Please do it slowly.
Piccola storiella senza pretese dedicata a Sara. Lasciate una piccola traccia oh voi che leggete!
besos.
La calda luce solare di inizio giugno inondava la stanza coi suoi colori
ambrati e rosseggianti. Le sue dita leggere sfioravano ogni cosa avvolgendola
col suo dorato tepore.
Sulla parete, tinta di un azzurro tenue, si stagliava
l’ombra scura della voluminosa sagoma del letto matrimoniale, le lenzuola erano
disordinatamente aggrovigliate contro la testata. Due corpi seminudi, sdraiati
l’uno accanto all’altro, si muovevano lenti fino a ridurre l’esigua distanza che
li separava.
Il ragazzo moro si distese supino facendo leva sui gomiti, la
schiena leggermente inclinata su una pila di morbidi cuscini color turchese. Il
biondo si accucciò fra le sue gambe allungandosi su di lui, sinuoso come un
felino che stira il suo affusolato e flessibile corpo.
Due sottili fessure,
questo erano i suoi occhi verdi; si strinsero di nuovo, spiando i gesti del
compagno, aspettando, timoroso che il dolore si facesse vivo ancora,
inaspettato, pungente facendolo sussultare.
Sapeva che Draco ce la stava
mettendo tutta per non fargli male, ma ogni volta che stava per arrivare al sodo
le sue gambe tremavano e il suo corpo era percorso da mille brividi che gli
impedivano di restare fermo e il compagno doveva fare tutto daccapo ogni
volta.
Non sapeva quanto ancora avrebbe pazientato senza mollarlo lì su due
piedi, ne avrebbe avuto ogni sacrosanta ragione, se ne rendeva pienamente
conto.
Sentiva la pelle ancora così gonfia tutt’attorno alla stretta
apertura, eppure era ormai passata una settimana da quando lo aveva fatto, anzi
da quando gliel’avevano fatto, era certo che fosse di un violento color
rosso.
Maledetti addio al celibato e stramaledetti incantesimi vincolanti.
Quelle menti criminali ne sapevano sempre una più del diavolo. Aveva chiuso gli
occhi un momento, colto dal torpore della sbronza e, quando si era ripreso, si
era ritrovato nudo come un verme con quel rigido corpo estraneo nel proprio e un
gran bruciore alleviato solo in parte da un unguento lucido e leggermente unto
applicatogli sulla parte violata del suo corpo, fredda, in contrasto con
l’acceso calore che gli percorreva interamente le membra.
“Ahia Draco!”
esclamò il grifone tirandosi indietro e rannicchiandosi su se stesso come un
bimbo impaurito.
Il serpeverde sbuffò e, guardandolo con un misto di dolcezza
ed impazienza, disse:
“Harry se non stai fermo non ce la faremo mai, nemmeno
fra cento anni!”
“Lo so, ma fa male” protestò il moro in sua difesa
incrociando le braccia sul petto nudo.
“Non è entrata nemmeno la punta!”
proseguì il serpeverde.
Harry lo fissò mantenendo la sua espressione
imbronciata e dispiaciuta sperando di lenire la sua impazienza.
“Guarda che è
stata una tua idea, devo ricordarti quanto fossi entusiasta della cosa quando
hai deciso di farlo?” riprese Draco gattonando verso di lui per
ritentare.
“Questo non è del tutto vero, in ogni caso non pensavo che potesse
essere così doloroso!” brontolò nuovamente il moro massaggiandosi lentamente la
parte lesa e indolenzita, sobbalzando suo malgrado per quanto era sensibile al
tocco, ormai questo era il terzo tentativo andato a vuoto.
Dire che era
ubriaco quella sera era un puro eufemismo e quelle due canaglie travestiti da
amici ne avevano approfittato senza alcuna pietà e ne avevano scelto uno bello
grosso per giunta da mettergli dentro. Draco per fortuna non sapeva che quei due
gli avevano messo le mani addosso, non osava pensare alle conseguenze che si
sarebbero abbattute impalcabili sui malcapitati.
“Bhè questa è la prima volta
che lo fai con me magari devi solo farci l’abitudine…” accennò il biondo, ma
l’altro lo guardò in cagnesco tremendamente imbronciato.
“Dici?” chiese poi
con espressione timida che fece sciogliere il compagno come un pupazzo di neve
sotto il cocente sole di agosto.
Un sorriso luminoso tese le sue rosee
labbra sottili. Se solo avesse saputo che quella non era affatto la prima volta
che se lo faceva fare quel sorriso sarebbe svanito come un arcobaleno nel cielo
terso dopo un temporale estivo.
“Vieni qui ci riprovo ancora” disse attirando
il moro verso di sé piegandosi poi su di lui.
Questa volta Harry sembrò
reggere quasi sino alla fine, ma non appena lo sentì entrare si tirò indietro
per l’ennesima volta.
“Harry!” lo chiamò esasperato Malfoy.
“Mi spiace non
ci riesco.” affermò Potter.
“Non puoi tirarti indietro quando sto per
centrare il buco!” seguitò il biondo.
“Draco non lo faccio apposta…scusa”
mugugnò con voce tenue e timorosa.
“Ma stavolta era quasi dentro del tutto!”
si lamentò il biondo, non poteva continuare così prima o poi avrebbe perso il
tatto e sì, anche la pazienza.
“Forse il buco è troppo piccolo” ipotizzò
Harry con le guance in fiamme.
“Ma che dici ci entra perfettamente e poi la
prima volta deve essere entrato tutto subito per forza.” fece Draco osservando
le dimensioni di ciò che avrebbe dovuto violare il corpo del moro.
Che ne
sapeva lui, era privo di sensi quando gliel’avevano messo dentro.
“Forse
dovrei chiedere a …” disse il grifone con aria pensosa con lo sguardo rivolto
verso l’alto.
“A chi, chi lo ha fatto prima di me? No, non se ne parla,
chiunque sia, te lo proibisco nel modo più assoluto!” urlò il serpeverde
sollevandosi sulle ginocchia.
“Bhè ci è già riuscito una volta e….” ribatté
l’altro convinto, ma fu bruscamente interrotto dal compagno.
- oh ho forse
forse dovevo morsicarmi quella linguaccia che mi ritrovo – pensò fra se e
sé.
“Vuoi fartelo infilare da Weasley ma non da me non ci credo! E’ una cosa
inaudita, assurda, fuori dal mondo!” protestò Draco sfoderando un ‘espressione
oltraggiata. I suoi occhi grigi scattarono poi verso i suoi
incenerendolo.
“In effetti Ron l’ ha tirato fuori” precisò il grifone, ma il
compagno neanche l’aveva sentito; Harry si ritrovò davanti due sottili lame
color argento e si sentì tremare come una foglia.
“Un momento, hai detto,
ci è già riuscito, che cazzo significa che lui ci è già riuscito, lo
hai già fatto con lui?!” proseguì sempre più indignato con gli occhi che
brillavano di una luce minacciosa.
“Bhè ecco sì, ma posso spiegarti….”
balbettò Potter allungando le mani per accarezzare le braccia tese del compagno
che stava cercando di recuperare ossigeno e calma con dei bei respironi
profondi.
“Cosa c’è da spiegare vai da lui che aspetti?” affermò Draco
allontanandosi dalla presa del moro.
“Non essere sciocco, non vorrei che lo
facesse nessun altro, solo…bhè ecco potresti non avere la mano così ferma
o….potresti essere troppo distratto da quello che vedi e..” iniziò Harry, ma fu
nuovamente bloccato a metà.
“Per tua informazione sono un serpeverde, anzi il
serpeverde, di sangue freddo e capacità di dominare le emozioni ne ho una
quantità industriale, senz’altro molta di più della donnola dai capelli rossi!”
sentenziò.
“Già, ma tutti hanno un tallone d’Achille e il tuo…cara la mia
serpe…è giusto qui davanti a te” sussurrò il moro indicando il suo corpo disteso
con un cenno della mano.
“E cosa ti fa pensare di essere così appetitoso?”
domandò Malfoy con voce arrochita.
“Non saprei questo…” rispose l’altro
toccandolo fra le gambe dove sfiorò la nascente dura consistenza del suo sesso
attraverso il tessuto.
Draco assottigliò lo sguardo argenteo soffocando un
gemito e gli si avvicinò.
“Harry…sei ancora sicuro di volerlo fare?” chiese
lanciando uno sguardo veloce al minuscolo anello metallico che teneva fra
l’indice e il pollice.
“Mmmh ora che ci penso non è stata proprio una grande
idea decidere di tenerlo” considerò il ragazzo dai capelli corvini stendendosi
completamente sui cuscini e solleticandosi il capezzolo destro con i
polpastrelli, tormentato dai ripetuti tentativi andati in fumo.
“I tuoi
capezzoli sono estremamente eccitanti anche senza essere infilzati da quel
piccolo cerchietto metallico sai” affermò Draco insinuandosi fra le gambe del
compagno puntellandosi sui gomiti per guardarlo negli occhi.
“Davvero?”
domandò sornione Potter accarezzandogli la schiena nuda, intrufolando le mani
sotto la stoffa dei pantaloni per afferrargli i glutei in una presa decisa che
fece sussultare l’altro.
“Decisamente” rispose Malfoy e, per sottolineare la
cosa, si abbassò sul petto del moro prendendo a solleticare con le labbra la
deliziosa protuberanza che spiccava scura sulla pelle per poi racchiuderla fra
di loro succhiandola.
Ripeté lo stesso procedimento anche per il suo gemello
sollevando il volto con un‘aria compiaciuta quando udì l’altro gemere
inarcandosi contro di lui.
“Harry…”
“Mmh”
“Domani oblivierò Weasley,
non voglio assolutamente che si ricordi di aver sfiorato il tuo corpicino” disse
Malfoy seguitando la sua deliziosa tortura su entrambi i capezzoli ormai
induriti.
“Quanto è gelosa la mia serpe” commentò il grifone gemendo di
piacere all’ennesima umida carezza che la lingua del compagno distribuì lungo lo
sterno per poi deviare ancora sui suoi minuscoli obbiettivi sino a farli
indurire del tutto rendendoli ancor più sensibili ad ogni lieve tocco, perfino
al leggero soffio del suo respiro.
“Puoi dirlo forte. Il solo pensiero che
quell’insulso anello potesse penetrare il tuo corpo mi faceva impazzire, solo io
posso farlo” sussurrò al suo orecchio prima di morderne il lobo.
“Fallo
allora che aspetti….solo fallo piano” disse Potter facendo scivolare il tessuto
leggero dei pantaloni sulla pelle lattea dei fianchi.
“Sarò..”
Un bacio
lieve si posò sulle labbra del moro.
“Estremamente..”
Le dita sottili del
compagno violarono piano il suo intimo e caldo buco movendosi dentro e
fuori.
“Lento..”
Draco si sostituì infine alle dita unendosi pienamente al
suo amante.
“Tanto lo so che non sai resistere a lungo” sussurrò mentre
scivolava dentro di lui per intero.
“Mmmh non mettermi alla prova Malfoy,
potrei lasciarti a bocca aperta” rispose il moro stringendosi attorno a lui
quando spinse di nuovo.
Draco gemette sopraffatto da un intensa scarica di
piacere che frustò il suo corpo dalla testa ai piedi.
“Lo fai già” disse
prima di zittire le labbra del compagno che stavano schiudendosi in un profondo
sospiro.
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