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Autore: Lady Five    31/10/2013    1 recensioni
Mayu è cresciuta e, contravvenendo ai desideri di Tochiro, fa ad Harlock una richiesta a cui il capitano non riesce proprio a dire di no, perché, in fondo al cuore, anche lui ne è felice.
Ma lei non è più una bambina. E niente può più essere come prima.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice

Questo capitolo e soprattutto il prossimo contengono un piccolissimo cross-over, che non ho segnalato nella definizione generale, perché è proprio minimo... ma questi due mica potevano avere una luna di miele normale, no?

 

 

Eden faceva parte di un piccolo sistema di pianeti artificiali, tutti votati al divertimento, e tutti governati da leggi proprie, fuori dalla giurisdizione della Confederazione. L'Arcadia sarebbe quindi rimasta nei paraggi e i membri della ciurma avrebbero avuto il permesso di scendere su uno di questi paradisi, a turno, per rilassarsi. Dopo la vicenda del laurium se lo meritavano.
“Andate dove volete, ma non voglio vedere i vostri brutti musi su Eden, naturalmente!” li minacciò il capitano in tono scherzoso.
Il giorno dopo Harlock affidò il comando della nave a Yattaran, Yuki e Tadashi, prese un lupo spaziale e si diresse con Mayu verso la loro meta. Harlock aveva scelto una piccola isola, su cui si trovava una specie di villaggio di “capanne” dotate di ogni comfort, abbastanza distanti le une dalle altre da garantire la massima privacy. Il villaggio offriva poi ogni genere di attività e di servizi, dai campi da tennis al beauty center... Harlock era certo che a lui non sarebbe interessato quasi nulla, ma non poteva imporre lo stesso isolamento anche a Mayu... Pensò anche che era la prima volta che erano completamente soli.
Consegnarono i loro documenti falsi alla reception, poi raggiunsero il bungalow assegnato con una piccola auto elettrica scoperta. Harlock aveva giocoforza dovuto indossare abiti borghesi e Mayu lo osservava incuriosita, mentre guidava attraverso la vegetazione tropicale.
“Che c'è?” le chiese.
“Non ti ho mai visto vestito … da civile.”
“Già. E come mi trovi?”
“Piuttosto... interessante. E non credo di essere la sola a pensarla così!”
“Che cosa vuoi dire?”
“Ho notato come ti guardavano le altre, nella hall!”
“Forse però non hai notato come gli uomini guardavano te!”
“Ah! Beh, allora siamo pari!” concluse lei con una risata.

Il loro bungalow era in riva al mare, da cui era separato da un tratto di spiaggia bianchissima e impalpabile. Si faceva fatica a pensare che fosse un mondo artificiale, tanto era il realismo delle acque cristalline, popolate di piccoli pesci colorati, dei tramonti incendiati di nuvole purpuree, dei chiari di luna. Intorno a loro non c'era nessuno, si sentivano davvero Adamo ed Eva nel giardino dell'Eden, ai primordi del mondo.
E loro non avevano bisogno di nulla, se non l'uno dell'altra. Se ne stavano per conto proprio, si facevano portare i pasti dal ristorante, trascorrevano il tempo tra amore, sole, bagni e passeggiate. Mayu lo faceva ridere spensierato. Lo riempiva di attenzioni. E i suoi sguardi pieni d'amore e di desiderio gli toglievano il fiato.
“Mayu, sappi che qui si possono fare tante altre cose... Guarda - le mostrò un depliant - ci sono corsi di fitness e sport vari, c'è una spa... Non farti influenzare da me, lo sai che io sono un asociale...”
“Ma io voglio stare con te... Non c'è qualcosa tra queste che possiamo fare insieme, senza però socializzare con nessuno?”
Harlock sfogliò alcune pagine.
“Ma … forse possiamo giocare a golf, se ti va.”
“Non sono capace, ma posso sempre imparare. Non sapevo che tu giocassi a golf.”
“Lo facevo qualche volta nella mia vita precedente, al circolo ufficiali. Non so nemmeno se mi ricordo come si gioca.”
Qualcosa attirò l'attenzione della ragazza.
“Ecco - puntò l'indice su una foto - Questo mi piacerebbe molto!”
La didascalia dell'immagine parlava di una gita alla (finta) barriera corallina, con la possibilità di fare snorkeling e nuotare con i delfini e le razze. Una sua passione da sempre.
“Posso andarci? Non credo che durerà più di un paio d'ore.”
“Ma certo che puoi, anzi, devi, te l'ho appena detto! Ti accompagno a prenotare.”
Il pomeriggio seguente la guardò salire sulla barca insieme agli altri partecipanti, felice come una bambina, e la salutò con la mano, mentre si allontanava. Lui tornò al bungalow, disponendosi ad aspettarla e cercando di non sentire troppo la sua mancanza.
Mayu tornò entusiasta, si sedette sulle sue ginocchia e lo costrinse ad ascoltare il racconto dettagliato della giornata, come se si trattasse di chissà quale avventura.
“Sai, sulla barca c'era una tipa, una di quelle che vogliono fare le simpatiche a tutti i costi... che mi ha fatto un mucchio di domande...”
Harlock drizzò subito le orecchie. Ma finse indifferenza.
“Ah sì? Che genere di domande?”
“Ma … come mi chiamavo, perché ero qui, che lavoro faceva mio marito... cose così”
“E tu che cosa le hai risposto?”
“Beh, io sono stata sulle mie e le ho dato delle risposte molto secche, così dopo un po' ha smesso, per mia fortuna. Mi sono attenuta a quello che c'è scritto sui nostri documenti.”
“Brava. Ma com'era questa donna? L'avevi già vista prima?”
“No, non mi pare proprio. Bionda, non giovanissima, un po' appariscente ... una volta deve essere anche stata piuttosto bella, secondo me... Credo fosse insieme a uno un po' più giovane, assolutamente anonimo, ma quello non ha mai aperto bocca... Ci dobbiamo preoccupare di qualcosa?”
“No, tesoro, qui nessuno può romperci le scatole. Il regolamento di Eden lo vieta. Ero solo curioso.”
Ma Harlock decise di andare a fondo della faccenda. Il suo istinto gli suggeriva di stare all'erta. Non voleva però allarmare Mayu.
“Fatti bella - le disse più tardi in tono scherzoso - Stasera andiamo a cenare al ristorante.”
Eccitata per la novità, la ragazza non indagò sui motivi di quel comportamento anomalo.
Lo capì più tardi, quando, seduti al loro tavolo, lui le chiese in modo apparentemente casuale, guardandosi intorno:
“Per caso vedi quei due della barca di cui mi parlavi oggi?”
Mayu restò un po' delusa: era per quello, allora, che aveva deciso di rompere il loro isolamento, non per il piacere di portarla fuori a cena... Ma poi pensò che in realtà lui voleva soltanto proteggerla, quindi non protestò.
Si guardò intorno a sua volta, fissando attentamente i volti degli altri ospiti.
“No, non li vedo...”
Harlock non toccò più l'argomento per il resto della cena, che cercò di rendere particolarmente piacevole, come per farsi perdonare quel piccolo sotterfugio.
Rientrarono al bungalow piuttosto tardi e andarono subito a letto.
Harlock si stava chinando su di lei per baciarla, un mano già infilata sotto la sua camicia da notte, quando si bloccò di colpo e le posò un dito sulle labbra, facendole cenno di non parlare. Gli era sembrato di aver sentito un rumore attutito. Rimase in ascolto, i muscoli tesi, i sensi, resi affilati da un'intera vita da fuorilegge, pronti a captare la minima anomalia. Non si era sbagliato. Qualcuno era entrato e si stava muovendo cautamente nella semioscurità. Con un gesto della mano intimò a Mayu di nascondersi sotto il letto, poi con un balzo felino afferrò una piccola pistola che teneva sotto il cuscino. Sì, è vero, su Eden le armi erano vietate. Ma lui era un pirata. E i pirati trasgrediscono sempre le regole. Per principio. Quella era una vecchissima Smith & Wesson, eredità di qualche antenato, talmente antica che non veniva nemmeno rilevata dai sistemi di sicurezza.
Con l'arma stretta in pugno, si acquattò in un angolo buio accanto all'armadio e attese. Vide una sagoma scura avvicinarsi al letto e fermarsi, evidentemente non aspettandosi di trovarlo vuoto. A questo punto Harlock sbucò fulmineo alle sue spalle e puntò l'arma alla nuca dell'intruso.
“Non un gesto, o sei morto - sibilò - E butta a terra quello che hai in mano, senza tentare scherzi.”
L'uomo ubbidì e lasciò cadere un oggetto, che Harlock subito raccolse. Era un teser, uno storditore elettrico.
“Mayu, strappa la corda di quella tenda e passamela, per favore.”
La ragazza, pur spaventata, eseguì rapidamente e lo aiutò a immobilizzare l'uomo, che venne buttato in malo modo a sedere, appoggiato contro una parete. Harlock gli piantò in faccia una piccola torcia.
“Chi diavolo sei? Che cosa volevi fare?”
L'intruso strinse le labbra. Ma Mayu l'aveva riconosciuto.
“E' lui - disse - L'uomo della barca.”
Prima che potesse proseguire l'interrogatorio, una piccola ricetrasmittente, che l'uomo aveva evidentemente addosso, cominciò a gracchiare.
“Ah, abbiamo anche un complice! Adesso risponderai, dirai che è andato tutto secondo i piani e lo inviterai a entrare senza problemi. E cerca di essere convincente, non sono un tipo raccomandabile, ti assicuro” lo minacciò Harlock spostandogli la canna della pistola in mezzo alla fronte.
A malincuore, lo sconosciuto fece quello che gli veniva intimato.
“E' tutto a posto, Sylviana - sussurrò l'intruso nella ricetrasmittente - Sono sistemati, puoi entrare.”

 

 

 

 

Buon Halloween a tutte le streghette all'ascolto!

  
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