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Autore: Kikyo91    31/10/2013    1 recensioni
A volte, andarsene non è una soluzione.
A volte, cercare di dimenticare non porta a nulla.
A volte, ripercorrere gli stessi passi può essere solo l’unica scelta.
A volte.
--------------------
seguito di Tri-Angle
Genere: Drammatico, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6
~ Carcere! ~



 

La Procura di Seoul, distava a meno di 200 metri dalla stazione degli autobus e, a poco più di tre kilometri da quella dei treni.
Era un edificio grossolano, di dimensioni considerevoli, circondato da alte mura che avrebbero impedito a chiunque di entra di soppiatto.
L’unico ingresso che c’era, si trovava proprio davanti agli enormi portoni dall’aspetto maestoso e decorati nei minimi dettagli sui quali si ergeva lo Stemma del paese.
Per poter entrare, dovevi farti riconoscere dalle guardie che si trovavano piazzate proprio davanti ad essi.
C’era sempre un insolito via vai di persone che entravano o uscivano da quell’edificio.
Era assurdo pensare che ci fossero così tanti malviventi…o così tanti innocenti in questa città.
Già, perché molte volte, la giustizia non è mai veramente giustizia.


- andate dritte, lungo quel corridoio e poi svoltate a destra. Lì c’è la sala interrogatori. -

Il poliziotto indicò alle due donne l’esatto percorso.
Entrambe, una molto giovane e l’altra, sui cinquant’anni, fecero un inchino in senso di cortesia e si diressero nella direzione prestabilita.
Era tutto così..spento in quel posto.
Non c’era allegria, ogni poliziotto era impegnato nel proprio lavoro e sembrava esistere solo per quello.
D’altronde, quello non era un posto dove accadevano cose felici.
Le due, camminavano con una certa fretta. Sembravano molto scosse, specie la più giovane che non faceva altro che guardare a destra ed a sinistra preoccupata.
Vedendola così tesa, l’altra signora le aveva dolcemente posato una mano sulla spalla come per incoraggiarla ed incitarla ad andare più lentamente.
Le giovane, dapprima un po’ contrariata, aveva sorriso ed aveva rallentato il cammino.
Non ci vollero nemmeno cinque minuti per arrivare.
Come gli era stato detto, voltarono a destra e si trovarono a dover precorrere un altro corridoio. Solo che si fermarono prima, proprio all’inizio.
Un ragazzo, evidentemente turbato, se ne stava appoggiato alla parete, seduto per terra, opposta a quella dove se ne trovava un altro, anche lui decisamente cupo in volto. Poco più avanti, un terzo giovane camminava avanti a indietro, incerto.

- ..Y-YunHo! – balbettò la ragazza giovane

Il ragazzo si alzò da terra di scatto.
Anche gli altri due sembrarono uscire dalla catalessi.

- SunMi! – esclamò correndole incontro

Entrambi si abbracciarono come per farsi coraggio.

- sono venuta appena ho saputo… - sospirò la ragazza

- … -

Il ragazzo non rispose

- si può sapere che è accaduto?! – esclamò la signora

- …non…non lo so mamma… - sospirò YunHo

- da quanto è dentro? – domandò SunMi

- da un ora circa… – intervenne YooChun

- … -

Nessuno dei presenti parlò ancora.
Si limitarono a guardare quella porta dai vetro opaco, in modo che nessuno potesse vedere ciò che succedeva dentro.
La signora Jung sospirò pesantemente.

- ma chi era Takahashi…Hiro? – chiese JunSu titubante

- …JJ me ne aveva parlato per telefono…era il suo datore di lavoro a New York – rispose SunMi

- ora che ci penso..io l’ho incontrato…proprio ieri al bar! – pensò YunHo

- d-davvero? – osservò YooChun

- già…mi era sembrato un tipo a posto…anche se…boh…aveva un aria strana… -

- … -

- … -

- … -

- aah! Adesso basta! - borbottò SunMi all’improvviso – ora vado lì dentro e me lo riporto a casa!! -

La giovane, puntò verso la porta della sala interrogatori, decisa a compiere quell’assurdo gesto, ma la mano di YunHo, prese la sua e la bloccò a metà strada.

- SunMi,per favore, mantieni la calma! -esclamò

- come puoi dirmelo?! Ti ricordo che c’è JJ lì dentro! -

- lo so perfettamente! Ma entrando adesso non gli faremmo certo un favore! -

- sempre meglio che restare qui senza far nulla! -

- ragazzi, per piacere…finitela… - incalzò la signora Jung

- mollami YunHo! – insistesse SunMi - sono più grande di te! -

- in questo momento mi sembri solo una mocciosa, comportandoti così! -

- oh scusami tanto se mi sto preoccupando per JJ! -

- ti ripeto che sono preoccupato anche io! -

- E’ MIO FRATELLO ACCIDENTI!! – urlò la ragazza

YunHo la mollò quasi per istinto. Era stupito. Più che altro, per il fatto che era la prima volta che sentiva SunMi urlare in quel modo. Nemmeno con i suoi figli lo aveva mai fatto.

- ora basta!!insomma, non vi vergognate?! – puntualizzò JunSu interrompendo la discussione

- YunHo, SunMi…non litigare, non risolvete nulla… - disse la signora Jung

- hanno ragione..ci stanno guardando tutti… - concluse YooChun

La ragazza abbassò lo sguardo afflitta, ma YunHo sembrava anche più mortificato di lei.

- …s-scusa SunMi…non avrei dovuto… -

- no…scusami tu…sono sempre la solita impetuosa… so che vuoi bene a JJ… - esclamò

La calma tornò a regnare e i due si sorrisero lievemente.

- adesso…. – sospirò YooChun accucciandosi a terra lungo il corridoio – non dobbiamo fare altro che attendere… -

 

**




Era da più di un ora che stava seduto.
Era da più di un ora che aveva la luce della lampada puntata contro il viso
Era da più di un ora che quelle due persone continuavano a fissarlo, camminando attorno ad un tavolo.
L’unico che c’era, in tuta la stanza.
Gli scuri della finestra erano serrarti. Non c’era luce, se non quella artificiale.
In quella piccola camera c’erano solo un tavolo, una sedia e il nulla.

- allora… - cominciò uno dei due uomini in borghese - …sappiamo per certo che lei alle 11 di ieri sera ti trovavi alla villa del signor Takahashi, giusto? -

JaeJoong dapprima lo guardò. Poi, abbassò lo sguardo violentemente e annuì piano, quasi solo accennando ad un leggero movimento.

- perché era lì ieri sera?! Cosa dovevate fare?! – domandò nuovamente

- … -

Era la sesta volta che glielo domandavano. Ed era la sesta volta che lui non rispondeva o era molto vago nel farlo.
Sapeva perfettamente che loro avrebbero continuato a chiedergleilo all’infinito eppure, non ci riusciva proprio.
Non poteva certo raccontare a quei due il motivo per cui era andato da Hiro la sera prima.
Cosa avrebbe detto? “sono andato da lui perché volevo che mi scopasse”? bella risposta!
Avrebbe anche potuto dirglielo, ma poi, sicuramente, YunHo, la sorella, i suoi amici lo avrebbero saputo.
E sarebbe stato come se nulla fosse successo. Come se lui non fosse mai andato da Hiro. Ciò che aveva dovuto fare, non sarebbe servito per ottenere la tanto sospirata felicità.

- …non l’ho ucciso io… - sospirò con voce flebile ignorando la domanda

Uno dei due uomini, quello che non aveva parlato, si adirò un poco.

- non ti abbiamo chiesto se l’hai ucciso o no! Ti abbiamo chiesto cosa ci facevi li!! -

- si, perché tanto per voi è già palese che l’abbia ammazzato io, vero?! - esclamò JaeJoong sulla difensiva

- rispondi alla domanda! -

- e voi rispondete alla mia! – attaccò il giovane

- non sei nella posizione adatta a darci ordini ragazzino! -

JaeJoong sospirò, infiammando il suo animo, sentendolo bruciare ad ogni loro parola o accusa contro di lui

- si, sono andato a casa sua! L’ho fatto perché doveva dargli una cosa!! -

- una cosa?! – ripeté il magistrato

- si!! Se gliel’avessi data, lui ci avrebbe lasciato in pace! – esclamò tutto d’un fiato

- vi avrebbe? – osservò il collega

- m-mi! – si corresse il ragazzo in fretta

Ma ormai era tardi. Ecco, altro errore del cavolo!.
Entrambi gli si avvicinarono di più, appoggiando le mani sul piccolo tavolo di legno.
Puntarono lo sguardo su di lui tanto che si sentì ben presto a disagio.

- tu…e chi altro? -

- …non c’è nessuno… -

- non mentire! Altrimenti aggravi la tua posizione! -

- … -

- … -

- …se io non mi fossi offerto a lui….io e YunHo saremmo stati perseguitati sempre… -

Ecco. Tanto valeva dire tutto.
Voleva sprofondare nella vergogna più assoluta, lo voleva davvero. Abbassò lo sguardo cupo, mentre i colleghi si lanciavano occhiate strane.
Poi, li sentì sospirare entrambi.

- YunHo? –

- il mio…coinquilino… - sospirò stando ben attento a ciò che disse -…ma lui non centra! Non sa nulla di questa storia! – aggiunse in fretta

- che è accaduto? – chiesero i due

- …alla fine…mi sono rifiutato… -

- … -

- …così te ne volevi andare ma lui non era d’accordo e tu l’hai ucciso…giusto? -

- QUESTO NO! – urlò JaeJoong

- Takahashi Hiro è stato trovato morto col cranio fracassato da percosse! E tracce del suo sangue sono state trovate anche nelle tue scarpe! COME PUOI DIRE CHE NON SEI STATO TU?! -

- MA LEI PER CASO SA COSA VUOL DIRE?! – lo interruppe JaeJoong sbattendo i pugno sulla superficie del tavolo

- … -

- lei sa cosa si prova ad essere toccati da qualcuno di cui hai paura?! - continuò - Hiro lo odiavo…ammetto di averlo odiato ma non avrei mai voluto la sua morte! Non sono quel tipo di persona! -

- anche le persone di buoni principi possono impazzire! -

- io non ho ucciso Hiro!! -

- … -

- potete insinuare ciò che vi pare, ma io so di essere innocente! -

Entrambi gli uomini si guardarono perplessi ma con evidente segno di stanchezza.
Non doveva essere il loro primo caso in cui il “colpevole” diceva di essere “innocente”.
Era sempre al solita storia.

- va bene…dai adesso alzati! – ordinò uno dei due

JaeJoong era un po’ contrariato,ma eseguì la richiesta.
Subito, uno di loro estrasse un paio di manette e, piuttosto bruscamente, gliele mise ai polsi, dietro la schiena.

- adesso…che mi fate?! –domandò il giovane quasi ironico

- sei il sospettato principale! - risposero – farai bene a trovarti un buon avvocato ragazzo! -

- e-eh?! -

- …ti portiamo al carcere di massima sicurezza. Laggiù potrai rinfrescarti un po’ le idee! -

- c-cosaaa?! -

Senza un attimo di tregua, lo spinsero fuori dalla stanza degli interrogatori, tenendolo ben saldo, perché non potesse scappare.

- e-ehi! Un momento! - si dimenava il ragazzo

Poi, la porta si spalancò.
YunHo, SunMi, YooChun…erano tutti lì, fuori ad aspettarlo preoccupati.
Tuttavia, i due poliziotti non si fermarono nemmeno per un istante.

- J-JaeJoong! - esclamò YunHo

- YunHo! – rispose quest’ultimo dimenticandosi dei due – SunMi! Ragazzi! -

- JJ! – esclamò la sorella provando ad avvicinarsi, ma non glielo permisero – che succede?! -

- ..non…non preoccuparti! Va tutto bene! –cercò di rassicurarla il biondo mentre lo portavano all’ingresso

- JJ! – urlò YunHo – dove ti stanno portando?! -

- non vi preoccupate! È..solo una precauzione! Sono innocente e loro lo sanno! – cercò di sorridere il ragazzo

- JJ! -

YunHo urlò nuovamente.
Tuttavia, questa volta il compagno non lo sentì. Le porte della procura si chiusero davanti a loro e il biondo venne condotto in un furgone.
L’istinto gli diceva di correre, di inseguirli. La mano di YooChun, posata dolcemente sulla sua spalla, gli diceva invece di restare lì.
Pioveva. Il cielo era denso e scuro.
Nemmeno se ne era ricordato.
Era il 4 Gennaio.
Quel giorno, cadeva l’anniversario del ritorno di JJ dall’America.
Un giorno freddo.
Ma quella volta non aveva piovuto.
Tuttavia, quando aveva scoperto la triste verità su JaeJoong, la pioggia era caduta fitta ma silenziosa.
Che la pioggia portasse anche la verità?


- questa non ci voleva… - sospirò YooChun

- … -

- non posso credere che JJ sia colpevole! Lui non farebbe del male ad una mosca! – obiettò SunMi

Nessuno sapeva spiegarsi il perché di tutta quella losca faccenda. La signora Jung guardava cupa il pavimento chiaro mentre JunSu non faceva altro che guardare il proprio cellulare, senza un motivo preciso.

- …ehi YunHo… - esclamò YooChun avvicinandosi all’amico

Lei continuava a fissare la direzione in cui si era diretto il furgone con JaeJoong. La pioggia sembrava consumarlo nell’anima.

- … -

- dai…vedrai che tutto si risolve! - cercò di consolarlo

- …mi ha mentito YooChun… -

- eh?! -

- aveva detto di essere andato al supermarket… -

YooChun lo guardò perplesso

- ehi! Stammi bene a sentire!! Non vuol dire nulla! Nulla, hai capito?! -

- credevo di conoscerlo…ma a quanto pare mi sbagliavo… - sospirò cupo

- YunHo ma… - cominciò l’amico

- scusa…devo andare… -

Si discostò dal gesto dell’amico.
Non voleva sentire più nulla e nessuno. In quel momento voleva solo andare a casa.
Senza dire una parola in più, senza uno sguardo ai suoi amici, uscì camminando velocemente, aprendo le porte d’ingresso ed allontanandosi.

- ehi, dove vai?! - esclamò l’amico – così ti prenderai un malanno!! –

- YunHo! - urlò SunMi

Fece per correre fuori a chiamarlo ma la signora Jung la fermò

- lascialo andare cara… - sospirò

- come?! Ma..signora! fuori diluvia! -

- … -

- …? -

- conosco mio figlio…in questo momento l’ultima cosa di cui ha bisogno sono le persone… -

- …. -



 

**






- mettiti questi… -

Una donna, robusta, dal volto decisamente poco graziato e femminile, vestita solo di un camice verde scuro, lanciò degli indumenti a JaeJoong, che li prese al volo, anche se un po’ goffamente.
Il ragazzo, li osservò per qualche attimo e poi, sempre con visibile perplessità , lanciò un’occhiata alla donna.
Erano una maglia e un paio di pantaloni lunghi entrambi di colore grigio scuro, di stoffa.

- cos’è?! Stai aspettando che esca fuori?! Muoviti! – esclamò la donna con tono aggressivo

JaeJoong capì che la privacy non era certo la parola d’ordine in quel posto.
Era arrivato al carcere dopo circa venti minuti di furgone. Una volta sceso, l’avevano condotto all’interno della struttura e fatto firmare alcune carte.
Poi, l’avevano mandato in quella stanza a oppia uscita.
Lentamente, cominciò a togliersi i vestiti.
Si sentiva tremendamente a disagio. Quella donna continuava a guardarlo quasi con disgusto.
Cercò di infilarsi velocemente i pantaloni, seguiti dalla maglia.
Quegli indumenti prudevano molto. Dovevano essere appena stati lavati anche se il profumo da pulito non si sentiva.

- togli anche gli orecchini , collane e robe varie…appoggia tutto qui dentro… - esclamò indicando un piccolo cestino di plastica

Il biondo si tolse i piercing che portava ad entrambi i lobi.
Dovette anche levarsi la catena che portava spesso e il suo braccialetto porta fortuna.
Mi se il tutto dove indicato dalla guardia.

- anche l’anello! - disse

JaeJoong sussultò.
Si guardò la mano destar. L’anello che gli aveva regalato YunHo brillava attorno al suo anulare, dove era sempre stato.
Lo osservò attentamente per qualche attimo. Sospirò amaramente e poi, lo tolse con un piccolo gesto.
Quando lo sentì sbattere contro la superficie del cestino, gli venne una fitta al cuore. Ed essa divenne più grande quando la donna prese quel contenitore e lo mise dentro un armadio, chiudendolo a sua volta.

- p-potrò riavere le mie cose?! – chiese il ragazzo cortesemente

Quella lo guardò decisamente male.

- su cammina! La guardia ti porterà nella tua cella… - esclamò infine aprendogli una porta proprio davanti a loro

JaeJoong non se la prese per la mancata risposta.
Anzi, a dirla tutta, non riusciva proprio ad essere arrabbiato. Era stanco, aveva passato tutta la mattina otto interrogatorio, uscendone sconfitto a dire il vero.
Non aveva nemmeno avuto il tempo di realizzare ciò che era accaduto.
Mentre una ennesima guardia lo conduceva lungo molteplici corridoio, cupi, senza vita, ripensava agli ultimi avvenimenti.
Hiro era morto. Era stato ucciso.
Hiro non c’era più, non esisteva più.
Tuttavia non era felice. Ma non era nemmeno triste. Non sapeva cosa sentiva.
Forse perché adesso doveva pensare a problemi ben peggiori.
Hiro era morto. E lui era accusato di averlo ucciso.
Nonostante fosse scomparso, era riuscito nel suo intento di rovinargli la vita.
Ma come mai erano così sicuri della sua colpevolezza? Cosa c’era, quale particolare sapevano i poliziotti da poterlo incastrare così facilmente?
Più ci pensava e più ogni cosa sembrava assurda.
Lui era certo di essere innocente. Lui lo sapeva, ma gli altri?
I sui pensieri andarono subito ai suoi amici…a SunMi…a YunHo.
Già, YunHo.
Chissà cosa aveva pensato vedendolo in quello stato….

- ecco, questa è la tua cella! -

La voce tremante ma fredda della guardia lo fece tornare alla realtà.
Alzò lo sguardo, finora tenuto costantemente basso. Era una porta. Una porta di ferro, senza maniglia, solo un’apertura per la chiave.
Vi era una piccola finestrella, apribile solo dall’esterno.
Sentì immediatamente un brivido lungo la schiena.
La guardia inserì la chiave nella serratura e la porta, magicamente si aprì.
JaeJoong ci mise un po’ a focalizzare ciò che vide in quel momento:
un letto a castello.
Una piccola scrivania.
Una porta che conduceva ad una piccolissima stanzina, il bagno.
Una finestra chiaramente sbarrata. Poca luce, fioca, artificiale.
Un armadietto di legno ormai su punto di marcire.
E una persona che se ne stava seduta, coricata su una seggiola, mentre consumava quel poco che restava del pranzo di mezzogiorno.

- ehi tu! – esclamò la guardia a quella persona – ha i finito di mangiare si o no?! -

JaeJoong, sentendosi un po’ messo da parte, lo guardò attentamente.
Era un ragazzo.
Aveva lineamenti molto particolare, virili, ma allo stesso tempo bambineschi.
Sembrava avere più o meno la sua stessa età. Aveva uno sguardo vacuo, assolutamente ironico e scettico.
I suoi capelli erano non troppo corti.
Alla domanda della guardia, scostò le spalle, come se non gli importasse nulla.
Anche gli guardò per circa mezzo secondo JaeJoong. A poi, riprese a mangiare il suo panino al tonno.

- questo è il tuo nuovo compagno di stanza…vedi di non litigare anche con lui chiaro?! – continuò la guardia

- tsk.. – sbottò quel giovane così impetuoso

Detto questo, l’uomo spinse leggermente JaeJoong all’interno della stanza, per poi richiuderla.
Il biondo, osservò nuovamente il suo compagno di stanza. Tuttavia, era stanco. Era sfinito. Voleva solo buttarsi a letto e dormire.
Fece per avanzare verso il letto a castello (il suo doveva per forza essere quello in basso…dato che quello sopra era pieno di cianfrusaglie strane).
Non potette nemmeno permettersi di sedersi, quando la porta della cella si aprì nuovamente.
Entrò nuovamente la stessa guardia, evidentemente scocciata anch’ella.
Dette un’occhiata JaeJoong.

- cambio di programma! Abbiamo saputo che non hai mangiato… -

JaeJoong sembrò stupito

- m-ma veramente io non… - balbettò

- su! Muoviti! La mensa chiude tra poco! -

- …m-ma… -

- muoviti! – ordinò con più impeto

Il biondo era davvero arrabbiato
Non erano passati nemmeno due minuti da quando era entrato!
Sembrò sentire il suo compagno ridersela sotto i baffi.
Non ci fece troppo caso a quello strano ragazzo.
Sospirò scocciato e seguì nuovamente la guardia fuori dalla cella.

 

**




- secondo te sta bene? -

Era la seconda volta che JunSu gli faceva quella domanda.
Tuttavia, non sapeva minimamente cosa rispondere.
Non poteva certo sapere cosa stesse facendo JaeJoong in quel momento!.

- ..non lo so… -

YooChun parve quasi afflitto dal non poter dare una risposta.
Ma la verità era che nemmeno lui lo sapeva.

- …YunHo…sarà a casa? -

- … non lo so… -

- … -

JunSu parve finalmente concludere quella sottospecie di interrogatorio che non aveva fatto altro che sottoporgli per tutto il tragitto fino alla macchina, parcheggiata a mezzo kilometro dalla procura.

- …mi sembra tutto così assurdo…JJ accusato di omicidio… - sospirò YooChun a voce alta

- …già…da non credere… -

- SunMi si è data già all’assalto per un avvocato decente…da quello che ho sentito dire dalla polizia, JJ è messo proprio male… -

- … -

- giuro che se si azzarda a dubitare di lui…lo prendo a cazzotti! -

- …YooChun… -

- mh?! -

- chi è che prendi a cazzotti?! -

Era tipico di YooChun dire frasi sconnesse e senza alcun senso logico l’una con l’altra.

- YunHo intendo! – borbottò - …non sarebbe la prima volta! -

JunSu parve perplesso.
Il compagno lo guardò per un attimo e poi, sorridendo lievemente, sospirò.
Già, JunSu non sapeva e non poteva sapere di ciò che era accaduto durante il primo anno di università…quando JJ e YunHo si erano conosciuti per la prima volta.

- scusami…tu non puoi saperlo… - sospirò

- …fa nulla! – sorrise JunSu

Poi, ripresero a camminare in silenzio.
La pioggia era fitta, silenziosa, insistente.
Il traffico in città si era accumulato piuttosto velocemente tanto che vigili del fuoco erano già al lavoro per soccorrere gente appena tamponatasi in macchina.

- c…comunque… - sospirò JunSu in seguito

- mh? -

- io…penso che JJ sia innocente! -

YooChun lo guardò, mentre cercava di distogliere lo sguardo dal suo.
Era così carino quando si vergognava!
Non potette fare a meno di sorridere.
Dolcemente gli prese la mano e gliela strinse.
Gli sorrise, ma JunSu sapeva bene quanta tristezza provava in fondo la cuore.
Uno dei suoi miglio amici era appena stato accusato.
La sua mano era salda e tremante.
yooChun iniziò a guardare il marciapiede su cui camminava, cupo.
JunSu rispose alla stretta di mano facendo altrettanto, per incoraggiarlo.

- …anche io… - sospirò infine – anche io sono sicuro che è innocente… -

Ma mentre lo diceva, una lacrima solcò la sua guancia, seminascosta dai capelli e dal berretto che portava per ripararsi dal freddo.

 

**




JaeJoong venne condotto lungo un altro corridoio che sembrava non finire mai.
Quell’edificio sembrava un labirinto. Ra li da nemmeno un ora e già si sentiva perso.
Ironicamente, pensava che tanto avrebbe avuto modo di ispezionarlo per bene, durante la sua permanenza in quel posto.
Quando svoltò a destra, sfociando in un altro piccolo atrio, cominciò a sentire i primi suoni di civiltà umana.
O almeno così credeva.
La guardia lo bloccò proprio davanti alle porte della mensa.
E li lo lasciò in modo che si arrangiasse.
Non appena aprì una delle due porte, si rese conto di averlo appena lasciato il mondo della civiltà!.
La mensa i questione era un grande stanzone che al massimo poteva contenere 500 persone.
C’erano tavoli di plastica posti un po’ ovunque e , proprio a pochi metri dall’ingresso, vi era un piccolo self service con il pranzo da prendersi.
Tuttavia, lui di fame non ne aveva e l’ultima cosa che avrebbe voluto era quella di doversi sedere accanto ad uno di quei ceffi.
Era tutta gente della peggior specie, pensava.
Tutti quei carcerati, vestiti come lui, sembravano così potenti e…grossi, al suo confronto!.
Sembrarono non accorgersi della sua presenza, ma non appena mosse un solo piede, si voltarono quasi di colpo come se fossero stati a scoppio ritardato.
JaeJoong si sentì profondamente osservato da ogni angolazione.
Non ebbe nemmeno il coraggio di tenere lo sguardo alto.
Decise, che forse il miglior modo di passare inosservato era appunto evitare di fare cose strane.
Avanzò lentamente, in direzione del self service.
Tutti guardavano. C’era chi sghignazzava e chi se la rideva sotto i baffi. Giurò persino di aver sentito un “oh, abbiamo una ragazzina” . ma evitò di farci caso apposta..
S’incamminò ancora a sguardo basso.
Tuttavia, anche evitando il ben che minimo contatto con chiunque di loro, un omone piuttosto robusto di costituzione, gli si parò davanti e fu costretto a fermarsi.

- ehy, moccioso! Sei il nuovo arrivato giusto?! – esclamò sghignazzando

JaeJoong non risspose. Alzò solo lo sguardo contro di lui, ma non fece altro.
Enza nemmeno che se ne rendesse conto, molti altri si avvicinarono a lui.

- p-per favore… - sospirò JaeJoong – puoi spostarti? Voglio mangiare… -

Sorrise quasi in modo crudele.

- fatti guardare meglio, sembri proprio una ragazzina! – esclamò un altro dei carcerati

- …per favore…fatemi passare… - continuò JaeJoong ignorando il commento

- hai ucciso quello con cui te la facevi giusto?! – azzardò colui che si era messo davanti per primo

JaeJoong si sentì infiammare.

- …non sono affari vostri questi… -

- oh ho! Fa il timido! – risero alcuni

- perché non fai vedere anche a noi cosa facevi con quell’imprenditore? -

- e-eh?!-

Il ragazzo si sentì praticamente in trappola.
Percepì che qualcuno gli aveva appena sfiorato il braccio destro, ma lui di si scostò bruscamente da quel gesto.

- insomma! Lasciatemi stare!! -esclamò

- non è che sei femmina in realtà?! – scherzarono – facci vedere un pò! -

- c-che?! -

- …dai! -

- n-NO! -

Nel momento in cui quel tizio si era avvicinato, JaeJoong gli aveva tirato un sonoro schiaffo in piena faccia.

- n-non ti avvicinare chiaro?! – esclamò indietreggiando

- brutto moccioso! - sogghignarono gli altri

Ci volle poco. Molto poco.
JaeJoong, venne colpito allo stomaco con un pugno che lo fece barcollare. andando a finire direttamente fra le braccia dei suoi assalitori.
Questi’ultimi, lo tennero stretto per le braccia mentre altri due, gli bloccarono le gambe a mezz’aria.

- L-LASCIATEMI SUBITO!! LASCIATEMI!! - urlò

Che cosa volevano fare?!.
Lo sapeva, non avrebbe mai dovuto entrare lì dentro!.

- brutto moccioso…non si trattano così i propri sunbaes… - sospirò quello a cui il biondo aveva tirato lo schiaffo.

Tuttavia, al contrario di prima, adesso aveva in mano un bastone non molto grande di legno, probabilmente il ricavato da una gamba rotta di una qualche sedia della mensa.
JaeJoong impallidì all’istante.

- sai? A me le checche non piacciono per niente! – sbottò arrabbiato

- e-eh?! Ch-che vuoi fare?! – balbettò il biondo

- ma chissà… -

Cominciò a strusciare quel bastone lungo la gamba del ragazzo, immobile, impaurito.
La percorse tutta fino ad arrivare all’interno coscia.
Li si fermò.

- Domani mattina, quando ti alzerai…vorrei sapere se ti fa ancora male…d’accordo? - sorrise

- c-che cosa?! Ehi! Fermo! Che vuoi fare!!! Lasciatemi!! -

- tenetelo fermo ragazzi, oggi ci divertiamo! – sogghignò malefico.

- BASTA! PER FAVORE, LASCIATEMI! -

Aveva paura, tremendamente paura. Si dimenava on tutta la forza di cui disponeva, ma era impossibile.
Erano in troppi e lui era debole.
Ecco che si sottometteva nuovamente.

- sentirai solo un po’ di male! Eheheh… -

N-NO!! SMETTETELA PER FAVORE! VI PREGO! –

- eheheh… -

Non ebbe più la forza di urlare.
Non ebbe più la forza di dimenarsi.
Non ebbe più forza.
Sentì un improvviso dolore, forte, penetrante.
Un dolore lacerante all’inguine. Un dolore che persisteva, che diventava maggiore.
Si sentiva colpire. In un primo momento sembrava non sentire nulla. Ma poi, il dolore cominciò a manifestarsi in tutta la sua atrocità.
Urlò.
Urlò con tutta la voce che aveva. Mentre sentiva voci di assassini che ridevano, che si divertivano. Che gli toccavano il viso, il petto…
Che lo rendevano più simile ad una bambola di pezza, ad un oggetto inutile.
Tutti uguali erano! Tutti che volevano toccarlo.
Un ennesimo colpo all’inguine, lo fece sobbalzare. Chiedeva di smetterla, chiedeva che lo asciassero andare…
Ma non c’era nessuno che potesse aiutarlo?
Avrebbe voluto tirare calci, pugni, ma era bloccato. O meglio, era debole. Debole per poter combattere. Debole per prendere l’iniziativa.
Semplicemente debole.




 

…lo sai che…è colpa tua…vero?







- ehi! Tutto bene?! -

La guardia sembrava leggermente preoccupata. Forse non era la prima volta che vedeva certe scene.
Grazie al cielo, aveva sentito le urla di JaeJoong ed era intervenuta, portandolo via, al riparo da quella gente.
Allora, un po’ di umanità c’era dentro quell’edificio malsano e acre.

- s-si… -

Il biondo annuì discretamente.
Camminava zoppicando, lentamente. Aveva qualche livido sul volto e stringeva la propria mano sulla pancia, massaggiandola.
Non voleva dirlo a nessuno, non voleva farlo capire.
Ma stava soffrendo.
Venne riportato con una certa fretta alla sua cella.
Lì, esattamente come lo aveva lasciato, si trovava quel ragazzo.
L’entrata in scena di JaeJoong sembrò non interessargli anche se lo scrutò per qualche attimo, intento a capire cosa mai potesse essere successo al nuovo arrivato.
JaeJoong non si voltò verso di lui. Non gli parlò. Non volle fare nulla.
Si trascinò a fatica e i coricò a letto.
Gli veniva da piangere. Quel letto era duro. Il cuscino era talmente sottile che sembrava non esserci. Le lenzuola pungevano, erano fredde e ispide.
Come avrebbe potuto resistere in un posto come quello?
Come, sapendo di essere innocente?
Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter essere accanto al suo amore, in quel momento…
Voleva chiudere gli occhi, non pensare al dolore. Voleva dormire. Dormire e sognarlo.
Voleva sentirlo vicino…
D'altronde, quella sarebbe stata la prima notte che avrebbe passato lì.
La prima notte in cui non ci sarebbe stato lui a coccolarlo.

- ..YunHo… -
  
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