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Autore: Billie_Jean    17/04/2008    6 recensioni
Un giorno, Bill trova in soffitta un libro dall'ambigua copertina nera, una storia di vampiri, dice lui. Circa un mese dopo, Tom sente degli strani rumori sul tetto, la stessa notte in cui si era accorto che Bill lo fissava in modo stano, con sguardo quasi famelico. La mattina dopo, sui giornali è la notizia della morte per dissanguamento di una ragazza. Morta nella notte dei rumori, nella notte dello sguardo. Ci sarà un collegamento?
[INTERROTTA]
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Hallo a tutti!! Eccovi qui un’altra mia ff… vorrei precisare una cosa. Sono certa che il mio pubblico più affezionato, vale a dire chi ha letto anche le mie altre tre ff, ha notato che nelle mie storie non ci sono mai Gustav e Georg, i miei adoratissimi. Ebbene, il motivo è semplicemente che, nonostante sono i miei preferito, non mi danno ispirazione per scrivere le ff. Detto questo vi lascio e vi auguro una BUONA LETTURA!!!!

CAPITOLO 1


-Tom, Bill, è tardi! È ora di dormire!- esclamò una donna, ormai non più così giovane, comparendo sulla porta del salotto. I due ragazzi seduti sul divano neppure la sentirono, concentrati com’erano sul film che stavano guardando. Allora la madre s’impossessò del telecomando, spense il televisore e vi si piazzò davanti, con espressione severa. Due identiche paia di occhi si posarono su di lei. Uno dei gemelli sbuffò.
-Ma mamma…- protestò.
-Niente “ma” signorini! A letto, subito! Domani dovete andare a scuola, ricordate?-
A giudicare dalle espressioni di Tom e Bill, non se lo ricordavano; fu il turno della madre di sbuffare.
-Ma come si fa con voi due?- sospirò –Ad ogni modo, sarebbe tardi comunque! Filate a letto, velocemente!-
-Abbiamo quindici anni e dobbiamo rispettare gli orari di quando ne avevamo dodici?- si lamentò Tom.
Lamentandosi sulle ingiustizie che la vita ti pone davanti, i ragazzi se ne andarono su per le scale, fino alle rispettive stanze. Da qualche anno vivevano in quella piccola città nel centro-est della Germania e nella nuova casa avevano stanze separate, anche se a volte preferivano dormire insieme. Loro due erano gemelli omozigoti, cioè erano identici: stessi occhi nocciola, stesso viso, stessa corporatura minuta, stesso naso, stessa bocca, stesse mani… tuttavia distinguerli era semplice, perché avevano entrambi un look molto particolare: Bill portava vestiti in stile dark, si era tinto i capelli di nero e li portava corti, sparati un po’ in aria e con un ciuffo che gli copriva parte del viso; Tom aveva un look hip hop, vale a dire jeans larghissimi e maglie ancora più larghe; i suoi capelli erano pettinati alla moda dei rasta ed erano color biondo scuro. In ultimo, ma non per importanza, Bill si truccava gli occhi di nero, piuttosto singolare per un ragazzo della sua età.
Quando andarono a dormire, era quasi l’una di notte. La madre sbraitava infuriata che non potevano andare a letto così tardi quando avevano la scuola, ma nessuno dei due le diede ascolto. Tuttavia, alle sette meno un quarto, quando la sveglia suonò, sembravano due zombie. Ignorando i commenti della madre, mangiarono la colazione ed uscirono di casa dimenticando gli zaini; non avevano fatto che pochi metri, quando se ne accorsero e tornarono a casa di corsa, a prenderli.
Alle otto e cinque erano appena scesi alla fermata dell’autobus, correndo a perdifiato per non arrivare troppo in ritardo, ma senza risultato. Alle otto e un quarto entrarono in classe, cercando di evitare lo sguardo inceneritore della professoressa di geografia.
-Un quarto d’ora! Un quarto d’ora!- sbraitò -È la terza volta che arrivate in ritardo quest’anno! La prossima sarà l’ultima, vi avverto!-
I due gemelli cercarono di rendersi invisibili, scomparendo dietro una pila di libri assolutamente superflua. Quando, finalmente, la prof smise di berciare, annunciò che avrebbe interrogato qualcuno. Bill e Tom si scambiarono uno sguardo, da una parte all’altra dell’aula, mentre questa scorreva l’elenco di nomi con lo sguardo.
-Dunque, vediamo…- disse –Tom Kaulitz…-
Lanciando un’altra occhiata, ansiosa, al fratello, Tom si alzò e raggiunse la cattedra. Con gli occhi, aveva comunicato a Bill che non aveva aperto un libro.
-…e Bill Kaulitz!-
Senza troppa sorpresa, Bill lasciò il banco per accostarsi a Tom, attendendo l’inevitabile. Gli toccava ancora una volta salvare Tom da un’insufficienza.
-Molto, bene, ora vedremo se avete fatto tardi perché dovevate ripassare.- ghignò la prof, squadrandoli –Chi vuole cominciare?-
Bill fece un passo avanti.
-Molto bene. Parlami dell’America, in generale.-
Bill rimase in silenzio per un attimo, poi incominciò a esporre tutto quello che sapeva sull’America, cercando di far durare l’interrogazione per tutta l’ora, in modo da non lasciare tempo per quella di Tom. Considerando che sapeva vita, morte e miracoli di minimo dieci stati dell’America, ce la fece. A due minuti dal suono della campana, l’insegnante lo fermò. Lievemente intontita dalla parlantina di Bill, che era arrivato giusto a enunciare i settori principali dell’economia dello Utah, li rispedì entrambi a posto, segnando un “10” sotto il nome nel moro, e avvertendo Tom che l’avrebbe interrogato il lunedì successivo. Lo sguardo pieno di gratitudine del biondo riempì gli occhi di Bill, mentre si voltava verso il proprio compagno di banco che aveva esclamato:
-Sei un mostro!-
-No, ho solo sprecato tre interi pomeriggi.-

A casa, la madre fu più che contenta scoprendo del voto, ma non venne a conoscenza del fatto che anche Tom avrebbe dovuto essere interrogato. Siccome era sabato, pensavano, almeno quella sera potevano evitare di andare a letto alle dieci… invece no!
-A dormire!- strepitò mamma –Dovrete pulire la soffitta, domani, credete che la scopa stia su da sola???-
Nonostante le vivide proteste dei gemelli, dovettero andare a letto (sotto minacce pesantissime) che erano appena le dieci e mezzo. Certe volte, si disse Bill, mi chiedo se mamma ha mai avuto quindici anni, o se è passata dai dodici ai quarantatre direttamente!
La mattina seguente, Tom si svegliò per primo, come sempre. Erano le otto e mezzo, era domenica, e Bill dormiva beatamente. Sbadigliando, Tom si diresse in cucina, dove lo aspettava la mamma, già vestita e pimpante, che lo accolse con un:
-Finalmente vi siete svegliati! La soffitta attende!- Tom sbadigliò di nuovo –Dov’è Bill?-
-Dorme…- fu la risposta del ragazzo. La madre scosse la testa.
-Vado a svegliarlo.- disse Tom, con un ghigno. La madre scosse la testa di nuovo. Poco dopo un urlo agghiacciante rimbombò per tutta la casa e una risata lo seguì. Tom aveva preso le cuffie dell’iPod e le aveva infilate nelle orecchie di Bill, mettendo a massimo volume una canzone rock pesante.
-TOOOOOOOOOOOOOM!- gridò infuriato Bill, balzando in piedi. Rincorse il fratello fino in bagno, afferrò il tubetto del dentifricio e glielo spalmò in faccia; infine scesero entrambi in cucina, tranquilli come se non fosse successo nulla. Nonostante cercassero di prolungare la colazione il più possibile, per togliere tempo alla soffitta, non riuscirono a scampare al dovere, e si ritrovarono alle nove e mezzo, con in mano scopa e paletta, davanti alla porta della maledetta stanza. Dopo ore che rovistavano, pulivano, spazzavano, cestinavano e spolveravano, trovarono un vecchio baule di legno di quercia. Bill, appassionato di magia e simili, si entusiasmò subito.
-Apriamolo, dai!- esclamò elettrizzato.
Il baule aveva un’apertura a scatto, molto vecchia. Quando sollevarono il coperchio, venne fuori una nuvola di polvere che li aggredì e li lasciò a tossire come degli asmatici. Bill non si fece scoraggiare e appena respirò di nuovo, si tuffò all’interno della cassa che avevano trovato e ne emerse con un libro. Era molto vecchio, con una copertina nera piuttosto anonima, e le pagine ingiallite. Eccitatissimo per la scoperta, Bill s’immerse nella lettura della prima pagina:
-È una storia di vampiri!- esclamò quando ebbe terminato.
-Ah, sì?- rispose Tom, cercando di ricambiare l’entusiasmo del fratello, ma senza riuscirci molto bene. Bill lo guardò storto.
-Lo so che non te ne frega nulla, sai?- disse.
-Ah, ecco. Be’, sei tu che lo leggerai, non deve interessare a me. L’importante è che ti piaccia.- fece Tom, riprendendo a spazzare.
Impiegarono tutta la giornata a pulire quella maledetta soffitta, interrompendosi solo a mezzogiorno per la pausa panino, ed infine, la sera, poterono andare a dormire, spossati come non mai. Tuttavia la stanchezza non impedì alla curiosità di Bill di spingere il ragazzo a leggere almeno la prima pagina del libro che aveva trovato.
Sdraiato nel suo letto, con la schiena appoggiata al muro, prese tra le mani quel volume dalla copertina nera e le pagine ingiallite soppesandolo con lo sguardo. Prima non ci aveva fatto caso, ma ora notava che era davvero molto pesante. Molto, molto pesante. Troppo pesante. Eccitato, sfogliò le pagine fino a giungere a quella che cercava:
“Capitolo 1
La notte buia e silenziosa si apriva davanti a lui. Gli edifici scuri erano illuminati fiocamente dalla luce della luna piena, che era sorta da poco; il viso del giovane, pallido e magro, si dipingeva di un’euforica gioia, al pensiero di quello che lo attendeva. Finalmente, avrebbe sentito sangue caldo. Sangue umano. Sangue vero. Ghignò, scoprendo uno ad uno i denti bianchi, tra i quali si nascondevano lunghi e appuntiti canini.”

Questo era l’incipit a dir poco attraente del libro che Bill aveva trovato in soffitta. E dire che si riteneva un esperto di racconti di magia, vampiri e creature varie! Bene, vi dirò soltanto che il giovane ragazzo era stato davvero incauto; tutti sanno che, da un vecchio libro nero trovato in un baule in soffitta non ci si può aspettare nulla di buono… tutti meno Bill.
   
 
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