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Autore: istrice_riservato    30/10/2013    5 recensioni
I fatti descritti in questa storia sono immaginari. Ogni riferimento a cose o persone reali è puramente casuale. I personaggi sono ispirati a persone realmente esistite.
“[...] Penso a noi e, per qualche istante, ho la sensazione di salire ancora una volta lì, in alto, in quel posto il cui accesso era riservato solo a noi due, io e te, e nessun altro. [...]”
[Zayn Malik/Liam Payne non esplicito; se non piace il genere potete anche evitare di leggere]
Genere: Angst, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '«Right next to you, Liam». (Ziam Mayne)'
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Caro Liam,

sono quasi quattro mesi che non ci vediamo, quindi… Come stai? Sai, se fossi tu a pormi questa domanda, non ho la più pallida di idea di quello che potrei rispondere. Forse, ti direi semplicemente che sto. Nient’altro.

Sono passati quattro mesi, anche se a me, onestamente, sembra molto di più, da quando ci siamo trovati davanti a quell’incrocio. Ci siamo guardati negli occhi, domandandoci silenziosamente dove andare ma, alla fine di tutto, abbiamo preso due strade differenti: io sono andato a destra, tu a sinistra. Oppure il contrario, come preferisci tu.

Ci siamo divisi perché il nostro, ormai da tempo, non era più quello che si può definire come amore sano. Onestamente, non so nemmeno convinto che il tuo sia stato davvero amore, arrivato a questo punto. Sappi che, in ogni caso, il mio lo è stato. E sappi anche che continua ad esserlo anche adesso che non siamo più niente.

Te le ricordi le nostre promesse, vero? Io sì, tutte. Dalla prima all’ultima. Ed ogni tanto ci ripenso, sai? Quando lo faccio, provo ancora quella sensazione di avere tra le mani quella vita intera che volevo condividere con te. E sono certo che, almeno per un momento, lo hai voluto anche tu.

Ogni tanto penso a noi, mentre sono seduto sul nostro letto. Quel letto che ha conosciuto ogni sfumatura del sentimento che ci teneva uniti. Penso a noi e, per qualche istante, ho la sensazione di salire ancora una volta lì, in alto, in quel posto il cui accesso era riservato solo a noi due, io e te, e nessun altro. Sono dell’idea che tu, in quel posto, ci sia rimasto anche quando abbiamo messo la parola fine sopra la nostra storia. Io non lo so dove mi trovo, invece. Forse sono caduto e sono metri e metri più in basso di te; forse sono sul baratro e sto continuamente rischiando di cadere, senza avere il coraggio di guardare giù, per vedere cosa mi attende alla fine del mio salto nel vuoto.

Mi hai sempre detto che non sono bravo ad esprimere a voce i miei sentimenti – come se non lo sapessi, poi – e, credimi, se ti dico che nemmeno scrivendo sono in grado di farlo. La mano che tiene la penna, infatti, sta tremando in maniera oscena e c’è affanno nel mio respiro, mentre i battiti del mio cuore sono aumentati a dismisura.

Ricordi quando ci siamo incontrati per la prima volta, in quella fredda sera di dicembre, mentre i primi fiocchi di neve dell’anno iniziavano ad attaccare per terra? Ecco. Ora prova a pensare alle condizioni in cui mi hai trovato: seduto per terra, le ginocchia al petto, la testa tra le mani ed un occhio nero, perché avevo appena finito di prenderle. Tu mi hai salvato quella sera. Io ero solo e non avevo nessuno e tu ti sei offerto per aiutarmi. Mi hai fatto alzare da terra, anche se io all’inizio non volevo farlo, dicendomi che, altrimenti, mi sarei buscato quello che tu hai definito come ‘raffreddore memorabile’ – ricordo ancora le tue parole esatte, hai visto? – e poi mi hai abbracciato, come se ci conoscessimo da chissà quanto tempo. Sono scoppiato a piangere a quel contatto perché ho compreso che forse, al mondo, esisteva qualcuno a cui poteva importare qualcosa di me, anche se questo qualcuno non era nient’altro che uno sconosciuto.

Lo confesso: non avevo che te, Liam. Poi anche tu hai deciso di lasciarmi, abbandonandomi di nuovo a me stesso, come avevano fatto tutti gli altri prima di te. In te, avevo riposto tutte le mie speranze per diventare una persona migliore di quella che ero e che ancora sono. Come posso farlo ora, che tu non sei più al mio fianco? Come posso anche solo semplicemente pensare di vivere, adesso, solo, senza te?

Mi manchi, cazzo. Da fare schifo.

Mi mancano i tuoi sorrisi, quelli spontanei, quelli che mi aprivano il cuore e che facevano apparire quelle amorevoli pieghette agli angoli dei suoi occhi.

Mi mancano tutti i giorni spesi insieme.

Mi mancano tutte le porte che ci siamo chiusi in faccia ad ogni nostra litigata, anche quella più stupida e senza senso. L’unica porta di cui non sento assolutamente la mancanza è quella che ti sei chiuso alle spalle quando mi hai lasciato andare.

Le ricordo bene, le tue spalle. Se chiudo gli occhi, riesco ancora a vedere il modo in cui si flettevano quando sollevavi qualcosa di particolarmente pesante, oppure quando facevamo l’amore. Sono una parte di te che mi è sempre piaciuta e che ti ho sempre invidiato, lo sai. Per quanto mi sforzassi – e ancora mi sforzo – con esercizi e quant’altro, non sono mai riuscito ad ottenere delle spalle come le tue, colpa anche della mia struttura ossea, decisamente più gracilina rispetto alla tua.

Sento costantemente la mancanza del tuo amore, ogni giorno un po’ di più. Credevo che si affievolisse pian piano ma, in questi quattro mesi, non ha fatto altro che aumentare. C’è sempre troppo rumore nei giorni che vivo lontano da te, giorni che proprio non vanno. C’è rumore, nient’altro. Ed è così perché ho compreso che, in ogni posto, tutto questo non passerà.

Ti amo ancora, nonostante tutto.

E non c’è niente che resiste al mio cuore quando insiste, perché so che tu non passerai mai.
 


 

Zayn

 





 


N d A
Here I am! *saluta tutti con la manina*
Ok, forse avrei fatto meglio a mettere le note ad inizio pagina, in modo da non rovinare l’atmosfera che ho, in un certo senso, creato con questa OS… Ma le note ad inizio storia sono talmente anestetiche che proprio non ce l’ho fatta. Quindi niente, faccio la guastafeste e rovino tutto quanto.
Per il resto, ci sono ancora io e ci sono ancora gli Ziam, come al solito. E c’è anche l’angst, come al solito. È che gli Ziam mi ispirano così tanto angst che non posso non scrivere angst su di loro, mi capite? (No, non mi capite. Non mi sono nemmeno capita da sola, quindi non vedo come possiate capirmi voi.)
È ispirata ad una canzone che per me ha un valore importantissimo, così come ce l’ha chi la canta (chi mi conosce almeno un po’ sa di cosa sto parlando), e su cui non avrei mai immaginato di scrivere qualcosa, visto quanto ci sono legata e quanto mi faccia piangere. Insomma, la canzoni in questione è “Non passerai” di Marco Mengoni. (Vi lascio il link della versione live che mi ha accompagnato per tutta la stesura della OS e di queste mie note: xxx) E niente, ho aggiunto un altro motivo per cui piangere durante l’ascolto di questa canzone.
Spero vi piaccia e spero anche di non avervi fatto piangere in maniera troppo eccessiva. *distribuisce fazzoletti*
(Anche se, onestamente, già mi stupirei del fatto che abbia fatto piangere qualcuno.)
Grazie a tutti quanti, come mio solito. <3

   
 
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