi fermai e lo bloccai per un braccio.
“Devi aiutarmi.” Dissi facendo un passo verso di lui.
“Sono qui per te”
In quel momento capì perché stavo facendo soffrire Alessandro. Perché mi stavo uccidendo pian piano. L’amavo senza conoscerlo e non volevo rovinargli la sua carriera e la sua vita. Ero una ragazzina incasinata. Senza madre, senza un padre presente. Cresciuta da sola a fare da supporto ai miei fratelli maggiori. Ero soltanto una stupida ragazzina che dopo avergli rovinato la vita magari l’avrei anche lasciato. A diciotto anni non si sa quel che si vuole in fondo. Lo facevo per lui, quindi.
Riccardo mi afferrò per i fianchi e mi avvicinò più a lui. Appoggiò la sua fronte alla mia. Percepì l’odore di fumo. “Sono qui per te.” Ripetè appoggiando subito dopo le labbra alle mie.
“Non sapete quello che è successo.” Urlò Martina due settimane dopo. Ero in corridoio con altre compagne e Martina correva verso di noi.
“cos’è successo?” chiese una ragazza che era con me.
“Alvisini ha dato un pugno in faccia al tuo Riccardo!” disse Martina con il fiatone guardandomi.
“Cosa? Quando?” Non chiesi il perché come le altre, il perché era a me conosciuto. Iniziai a correre verso il cortile. Arrivata trovai solo Riccardo sanguinante con dei ragazzi intorno a lui.
“Che hai fatto?!” gli urlai.
“Cosa ha fatto quel pazzo vorrai dire..!” disse venendomi in contro.
“Dov’è?!”
“Dalla preside..” disse un ragazzo che stava assistendo alla scena. Iniziai un’altra corsa verso la presidenza.
“Arrivederci!” disse Alessandro uscendo dall’ufficio della preside. Incontrò il mio sguardo subito dopo.
“Cosa vuoi? Non vai a curare il tuo fidanzato?” sputò.
“cosa stai facendo?”
“Me ne vado, semplice” disse afferrando la sua borsa ricolma di libri.
“Hai lezione nella mia classe adesso..” sussurrai.
“Mi sono licenziato Emiliana.”
“Perché l’hai colpito?” chiesi singhiozzando leggermente.
“Non sai cosa va dicendo in giro di te?” disse ridendo cattivo. “Dice che mentre gli facevi un pompino l’altra sera te la facevi inculare da un altro. Sesso a tre. Brava! Sei una vera cagna.” Disse mimando la voce di Riccardo. Scoppiai a piangere.
“ma non è vero niente.. io.. sono stata solo con te!” balbettai.
“Ho difeso il tuo onore infatti..prego!” disse facendo un piccolo inchino. Iniziò a camminare verso l’uscita lasciandomi ferma e sola davanti la porta della preside.
“Dove stai andando?!” urlai piangendo.
“A casa.” Disse continuando a camminare.
“portami con te.” Si fermò e si girò verso di me e sorrise. “Vai dal tuo fidanzato.” 

  
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