Il momento in cui voleva fuggire il più velocemente
possibile da Temari era quando dopo un’intensa giornata di lavoro, era
incazzata nera.
Incazzata nera non significa arrabbiata per motivi
logici, con reazione logiche come ad esempio rispondere in maniera un po’
brusca e tenere il muso, no, sarebbe stato troppo normale. Incazzata nera è la
definizione notoriamente utilizzata in catastrofologia per definire una Temari
della Sabbia surriscaldata a livello di una Super Nova. Nessuna donna con il
ciclo più doloroso e potente, quello per dire che ti aumenta gli ormoni fino
all’inverosimile, può essere paragonata a Lei quando raggiunge quello stato di
inumana bestialità.
Non solo ogni sua parola, lui piccolo scribacchino
dell’Hokage, sarebbe risultata sgradita, ma anche un suo minimo respiro
l’avrebbe condannato a risposte che assomigliavano così tanto all’abbaiare di
un cane che alle volte si girava per controllare, mossa alquanto sconsiderata
perché non si distoglie mai e poi mai
il contatto visivo da una bestia feroce. Era più volubile di una banderuola e
molto molto più pericolosa di quando se l’era trovata nell’arena con il suo
enorme ventaglio. Non che il suo normale modo di trattarlo, anche ora che erano
più o meno dello stesso livello, fosse migliorato da quella volta che aveva
mirato alla sua testa e fortunatamente aveva fatto solo un buco nel terreno.
Poteva solo dire che quegli occhi desiderosi di scoprire i dettagli del suo
sistema nervoso riapparivano, minacciosi come la prima volta, su quel mutevole volto ovale quando la giornata lavorativa l’aveva ridotta
a livello di belva o demonio che dir si voglia. E non gli piaceva per niente.
Se solo Kotetsu non l’avesse trattenuto proprio in quel
momento, avrebbe potuto fermare Chouji, fingere di parlare con lui, per poi
nascondersi nell’ufficio dei Jonin, smarcare Kakashi -non sarebbe stato
difficile visto che probabilmente l’avrebbe trovato immerso nella lettura dello
stesso libro- poi una volta guadagnata la finestra, sarebbe riuscito a saltare
sui tetti che non si potevano vedere dall’ufficio che condivideva con Temari.
Al quarto piano.
Era stato un meraviglioso piano elaborato in meno di due
secondi gloriosi, ma rovinato nell’arco di un solo millesimo nel quale la
Disgrazia l’aveva notato: -Smettila di chiacchierare come una signorina. Non
hai ancora finito qui-
-Uhm- mugugnò.
-Rispondi umanamente-
-Sissignora-
-Che fai? Mi prendi in giro?!-
Come volevasi dimostrare. Che lui dicesse una cosa o
l’altra era lo stesso perché intanto veniva rimproverato comunque.
Sospirò incassando la testa nella spalle.
-Non fare il cane bastonato, sono IO quella che sta
facendo tutto-
Chissà se anche sbattere le palpebre non le sarebbe
andato bene…
Alzò gli occhi al cielo.
-Oh è esasperato il nostro piccolo principino-
-Temari, si può sapere che ti ho fatto? -
Oh, ragazzo mio, pessima, pessima mossa.
-Ma tu vivi su questa terra o fai solo finta? Hai visto
che è successo?! Cosa è successo?- si mise l’indice sul mento in falsa
posizione meditabonda – Mah non so, sono sveglia dalla sei del mattino…-
E cominciò a vomitargli addosso tutto quello che non era
andato per il verso giusto durante la giornata, praticamente ogni cosa, come se
fosse stato lui l’artefice di un complotto diabolico che aveva cancellato due
settimane di lavoro in circa mezz’ora di amabile chiacchierata con
Ebizo-sensei.
Anche lui era stata una vittima del “piccolo” errore di
comunicazione trai due villaggi, ma Temari sembrava esserselo dimenticato nelle
ultime dieci ore. Senza peggiorare ulteriormente la propria posizione, tornò in
ufficio dove attenderlo c’erano cartelle su cartelle da dover controllare e riredigere.
Uscirono da palazzo dell’Hokage molto tardi, ormai i
lampioni erano accesi e persino alcuni ristoranti cominciavano a chiudere.
Aveva lo stomaco vuoto, ma in compenso era così pieno di caffeina da poter
rimanere sveglio per due settimane.
Shikamaru stava già assaporando la dolce fragranza della
libertà quando si sentì alle sue spalle un velato ordine: -Stasera, mi paghi la
cena-
Guardò per terra e tirò dritto. Era davvero inutile mettersi
a discutere, sapeva quanto poco ci metteva a passare dalla violenza verbale a
quella fisica. La sua rassegnazione al patibolo venne accolta con un gesto di
compiacimento della bionda.
-Va bene un po’ di soba? - propose avendo l’ardire di
guardarla negli occhi.
-Fai come vuoi-
Se avesse potuto fare veramente come voleva lui non
sarebbe stato alla mercé di quella strega, questo poco, ma sicuro.
Riuscì a trovare un ristorante con la cucina aperta e una
volta seduto al tavolo assistette ad uno spettacolo che mai l’aveva visto
spettatore in tutta la sua vita: Temari distrutta.
Si era buttata di peso sulla panca e dopo aver
abbandonato il pacco di fogli che si era voluta portare a casa emise un
profondo sospiro di stanchezza. La pelle tirata dal nervosismo si distese
appena chiuse gli occhi. Si passò la mano sulla fronte per poi alzare le
ciocche della frangia che caddero un modo disordinato. Ripeté il gesto due o
tre volte come se spettinarsi i capelli fosse un atto liberatorio. Non la vide
veramente rilassata se non quando finì d’un fiato il primo bicchiere di birra.
Di solito stava diritta con la schiena, il mento in alto e le spalle
perpendicolari la busto. Ora assomigliava molto ad un palloncino sgonfiato con
le spalle cadenti e la figura protesa in avanti.
La birra ebbe un effetto benefico sui suoi nervi e su
tutta la sua persona come se le avessero donato nuovo vigore e freschezza. Ne
ordinò una e poi anche la seconda. A causa di un yakisoba un po’ troppo
piccante se ne fece portare la terza mentre le guance le si coloravano di
rosso.
Shikamaru faceva riposare la mano sul secondo bicchiere
di birra preteso dall’arpia che gli aveva intimato di smettere di fare la
signorina o l’avrebbe reso lei tale. Ad un tratto Temari cominciò a fare
discorsi strani, insomma non da lei. Aveva mangiato in completo silenzio il che
aveva giovato alle sue povere orecchie, una volta soddisfatta dall’ampio
desinare avevo scambiato quattro innocue chiacchiere tra un sorso e l’altro.
Shikamaru sperava vivamente che lo congedasse visto che stava già avvertendo i
sintomi del sonnellino imminente, ma Temari continuava a bere senza accennare
di andarsene.
-Che tipi di ragazze ti piacciono? -
Spalancò gli occhi in sorpresa constatando che sì, doveva
essere decisamente ubriaca. Ma da dove cavolo l’aveva tirata fuori quella
domanda?
-Eh? -
-Dai, anche tu, da qualche parte: in una regione molto
remota- specificò - sarai un uomo e avrai gusti da uomo - Ok, a questo non era
preparato: non pensava che Temari, con un po’ di alcool in corpo, sarebbe
potuta diventare problematica come Tsunade o Shizune. Era convinto che fosse
una bevitrice stoica come Kurenai-sensei che anche dopo bottiglie e bottiglie di
sakè manteneva un aplomb invidiabile.
-Allora? -
E invece…
-Le donne sono tutte delle enormi seccature- le rispose
di controvoglia e per evitare che potesse incalzare in qualche modo, bevette un
bel sorso della sua birra.
-Non ci credo. Guarda che è inutile essere riservati…mi
scusi, potrebbe portarmi un po’ di sakè? - si era voltata verso la cameriera –
Caldo, molto caldo-
Insieme alla testa si era girato anche il torso così da
rendere il profilo del seno ancora più pronunciato. Deglutì alla vista. Sapeva lui
quali erano le ragazze che gli piacevano, più specificatamente che tipo di
ragazza gli andava a genio.
La seccatura, ignara del suo sguardo, aveva ricominciato
la sua confessione indesiderata. –Mentirei se decidessi che di un uomo la prima
cosa che noto è l’intelligenza, UNO- e alzò l’indice che oscillava un po’
–perché non puoi vedere l’intelligenza e anche se inventassero un cartello che
la indichi, non ci crederei mai. E DUE c’è molto altro che attira il mio
sguardo- comparve uno strano ghigno compiaciuto come se fosse persa in
piacevoli ricordi.
-Non fare quella faccia!- e chi faceva facce -Io ad esempio guardo…le mani. Devono
essere grandi, forti. Hai presente quelle dove vedi i tendini guizzare quando
la stringi, no? -
Stranamente si ritrovò e guardarsi le mani. Ma erano
state così? Le dita così scure,
screpolate, da quant’è che non se le guadava? Il suo piccolo esame gli fece
perdere l’ultimo elogio alle mani per poi dedicare piena attenzione
all’argomento seguente: il sedere.
-Perché non è giusto- stava dicendo facendo ondeggiare
troppo la testa –che voi uomini sia lasciato il…il insomma, anch’io possa fare
il commento su un bel culo! Non capisco dove stia scritto che le donne non
possono fare commenti sugli uomini e che uomini – singhiozzò con un potente hic.
Arrivò la cameriera con il sakè, ma aveva portato due
coppette. –Ma io non…-
-Finisci la birra e fammi compagnia- ordinò Temari
versandosi da bere.
-C’è questo Jonin che lavora per mio fratello che ha il
culo più bello che io abbia mai visto. Sono come due belle pesche, tonde,
toniche…insomma dovresti vederlo-
-Non ci tengo, grazie-
-Prossima volta chiedo a Kankuro di prestarmi Daiki e te
lo faccio vedere-
-Puoi anche risparmiatelo- ribatté.
-Non dirmi che sei geloso! Solo perché il tuo è troppo
basso e un po’ cascante, fattelo dire-
-Hai guardato il mio culo? - si portò una mano sul sedere
come a rassicurarlo che anche se non poteva essere paragonata a frutta matura,
non era mica da buttare.
-Non ti offendere- stava urlando e ridendo allo stesso
momento.
-Non sono offeso-
-Si invece, sei una principessina permalosa. Io non mi
offenderei mica se mi dicessi che ti piacciono quelle tipette insulse super
tirate, pelle, ossa e trucco-
-Perché non ho così cattivo gusto- e bevve in un sorso il
sakè caldo.
-E allora- praticamente si distese sul tavolo spalmando
il seno in maniera evidente –quali ragazze ti piacciono? -
Guardando tutto, quella prosperità di curve e quel
ghignetto intrigante sul viso arrossato dall’alcool non poté fare a meno di dire
la verità: -Quelle formose-
Era pronto ad incontrare il suo sguardo e leggervi
schermo, magari malizia o forse complicità e invece si ritrovò solo una Temari
dormiente su un tavolo da bar. Russava pure.
-Che seccatura-
Provò a scrollarla, ma non ci fu verso di svegliarla dal
suo mondo di sogni. Rantolò prima di provare a chiamarla, ma anche in quel modo
non ci fu verso. Che donna problematica!
Pagò il conto, per entrambi ovviamente, e poi si fece
aiutare per caricarsela in spalla: le avrebbe fatto vedere cosa poteva il suo
basso culo. Pesava meno di quello che aveva immaginato e nonostante le gambe
cominciassero a fargli male, non poteva lamentarsi del suo seno contro la
schiena, le mani che gli penzolavano davanti e il respiro caldo di alcool che
gli solleticava il collo.
Svegliò la padrona della locanda dove pernottava Temari e
finalmente riuscì a depositarla nel suo letto.
-Le lascio le chiavi, giovanotto-
-La ringrazio-
Ora, un ragazzo nel pieno degli anni, davanti ad una
bella, bella ragazza, al momento e solo al momento indifesa cosa farebbe?
Se poi questa ragazza dalla bella pelle ambrata stesse
indossando un leggero kimono che si stava allargando sempre più lasciando più
che intravedere le sue invitanti morbidezze, cosa dovrebbe fare?
Shikamaru allungò lentamente la mano verso il petto della
ragazza per poi prendere il lembo di quel kimono scuro e chiudere l’enorme
scollatura che si era formata. Con un rapido movimento le tirò le coperte fino
al mento accarezzandole per il sbaglio il collo liscio.
-Mmm anche…i capelli…lunghi...sono sexy-
Evidentemente anche nel sogno stava continuando la sua
assurda conversazione.
-Almeno una l’ho beccata- borbottò accarezzandosi il codino, mai veramente apprezzato fino a quel momento.
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Buon salve a tutti!
Presento ora il mio nero obolo per la nera causa che si propone ormai per la quarta volta di festeggiare Halloween con i nostri dolcissimi mosconi! Purtroppo l'assoluta mancanza di tempo e vita dell'utimo periodo non mi ha permesso di scrivere qualcosa di "strano" e ho ripescato dai meandri del mio liso taccuino questa cosina molto modesta che deve essere venuta fuori in un momento di assoluta noia. Anche se non ha molte pretese spero che comunque vi sia piaciuta e mi raccomando, attendete le fic delle mie stupende compagne d'avventura!