Fanfic su attori > Jared Leto
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Autore: artemide82    17/04/2008    1 recensioni
Autunno a New York, un attore che cerca di calarsi nella parte...ed una ragazza che gli ricorderà il sapore di certi momenti.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PENULTIMO CAPITOLO...PROBABILMENTE.









I cancelli si erano aperti alle 18:30.

Viola aveva visto la folla crescere a dismisura durante il pomeriggio, ma quando si presentò all'ingresso, intorno alle 20:30, tutti erano già sciamati all'interno ed il gruppo di supporto aveva già cominciato a suonare.

Si tenne ben lontana dalla fossa e scelse un posto seduto il più in alto possibile, per quanto possibile isolata da tutto e da tutti, non era il primo concerto dei 30 Seconds to Mars che vedeva, ma questa volta era completamente diverso, non sapeva quali reazioni avrebbe avuto nel rivederlo, e desiderava un minimo di privacy per quanto possibile in un'arena strapiena di gente.

Pochi minuti dopo le 21:00 un telo bianco calò a coprire il palco e poco dopo Fortuna Imperatrix Mundi risuonò nell'aria.

Colonna sonora assolutamente perfetta per quel suo personalissimo momento.

Riconobbe la sua ombra dietro il telo ancora prima che l'urlo della folla salutasse il gruppo.

E per un momento, quando il drappo rovinò a terra scoprendolo ai suoi occhi il tempo sembrò fermarsi...ogni suono sparire.

Le tornarono alla mente le sue parole “quello che sono è un attore ed un musicista, abbastanza bravo ed abbastanza famoso...”

già...si rese conto solo allora che l'unica cosa di lui che l'aveva preoccupata quella prima sera era in realtà l'unica di cui non avrebbe dovuto curarsi, lui si era dimostrato assolutamente pericoloso per lei...micidiale...ma semplicemente in se stesso, il suo lavoro ed la sua fama erano niente in confronto.

Ma ormai in qualche modo il confine dentro di lei era stato varcato, e quell'ennesimo rigurgito di veleno le strappò solo un sorriso mentre le note di Attack le arrivavano potenti e le sue labbra già ne scandivano i versi all'unisono con quelle di lui.


L'alto cancello e la piccola folla del suo sogno c'erano davvero a proteggere l'uscita degli artisti, dopo il concerto, unica variazione sul tema i due tourbusses e le auto con i vetri oscurati, gli autisti pronti in attesa per portarli via.

Cosa avrebbe fatto se lui se ne fosse semplicemente andato senza vederla?

Lo avrebbe chiamato e rincorso, avrebbe preso il telefono prima che fosse troppo lontano o se ne sarebbe semplicemente andata senza fare niente?

Forse era stata una stupida a presentarsi semplicemente lì, ma in qualche modo quello per lei era un gesto simbolico, l'unico possibile nel racconto di quella storia...oh dannata fantasia da scrittrice!

L'urlo stridulo che gridava il Suo nome la riportò tragicamente alla realtà del momento.

Lo vide avvicinarsi al cancello, vestito completamente di nero e con indosso il suo cappotto grigio preferito.

E Viola improvvisamente, d'istinto, seppe esattamente cosa fare: si ritirò dalla folla, attraversò la strada deserta e si appoggiò, sola, all'enorme muro che si innalzava a non più di quindici metro dall'inferriata.

Jared si arrampicò al cancello e cominciò a parlare con gli Echelon e con i fan.

Lei restò immobile e silenziosa guardando il suo viso da una distanza pari a quella della prima sera al Moby's Bar, e anche da lì riusciva a vedere chiaramente il blu dei suoi occhi, come allora.

E come allora quegli occhi si alzarono su di lei.

All'inizio fu casuale ed in un attimo scivolarono via da lei, ma poi tornarono precipitosamente sui loro passi per confermare al loro proprietario quello che il cervello doveva aver registrato.

Il sorriso più bello che avesse mai visto si aprì sul volto di Jared: un sorriso di gioia, di sorpresa...e si, dannato lui, di trionfo.

Ma non importava perché anche viola stava sorridendo, arresa e felice.

Si guardarono per quella che sembrò un'eternità ma che in realtà furono pochi secondi, poi lui le fece cenno di attendere.

Un ultimo saluto alla folla e scomparve, lasciandosi ricadere giù.

Pochi minuti ed il cancello si aprì lasciando scivolare fuori un auto. Tutti sbirciarono dentro ma non avendo visto nessuno oltre l'autista la lasciarono proseguire. L'auto inforcò lentamente la strada e giunta davanti a lei si fermò.

Il vetro si abbassò ed uno sconosciuto autista le disse:

  • Viola?

Lei annuì

  • Salga

Si accomodò nel sedile posteriore e ripartendo l'uomo le passò un foglietto ripiegato. Dentro c'erano solo poche parole.

Ti do un'ora di vantaggio”

una qualsiasi persona si sarebbe fermata al significato più ovvio di quelle parole, e cioè che Jared ne avrebbe avuto ancora per un po'. Ma lei sapeva di non dover guardare all'ovvio con lui. Il reale significato era un altro e lei pensò che non avrebbe potuto trovare un modo migliore per esprimerlo.

Un'ora...un'ora di vantaggio.

Un'ora per sbirciare nella mia vita, un'ora per abituarti all'idea.

Entra nella mia stanza mentre non ci sono, fruga e spia tra le mie cose, leggi i miei libri, ascolta la mia musica, respira il mio odore sui vestiti, stenditi dove io mi sono steso, conoscimi attraverso ciò che tocco ogni giorno...vivimi attraverso la mia assenza. E mentre sei là prendi ogni tuo scrupolo e ogni tua paura e fanne ciò che vuoi. Hai ancora un'ora per crogiolarti nella tua vigliaccheria. Ma se quando arriverò sarai ancora lì ogni cosa dovrà essere scomparsa. Perché allora giocheremo secondo le mie regole.

si...decisamente il messaggio era chiaro.

  
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