Chasing the clouds
Prompt: un
personaggio arriva ad un bivio (psicologico o meno) da cui non
può più tornare
indietro ed è costretto a scegliere
Running after you
is like chasing the clouds.
–
Luna non aveva mai avuto i piedi per
terra.
Perché avrebbe dovuto tenerli lì, immobili e
incollati al
pavimento freddo? Era così noioso, in fondo.
Perché non avrebbe dovuto invece averli in aria, verso il
cielo colorato, e camminare a testa in giù?
Luna Lovegood – Lunatica
Lovegood – era stata da sempre considerata una ragazza
strana, folle, con
pensieri insoliti; forse un ragazza che metteva un po’ la
pelle d’oca per colpa
dei suoi interminabili discorsi su storie incredibili e a causa delle
sue idee
diverse.
Perché Luna era così, semplicemente diversa. Diversa dai bambini che facevano
la fila fuori dalla
gelateria di Fortebraccio, diversa dalle bambine che si aggiustavano le
pieghe
invisibili degli abiti, diversa dalle ragazze che fantasticavano tra
loro su
chi potesse essere il loro cavaliere al Ballo del Ceppo, diversa dai
ragazzi
col naso schiacciato contro una vetrina per ammirare il nuovo modello
fiammante
di scopa esposto quell’anno.
Diversa dalle persone che camminavano dritte seguendo il
sentiero davanti a sé, mentre lei, invece, balzava da una
nuvola all’altra. O,
almeno, questo era quello che credeva.
Ma sulle nuvole esistevano i bivi?
Perché, se non fosse stato così, allora voleva
dire che lei
era uguale a tutti gli altri: aveva un suo sentiero senza vie
d’uscite che doveva
seguire fino ad arrivare a un bivio; anzi, no, fino ad arrivare a il bivio, quello per eccellenza, quello
che cambiava da persona a persona, quello che metteva in
difficoltà chiunque.
E forse Luna aveva deciso di volare, al posto di camminare,
proprio per evitarlo, ma non ci era riuscita; e ora doveva affrontarlo,
come
era giusto che facesse, ma quale strada prendere?
Suo padre, fin da quando era piccola, le aveva sempre
ripetuto di seguire l’istinto: che fare, però,
quando l’istinto le suggeriva di
fuggire via? Di tornare indietro?
Luna si guardò alle spalle, osservando i suoi ricordi che si
trasformavano in un sentiero di terra battuta e le parole che
diventavano
piccoli sassolini azzurri e arancioni. Pensò immediatamente
di incominciare a
correre, tornare sulle sue nuvole, lì sì che era
al sicuro, lontana da tutti
gli altri, ma sapeva che doveva andare avanti.
E allora guardò avanti.
Guardò il bivio, le due strade che si separavano: i suoi
comportamenti strani – che le piacevano tanto –
sulla strada di destra (perché
alla destra, poi, e non alla sinistra? Oh, come era strana la sua
mente), un
paio di occhialuti occhi verdi e un sorriso impacciato sulla sinistra.
Luna tamburellò le dita sul mento, facendo scivolare lo
sguardo da un punto all’altro. Era una cosa così stupida, decise d’un tratto.
Si stava facendo un mucchio di
problemi – odiava terribilmente farsi un mucchio di problemi
quando poteva
esserci una semplice soluzione – per nulla: in fondo tra cosa
doveva scegliere,
se stessa e Harry Potter?
Rabbrividì senza volerlo, il freddo che le congelava le ossa
portato da quel nome appartenuto a quel ragazzo che non avrebbe dovuto
incontrare su quel treno che non avrebbe dovuto prendere –
cosa sarebbe
successo se non fosse andava ad Hogwarts?
Ma Luna stava divagando, come al solito, si era persa nel
caos dei suoi pensieri al posto di andare a destra o a sinistra, oppure
a
sinistra o a destra, oppure insomma, qual
è la strada giusta?
Luna strinse le braccia intorno a sé per scaldarsi, pensando
che probabilmente non sarebbe servito a nulla cercare di cambiare se
stessa per
Harry Potter perché Harry Potter non era sicuramente
interessato a lei. Perché
nessuno era mai interessato a lei.
Sentì gli occhi farsi umidi nello stesso istante in cui una
mano bollente le scottò il gomito e lei sussultò.
Aprì gli occhi di scatto,
trovandosi davanti il paio di occhi verde e occhialuti; si
domandò se fosse
ancora nella sua mente, ma quando Harry Potter le chiese se lo stava
ascoltando
capì che no, era nella Sala Grande e stava parlando con
Harry Potter, di cosa?
Da quanto tempo? Non se lo ricordava, c’era un buco nei suoi
pensieri riempito
dalla risata di Harry Potter e cos’era
quella
sensazione che la avvolgeva?
Luna si mise a correre improvvisamente, spaventata da tutto
quel calore che aveva incominciato a provato di colpo, e scelse la
destra,
scappando sulle nuvole.
Note: d’accordo, uhm,
non ha senso (le mie storie ne hanno mai uno? No, appunto) ma quando ho
letto
quel prompt mi è venuta in mente Luna e, boh – una
storia het, davvero? Ne
sono ancora capace? (No, torna dai tuoi gay ;_;)
Il bello è che non ho mai shippato Luna e Potter insieme,
vado a
ricoverarmi.
Okay, nessuno recensirà questa storia sulla piccola Lunatica
– tranne
Bee, perché so che tu lo farai, vero
riccio? – ma spero che non vi abbia
annoiato troppo.