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Autore: Jiulia Duchannes    31/10/2013    6 recensioni
Leonetta Tomletta Naxi Marcesca Fedemilla
Violetta Castillo è la figlia del capo delle guardie del re, promessa sposa ed innamorata del duca Tomas Heredia, la sua vita è perfetta ma basta una passeggiata in paese per sgretolare le sue certezze. L’incontro con Leon Vergas, capo dei ribelli, dà una svolta alla sua vita. I dubbi si insinueranno nella sua mente e il suo cuore si dividerà in due, una parte di lei vorrà appoggiare il rivoluzionario Vergas mossa da un fuoco interiore che non credeva di possedere, ma l’altra è ancora legata al giovane Heredia che non conosce la verità sui ribelli e su Leon.
Ludmilla, figlia del re, viziata principessa dalle pretese esagerate, innamorata del conte Heredia conoscerà invece un contadino, un poveraccio che con le sue maniere rozze e il suo modo di trattarla come una comune mortale e non una regina la farà innamorare: Federico.
Natalia, la dama da compagnia della principessa Ludmilla, Francesca sorella del vice del signor Castillo, Camilla figlia del conte Torres, Maxi braccio destro di Leon, Marco cugino di Vergas, Federico e tanti altri i protagonisti di questa ff.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 2
 
Violetta si guardò intorno curiosa, cercando di cogliere ogni minimo particolare di quella stupenda città.

Non era come la immaginava, ne come la descrivevano, non era pericolosa secondo lei, ma armoniosa e piena di vita.

Finchè non arrivò nella parte povera. Violetta, dal piccolo finestrino della sua carrozza, fissava incredula la miseria che la circondava.
I bambini, sporchi e scalzi, erano rannicchiati agli angoli delle strade, assieme a donne ed anziani, con i vestiti logori e troppo piccoli.

Quando la videro, quando videro la carrozza nera di Violetta, si avvicinarono spingendosi tra loro per arrivare per primi a chiedere un po’ di cibo o di denaro.

Roberto, alla guida della carrozza, non si fermò.
La Castillo fissò le sue amiche cercando di cogliere in loro la stessa compassione e lo stesso sgomento che stava provando lei, ma non c’era nulla nei loro occhi se non la totale indifferenza.

Erano abituate loro che avevano già attraversato milioni di volte queste strade, ma Vilu no, per lei il mondo nella sue bella villetta era perfetto, era un mondo senza male, un mondo di totale ingenuità.

Usciti dalla parte più povera Violetta ritornò a scrutare la cittadina, nella quale vedeva solo ipocrisia, possibile che due mondi tanto diversi, quello dei poveri e quello dei ricchi, potessero essere così vicini eppure distanti?
 

Natalia camminava lentamente per le viette della cittadina, le veniva da piangere e le gambe le tremavano. Non era mai stata forte, ancor meno dopo la morte di sua madre, e suo padre.. bhe lei sapeva chi era ma se lo avesse detto in giro l’avrebbero sicuramente giustiziata.

Non poteva certo dire che il re Rodrigo Ferro aveva messo incinta sue madre.

Aveva paura Natalia, paura di ricordare, paura che una ferita che aveva messo tanto tempo a rimarginarsi a che ancora non lo era del tutto si riaprisse.

Aveva anche paura di morire, dopo quello che era successo a sue madre tutto era possibile. Ma infondo sarebbe durato tutto un minuto, saltare in aria, chiudere gli occhi, morire. E pensandoci bene non le dispiaceva più di tanto, non aveva nessuno a cui mancare, nessuno che l’amasse, che le volesse bene.

E le lacrime scesero corpose dai suoi occhi a quel brutto pensiero.



Maxi correva, cercando di seminare le guardie.
Si era diviso da Leon per permettergli di portare tutte le armi nel rifugio dei ribelli.

A Maxi rimaneva solo un coltellino minuscolo che non lo avrebbe sicuramente aiutato contro le guardie del re, dotate di lunghe spade. Non gli rimaneva che correre quanto più veloce possibile.

Si guardò dietro, le guardie erano lontane, si scontrò contro una ragazza.
Il colettino era caduto e lei lo aveva visto, era shoccata, glielo si leggeva in faccia.

Maxi non sapeva che fare, le guardie si avvicinavano.
-Ti prego- Le disse sperando nella bontà della sconosciuta che annuì, prese il coltellino e lo nascose nella sua borsetta .

Quando le guardie arrivarono presero il giovane rivoluzionario e dissero- Lei è in arresto per furto d’armi-

-Ma io non ho rubato nulla- Replicò Maximiliano con  un sorriso furbesco in volto.
-Perquisitelo- Ordinò una delle guardie.
-Signore non abbiamo trovato nulla, nessuna traccia d’armi-Sentenziò una di loro
-Ora con permesso io dovrei uscire con questa bella signorina.. Arrivederci- Salutò Maxi prendendo a braccetto la sconosciuta, che gli resse il gioco pur vergognandosi a morte.
 
-Grazie signorina, credo di doverle delle spiegazioni..non vorrei che pensasse male di me-
Le disse Maxi scrutandola.

Aveva tutto il tempo del mondo per osservala e voleva farlo per bene, era raro trovare ragazze così belle in città.

Non era altissima, e non sembrava una delle parte povera della città, aveva i capelli riccissimi e neri, come gli occhi.

-Io dovrei andare- Rispose la giovane
-Come vi chiamate?- Domandò il ragazzo bloccandola
-Natalia-
-Io sono Maximiliano, Maxi per lei- Si presentò il ragazzo e poi aggiunse- E non sono un fuori legge.. non le posso dire molto ma sappia che non sono ne un ladro ne un assassino-
-Ora devo andare mi dispiace- Ribadì la ragazza a malincuore
-Vi rivedrò mai?-Chiese Maxi
-Se il destino vorrà ci rivedremo- Rispose Natalia incamminandosi verso il negozio di profumi.

Già sentiva le urla di Ludmilla per il ritardo.
 
Leon aveva ormai seminato le guardie, avevano seguito Maxi e alla fine era riuscito a riportare le armi nel loro covo segreto con l’aiuto di Marco.

Ora entrambi camminavano per le strade fischiettando come se nulla fosse alla ricerca del loro compagno, sperando che non l’avessero preso.

Leon era così preso nella sua falsa, così preso dal rimanere lontano da ogni sospetto, così preoccupato perché il suo amico ancora non era con loro che non si accorse della carrozza nera che gli stava andando contro.

Il cocchiere si fermò appena in tempo e cominciò ad imprecare contro il giovane.

Dalla carrozza, per controllare cosa era appena successo, scesero tre fanciulle.

Leon e marco spalancarono contemporaneamente la bocca nel vederle.

Marco fissava una mora, con i capelli lisci e i lineamenti perfetti, magra alta, bellissima in una parola.

L’attenzione di Leon era invece concentrata verso la minuta figura della ragazza dai capelli marroni e lisci.

Era bella, attraente, pur non provando minimamente ad esserlo.
 
D’altra parte, quando Violetta scese dalle carrozza, rimase incantata dagli occhi verdissimi e profondi del giovane Vergas.

Si dimenticò persino che doveva comprare l’abito da sposa, si dimenticò del mondo circostante…
C’era solo  lui, con i suoi occhi e il suo viso e il suo corpo perfetto… Poi però pensò a Tomas, al suo futuro marito e si sentì in colpa, come se lo avesse tradito.

LUdmilla nel suo castello d'orato imprecava contro la sua dama, ancora non tronata, probabilmente era rimasta a bighellonare o a riposarsi. Scansafatiche!

La cosa che le dava più i nervi era l'adorazione incondizionata di suo padre, il re, nei confronti di quella sgualdrinnella da quattro soldi, una serva...

Ludmilla non capiva cosa avesse più di lei per essere amata così da un autorità come quella del re.

Quando glilo chiedeva lui tacieva, oppure rispondeva che era per via dei suoi occhi.

Anche loro erano per Ludmilla un qualcosa di anonimo, non avevano nulla di particolare.

Ludmilla era gelosa di Natalia, Ludmilla era arrabiata con lei, Ludmilla la odiava e glielo avrebbe dimostrato

  
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