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Autore: Marra Superwholocked    31/10/2013    4 recensioni
"Io ero letteralmente spiaccicata al muro, con gli occhi serrati e la bocca che lo imploravano di mettere giù quel coso dalla luce verde.
Poi quell'aggeggio finì di far rumore e potei finalmente riaprire gli occhi.
E fu lì che conobbi il Dottore."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 10, Nuovo personaggio, TARDIS
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ritorno a casa
 

Ero davvero pronta a morire. Come detto prima, la mia vita era monotona, mentre in quel momento mi sentivo finalmente viva. Ero pronta a morire per quel bambino, ero pronta a morire per il Dottore, ero pronta a morire perché non avevo nulla da perdere.
Il Ciunwatt, che un momento prima era di fronte a noi, ora trovò il modo di sparire nel nulla.
Il Dottore rimase ad osservarmi mentre mi dirigevo verso Lisa per chiederle di starsene zitta col neonato mentre noi due saremmo andati in soffitta. Evidentemente, lui non si aspettava una reazione simile.
“Sta' qui, chiuditi in camera ma prima controlla che non ci sia nulla di troppo, ok?”
Lei annuì ma non mi fidai: una volta che fu sicura che all'interno della sua camera da letto non c'era nulla in soprannumero, ce la spinsi dentro, presi la chiave dalla serratura e chiusi bene la porta.
Il Dottore mi raggiunse: “Pronta?”
“Certo.”
“Sei sempre in tempo ad andare in camera con Lisa e il bambino.”
“Da dov'è che si sale per andare in soffitta?”
Sorrise. “Per di qua, vieni.”
Salimmo le scale che portavano al piano di sopra, alle camere degli ospiti. In cima c'era un corridoio e, in fondo a questi, una botola sul soffitto. Presi il Dottore per le spalle e gli dissi di unire le mani per farmi da scaletta, ma lui piegò la testa e capii che voleva salire lui per primo.
Così, con un po' di fatica, riuscii a sostenerlo; aprì la botola e un odore di umidità piombò su di noi. Scese dalla scaletta improvvisata e restammo a guardare in alto. Tutto taceva..
Poi, all'improvviso, una testa a forma di limone fece capolino dalla botola: rimase a fissarci mentre io affondavo le unghie nel braccio del Dottore, nascondendomici dietro.
Lui deglutì, e io con lui; ma non aveva paura, affatto. No, perché lui è un guerriero, un eroe.. All'apparenza sembra timido e impacciato, ma poi lo scopri fare cose incredibili.. Cose che nessuno si sognerebbe mai di fare. Come avanzare verso l'ignoto, affrontarlo e vincerlo. Vince senza alcun tipo di violenza. Vince solo usando il cervello.
In un attimo, fu proprio sotto la botola, con un braccio proteso in alto. Il Ciunwatt capì e tirò fuori anch'egli il suo braccio: lo prese per mano, lo tirò su e il Dottore venne inghiottito dal buio.
Silenzio.
Nemmeno un sospiro.
Indietreggiai, aggrappandomi al passamano delle scale, ma qualcosa mi sfiorò la nuca, facendomi trasalire. Mi girai lentamente e..era Lisa.
“Lisa! Ma come..?” sussurrai.
Per tutta risposta, lei mi mostrò una forcina aperta in due - aveva giocato a guardie e ladri - mentre in braccio aveva il piccolo Ciunwatt.
Poi un pianto interruppe la quiete e i nostri sguardi caddero sull'entrata della soffitta.
“È qui!”. Era la voce del Dottore, che, all'improvviso, si era calato a testa in giù dalla botola e allungò una mano. Presi il neonato dalle mani di Lisa, che aveva le lacrime agli occhi, andai verso il Dottore e afferrai la sua mano vedendo la sua sicurezza; mi tirò su e per qualche istante non vidi nulla al di fuori dell'oscurità.


Infagottato in quel modo, il neonato Ciunwatt passò inosservato agli occhi dei suoi simili: sembrava parte del mio corpo. Il Dottore ed io c'eravamo seduti sulle travi di legno, in mezzo a ragnatele e grossi bauli nei quali avrei voluto nascondermi. L'intera soffitta era illuminata da una semplice candela posizionata per terra, al centro della stanza; i loro volti, con la luce proveniente dal basso, mettevano i brividi.
Vidi il Dottore mimare qualcosa con una specie di linguaggio dei segni e i Ciunwatt risposero nella stessa maniera. Alla fine, sembrarono arrabbiarsi: probabilmente, il Dottore non voleva dirgli dov'era il loro bambino finché non avremmo visto il piccolo Daniel.
Sembrava fossero arrivati al culmine di un litigio quando un ragno, di cui non osai esaminare neanche una zampetta, mi camminò sulla mano; lanciai un urlo a mo' di film horror e, con gesto fulmineo, lo catapultai a tre metri di distanza. Quel gesto mi costò il pianto del piccolo Ciunwatt e uno sguardo fulminante da parte del Dottore.
Lentamente, srotolai le coperte che avvolgevano il neonato e lo avvicinai alla candela per fare in modo che lo vedessero meglio.
Uno di loro mi si avvicinò e si mise a sedere proprio di fronte a me. Sembrava essere più giovane, forse era il fratello del bambino che tenevo in braccio. Mi esaminò a lungo e, dopo un tempo che mi sembrò infinito, uno dei suoi tentacoli si illuminò; lo appoggiò sulla mia fronte e tutto diventò annebbiato.
Bruciava. Mi sembrava di andare a fuoco. E mi girava la testa.
Quando riaprii gli occhi, ero ancora in soffitta con in braccio il bambino: apparentemente, nulla sembrava fosse cambiato..
“Grazie” sentii dire all'improvviso da qualcuno. D'istinto, mi voltai verso il Dottore, ma questi se ne stava semplicemente con la bocca spalancata a fissare me e il ragazzo Ciunwatt di fronte a me. A quanto pare, i Ciunwatt possono decidere di comunicare con qualcuno senza farlo soffrire.
“Grazie” ripeté l'alieno per attirare la mia attenzione. “Non servono le parole, basta pensare” aggiunse.
Deglutii. “Grazie di cosa?”.
“Hai ritrovato mio fratello e non gli hai fatto nulla di male.”
“E Daniel?”
“Ce l'hai in braccio proprio adesso.”
Mi guardai in grembo e non c'era più nessun bambino-limone! Era Daniel! Mi voltai accigliata verso il Dottore e lui mi guardò ancor più incuriosito ma mi spiegò che li avevano sostituiti nel momento in cui il ragazzo mi toccò la fronte.
“Il tuo comportamento è strano, umana. Spiegami.”
Tornai a guardare il ragazzo Ciunwatt, ma non capii esattamente cosa voleva sapere. “Penso di essermi comportata come la maggior parte della mia specie avrebbe fatto..”
“Non intendevo in quel senso. Ognuno di noi è legato al proprio nome, qual'è il tuo?”
“Mi chiamo Eleonora.”
A quel nome, il ragazzo sembrò afferrare tutta la situazione; io non ci capivo più niente.
“Perché quella reazione?” chiesi, vedendolo dimenarsi nella direzione degli altri Ciunwatt.
Lui tornò a guardarmi negli occhi. “Eleonora! Il tuo nome.. Significa creatura che ha pietà! La Terra dovrebbe essere orgogliosa di te!”. Si alzò in piedi di scatto, andò verso i suoi simili e mi rivolse un ultimo saluto, “Grazie ancora per tutto, Eleonora. Si torna a casa!”, per poi sparire insieme a tutti gli altri.


Una volta scesi dalla botola, Lisa mi corse incontro con le braccia tese e scoppiò in lacrime. “Grazie, grazie!”.
Io e il Dottore la lasciammo tranquilla e scendemmo le scale, uscendo poi sul vialetto che portava alla strada dove avevamo lasciato il Tardis.
“Mi mancava.”
“Cosa?” domandai.
“La luce del Sole!” mi rivolse un sorriso a trentadue denti. “E ora? Dove vuoi andare?” mi chiese sulla soglia del Tardis.
“Voglio fare una pausa. Portami a casa, voglio farti conoscere una persona”.
“Be', allora.. Allons-y!”
Era arrivato il momento di sapere la verità su quella parola.

   
 
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