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Autore: Alex995    31/10/2013    4 recensioni
Tony rivuole Ziva al suo fianco. Ziva vuole ritornare dall'uomo che ama.
Cosa succederà?
Una storia scritta di getto senza colpi di scena. Puro e Semplice Romanticismo.
Spero vi piaccia :D
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Ne vuoi parlare?" 
Una domanda mai uscita dalla bocca di Gibbs. Credo che sarà la prima e ultima volta che la sentirò in tutta la mia vita.
"Di cosa capo?" chiesi ridendo cosi da non fargli notare di essere nervoso. 
Sapevo di cosa stava parlando. Gibbs sa sempre tutto! Infatti mi arrivò uno scappellotto.
"Non mentirmi, Dinozzo."
"Sto bene , capo."
"Da quanto non dormi?"
"Da stanotte." risposi ironico.
"Sai di cosa parlo... devo chiederti una cosa ma non so se posso."
"Da quando in qua, mi chiedi il permesso di qualcosa?"
"Si tratta di ZIva."
Una doccia fredda.
"L'hai sentita?" chiesi cambiando discorso.
"Io no ..e tu?"
Non avevo risposto a quella domanda. Chi tace acconsente , pensai tra me e me


Dopo un caso in Virginia, ritornai in ufficio con Mcgee  e Bishop.
"E' sabato seraaa, ragazzi! " esclamai non appena mi sedetti alla mia scrivania. "Cosa si fa?"
"Ho già impegni, Tony." disse Mcgee.
"Delilah?"
Lui semplicemente si voltò verso di me ed io capii al volo.
"E tu pivella?" chiesi cambiando discorso.
"Deve uscire con Ashton delle risorse umane." concluse Mcgee.
"Ashton? " chiesi incredulo "Quello alto, moro con due spalle enormi?"
"Proprio lui." disse Bishop sorridendo.
"Ho capito.." aggiunsi dopo un pò "Passerò il sabato sera.." aprii il cassetto della mia scrivania e trovai un post-it ..."Da solo." 

Programmi per stasera?

Un sorrsio comparve sul mio viso. 
"Ed eccolo che ritorna.... il sorriso da ebete!" disse Mcgee alzandosi e avvicinandosi a me. "Ammiratrice segreta?" chiese impicciandosi per vedere il bigliettino.
"Pivello? Ti devo ricordare chi è qui l'agente piu anziano ?"
"Come se non me lo ricordassi tutti i santi giorni, TONY!"
"E allora, va via! Sciò Sciò." dissi mettendomi il bigliettino in tasca.
Presi il cellulare e scrissi velocemente un messaggio.
Come fai ad entrare e uscire senza che nessuno si accorga di te?
Poi mi resi conto che era praticamente impossibile. Quindi da bravo investigatore, capii che Ziva doveva avere per forza dei complici.
Solo due persone mi avevano chiesto di lei. Abby e Gibbs. Scartai Gibbs a priori per la sua stupida regola n.12. 
Mi alzai e presi l'ascensore per andare dal medico forense Abigal Sciuto.
"Devo ammettere che sei brava a dire le bugie. Per un momento ci avevo davvero creduto... poi però vi siete legate le mani da sole." dissi entrando in laboratorio. 
"Di cosa parli, Tony?" chiese Abby un pò scioccata.
"Di Ziva. Sei tu che la stai aiutando a fare questo giochino con me. "
"Quale giochino?" 
 Abby non sapeva affatto mentire.
"Ti compro per un mese una scorta di Caff-Pow inesauribile."
"Ho già Gibbs che me lo porta. Tutti i giorni." disse lei divertita.
"Quindi ammetti di essere sua complice...."
"Non ha mica ucciso qualc..." si bloccò di colpo quando si rese conto di essersi sgamata da sola.
"Okkey! Hai vinto! " aggiunse dopo qualche secondo.  "Ziva sapeva che ci saresti arrivato."
"Dov'è ?" chiesi impaziente.
"Non so dove sia,  ma mi ha detto di dirti che crede nella anime gemelle."
Ci pensai qualche secondo.
"Cosa diavolo significa? Cioè so cosa significa ma questo come mi......"
Non terminai la frase poichè capii. 
"La macchinettaa" aggiunsi prima di dare un bacio sulla guancia a Abby e uscii dal laboratorio.

Sembravo un matto appena uscito dall'internario.
"Anime gemelle, macchinette.... Tony sei proprio uno stupido!"
Arrivai in sala relax e mi avvicinai alla macchinetta.

Ho qualcosa attaccato ai denti? 
......
Hai mai pensato alle anime gemelle?
Cos'è un gruppo musicale degli anni '60? Cantami qualcosa cosi capirò.
Niente si attacca a te. 


Dove si inserivano le banconote , notai un bigliettino ripiegato su sè stesso.

Cosa c'è di meglio di un caffè?


Sorrisi, e poi pensai che fosse stata davvero intelligente.  Ritornai alla tark force , presi il cappotto e mi diressi in ascensore come un fulmine.
"Dite a Gibbs che torno tra un pò." urlai prima che le porte si chiudessero.

Ero in macchina e sfrecciavo per le vie di Washington come un marinaio ubriaco.
Nel frattempo ripensavo al mio primo caffè con Ziva.

"Prendilo.. fa freddo qui fuori."
"Da quanto sapevi che ti stavo seguendo?"
"Da quando ho lasciato l'NCIS."
"Non credo..."
"Eri su una sedan blu. Ti sei nascosto dietro una station wagon bianca, poi dietro ad un furgoncino di un tecnico dei telefoni. Mi hai perso alla rotonda.."
"Ok lo sapevi!..."


Lei quella notte mi parlò di Talia. Per la prima volta si confidò con me nonostante non mi conoscesse. 
Si fidò di me anche non avendo fiducia negli Americani .
Arrivai all'Hotel, spensi il motore e scesi dalla macchina. Qualche goccia di pioggia mi bagnò il viso, e cosi capii che stava iniziando a piovere.
"Bel deja-vu!" esclamai una volta a riparo sotto la tettoia.
Mi appoggiai alla colonna portante e la aspettai. Sapevo che sarebbe scesa o che mi avrebbe raggiunto.
Sentii le porte della hall aprirsi. Continuai a guardare la strada, perchè se non fosse stata lei, sarebbe stata la piu grande fregatura della mia vita.
Dal rumore dei tacchi, capii che doveva essere una donna.
Ci siamo, Tony pensai tra me e me. Calmo, respira e andrà tutto bene.
Sembravo un adolescente al suo esame di stato. Con la sola differenza che Anthony Dinozzo non aveva mai avuto paura dei esami, tantomeno delle donne. Ma Ziva non era una donna qualsiasi. Lei era LA donna. Forse un giorno, non molto lontano, la mia.
La donna scese alcuni grandini e si fermò proprio dietro di me.
Voltai giusto un pò lo sguardo e la vidi. I capelli mossi e lisci erano molto piu corti rispetto all'ultima volta che l'avevo vista.
I pantaloni larghi erano stati sostituiti ( almeno in quella occasione) da calze color carne e da un vestito nero coperto da un cappotto lungo.
L'unica cosa che non era cambiata erano i suoi occhi. Nonostante non la stessi guardando , sapevo che almeno quelli non erano cambiati.
Scese un'altro gradino, e iniziò ad osservare anche lei la strada deserta
 di Washington.
La vidi di sfuggita voltarsi verso di me e subito dopo disse:
"Prendilo....Fa freddo qui fuori." disse porgendomi un caffè bollente. 

  
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