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Autore: michiyo1age    31/10/2013    3 recensioni
Il momento in cui voleva fuggire il più velocemente possibile da Temari era quando dopo un’intensa giornata di lavoro, era incazzata nera.
Incazzata nera non significa arrabbiata per motivi logici, con reazione logiche come ad esempio rispondere in maniera un po’ brusca e tenere il muso, no, sarebbe stato troppo normale. Incazzata nera è la definizione notoriamente utilizzata in catastrofologia per definire una Temari della Sabbia surriscaldata a livello di una Super Nova.
Partecipante all'iniziativa indetta dalla Black Parade - Wouldn't You Like To Read Something Strange?-
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Il momento in cui voleva fuggire il più velocemente possibile da Temari era quando dopo un’intensa giornata di lavoro, era incazzata nera.

Incazzata nera non significa arrabbiata per motivi logici, con reazione logiche come ad esempio rispondere in maniera un po’ brusca e tenere il muso, no, sarebbe stato troppo normale. Incazzata nera è la definizione notoriamente utilizzata in catastrofologia per definire una Temari della Sabbia surriscaldata a livello di una Super Nova. Nessuna donna con il ciclo più doloroso e potente, quello per dire che ti aumenta gli ormoni fino all’inverosimile, può essere paragonata a Lei quando raggiunge quello stato di inumana bestialità.

Non solo ogni sua parola, lui piccolo scribacchino dell’Hokage, sarebbe risultata sgradita, ma anche un suo minimo respiro l’avrebbe condannato a risposte che assomigliavano così tanto all’abbaiare di un cane che alle volte si girava per controllare, mossa alquanto sconsiderata perché non si distoglie mai e poi mai il contatto visivo da una bestia feroce. Era più volubile di una banderuola e molto molto più pericolosa di quando se l’era trovata nell’arena con il suo enorme ventaglio. Non che il suo normale modo di trattarlo, anche ora che erano più o meno dello stesso livello, fosse migliorato da quella volta che aveva mirato alla sua testa e fortunatamente aveva fatto solo un buco nel terreno. Poteva solo dire che quegli occhi desiderosi di scoprire i dettagli del suo sistema nervoso riapparivano, minacciosi come la prima volta,  su quel mutevole volto ovale  quando la giornata lavorativa l’aveva ridotta a livello di belva o demonio che dir si voglia. E non gli piaceva per niente.

Se solo Kotetsu non l’avesse trattenuto proprio in quel momento, avrebbe potuto fermare Chouji, fingere di parlare con lui, per poi nascondersi nell’ufficio dei Jonin, smarcare Kakashi -non sarebbe stato difficile visto che probabilmente l’avrebbe trovato immerso nella lettura dello stesso libro- poi una volta guadagnata la finestra, sarebbe riuscito a saltare sui tetti che non si potevano vedere dall’ufficio che condivideva con Temari. Al quarto piano.

Era stato un meraviglioso piano elaborato in meno di due secondi gloriosi, ma rovinato nell’arco di un solo millesimo nel quale la Disgrazia l’aveva notato: -Smettila di chiacchierare come una signorina. Non hai ancora finito qui-

-Uhm- mugugnò.

-Rispondi umanamente-

-Sissignora-

-Che fai? Mi prendi in giro?!-

Come volevasi dimostrare. Che lui dicesse una cosa o l’altra era lo stesso perché intanto veniva rimproverato comunque.

Sospirò incassando la testa nella spalle.

-Non fare il cane bastonato, sono IO quella che sta facendo tutto-

Chissà se anche sbattere le palpebre non le sarebbe andato bene…

Alzò gli occhi al cielo.

-Oh è esasperato il nostro piccolo principino-

-Temari, si può sapere che ti ho fatto? -

Oh, ragazzo mio, pessima, pessima mossa.

-Ma tu vivi su questa terra o fai solo finta? Hai visto che è successo?! Cosa è successo?- si mise l’indice sul mento in falsa posizione meditabonda – Mah non so, sono sveglia dalla sei del mattino…-

E cominciò a vomitargli addosso tutto quello che non era andato per il verso giusto durante la giornata, praticamente ogni cosa, come se fosse stato lui l’artefice di un complotto diabolico che aveva cancellato due settimane di lavoro in circa mezz’ora di amabile chiacchierata con Ebizo-sensei.

Anche lui era stata una vittima del “piccolo” errore di comunicazione trai due villaggi, ma Temari sembrava esserselo dimenticato nelle ultime dieci ore. Senza peggiorare ulteriormente la propria posizione, tornò in ufficio dove attenderlo c’erano cartelle su cartelle da dover controllare e riredigere.

 

Uscirono da palazzo dell’Hokage molto tardi, ormai i lampioni erano accesi e persino alcuni ristoranti cominciavano a chiudere. Aveva lo stomaco vuoto, ma in compenso era così pieno di caffeina da poter rimanere sveglio per due settimane.

Shikamaru stava già assaporando la dolce fragranza della libertà quando si sentì alle sue spalle un velato ordine: -Stasera, mi paghi la cena-

Guardò per terra e tirò dritto. Era davvero inutile mettersi a discutere, sapeva quanto poco ci metteva a passare dalla violenza verbale a quella fisica. La sua rassegnazione al patibolo venne accolta con un gesto di compiacimento della bionda.

-Va bene un po’ di soba? - propose avendo l’ardire di guardarla negli occhi.

-Fai come vuoi-

Se avesse potuto fare veramente come voleva lui non sarebbe stato alla mercé di quella strega, questo poco, ma sicuro.

Riuscì a trovare un ristorante con la cucina aperta e una volta seduto al tavolo assistette ad uno spettacolo che mai l’aveva visto spettatore in tutta la sua vita: Temari distrutta.

Si era buttata di peso sulla panca e dopo aver abbandonato il pacco di fogli che si era voluta portare a casa emise un profondo sospiro di stanchezza. La pelle tirata dal nervosismo si distese appena chiuse gli occhi. Si passò la mano sulla fronte per poi alzare le ciocche della frangia che caddero un modo disordinato. Ripeté il gesto due o tre volte come se spettinarsi i capelli fosse un atto liberatorio. Non la vide veramente rilassata se non quando finì d’un fiato il primo bicchiere di birra. Di solito stava diritta con la schiena, il mento in alto e le spalle perpendicolari la busto. Ora assomigliava molto ad un palloncino sgonfiato con le spalle cadenti e la figura protesa in avanti.

La birra ebbe un effetto benefico sui suoi nervi e su tutta la sua persona come se le avessero donato nuovo vigore e freschezza. Ne ordinò una e poi anche la seconda. A causa di un yakisoba un po’ troppo piccante se ne fece portare la terza mentre le guance le si coloravano di rosso.

Shikamaru faceva riposare la mano sul secondo bicchiere di birra preteso dall’arpia che gli aveva intimato di smettere di fare la signorina o l’avrebbe reso lei tale. Ad un tratto Temari cominciò a fare discorsi strani, insomma non da lei. Aveva mangiato in completo silenzio il che aveva giovato alle sue povere orecchie, una volta soddisfatta dall’ampio desinare avevo scambiato quattro innocue chiacchiere tra un sorso e l’altro. Shikamaru sperava vivamente che lo congedasse visto che stava già avvertendo i sintomi del sonnellino imminente, ma Temari continuava a bere senza accennare di andarsene.

-Che tipi di ragazze ti piacciono? -

Spalancò gli occhi in sorpresa constatando che sì, doveva essere decisamente ubriaca. Ma da dove cavolo l’aveva tirata fuori quella domanda?

-Eh? -

-Dai, anche tu, da qualche parte: in una regione molto remota- specificò - sarai un uomo e avrai gusti da uomo - Ok, a questo non era preparato: non pensava che Temari, con un po’ di alcool in corpo, sarebbe potuta diventare problematica come Tsunade o Shizune. Era convinto che fosse una bevitrice stoica come Kurenai-sensei che anche dopo bottiglie e bottiglie di sakè manteneva un aplomb invidiabile.

-Allora? -

E invece…

-Le donne sono tutte delle enormi seccature- le rispose di controvoglia e per evitare che potesse incalzare in qualche modo, bevette un bel sorso della sua birra.

-Non ci credo. Guarda che è inutile essere riservati…mi scusi, potrebbe portarmi un po’ di sakè? - si era voltata verso la cameriera – Caldo, molto caldo-

Insieme alla testa si era girato anche il torso così da rendere il profilo del seno ancora più pronunciato. Deglutì alla vista. Sapeva lui quali erano le ragazze che gli piacevano, più specificatamente che tipo di ragazza gli andava a genio.

La seccatura, ignara del suo sguardo, aveva ricominciato la sua confessione indesiderata. –Mentirei se decidessi che di un uomo la prima cosa che noto è l’intelligenza, UNO- e alzò l’indice che oscillava un po’ –perché non puoi vedere l’intelligenza e anche se inventassero un cartello che la indichi, non ci crederei mai. E DUE c’è molto altro che attira il mio sguardo- comparve uno strano ghigno compiaciuto come se fosse persa in piacevoli ricordi.

-Non fare quella faccia!- e chi faceva  facce -Io ad esempio guardo…le mani. Devono essere grandi, forti. Hai presente quelle dove vedi i tendini guizzare quando la stringi, no? -

Stranamente si ritrovò e guardarsi le mani. Ma erano state così?  Le dita così scure, screpolate, da quant’è che non se le guadava? Il suo piccolo esame gli fece perdere l’ultimo elogio alle mani per poi dedicare piena attenzione all’argomento seguente: il sedere.

-Perché non è giusto- stava dicendo facendo ondeggiare troppo la testa –che voi uomini sia lasciato il…il insomma, anch’io possa fare il commento su un bel culo! Non capisco dove stia scritto che le donne non possono fare commenti sugli uomini e che uomini – singhiozzò con un potente hic.

Arrivò la cameriera con il sakè, ma aveva portato due coppette. –Ma io non…-

-Finisci la birra e fammi compagnia- ordinò Temari versandosi da bere.

-C’è questo Jonin che lavora per mio fratello che ha il culo più bello che io abbia mai visto. Sono come due belle pesche, tonde, toniche…insomma dovresti vederlo-

-Non ci tengo, grazie-

-Prossima volta chiedo a Kankuro di prestarmi Daiki e te lo faccio vedere-

-Puoi anche risparmiatelo- ribatté.

-Non dirmi che sei geloso! Solo perché il tuo è troppo basso e un po’ cascante, fattelo dire-

-Hai guardato il mio culo? - si portò una mano sul sedere come a rassicurarlo che anche se non poteva essere paragonata a frutta matura, non era mica da buttare.

-Non ti offendere- stava urlando e ridendo allo stesso momento.

-Non sono offeso-

-Si invece, sei una principessina permalosa. Io non mi offenderei mica se mi dicessi che ti piacciono quelle tipette insulse super tirate, pelle, ossa e trucco-

-Perché non ho così cattivo gusto- e bevve in un sorso il sakè caldo.

-E allora- praticamente si distese sul tavolo spalmando il seno in maniera evidente –quali ragazze ti piacciono? -

Guardando tutto, quella prosperità di curve e quel ghignetto intrigante sul viso arrossato dall’alcool non poté fare a meno di dire la verità: -Quelle formose-

Era pronto ad incontrare il suo sguardo e leggervi schermo, magari malizia o forse complicità e invece si ritrovò solo una Temari dormiente su un tavolo da bar. Russava pure.

-Che seccatura-

Provò a scrollarla, ma non ci fu verso di svegliarla dal suo mondo di sogni. Rantolò prima di provare a chiamarla, ma anche in quel modo non ci fu verso. Che donna problematica!

Pagò il conto, per entrambi ovviamente, e poi si fece aiutare per caricarsela in spalla: le avrebbe fatto vedere cosa poteva il suo basso culo. Pesava meno di quello che aveva immaginato e nonostante le gambe cominciassero a fargli male, non poteva lamentarsi del suo seno contro la schiena, le mani che gli penzolavano davanti e il respiro caldo di alcool che gli solleticava il collo.

Svegliò la padrona della locanda dove pernottava Temari e finalmente riuscì a depositarla nel suo letto.

-Le lascio le chiavi, giovanotto-

-La ringrazio-

Ora, un ragazzo nel pieno degli anni, davanti ad una bella, bella ragazza, al momento e solo al momento indifesa cosa farebbe?

Se poi questa ragazza dalla bella pelle ambrata stesse indossando un leggero kimono che si stava allargando sempre più lasciando più che intravedere le sue invitanti morbidezze, cosa dovrebbe fare?

Shikamaru allungò lentamente la mano verso il petto della ragazza per poi prendere il lembo di quel kimono scuro e chiudere l’enorme scollatura che si era formata. Con un rapido movimento le tirò le coperte fino al mento accarezzandole per il sbaglio il collo liscio.

-Mmm anche…i capelli…lunghi...sono sexy-

Evidentemente anche nel sogno stava continuando la sua assurda conversazione.

-Almeno una l’ho beccata- borbottò accarezzandosi il codino, mai veramente apprezzato fino a quel momento.

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Buon salve a tutti!

Presento ora il mio nero obolo per la  nera causa che si propone ormai per la quarta volta di festeggiare Halloween con  i nostri dolcissimi mosconi! Purtroppo l'assoluta mancanza di tempo e vita dell'utimo periodo non mi ha permesso di scrivere qualcosa di "strano" e ho ripescato dai meandri del mio liso taccuino questa cosina molto modesta che deve essere venuta fuori in un momento di assoluta noia. Anche se non ha molte pretese spero che comunque vi sia piaciuta e mi raccomando, attendete le fic delle mie stupende compagne d'avventura!

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